mercoledì 2 novembre 2011

"PARLARE DI MARIA SS.MA è... gioire". - 8 -




Martedì - Lezione Seconda (Capitolo 8)

Assoluzione: Aiutaci, o Vergine amabile,
di questo mondo nei fieri pericoli. Amen. <<Cacciato infine Adamo dal Paradiso, sperimentò in se stesso la giustizia e la misericordia di Dio, temendolo per la giustizia ed amandolo di cuore per la misericordia in tutti i giorni della sua vita.

Il mondo andò bene finché la sua discendenza fece lo stesso.

Ma quando gli uomini non considerarono più la giustizia e la misericordia di Dio, molti di loro dimenticarono il loro Creatore. Perché credevano in ciò che faceva loro piacere, e trascorrevano il loro tempo nell'abominio della loro turpe concupiscenza carnale.
Dio, aborrendo questa depravazione, sommerse nelle acque del diluvio tutti gli abitanti della terra, eccetto quelli che Noè, con la sua previdenza, salvò nell'arca, per la restaurazione del mondo.



<<Peraltro, dopo che la popolazione umana si fu nuovamente moltiplicata, apostatò dal culto di Dio con l'idolatria, per istigazione del Maligno, facendosi una legge contraria alla divina volontà. Ma Dio, mosso dalla sua misericordiosissima bontà di padre, visitò Abramo, vero cultore della fede in lui, e fece alleanza con lui e con la sua discendenza. Dio soddisfece il desiderio di Abramo, dandogli il figlio Isacco, e promettendogli dalla discendenza di questi il Figlio suo, Cristo. Per cui si direbbe senz'altro credibile che anche ad Abramo fosse divinamente preannunziato che una figlia della sua stirpe, la Vergine immacolata, avrebbe partorito il Figlio di Dio. Si crede pure che Abramo esultò per questa sua futura figlia più che per Isacco suo figlio, e che l'amò con maggior predilezione che lo stesso suo figlio Isacco.


<<Si deve anche comprendere che Abramo non acquistò beni temporali per superbia o cupidigia, né desiderò il figlio per sola sua consolazione corporale. Perché fu come un buon ortolano che, servendo fedelmente il suo padrone, piantò nel terreno di lui un tralcio di vite, sapendo che da esso si sarebbero poi potute piantare innumerevoli altre viti, da poterne derivare una vigna scelta. E perciò raccolse letame, perché le viti da esso impinguate non marcissero ma fossero rese più feconde a dar frutto. Si rallegrava infatti, quel buon ortolano, prevedendo che tra le sue pianticelle sarebbe derivato un certo albero, così eccelso e dilettevole, che avrebbe sommamente dilettato il suo padrone per la bellezza dell'albero allargatosi nella vigna, e che lo stesso padrone avrebbe gustato la dolcezza dei suoi frutti e si sarebbe riposato, sedendo soavemente alla sua ombra.




<<In quest'ortolano si sottintende Abramo e nel tralcio di vite Isacco suo figlio, nelle molte viti propagginate da esso, tutta la sua progenie; nel letame sono indicate le ricchezze del mondo, che Abramo, caro a Dio, non desiderava se non per sostentamento del popolo di Dio; in quell'albero bellissimo e desiderato, la Vergine Maria; nel padrone poi, l'onnipotente Dio, che non decise di venire nella vigna, prima che vi crescesse e giungesse ad età conveniente l'albero eccelso, cioè la gloriosa Vergine Maria, sua carissima madre, la cui innocentissima vita è assomigliata alla bellezza che Dio si dilettava di vedere, e le cui opere, sommamente piacevoli a Dio sono adombrate nella soavità dei frutti; nell'ombra, poi, il suo seno verginale, che la virtù dell'Altissimo adombrava.

<<Prevedendo, dunque, Abramo che questa Vergine che avrebbe partorito Dio sarebbe derivata dalla sua progenie, più si consolò di essa sola che di tutti i figli e figlie della sua stirpe.

<<Questa stessa fede e santa speranza della futura nascita del Figlio di Dio dalla sua progenie, Abramo la trasmise poi in eredità, con grande fede, a suo figlio Isacco; il che è ben provato dal fatto che, mandando un servo a cercare la moglie a suo figlio, lo fece giurare sui suoi lombi, cioè per colui che dai suoi lombi sarebbe uscito, significando con questo che il Figlio di Dio sarebbe nato dalla sua progenie. <<Anche di Isacco si riconosce che con la benedizione data al figlio Giacobbe gli lasciò in eredità la suddetta fede e speranza. Giacobbe poi, benedicendo singolarmente i suoi dodici figli, non omise di consolare il figlio Giuda con la stessa eredità.


<<Quindi è veramente provato che Dio amò la madre sua dall'inizio, in modo che come si compiacque sommamente di lei prima di creare alcunché, così anche ai suoi amici infuse grande consolazione per il fatto ch'essa sarebbe nata. E così certamente, come in primo luogo agli angeli e poi al primo uomo, e in seguito ai patriarchi, era data grande allegrezza dalla futura nascita della gloriosa madre di Dio>>.
AMDG et BVM

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