Settima virtù
Modestia, gravità ed affabilità.
Statura e figura di Paolo
74. I.
Paolo «temperava con l’ilarità del volto la gravità dei costumi»
(questa frase la scrisse san Girolamo (138) ad Eliodoro, parlando di
Nerpoziano); era di volto sereno ed ameno: indice di animo sereno ed
ameno, ed attirava tutti a sé.
Con tale aspetto lo raffigurano le antiche sue immagini di Roma, e
primieramente quella di san Silvestro, mostrata all’Imperatore Costantino
in visione. Di qui, Niceforo (139) dipinge così Paolo: «Paolo, scrive, era di
corporatura piccola e bassa, un po’curvo e ripiegato; la faccia aveva
splendente, e gli dava più anni di quanti ne avesse; il capo aveva piuttosto
piccolo. Traspariva molta grazia dagli occhi; le sopracciglia aveva volte al
basso, il naso aveva elegantemente ricurvo e piuttosto lungo; la barba
folta, ed assai lunga, e, non meno dei capelli, brizzolata. Ambedue i
discepoli di Cristo (Pietro e Paolo) quando si osservavano, lasciavano
trasparire dalle loro persone qualche cosa di divino. Erano talmente ripieni
di grazia e di Spirito Santo, che i fedeli che li vedevano, ricevevano, alla
solo loro vista, una certa misteriosa ed interna mozione al bene, che li
induceva a conformare i loro costumi e la loro vita. alla fede che
professavano, e a vivere più santamente».
Sempre uguale era il suo animo, il suo aspetto; i costumi in tutto uguali.
Diversamente si di portano gli incostanti ed i fingitori, dei quali si suole
dire: «Dentro è Nerone, fuori è Catone». E: «Davanti è leone, di dietro
dragone, in mezzo è la stessa chimera», così scrive san Girolamo (140).
75. Il.
Paolo raccomanda tale modestia ai fedeli: «La vostra modestia, dice,
sia nota a tutti gli uomini» (Filippesi 4, 5). «Del rimanente, o fratelli, tutto
quello che è Vero, tutto quello che è puro, tutto quello che è giusto, tutto
quello che è santo, tutto quello che è amabile, tutto quello che dà buona
fama, se v’è qualche virtù o qualche lodevole disciplina, sia oggetto dei
vostri pensieri» (Filippesi 4, 8). E: «Imitate me, o fratelli, e mirate coloro
che si conducono secondo il modello che avete in noi» (Filippesi 3, 17).
Ed ancora: «Tutto poi sia fatto con decoro e con ordine» (l Corinti 14, 40).
76. III.
Paolo fu mirabilmente affabile e grazioso nel parlare, faceto nel
discorrere, benigno ed attraente nella conversazione: «Ci siamo fatti come
pargoletti tra di voi, dice, come una nutrice che si stringe al seno i suoi
figlioli. Così amandovi teneramente bramavamo donarvi non solo il
Vangelo di Dio, ma anche la nostra stessa vita: tanto ci siete divenuti
carissimi» (1 Tessalonicesi 2, 7 s.).
Efficacia del saluto dei Santi
77. IV.
Paolo è ossequioso nel salutare, tanto la comunità in principio delle
lettere, quanto i singoli, e per nome, in fine delle stesse. Questo lo fa sia
per cortesia verso i destinatari, sia perché è convinto che il saluto dei santi
è efficace. La salute che augura, l’ottiene e la dona coi suoi meriti; come la
Beata Vergine, col salutare Elisabetta, la santificò assieme al figlio, e
costituì il Battista precursore di Cristo (Cfr. Luca l, 44).
San G. Crisostomo (141) scrive: «Basta il solo saluto di Paolo per riempire
di grazia colui che è salutato». Anzi Paolo, condotto prigioniero a Nerone,
«salutò il coppiere e la concubina di Nerone», dice il Crisostomo, parlando
di questo passo (142). Il Baronio scrive che si crede costei fosse Poppea
Sabina, nella quale, più che nelle altre, Nerone trovava le sue delizie, e
forse Paolo riuscì per mezzo di lei a conciliarsi l’animo di Nerone, e ad
ottenere la liberazione dalla prima prigionia di Roma.
Costumi celestiali di Paolo.
78. V.
Paolo, dagli occhi, dalla bocca, dalle opere, dal gesto, dall’abito, da
ogni sua azione e movimento lasciava trasparire compostezza di animo e
di costumi, pietà, divozione, santità e vita celeste. «Paolo, dice il
Crisostomo (143), crocifiggendo se stesso al mondo, guardava non solo le
bellezze corporali, ma anche tutte le altre cose belle ed attraenti che si
vedono, con la stessa trascuranza con cui noi miriamo le scintille e la
cenere. Egli, quasi morto, rimaneva immobile come di fronte ad un
morto». San Francesco rivolto con l’animo e con lo sguardo al cielo, non
predicava altro, con la vita e con la voce, col portamento e col gesto, se
non: «al cielo, al cielo».
Ascolta quanto narra san Bonaventura (144) nella Vita di lui; «L’araldo
evangelico percorreva le città ed i villaggi, annunziando il regno di Dio
non con le dotte parole dell’umana sapienza, ma nella virtù dello spirito.
Pareva, a chi l’osservava, un uomo di un altro mondo, poiché, con la
mente e lo sguardo sempre fissi al cielo, si sforzava di trarre tutti in alto».
Ed ancora (145); «Tutti, di ogni età e sesso, si affrettavano per vedere ed
udire questo nuovo uomo dato dal cielo al mondo».
Anche il nostro
Francesco Saverio, apostolo dell’India, omonimo e quasi uguale (al
Poverello d’Assisi), con la mente c con gli occhi fissi al cielo, non pensava
che al paradiso, ad altro non anelava, altro non predicava; come un uomo
caduto dal cielo, si sforzava di condurre tutti al cielo.
Assai più, il capo e principe di questi, Paolo, rapito in paradiso, si era
rivestito di costumi celesti, e come un angelo caduto dal cielo, sembrava
mandato da Dio agli uomini, per richiamarli al cielo. Pertanto,
meravigliato, esclamava col Salmista (Salmo 4, 3): «Figlioli degli uomini,
perché amate la vanità e cercate la menzogna?... Cercate le cose di lassù, le
cose di lassù assaporate, e non quelle della terra» (Cfr. Colossesi 3, l s.). In
basso i corpi, in alto siano i cuori. Disprezza le cose della terra, abbraccia
quelle del cielo. «Che cosa mi è riservato in cielo, e che cosa volli fuori di
te in terra, o Dio del mio cuore? La mia porzione è il Signore in eterno».
.
Egregiamente dice san G. Crisostomo (146): «Comperati unguenti tali da
poter con essi riempire di profumo la terra. Si sa che gli Apostoli spiravano
tale fragranza. Siamo, dice, odore di soavità; per alcuni causa di morte, per
altri di vita. Da quale parte vogliamo essere noi? Si narra che il maiale
resta soffocato dalla troppa fragranza dei profumi. Non solo il corpo degli
Apostoli, ma anche i loro indumenti erano pieni di unguento di grazia
spirituale. Gli indumenti di Paolo spargevano un soavissimo profumo, che
metteva perfino in fuga i demoni (Cfr. Atti 19, 12). Qual foglia, qual
cassia, quale mirra non è vinta in soavità ed utilità da tale profumo?».
AMDG et DVM