CAPITOLO 10
Si narra ciò che Maria santissima operò dopo essere stata illuminata sui dieci comandamenti.
817. Come gli articoli della fede cattolica appartengono agli atti dell'intelletto, dei quali sono oggetto, così i precetti a quelli della volontà. Anche se tutti gli atti liberi dipendono da questa in ogni virtù infusa ed acquisita, non ne scaturiscono allo stesso modo. Gli atti di fede nascono immediatamente dall'intelletto che li produce e dipendono dalla volontà solo in quanto essa li stabilisce con affetto puro, santo, pio e riverenziale; le verità oscure, infatti, non costringono l'intelletto a crederle senza il suo intervento, così che questo aspetta ciò che essa dispone. Nelle altre virtù, però, la volontà opera da se stessa e chiede all'intelletto soltanto che le proponga quello che deve fare, come chi porta la luce davanti agli altri; è talmente autonoma che non ammette imposizioni da esso, né violenza da alcuno. Il Signore ha determinato ciò affinché nessuno lo serva con tristezza o per costrizione, ma veramente libero e con gioia, come insegna l'Apostolo.
818. Maria santissima era straordinariamente rischiarata sui dogmi e, perché fosse rinnovata nella conoscenza del decalogo, ebbe una visione di Dio, simile a quella precedente. In essa le furono manifestati più distintamente tutti i misteri dei dieci comandamenti, così come la mente divina li aveva fissati per indirizzare i mortali verso la vita eterna e come erano stati dati a Mosè sulle due tavole. Sulla prima erano incisi i tre riguardanti l'onore dovuto all'Altissimo e sull'altra i sette da esercitare verso il prossimo. Seppe anche che suo Figlio, il redentore del mondo, li avrebbe riscritti nei cuori, facendoli osservare prima di tutto a lei, e che erano necessari per giungere alla partecipazione di Dio. Ebbe profonda cognizione dell'equità e della sapienza con cui erano stati ordinati; comprese che erano una legge santa, perfetta, dolce e leggera, pura, vera e conveniente per le creature, perché tanto giusta e conforme al loro animo che esse la potevano e dovevano abbracciare con stima e diletto. L'Autore di tali decreti andava in aiuto agli uomini con la grazia perché potessero rispettarli. La nostra Signora contemplò molti altri sublimi arcani riguardanti lo stato della Chiesa ed ebbe notizia di quanti in essa si sarebbero attenuti ai precetti, come anche di quanti li avrebbero infranti e disprezzati.
819. Maria, dopo essere uscita da questa visione infiammata e trasformata nell'ardore e nello zelo per la legge divina, si recò subito dal suo Unigenito; in lui la penetrò ancora, così come egli l'aveva disposta nella sua saggezza e volontà, per darle compimento. Capì inoltre che era suo desiderio che ella fosse immagine vivente di tutti gli insegnamenti contenuti in essa. La conoscenza che ne aveva era abituale e perpetua, affinché la usasse continuamente, ma ogni giorno si approfondiva e riceveva più intensità. Dato che l'estensione e l'altezza degli oggetti era quasi immensa, le restava sempre come un campo interminabile in cui dilatare la sua vista e scoprire altri segreti. In tale occasione furono molte le novità che il Maestro le insegnò, proponendole i suoi comandamenti nella successione e nel modo adeguato che avrebbero avuto nella Chiesa; di ciascuna poi le dava abbondanti e singolari rivelazioni in altre circostanze. Benché la limitatezza umana non possa cogliere misteri così eccelsi, niente rimase occulto alla gran Regina, e neppure è possibile ponderare la sua incommensurabile intelligenza regolandoci con la nostra ristretta capacità.
820. Umilmente si presentò a suo Figlio e con l'intimo pronto ad obbedire lo pregò di ammaestrarla e di aiutarla ad eseguire quanto le era ingiunto. Il Signore le rispose: «Madre mia, scelta e predestinata dal mio eterno volere per maggior compiacimento e beneplacito del Padre, che ha la mia stessa natura, il nostro amore infinito, che ci obbligò a comunicare la nostra divinità ai mortali, innalzandoli alla partecipazione della nostra gloria e felicità, ordinò questa legge santa e pura per mezzo della quale potessero conseguire il fine per cui furono creati dalla nostra clemenza. Questa nostra aspirazione riposerà in voi colomba e amica mia, lasciando scolpiti nel vostro cuore i nostri decreti con tanta forza e chiarezza che non potranno mai essere oscurati o cancellati, né mai saranno impediti nella loro efficacia, né mancheranno in nessuna cosa, come, invece, negli altri discendenti di Adamo. Considerate, o Sulammita e carissima, che essi sono immacolati e limpidi e noi li vogliamo affidare a un soggetto senza macchia, in cui vengano esaltati i nostri pensieri e le nostre opere».
821. Queste parole, che in lei compirono pienamente quanto racchiudevano, la rinnovarono e beatificarono con la comprensione e la pratica di ognuno dei dieci precetti. Rivolgendo la sua attenzione alla celeste luce e l'animo alla docilità al suo divino Maestro, intese il primo e il più grande: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto i1 tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente». Prima degli evangelisti, l'aveva scritto Mosè con le condizioni che l'Altissimo aveva posto, stabilendo che tutti lo custodissero nel cuore, lo insegnassero ai figli, lo meditassero per via e in casa, sedendo, camminando, dormendo e vegliando, lo portassero sempre davanti agli occhi interiori. Maria adempì il comandamento dell'amore di Dio nel modo in cui lo capì e con gli obblighi che le furono dati; nessuno riuscì a realizzarlo del tutto in vita, ma ella fece questo sulla terra più che i serafini e gli eletti nel cielo. Non mi dilungo oltre perché ho già parlato della carità e delle virtù della Regina nella prima parte. In tale occasione, però, ella pianse particolarmente le colpe che si sarebbero commesse nel mondo contro questa norma e compensò col suo affetto le mancanze e i limiti degli altri.
822. Segue poi la prescrizione di non disonorare Dio giurando invano e quella di onorarlo nelle feste, osservandole e santificandole. La Madre della sapienza le penetrò a fondo, le ripose nel suo umile cuore e diede ad esse il grado supremo di culto e venerazione. Ponderò degnamente quanto si ingiuria l'essere immutabile dell'Altissimo e la sua infinita bontà con spergiuri e espressioni blasfeme contro la devozione che gli spetta, in se stesso e nei beati. Addolorata nel vedere quanto gli uomini, nel presente e in futuro, avrebbero peccato in ciò, incaricò gli angeli che l'assistevano di chiedere da parte sua a ciascuno degli altri custodi di far cessare l'irriverenza di coloro che gli erano affidati, di moderarli con ispirazioni e illuminazioni, e di impaurirli con il timore di Dio, perché non giurassero e non bestemmiassero. Inoltre, desiderava che gli spiriti celesti implorassero il Signore di mandare molte benedizioni di dolcezza a chi non dice il falso, ma rispetta il suo nome; ella, intanto, faceva la stessa supplica con gran fervore ed affetto.
823. Quanto al terzo comandamento, Maria fu informata di tutte le festività che dovevano cadere sotto precetto nella Chiesa e di come si dovevano osservare. Dal tempo della fuga in Egitto aveva iniziato a celebrare quelle attinenti ai misteri precedenti, ma dopo questa notizia fece lo stesso anche con altre, come quelle di suo Figlio, della Trinità e degli angeli. Invitava questi ultimi a tali solennità e a quelle che sarebbero poi state istituite, e per ognuna componeva cantici di lode e di ringraziamento. Trascorreva questi giorni particolari soltanto pregando e occupandosi del culto divino, non perché le azioni corporali impedissero la sua concentrazione o la sua contemplazione, ma perché voleva eseguire ciò che si sarebbe praticato in seguito santificando le feste e tenere davanti agli occhi l'avvenire della legge di grazia. Come prima discepola del Redentore, si affrettò ad operare con perfetta emulazione quanto in essa era contenuto.
824. Ebbe la stessa comprensione di ciascuno degli altri sette precetti, che riguardano il nostro prossimo. Nel quarto si dice di onorare il padre e la madre, ed ella capì che cosa si intenda con tali titoli; al rispetto per Dio segue quello per i genitori, che devono essere serviti e aiutati, ma hanno degli obblighi verso i loro figli. Il quinto ingiunge di non uccidere, perché è il Signore l'autore della vita e, se egli non ha voluto dare ad ognuno il dominio della propria, tanto meno ha accordato di togliere o ingiuriare quella altrui; essa, infatti, è il primo dei beni della natura e il fondamento della grazia. La nostra Regina magnificò l'Altissimo per aver donato questo decreto a vantaggio dei mortali e, poiché li guardava come creature di Dio, capaci della sua gloria e che sarebbero state liberate dal sangue prezioso di Cristo, fece intense suppliche perché esso non fosse trascurato. Ella intuì poi la qualità del sesto come i beati, che non mirano il pericolo della fragilità terrena in se stessi, ma negli uomini, senza che giunga fino ad essi. Maria, priva della spinta al peccato da cui era stata preservata, lo conosceva da un luogo più sublime. In questa grande estimatrice della castità gli effetti furono tali che, amandolo e piangendo le colpe contro di esso, di nuovo ferì il cuore di Dio e, secondo il nostro modo di parlare, consolò suo Figlio per le offese che gli sarebbero state recate con la sua violazione. Poiché seppe che l'osservanza del Vangelo si doveva estendere fino all'istituzione di congregazioni di vergini e di religiosi che facessero voto di tale virtù, pregò il Signore che desse loro la sua perenne benedizione. Egli fece quanto gli era stato domandato e assegnò la ricompensa speciale che corrisponde alla purezza, per l'imitazione della vergine e Madre dell'agnello. Maria lo ringraziò incomparabilmente con affettuoso giubilo poiché, seguendo il suo esempio, questa si sarebbe propagata tanto nella comunità ecclesiale. Non mi trattengo maggiormente a riferire quanto ella la valutasse perché l'ho già fatto nella prima parte e in altre occasioni.
825. Le furono rivelati anche gli altri comandamenti, che invitano il settimo a non rubare, l'ottavo a non attestare il falso, il nono a non desiderare la donna altrui, il decimo a non bramare i beni degli altri. Per ciascuno di essi compiva tutti gli atti che occorrevano perché si adempisse e lodava l'Onnipotente, manifestandogli gratitudine a nome dell'umanità per aver stabilito una legge così ben ordinata, che indirizzava sapientemente ed efficacemente al gaudio eterno. Attenendosi ad essa, infatti, i credenti non solo si sarebbero assicurati il premio che era stato loro promesso, ma anche nel tempo presente avrebbero avuto una pace e una tranquillità tali da renderli beati conformemente al loro stato. Se tutti si conformassero alla sua equità, se la custodissero e le obbedissero, godrebbero di una felicità stupenda e piacevolissima, qual è la testimonianza della buona coscienza, perché i diletti materiali non si possono paragonare alla consolazione data dall'essere fedeli nel poco e nel molto. Questo beneficio ci è donato singolarmente da Cristo, nostro redentore, poiché egli alle azioni rette ha collegato soddisfazione, riposo, conforto e tante altre gioie nella vita quaggiù, e se non tutti le ottengono è perché non rispettano i suoi precetti. I travagli, le calamità e le disgrazie sono come conseguenze necessarie del disordine dei mortali; ognuno di noi ne è causa, ma siamo così insensati che, quando sopraggiunge la tribolazione, cerchiamo subito il colpevole.
826. Chi mai riuscirà a ponderare i danni che nascono dal rubare le cose altrui, non osservando la norma che lo vieta, e dal non accontentarsi ciascuno della propria sorte aspettando in essa il soccorso del Signore, che non trascura neppure gli uccelli del cielo e non dimentica i più spregevoli vermiciattoli? Quante miserie e afflizioni stanno soffrendo i fedeli perché ai sovrani non basta ciò che l'altissimo Re ha concesso loro e anzi, pretendendo di estendere il loro dominio, non lasciano sulla terra né quiete, né pace, né beni, né anime per il Creatore? Le disposizioni false e le menzogne, che offendono la somma verità e i rapporti, non procurano minori danni e discordie, in quanto anch'esse turbano la serenità. Sia l'uno che l'altro peccato impediscono agli uomini di essere tempio di Dio, cosa che egli desidera da loro. Quanti mali, occulti e palesi, hanno arrecato e arrecano fra i cattolici la cupidigia della donna altrui, l'adulterio, l'oltraggio della legge del matrimonio, confermata e santificata da Gesù? Bisogna per altro considerare che molti di questi restano nascosti al mondo, ma non passano sotto gli occhi di Dio, giudice giusto, senza trovare castigo anche in questa vita; la condanna poi sarà tanto più severa quanto più egli avrà dissimulato nel tempo presente per non distruggere la cristianità, come, invece, avverrebbe se fin da ora punisse degnamente tale peccato.
827. La nostra Regina era testimone di tutte queste verità, che contemplava nell'Onnipotente. Vedeva la bassezza dei mortali, che con grande leggerezza e per cose così meschine perdono il rispetto per Dio, e capiva con quanta benignità egli aveva ritenuto indispensabile imporre delle regole; tuttavia non si scandalizzava della fragilità, né si stupiva delle loro numerose ingratitudini, ma come madre pietosa li compativa tutti, provava ardente affetto per loro, era riconoscente al posto loro per le opere dell'Altissimo, compensava le trasgressioni che avrebbero commesso contro il Vangelo e pregava perché ognuno potesse aderirvi. Comprese profondamente che i dieci comandamenti si riassumono in quelli di amare il Signore sopra ogni cosa e il prossimo come se stessi e che in questi due, ben intesi ed eseguiti, è racchiusa la vera sapienza, poiché chi arriva ad attuarli non è lontano dal regno di Dio, come disse Gesù medesimo, e il loro adempimento vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici. La nostra Maestra li mise in pratica nel grado corrispondente alla conoscenza che ne aveva, non tralasciando neanche il più piccolo di essi, e da sola si conformò agli insegnamenti del Redentore più del resto dei santi e dei discepoli.
Insegnamento della Regina del cielo
828. Figlia mia, se il Verbo discese dal seno del Padre per prendere carne nel mio grembo e così riscattare il genere umano, bisognava che, per rischiarare quelli che stavano nelle tenebre e nell'ombra della morte e ricondurli alla gioia smarrita, egli fosse loro luce, via, verità e vita; era necessario che desse loro ammaestramenti tanto santi da giustificarli, tanto chiari da illuminarli, tanto sicuri da farli affidare, tanto forti da muoverli, tanto efficaci da aiutarli e tanto certi da donare loro allegria e sapienza. L'immacolata parola del Signore ha la virtù di procurare tutti questi e altri meravigliosi effetti; inoltre, compone e ordina le creature, tanto che il loro gaudio spirituale e corporale, temporale ed eterno, consiste solo nell'osservarla. Da ciò potrai dedurre la cieca ignoranza degli uomini, servendosi della quale l'astuzia ammaliatrice dei loro nemici li inganna, infatti tutti sono inclini alla propria felicità e aspirano ad essa, ma sono pochi coloro che la raggiungono proprio perché non la cercano nei decreti divini, unico luogo in cui possono trovarla.
829. Prepara il tuo cuore con tale scienza, affinché l'Onnipotente scriva in esso la sua legge, così come ha fatto con me. Allontana da te e dimentica ciò che è visibile e terreno, perché le tue facoltà siano libere da altre immagini e racchiudano solo quelle che vi porrà il dito di Dio con il suo beneplacito e la sua dottrina, come questa è contenuta nel Vangelo. Affinché i tuoi desideri non siano frustrati, né restino sterili, chiedi incessantemente a mio Figlio di renderti degna di una tale grazia e della sua promessa. Considera con attenzione che la tua negligenza in questo sarebbe più abominevole di quella di chiunque altro, perché la sua tenerezza non ha chiamato nessuno con benefici simili a quelli concessi a te. Così nel giorno di questa abbondanza come nella notte della tentazione e delle tribolazioni, avrai sempre presente tale debito e lo zelo del Signore; allora i favori non ti faranno insuperbire, e le pene e le afflizioni non ti opprimeranno. Otterrai tanto se nell'uno e nell'altro stato ti rivolgerai ai precetti impressi in te, per seguirli inviolabilmente e senza tiepidezza o negligenza, ma con ogni avvertenza e perfezione. Per quanto riguarda l'amore del prossimo, applica sempre la prima regola con la quale esso si deve misurare, cioè quella di fare agli altri quanto vorresti che facessero a te. Se ti fa piacere che ti giudichino positivamente, che parlino bene di te e si comportino di conseguenza, anche tu devi fare lo stesso. Se provi amarezza quando ti offendono in qualche cosa da poco, evita anche tu di recar loro un simile torto. Se ti sembra ingiusto che essi feriscano i propri fratelli, guardati dal farlo tu, dal momento che già sai che questo non conviene alla norma della benevolenza, che si deve ad essi e che l'Altissimo comanda. Piangi, inoltre, le tue e le loro colpe perché sono contro Dio e la sua santa legge: questa è buona carità con il Signore e con loro. A mia imitazione addolorati dei tormenti altrui come dei tuoi.
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