martedì 19 aprile 2022

L'ESEMPIO DEI SANTI




Settima virtù

Modestia, gravità ed affabilità.

Statura e figura di Paolo

74. I. 

Paolo «temperava con l’ilarità del volto la gravità dei costumi»

(questa frase la scrisse san Girolamo (138) ad Eliodoro, parlando di

Nerpoziano); era di volto sereno ed ameno: indice di animo sereno ed

ameno, ed attirava tutti a sé.

Con tale aspetto lo raffigurano le antiche sue immagini di Roma, e

primieramente quella di san Silvestro, mostrata all’Imperatore Costantino

in visione. Di qui, Niceforo (139) dipinge così Paolo: «Paolo, scrive, era di

corporatura piccola e bassa, un po’curvo e ripiegato; la faccia aveva

splendente, e gli dava più anni di quanti ne avesse; il capo aveva piuttosto

piccolo. Traspariva molta grazia dagli occhi; le sopracciglia aveva volte al

basso, il naso aveva elegantemente ricurvo e piuttosto lungo; la barba

folta, ed assai lunga, e, non meno dei capelli, brizzolata. Ambedue i

discepoli di Cristo (Pietro e Paolo) quando si osservavano, lasciavano

trasparire dalle loro persone qualche cosa di divino. Erano talmente ripieni

di grazia e di Spirito Santo, che i fedeli che li vedevano, ricevevano, alla

solo loro vista, una certa misteriosa ed interna mozione al bene, che li

induceva a conformare i loro costumi e la loro vita. alla fede che

professavano, e a vivere più santamente».

Sempre uguale era il suo animo, il suo aspetto; i costumi in tutto uguali.

Diversamente si di portano gli incostanti ed i fingitori, dei quali si suole

dire: «Dentro è Nerone, fuori è Catone». E: «Davanti è leone, di dietro

dragone, in mezzo è la stessa chimera», così scrive san Girolamo (140).


75. Il. 

Paolo raccomanda tale modestia ai fedeli: «La vostra modestia, dice,

sia nota a tutti gli uomini» (Filippesi 4, 5). «Del rimanente, o fratelli, tutto

quello che è Vero, tutto quello che è puro, tutto quello che è giusto, tutto

quello che è santo, tutto quello che è amabile, tutto quello che dà buona

fama, se v’è qualche virtù o qualche lodevole disciplina, sia oggetto dei

vostri pensieri» (Filippesi 4, 8). E: «Imitate me, o fratelli, e mirate coloro

che si conducono secondo il modello che avete in noi» (Filippesi 3, 17).

Ed ancora: «Tutto poi sia fatto con decoro e con ordine» (l Corinti 14, 40).


76. III. 

Paolo fu mirabilmente affabile e grazioso nel parlare, faceto nel

discorrere, benigno ed attraente nella conversazione: «Ci siamo fatti come

pargoletti tra di voi, dice, come una nutrice che si stringe al seno i suoi

figlioli. Così amandovi teneramente bramavamo donarvi non solo il

Vangelo di Dio, ma anche la nostra stessa vita: tanto ci siete divenuti

carissimi» (1 Tessalonicesi 2, 7 s.).


Efficacia del saluto dei Santi


77. IV. 

Paolo è ossequioso nel salutare, tanto la comunità in principio delle

lettere, quanto i singoli, e per nome, in fine delle stesse. Questo lo fa sia

per cortesia verso i destinatari, sia perché è convinto che il saluto dei santi

è efficace. La salute che augura, l’ottiene e la dona coi suoi meriti; come la

Beata Vergine, col salutare Elisabetta, la santificò assieme al figlio, e

costituì il Battista precursore di Cristo (Cfr. Luca l, 44).

San G. Crisostomo (141) scrive: «Basta il solo saluto di Paolo per riempire

di grazia colui che è salutato». Anzi Paolo, condotto prigioniero a Nerone,

«salutò il coppiere e la concubina di Nerone», dice il Crisostomo, parlando

di questo passo (142). Il Baronio scrive che si crede costei fosse Poppea

Sabina, nella quale, più che nelle altre, Nerone trovava le sue delizie, e

forse Paolo riuscì per mezzo di lei a conciliarsi l’animo di Nerone, e ad

ottenere la liberazione dalla prima prigionia di Roma.


Costumi celestiali di Paolo.

78. V. 

Paolo, dagli occhi, dalla bocca, dalle opere, dal gesto, dall’abito, da

ogni sua azione e movimento lasciava trasparire compostezza di animo e

di costumi, pietà, divozione, santità e vita celeste. «Paolo, dice il

Crisostomo (143), crocifiggendo se stesso al mondo, guardava non solo le

bellezze corporali, ma anche tutte le altre cose belle ed attraenti che si

vedono, con la stessa trascuranza con cui noi miriamo le scintille e la

cenere. Egli, quasi morto, rimaneva immobile come di fronte ad un

morto». San Francesco rivolto con l’animo e con lo sguardo al cielo, non

predicava altro, con la vita e con la voce, col portamento e col gesto, se

non: «al cielo, al cielo».

Ascolta quanto narra san Bonaventura (144) nella Vita di lui; «L’araldo

evangelico percorreva le città ed i villaggi, annunziando il regno di Dio

non con le dotte parole dell’umana sapienza, ma nella virtù dello spirito.

Pareva, a chi l’osservava, un uomo di un altro mondo, poiché, con la

mente e lo sguardo sempre fissi al cielo, si sforzava di trarre tutti in alto».

Ed ancora (145); «Tutti, di ogni età e sesso, si affrettavano per vedere ed

udire questo nuovo uomo dato dal cielo al mondo»

Anche il nostro

Francesco Saverio, apostolo dell’India, omonimo e quasi uguale (al

Poverello d’Assisi), con la mente c con gli occhi fissi al cielo, non pensava

che al paradiso, ad altro non anelava, altro non predicava; come un uomo

caduto dal cielo, si sforzava di condurre tutti al cielo.

Assai più, il capo e principe di questi, Paolo, rapito in paradiso, si era

rivestito di costumi celesti, e come un angelo caduto dal cielo, sembrava

mandato da Dio agli uomini, per richiamarli al cielo. Pertanto,

meravigliato, esclamava col Salmista (Salmo 4, 3): «Figlioli degli uomini,

perché amate la vanità e cercate la menzogna?... Cercate le cose di lassù, le

cose di lassù assaporate, e non quelle della terra» (Cfr. Colossesi 3, l s.). In

basso i corpi, in alto siano i cuori. Disprezza le cose della terra, abbraccia

quelle del cielo. «Che cosa mi è riservato in cielo, e che cosa volli fuori di

te in terra, o Dio del mio cuore? La mia porzione è il Signore in eterno».

.

Egregiamente dice san G. Crisostomo (146): «Comperati unguenti tali da

poter con essi riempire di profumo la terra. Si sa che gli Apostoli spiravano

tale fragranza. Siamo, dice, odore di soavità; per alcuni causa di morte, per

altri di vita. Da quale parte vogliamo essere noi? Si narra che il maiale

resta soffocato dalla troppa fragranza dei profumi. Non solo il corpo degli

Apostoli, ma anche i loro indumenti erano pieni di unguento di grazia

spirituale. Gli indumenti di Paolo spargevano un soavissimo profumo, che

metteva perfino in fuga i demoni (Cfr. Atti 19, 12). Qual foglia, qual

cassia, quale mirra non è vinta in soavità ed utilità da tale profumo?».


AMDG et DVM

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