domenica 6 settembre 2020

SETTIMO E OTTAVO GIORNO DELLA NOVENA AL CUORE IMMACOLATO

 


Pubblicato il 05/09/2020

Settimo giorno della Novena 

QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 314


13 maggio 1944

   (ore l8 del l2-5. Metto la data del l3 perché così vuole Gesù).

   Osservazione che mi fa Gesù mentre rileggo il dettato del 20 febbraio1 in relazione alla Passione di Gesù e ai dolori di Maria (fascicolo 2 P. pag. 27 riga 11 e 12):
   «Hai dimenticato una parola e naturalmente non è stata copiata, e ciò porta un controsenso con quanto poi è detto da te nella visione del Venerdì Santo2: l'incontro di Giovanni con Maria nella casa del Cenacolo.
   Metti le cose a posto così: "E fa la spola fra la casa di Caifa e il Pretorio, la casa di Caifa e la reggia di Erode, e da capo la casa di Caifa e il Pretorio". È per questo che Giovanni può dire: "… ho fatto tutto il possibile perché mi vedesse… ho cercato di ricorrere a chi è potente per ottenere pietà…".
   È un'inezia in realtà. Ma viviamo fra farisei più attenti a cogliere in fallo di quanto non stessero attenti i farisei del mio tempo. Perciò bisogna essere attentissimi a nostra volta.
   I soliti farisei faranno una acida osservazione: "Perché il Maestro non ha richiamato prima di ora il portavoce sul suo errore?". Per mostrarvi una volta di più – rispondo – che voi siete tanto relativi che anche se siete "portavoce" o direttori di un portavoce non notate le sviste che svisano i fatti. Leggete, meditate, copiate e lasciate l'errore causato da un'omissione di una parola che porta uno spostamento della situazione.
   Correggi e fa' correggere. Almeno nei quaderni originali e completi. Guarda che la parola "Caifa" è omessa sin dal tuo manoscritto. Eri tanto spossata quel giorno, e per la lunga sofferenza della visione avuta ("Sepoltura di Gesù e desolazione di Maria") e per il bombardamento subìto, che eri tarda a seguire il dettato. Né hai sentito e notato poi l'errore. Non è nulla di male. Non lede nessuna verità sacra. Ma è bene essere esatti anche nelle verità secondarie.
   I summenzionati farisei faranno anche un'altra osservazione circa il dettato di ieri. Ho detto: "Avevi ragione. È troppo forte per te. Bisogna mitigare il decreto". Sento già il coro scandalizzato di questi dottori del cavillo: "Ma come? Dio non lo sapeva che questo era troppo forte? Costei bestemmia facendo accusa a Dio di essere non perfetto nell'intelligere e applicare".
   Rispondo, e una volta per tutte, con le parole da Me dette3 venti secoli or sono: "… Se non fossero abbreviati i giorni del tormento finale, non si salverebbe anima alcuna; ma saranno accorciati in grazia degli eletti". Se ciò può avvenire per tutti i credenti dell'ultima ora – misericordia larga quanto è larga la Terra per salvare il maggior numero di anime dalla disperazione di orrore – non potrà esser usata per questa "piccola" che per un volere divino anticipa in sé ciò che sarà lo spirituale tormento dei buoni nei giorni ultimi?
   Ecco, Io la difendo. Io pure avrei dovuto portare la croce da solo. Tale era il decreto. Ma era troppo per la mia debolezza. E l'uomo mi concesse un aiuto4. E non lo dovrà avere costei che porta per voi tutti una croce di espiazione così grande che l'uccide?
   Che l'uccida, sia. È olocausto. Ma che me la faccia impazzire nel suo spirito che ella mi ha affidato, no. La sua prima parte di prova l'ha subita ed è rimasta fedele. Io solo so quali battaglie ha dovuto combattere. Il Tentatore le ha promesso la gioia. Ha stretto più forte a sé il dolore perché la gioia era il Male e lei ha voluto seguire il Bene. Il sapore del frutto del Bene è amarissimo a carne umana. Solo nell'altra vita diviene miele paradisiaco.
   Aver respinto Satana ha voluto dire per lei attirare l'odio centuplicato dello stesso. Lasciarla in sua balìa totale voleva dire perdere questo cuore. Dio non è inesorabile. E per grazia degli eletti modifica il suo decreto.
   Anche Io ho avuto l'angelo5 nel Getsemani. Non era contemplato. Ma le preghiere di mia Madre me lo ottennero. Costei che ora riceve ogni giorno un raggio di sole, una goccia di conforto, un attimo di aria pura perché non venga a morte prima che la sua missione sia compiuta, ha avuto mia Madre per sua Avvocata e altre anime elette della Terra e del Cielo che hanno pregato per lei. Ha avuto la mia Misericordia che si è eretta regina contro la Giustizia del Padre e ha detto: "Ho pietà. Abbi pietà Tu pure". Ché se Io sono il Primo, in Cielo e in Terra, che ho rispetto per i decreti del Padre Eterno, sono anche Colui al quale dal Padre è deferito ogni giudizio6 e che perciò posso dire al Padre mio e vostro: "Padre, pietà di questa mia creatura!".
   Né crediate che ella sia nelle rose, ora. Dopo un mese di rigore spietato, conosce adesso la tregua di un'ora. Ma a voi che, scandalizzati, vi pare che si dia troppo importanza ad un breve fatto, non venga mai di provare ciò che ella patisce tuttora e patirà per ancor lungo tempo. Non uno di voi, dottori intransigenti, rimarrebbe fedele come questa seppe restare. Essa soffre anche per voi, aride torri di dura selce all'esterno, piene di molle creta nell'interno, per voi. Per voi che, come sempre, imponete7 gravi pesi agli altri ma non volete per voi neppure esser gravati del peso di una piuma.
   Lasciali mormorare, Maria. Io ai miei mormoratori ho sempre opposto il silenzio. Un silenzio che si è fatto sempre più alto quanto più le mormorazioni sono divenute calunnie e le calunnie accuse e le accuse condanne e le condanne bestemmie. Sulla croce fu silenzio anche di sguardi… Guardavo solo il Cielo per vedere di incontrare lo sguardo di Dio, e mia Madre per rinfrescarmi l'anima alla sua purezza.
 Sei sulla croce, e vi resti. Taci e cerca solamente Dio e Maria.»


   (Nota mia).
   Di questo dettato Gesù mi fa mettere la data del 13, ossia domani. Ma me lo detta alle 18 del venerdì 12. E subito dopo finito – ma subito, subito, mio Dio che battaglia!, ne sono esterrefatta! – mi riprende quell'ondata di disperazione che mi dà lampi di pazzia. Provo a dire il Rosario. Ma sento il demonio che sghignazza e mi deride. Oh! Padre Eterno! Pietà!
   Sono i momenti in cui Satana mi vuole persuadere che io sono una falsa, una pazza, una che inganno tutti. Mi vuol persuadere che non è vero nulla, che io sono dannata… Urlerei se fossi sola per avere uno sfogo. Ma sono in casa d'altri8, e chi può capire?… Sono i momenti in cui mi pare un sogno di mente malata Dio, Gesù, Maria e le loro "voci" e le loro carezze… Eppure io le ho sentite! Mi pare ancora di avere sul palmo l'impressione della ferita del palmo di Gesù! Eppure quelle "voci" io le ho sentite. Possibile che io sia pazza? Solo per questo pazza? Tutte le altre cose – corrispondenze, conti, disposizioni della vita – le compio con facilità e ordine. E allora?
   Perché mi può tormentare così questo orrendo demonio? Annullare anche la certezza di quanto ho udito e sentito! Non basta il non sentire e udire di queste ore? Anche perdere la sicurezza di aver avuto devo provare?
   O Signore! O Maria! Pietà di me!

   
   Dice Maria:
   «Voglio che tu comprenda meglio le mie Allegrezze. Dirai più volentieri la Corona francescana.9
   Nella prima non fui contenta per la gloria e la gioia mia, ma perché era venuto il tempo della redenzione dell'uomo e del perdono di Dio all'uomo.
   La seconda mi fece felice non per la lode a me data dalla cugina, ma per aver dato inizio alla redenzione santificando il Battista col portargli il mio Gesù, Redentore vostro.
   La beatitudine della terza non fu unicamente per esser divenuta, senza dolore o macchia alla mia verginità, madre, e nemmeno per la grazia di poter baciare Iddio, mio Figlio. Ma perché la Terra aveva ormai il Salvatore.
   Ciò che mi fece lieta per la quarta volta si fu che nei tre Magi io vidi tutti coloro che da ogni parte del mondo e in ogni epoca della Terra, da quel momento, sarebbero venuti verso la Luce, verso il mio Signore, e l'avrebbero proclamato loro Re e loro Salvatore e Dio.
   L'allegrezza del quinto fatto viene non già unicamente per il mio amore di Madre che cessa di soffrire poiché il Figlio smarrito è ritrovato. Sarebbe stato egoismo. Ma era inesprimibile gioia udendo echeggiare per la prima volta la "Buona Novella" e comprendendo che essa, con anticipo di qualche anno, cadeva in qualche cuore e vi germogliava in pianta eterna. Godevo per questi pre-ammaestrati.
   La sesta allegrezza fu ancor più grande amore per voi, creature redente. Il Risorto mi diceva che i Cieli erano aperti e già abitati dai santi del Signore che da secoli attendevano quell'ora, e che in essi Cieli erano pronti i seggi dei dieci e diecimila salvati. E per me, Madre vostra, sapere pronta la vostra dimora mi era letizia di profondità incalcolabile.
   Infine la settima allegrezza non fu per la mia gloria. Ma perché, fatta dalla bontà di Dio Regina dei Cieli, io potevo da Regina occuparmi di voi, miei amati, ed eletta come ero a sedere alla destra di Dio potevo direttamente, e con supplica potente, parlare, pregare, ottenere per voi.
   Nessuna allegrezza fu per me sola. L'egoismo, anche più giusto e santo, distrugge l'amore. Ogni allegrezza a me venne per amore perfetto e fu spinta ad un ancor più perfetto amore.
   Ora sono beata. Più di così non lo potrei essere perché sono circondata dall'abbraccio trino di Dio. Ma ancora uso della mia beatitudine per l'amore di voi. Anche qua applico la legge10: amo Dio con tutta me stessa e il prossimo come me stessa. Me stessa non perché Maria, ma perché Maria ha trovato grazia presso il Signore ed è amata da Lui; perciò è creatura santa in Lui e di Lui, parte11 di Lui.
   Oh! la mia Teologia! Non ha che una parola di chiave: "Amore". Sono Regina dei Cieli perché ho compreso come nessuna fra le creature questa Teologia.
   Ama. Sarai salva. Ama. Ama con la parola o col silenzio. Ama con l'azione o l'immobilità. Ama col fervore o nella sofferenza dell'aridità. Ama nella gioia e nel dolore. Ama nella vittoria e nella debolezza. Ama nella tentazione e nella libertà dal Nemico. Ama sempre.
   Vi sia un punto in te, il più profondo, che in mezzo a tutto un essere ferito, percosso, agonizzante, inebetito dal dolore, spossato dagli assalti del demonio, nauseato dagli eventi della vita, sbattuto come nave in procella, sa rimanere quieto e vivo nell'amore. Un punto in te che abbia questa unica missione: amare, e la esplichi per la mente, il cuore, la carne. E quel punto sia il santuario tuo. Là vi sia l'altare dalla lampada sempre accesa, dai fiori sempre freschi, dalla lode sempre sonante.
 Sia che tu pianga o rida, che tu speri o dubiti, che tu sia esaudita o no, la parte più santa del tuo spirito, quella che vive in quel punto sacrato al culto di Dio, sappia sempre dire12: "Gloria tibi, Domine. Gloria! Laudamus Te! Benedicimus Te! Adoramus Te! Glorificamus Te! Quoniam Tu solus Sanctus; Tu solus Dominus; Tu solus Altissimus. Cum Angelis et Archangelis, cum Thronis et Dominationibus, cumque omni militia caelestis exercitus, himnum gloriae tuae canimus, sine fine dicentes: Sanctus, Sanctus, Sanctus!".
   Prima della Elevazione viene la lode. Prima della Consumazione viene la lode. Sappi dire la tua Messa. Ogni vittima è sacerdote. Ma non si è sacerdoti se non si sa celebrare la Messa. In tutte le sue parti.
   Guarda il mio Gesù. Prima di essere elevato e consumato ha dato lode al Padre13. E sapeva già quello che l'attendeva.
   Canti il tuo cuore, o Maria. Canti anche se le lacrime piovono dagli occhi tuoi. Il canto copra il tuo gemito e le voci di Satana che ti vuole persuadere a diffidare di te per impedirti di seguire la tua missione; che ti vuol persuadere che Dio non ti ascolta per impedirti di pregare; che ti vuol persuadere che sei perduta per perderti.
   No. Non lo sei. Persevera. Vale più un giorno, un'ora di fedeltà in questo momento, che non i dieci anni passati nel dolore fisico e nella penitenza, ma con la pace nel cuore e Dio sensibile al tuo fianco. Persevera. "Chi persevererà sino alla fine sarà salvo". Lo dice Gesù14 mio e tuo. E io te lo dico. Soffri con pace. Presto verrò.»
 

   (Nota mia).
   Sono immersa nel dolore. Entro nei sopori accompagnata da quello e quando ne esco lo trovo lì, a darmi il suo incubo subito: "Dio non ti ama. Sei dannata. Sei una mentitrice. Una pazza. Una eretica".
   È un vero incubo. Mi leva ogni conforto. Offusca persino la luce materiale del sole e la vista di quel bello naturale che in altri stati d'animo mi avrebbe rallegrato. Mi rende incapace a qualsiasi occupazione. Mi annulla la quiete che mi dava il pregare e la gioia del pregare. Parlo e sento quel pensiero. Scrivo e mi si agita nel cervello. Leggo e soverchia le parole. È lì, sempre lì…
   Appena torno in me, la prima sensazione è quella di questo pensiero. Non ho ancora aperto occhi, bocca, mosso le mani, ma esso è già in moto a trivellarmi il cuore e la mente. Cessa appena di parlare il Maestro o la Mamma, ed esso riprende il suo lavoro di tarlo che caria instancabile dove si è annidato.
   Bisogna provare per capire cosa è…
           

  il dettato del 20 febbraio è nel capitolo 613 dell'opera "L'Evangelo come mi è stato rivelato": vi è stata apportata la correzione indicata qui. L'annotazione tra parentesi si riferisce ad uno dei fascicoli dattiloscritti dei quali abbiamo trattato in nota al 4 e al 22 febbraio.

           
   

visione del Venerdì Santo (7 aprile) che forma il capitolo 607 dell'opera maggiore.


           
   3 dette in Matteo 24, 22Marco 13, 20

        
  

 4 un aiuto, cioè l'uomo di Cirene: Matteo 27, 32Marco 15, 21Luca 23, 26.
           
   


l'angelo, che è in Luca 22, 43.
  


è deferito ogni giudizio, come è detto in Giovanni 5, 22.
 

             
 

  7 imponete… come è detto in Matteo 23, 4Luca 11,

           
   8 in casa d'altri, cioè dei coniugi Giovannetti a Sant'Andrea di Còmpito, come abbiamo spiegato nella nota sullo

 sfollamento sotto la data del 24 aprile.
           

   9 la Corona francescana è una pratica di devozione a Maria Ss., della quale contempla sette "allegrezze". La p

rima riguarda l'incarnazione del Verbo dopo l'annuncio dell'Arcangelo. Le altre risultano con chiarezza dal testo del 

presente "dettato", compresa lasesta, che riguarda un fatto (l'apparizione di Gesù Risorto alla Madre) non attestato nei 

Vangeli, ma ritenuto plausibile e riportato nell'opera maggiore di Maria Valtorta, come abbiamo annotato in calce allo 

scritto del 24 aprile 1943.
 

          
   10 la legge, quella di Levitico 19, 18Deuteronomio 6, 5.


   11 parte non come "porzione", ma come "partecipazione".


           
   12 dire, con espressioni latine prese dal "Gloria" e dal "Prefazio" del Messale allora vigente


.
           
   13 ha dato lode al Padre, come in Giovanni 14-17.         


14 Lo dice Gesù in Matteo 10, 22; 24, 13.

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Pubblicato il 06/09/2020

Ottavo giorno della Novena al Cuore Immacolato della B. V. Maria

  

   CONSACRAZIONE AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

   O Immacolata, Regina del Cielo e della terra, rifugio dei peccatori e Madre nostra amorosissima, cui Dio volle affidare l'intera economia della misericordia, io, indegno peccatore, mi prostro ai tuoi piedi, supplicandoti umilmente di volermi accettare tutto e completamente come cosa e proprietà tua, e di fare ciò che ti piace di me e di tutte le facoltà della mia anima e del mio corpo, di tutta la mia vita, morte e eternità.

   Disponi pure, se vuoi, di tutto me stesso, senza alcuna riserva, per compiere ciò che è stato detto di te: "Ella ti schiaccerà il capo" come pure: "Tu sola hai distrutto tutte le eresie del mondo intero" affinché nelle tue mani immacolate e misericordiosissime io divenga uno strumento utile per innestare e incrementare il più fortemente possibile la tua gloria in tante anime smarrite e indifferenti e per estendere in tal modo, quanto più è possibile, il benedetto regno del Santissimo Cuore di Gesù.
   Dove tu entri, infatti, ottieni la grazia della conversione e santificazione, poiché ogni grazia scorre, attraverso le tue mani, dal Cuore dolcissimo di Gesù fino a noi.
   Concedimi di lodarti, o Vergine santissima, Dammi forza contro i tuoi nemici. Amen.

   (San Massimiliano M. Kolbe)

    Pater, 7 Ave, Magnificat
  
    Ave Maria, noi ci consacriamo al tuo Cuore Immacolato e ci affidiamo a Te


Dai Quaderni, 20 maggio 1944

   Dice Maria:
   «Sabato passato ti ho parlato delle mie allegrezze. Oggi ti parlerò dei miei dolori. Non te li illustrerò. Già te li ho illustrati1 tutti meno uno. E te lo illustrerò presto. Ma te li faccio comprendere nel loro significato più grande.
   Come ogni allegrezza non fu per me sola, perché questo sarebbe stato egoismo, così ogni dolore non mi fece male per me sola, ma perché, portandovi tutti in me, Madre di tutti i credenti, ho sentito in me tutte le ferite dei vostri spiriti. E se le allegrezze mi fiorirono in rose unicamente quando il fatto si compieva – e della rosa ebbero la corta durata, perché la mano dell'uomo e il fiato di Satana straziarono quella fioritura rendendola nulla per troppi e troppo presto – i dolori furono spine confitte nel cuore dal primo momento e mai più strappate.
   Ecco perché anche i miei illustratori non mi raffigurano con sette rose sboccianti dal cuore ma con sette spade, e se vi è chi me lo cinge di rose, me lo cinge in maniera che la fascia fiorita è, di suo, tortura, perché gli steli sono pieni di spine.
   Sono realmente la mistica Rosa e non ho spine sul mio gambo poiché sono la Piena di Grazia. Ma nel mio cuore sono tutte le spine delle colpe umane che mi privano dei miei figli e che fanno offesa al mio Gesù.
   Il primo dolore non fu unicamente per il mio amore di Madre di Dio. Sapevo la mia sorte. Lo sapevo perché non ignoravo il destino del Redentore. Le profezie parlavano del suo grande soffrire. Lo Spirito di Dio congiunto a me mi illuminava anche più che le profezie non dicessero. Perciò dal momento in cui avevo detto2: "Ecco l'ancella del Signore", avevo abbracciato il Dolore insieme all'Amore.
   Ma quanto dolore sentire e già vedere che gli uomini avrebbero preso il Bene, fattosi Carne, per farne a sé un Male. Nelle derisioni3 date a Simeone io vidi le innumeri derisioni, le sacrileghe negazioni di un numero incalcolabile di uomini. Gesù era venuto per portare la pace. E gli uomini in suo nome o contro il suo nome avrebbero avuto per Lui e fra loro guerra. Tutti gli scismi, tutte le eresie, tutti gli ateismi, ecco, mi erano là davanti… e come un tappeto di spade mi attendevano per lacerarmi il cuore.
   Il secondo dolore, che ti illustrerò a suo tempo, non fu unicamente per i disagi della fuga. Ma esso era intriso dell'amarezza di vedere che la povera potenza umana, tale sinché Dio lo permette, in luogo di fare di sé scudo alla Potenza vera e divenire "grande" facendosi "serva di Dio", per concupiscenza di potere si faceva assassina e deicida. Assassina degli innocenti. Era già grande peccato. Ma assassina di Dio era peccato senza paragone. E se l'Eterno non lo permise, ciò non impedì che la colpa fosse ugualmente attiva. Perché il desiderio di fare il male e il tentativo di compierlo sono di appena un decimo di grado inferiori alla colpa consumata.
 Eppure quanti "grandi" da allora alla fine del tempo avrebbero imitato Erode e calpestato Dio per esser "dèi". Ecco, io li vedevo questi sciacalli che uccidevano per distruggere Dio, e insieme al Figlio mi stringevo sul cuore tutti i perseguitati per la Fede e ne udivo i gemiti santi commisti alle bestemmie dei prepotenti e, non sapendo maledire, piangevo… La via da Betlem all'Egitto fu segnata dal mio pianto.
   Il terzo dolore. Ecco: io lo cercavo Gesù, smarrito non per mia colpa né per quella dello sposo mio. Il mio Bambino aveva voluto far ciò per dare il primo appello ai cuori e dir loro: "L'ora di Dio è giunta". Ma nei milioni di esseri che sarebbero stati, quanti non avrebbero smarrito Dio! Lo si smarrisce per colpa propria o per volere suo. Quando la Grazia muore, ecco che si smarrisce Dio. Quando Dio vuol portare ad una più grande Grazia, ecco che Egli si nasconde. Nell'uno e nell'altro caso è la desolazione.
   Il peccatore morto alla Grazia non è felice. Pare lo sia. Ma non lo è. E se anche ha dei momenti di ebbrezza che non gli fanno comprendere il suo stato, non mancano mai le ore in cui un richiamo della vita gli fa sentire la sua condizione di separato da Dio. E allora è la desolazione. Quella tortura che Dio fa gustare ai suoi prediletti perché siano come il suo Verbo: salvatori.
   Cosa sia tu lo sai4. L'abbandono di Dio! L'orrore più grande della morte. E se è orrore per quelli in cui è unicamente "prova", medita che sia per quelli che è vera realtà. Il mio terzo dolore fu per vedere come tanti avrebbero dovuto abbeverarsi di questo calice per perpetuare l'opera redentrice e, ancor più aspro, per vedere i moltissimi che sarebbero periti nella disperazione.
   Oh! Maria! Se gli uomini sapessero cercare sempre Gesù! La pianta della disperazione cesserebbe di gemere il suo tossico perché morirebbe per sempre.
   Il quarto dolore. Ero Madre, e vedere la mia Creatura sotto la croce era naturale dolore. Ma più grande, soprannaturale dolore, era vedere l'odio, molto più torturante del legno, opprimere il Figlio mio.
   Quanto odio! Un mare senza confini! Da quella turba vociferante bestemmie e scherni sarebbero venuti, per spirituale figliazione, tutti gli odiatori del Martire santo. Avessi potuto levare al mio Gesù la croce e mettermela sulle mie spalle di Madre, avrei sofferto meno che non vedere con gli occhi dello spirito tutti i futuri crocifissori del loro Salvatore. Quelli che tentano abolirlo per non incontrare il suo trono di Giudice, e non sanno che solo per essi Egli sarà Giudice e per gli altri Amico.
 La quinta spada fu per la conoscenza che quel Sangue, colante come tanti rivoli di salute dalle membra lacerate, sarebbe sempre stato bestemmiato. Eppure parlava, quel Sangue, e parla. Grida con voce d'amore e chiama. E gli uomini non l'hanno voluto e non lo vogliono intendere. Si affollavano intorno al Messia per chiedere salute alle loro malattie e lo supplicavano di dir loro una parola. E nel momento che Egli non usava tocco di dita, né polvere e sputo, ma la sua Vita e il suo Sangue dava per guarirli della vera, unica, incancellabile malattia: "la colpa", essi lo sfuggivano più d'un lebbroso.
   E lo sfuggono. "Ricada5 su noi quel Sangue". Oh! che ricadrà l'ultimo Giorno per chiedere loro ragione del loro odio e, posto che non lo vollero amare, maledirà. Ed io, Madre, non devo soffrire vedendo che tanti miei figli hanno meritato d'esser maledetti e recisi per sempre dalla spirituale famiglia del Cielo in cui io sono la Madre e il mio Gesù il Primogenito e il Fratello primo?
   Quando ricevetti la spoglia esanime del mio Dio e Figlio e potei una per una numerare le sue ferite, sentii lacerarsi il seno mio. Oh! il dolore del generare io non lo conobbi. Ma questo l'ho conosciuto e non c'è doglia di genitrice che possa stare a pari di questa. Tutto il dolore di credente, tutto il dolore di madre si sono fusi in un unico dolore. E su questa, base alla mia croce come il Calvario lo fu alla croce del mio Signore, ecco il Dolore.
   Ho visto non Gesù morto nei vostri cuori. Egli non muore. Ma i vostri cuori morti a Lui. Ho visto in quanti cuori Egli sarebbe stato posato come su fredda spoglia. Per quanti inutilmente avrebbe comandato: "Sorgi!". L'uomo che non vuole vivere. Che non vuole sorgere. Il Sacramento della Vita ricusato o accolto sacrilegamente anche quando i momenti della vostra esistenza sono contati. I Giuda innumerevoli che non sanno con una onesta conversione rendersi degni di ricevere il loro Dio ferito e che il loro pentimento guarirebbe.
   Guarda, Maria. È preferibile tutto all'essere i novelli Iscariota. Eppure è il peccato che si fa con più indifferenza. E non dai soli grandi peccatori. Ma anche da molti che paiono e si credono fedeli al Figlio mio. Egli li chiama6: "I farisei di ora". Li puoi distinguere dalle loro opere. Il contatto con il Figlio mio non li fa migliori. Ma anzi la loro vita è la negazione della Carità e perciò di Dio. Sono dei morti, se non alla Grazia, ai frutti della stessa. Non hanno vitalità. Gesù non può agire in loro perché da parte loro non vi è rispondenza.
   Sono coloro che precedono di una sola misura quelli che di cristiano hanno solo il nome. Templi sconsacrati questi e profanati dalla putredine di tutti i vizi, nei quali il nome, solo il nome di Cristo sta come vi fu nel sepolcro il corpo del mio Gesù. Senza vita essi pure. E se nel Getsemani la conoscenza di tutti coloro per cui il Sacrificio sarebbe stato inutile fu il martirio spirituale del Figlio mio, nel baciare nell'ultimo addio Gesù, questa visione fu il mio strazio.
   Né cessa. No. Le spade sono sempre nel mio cuore perché l'uomo continua a dare ad esso i suoi sette dolori. Finché il numero dei salvati non sarà compito e completata la gloria di Dio nei suoi beati, io soffrirò nel mio dolore duplice di Madre che vede offeso il Primogenito e di madre che vede troppi figli preferire l'esilio eterno alla dimora del Padre.
   Quando preghi me Addolorata, pensa a queste mie parole. E nei tuoi dolori abolisci ogni egoismo per imitarmi. Io i miei dolori di Madre di Gesù li ho amplificati per tutti i nati. Sono l'Eva nuova. Tu i tuoi dolori usali per tutti i fratelli. Portali a Dio. A me.»

   te li ho illustrati, soprattutto nell'opera maggiore. Le allegrezze sono state trattate nel "dettato" del 13 maggio.


            
   2 avevo detto, come in Luca 1, 38

.
            
   3 derisioni riferite non nel passo  di Luca 2, 25-35 ma nel corrispondente capitolo 32 dell'opera 

"L'Evangelo come mi è stato rivelato".


            
   4 tu lo sai, per averlo provato: dal 9 aprile al 17 maggio.

            


   5 "Ricada…", come in Matteo 27, 25

.
            
   6 li chiama, come nel "dettato" del 13 maggio


.AMDG et DVM

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