I SACERDOTI
Dall'Evangelo come mi è stato rivelato
- Il sacerdote è generalmente sempre illuminato da Dio. Lo è quando è un vero sacerdote. Bisogna giudicare ciò che esce dalla sua anima. 31.8
- Guai ai sacerdoti che perdono la loro fiamma apostolica! Ma guai anche a chi si crede lecito sprezzarli! Perché essi consacrano e distribuiscono il Pane Vero che dal Cielo discende, e quel contatto li rende santi come un calice sacro, anche se totalmente santi non sono.(…) Non siate più intransigenti del vostro Signore Gesù il quale al loro comando lascia il Cielo e scende per essere elevato dalle loro mani. (…). Salvare un’anima sacerdotale è salvare un numero grande di anime, perché ogni sacerdote santo, è una rete che trascina anime a Dio. 31.10
- Non è il gesto che fa il sacerdote e non è l’abito.
Non è la sua mondana cultura, né le relazioni mondane e potenti che fanno il sacerdote. E’ la sua anima. Un’anima tanto grande da annullare la carne. Tutto spirito . 133.2
- Voi siete il sale della terra e la luce del mondo, ma se falliste alla vostra missione, diverreste un insipido e inutile sale. (…)
Voi siete la luce del mondo. (…) Chi è posto in alto brilla ed è visto perché l’occhio anche più svagato si posa qualche volta sulle alture. Direi che l’occhio materiale, che è detto specchio dell’anima, riflette l’anelito dell’anima, anelito inavvertito spesso ma sempre vivente finché l’uomo non è un demone, l’anelito dell’alto, dell’alto dove la istintiva ragione colloca l’Altissimo. (…)
Voi dovete ricordare il Dio Vero. Fate allora di non avere in voi il paganesimo settemplice. (…)
Voi dovete portare la luce di Dio. (…)
La luce di Dio splende là, dove è solerte la volontà a pulire giornalmente dalle scorie che lo stesso lavoro, con i suoi contatti e reazioni e delusioni, produce. La luce di Dio splende là dove il lucignolo è immerso in abbondante liquido di orazione e di carità. La luce di Dio si moltiplica in infiniti splendori, quante sono le perfezioni di Dio delle quali ognuna suscita nel santo una virtù esercitata eroicamente, se il servo di Dio tiene netto, il quarzo inattaccabile della sua anima dal nero fumo di ogni fumigante mala passione. (…) 169.8
- Guai, tre volte guai, ai pastori che perdono la carità, che si rifiutano di ascendere giorno per giorno per portare in alto il gregge che attende la loro ascesa per ascendere. Io li percuoterò, abbattendoli dal loro posto e spegnendo del tutto il loro fumo.
Guai, tre volte guai, ai maestri che ripudiano la Sapienza per saturarsi di scienza sovente contraria, sempre superba, talora satanica, perché li fa uomini - udite e ritenete – mentre se ogni uomo ha destino di divenire simile a Dio, con la santificazione che fa dell’uomo un figlio di Dio, il maestro, il sacerdote ne dovrebbe avere l’aspetto già dalla terra, e questo solo, di figlio di Dio. Di creatura tutt’anima e perfezione dovrebbe avere aspetto, dovrebbe avere, per aspirare a Dio i suoi discepoli. Anatema ai maestri di soprannaturale dottrina che divengono idoli di umano sapere.
Guai, sette volte guai ai morti allo spirito fra i miei sacerdoti, a quelli che col loro insapore, col loro tepore di carne mal viva, col loro sonno pieno di allucinate apparizioni di tutto ciò che è fuorché Dio uno e Trino; pieno di calcoli di tutto ciò che è, fuorché sovrumano desiderio di aumentare le ricchezze dei cuori e di Dio; vivono umani, meschini, torpidi, trascinando nelle loro acque morte quelli che li seguono credendoli “ vita “. Maledizione di Dio sui corruttori del mio piccolo amato gregge. Non a coloro che periscono per ignavia vostra, o inadempienti servi del Signore, ma a voi, di ogni ora e di ogni tempo, e per ogni contingenza e per ogni conseguenza, Io chiederò ragione e vorrò punizione. 169.9
- Non portano a Dio quei sacerdoti che non vanno alla conquista degli spiriti con la dolcezza paziente, umile, amorosa, ma sembrano guerrieri armati che si lancino a un assalto feroce, tanto marciano con irruenza e intransigenza contro le anime. Oh! Povere anime! Se fossero sante, non avrebbero bisogno di voi, sacerdoti, per raggiungere la Luce. L’avrebbero già in sé. Se fossero giusti, non avrebbero bisogno di voi giudici per essere tenuti nel freno della giustizia, l’avrebbero già in sé. Se fossero sani, non avrebbero bisogno di chi cura. Siate dunque mansueti. Non mettete in fuga le anime. Attiratele con l’amore. Perché la mansuetudine è amore, così come lo è la povertà di spirito. 170.7
- Vi è sempre qualcuno per cui l’apostolo si affatica invano. Ma non devono queste sconfitte , far perdere lena. L’apostolo non deve pretendere di ottenere tutto. Contro di lui sono forze avverse dai molti nomi che come tentacoli di piovre riafferrano la preda che egli aveva loro strappato. Il merito dell’apostolo resta ugualmente.
Occorre andare, anche se uno solo su mille si salverà. La sua giornata apostolica sarà fruttuosa
per quell’uno per mille, poiché egli avrà fatto tutto quanto poteva e Dio premia questo.
Altra cosa che deve assolutamente praticare l’apostolo è l’amore. Palese amore. (…), grande amore. Il rigore paralizza il lavoro dell’apostolo e il movimento delle anime verso la Luce. Non rigore ma amore. (…) 234.7
- Le tre fasi della salvazione di un’anima sono:
Essere integerrimi per poter parlare senza timore d’essere posti a tacere. (…)
Seconda qualità: operare anche là dove uno, meno compreso della sua missione, fuggirebbe. (…) Terzo punto: Non appena l’anima che nel silenzio si è pentita, piangendo e pensando sui suoi trascorsi, osa venire timidamente, paurosa d’essere cacciata, verso l’apostolo, l’apostolo abbia un cuore più grande del mare, più dolce di un cuore di mamma, più innamorato di un cuore di sposo, e lo apra tutto per farne fruire onde di tenerezza.
Se avrete Dio in voi, Dio che è Carità, troverete facilmente le parole di carità da dire alle anime. 234.8
- Sempre Io mi studierò a infondervi un retto discernimento nel modo di vagliare le coscienze e di scegliere il modo in cui guidarle che sono singole ed ognuna perciò, ha il suo modo speciale di sentire e di reagire alle tentazioni e agli insegnamenti. Non crediate facile l’essere cernitori di animi, tutt’altro. Ci vuole occhio spirituale tutto luminoso di luce divina, ci vuole intelletto infuso di divina Sapienza, ci vuole possesso delle virtù in forma eroica, prima fra tutte la carità. Ci vuole capacità di concentrarsi nella meditazione perché ogni anima è un testo oscuro che va letto e meditato. Ci vuole unione continua con Dio, dimenticando tutti gli interessi egoisti. Vivere per le anime e per Dio. Superare prevenzioni, risentimenti, antipatie. Essere dolci come padri e ferrei come guerrieri. Dolci per consigliare e rincuorare. Ferrei per dire: “Ciò non ti è lecito e non lo farai”. Oppure: “Ciò è bene si faccia e tu lo farai”. Perché pensatelo bene, molte anime saranno gettate negli stagni infernali, ma non saranno solo anime di peccatori, anche anime di pescatori evangelici vi saranno: quelle di coloro che avranno mancato al loro ministero, contribuendo alla perdita di molti spiriti. 239.7
- Andate perciò guarendo gli infermi, mondando i lebbrosi, risuscitando i morti del corpo e dello spirito perché corpo e spirito possono essere ugualmente infermi, lebbrosi, morti. E voi anche sapete come si fa a operare miracolo: con una vita di penitenza, una preghiera fervente, un sincero desiderio di far brillare la potenza di Dio, un’umiltà profonda, una viva carità, un’accesa fede, una speranza che non si turba per difficoltà di sorta. In verità vi dico che tutto è possibile a chi ha in sé questi elementi. Anche i demoni fuggiranno di fronte al Nome del Signore detto da voi, avendo in voi quanto ho detto. 265.4
- Dio è Misericordia perché Dio è Amore.
Il servo di Dio deve essere misericordioso per imitare Iddio.
Dio si serve della misericordia come di un mezzo per attirare a Sé i figli sviati.
Il servo di Dio deve servirsi della misericordia come di un mezzo per portare a Dio i figli sviati.
Il precetto dell’amore è obbligatorio a tutti, ma deve essere tre volte tale nei servi di Dio.
Ai servi di Dio Io dico: “Non si fa conquistare il Cielo ai credenti se non si amano con perfezione”.
(…) Un amore totale a Dio, un amore totale al prossimo. Il vostro scopo: servire. Come? Rendendo a Dio coloro che il mondo, la carne, il demonio hanno rapito a Dio. In che modo? Con l’amore. L’amore che ha mille forme per esplicarsi, e un unico fine: far amare. 275.4
- Non siate servi che per voi molto volete e poi nulla date a chi a voi chiede. Come fate, così vi sarà fatto. E vi sarà chiesto anche conto del come fanno gli altri, trascinati al bene o al male dal vostro esempio. Oh! Che in verità se sarete santificatori, possederete una gloria grandissima nei Cieli! Ma, ugualmente, se sarete pervertitori o anche solamente infingardi nel santificare, sarete duramente puniti. 278.5
- Curate sempre prima lo spirito. Promettete agli infermi il Regno di Dio se sapranno credere in Me, e vista in loro la fede comandate al morbo di andarsene, ed esso se ne andrà. E così fate per i malati dello spirito. Accendete per prima cosa la Fede. Comunicate con la parola “sicura” la Speranza. Io sopraggiungerò a mettere in essi la Divina Carità, così come a voi l’ho messa in cuore dopo che in Me avete creduto e nella Misericordia avete sperato. E non abbiate paura né degli uomini, né del demonio. Non vi faranno male. Le uniche cose di cui dovete temere sono la sensualità, la superbia, l’avarizia. Per esse potrete consegnarvi a Satana e agli uomini-satana, perché ci sono essi pure. 278.6
- Venire a Me come discepolo vuol dire rinuncia di tutti gli amori a un solo amore: il Mio. Amore egoista verso se stessi, amore colpevole verso le ricchezze, o il senso, o la potenza, amore onesto verso la sposa, santo verso la madre, il padre, amore amabile dei e ai figli e fratelli, tutto deve cedere al mio amore se si vuole essere miei. In verità vi dico che più liberi di uccelli spazianti nei cieli devono essere i miei discepoli. (…)
Se uno vuol venire a Me e non odia santamente suo padre, sua madre, sua moglie, i suoi figli, i suoi fratelli e le sorelle, e persino la sua vita, non può essere mio discepolo. (…)
Io dico di odiare la pesantezza dell’amore, la passionalità carnale dell’amore al padre e alla madre, e sposa e figli, e fratelli e sorelle, e alla stessa vita, ma anzi ordino di amare, con la libertà leggera che è propria degli spiriti, i parenti e la vita. Amateli in Dio e per Dio, non posponendo mai Dio a loro, occupandovi e preoccupandovi di portarli dove il discepolo è giunto, ossia a Dio
Verità. Così amerete santamente i parenti e Dio, conciliando i due amori e facendo dei legami di sangue non peso ma ala, non colpa ma giustizia. 281.6
- Esigi il massimo rispetto nelle ore d’istruzione e nei luoghi d’istruzione. (…)
E’ sempre Dio che parla sulle labbra dei suoi servi, nelle ore del loro ministero. E come tale va udito con silenzio e rispetto. 365.2
- Sapete come l’uomo può possedere infinito amore? Essendo talmente unito a Dio da essere tutt’uno con Dio. Allora, veramente, scomparendo la creatura nel Creatore, opera il Creatore, il quale è Infinito. E così, uniti col loro Dio per potenza d’amore che tanto si stringe all’Origine da fondersi a essa, devono essere gli apostoli miei. Non sarà come parlerete ma per come amerete che convertirete i cuori. Troverete peccatori? Amateli. Soffrite per discepoli che si traviano? Cercate di salvarli con l’amore. Ricordate la parabola della pecorella smarrita. (…)
Con ogni arte, con ogni sacrificio, anche a costo di perdere la vita nel tentativo di salvare un’anima, con ogni pazienza, voi dovrete andare cercando gli smarriti per riportarli all’Ovile. (…)
E ogni azione deve essere sovrabbondanza della carità che non si appaga più di amare Dio o il prossimo soltanto mentalmente, ma scende nell’agone, in lotta con i nemici di Dio, per amare Dio e prossimo anche contingentalmente, in azioni anche materiali, vie ad azioni più vaste e perfette che terminano alla redenzione e santificazione dei fratelli.
Per la contemplazione si ama Dio, ma per l’azione si ama il prossimo, né i due amori sono scissi perché uno solo è l’amore, e amando il prossimo amiamo Dio che ci comanda questo amore e che il prossimo ci ha dato per fratello. 380.4
- Non sarà il nome che porterete, né la veste, né le funzioni che eserciterete che vi faranno sacerdoti, ossia ministri del Cristo, maestri e medici di anime, ma sarà l’amore che possederete che vi farà tali. Esso vi darà tutto quanto occorre per esserlo, e le anime, tutte diverse fra loro, giungeranno a un’unica somiglianza: quella del Padre, se voi saprete lavorare con l’amore. 476.5
- Non sarà il nome che porterete, né la veste, né le funzioni che eserciterete che vi faranno sacerdoti, ossia ministri del Cristo, maestri e medici di anime, ma sarà l’amore che possederete che vi farà tali. Esso vi darà tutto quanto occorre per esserlo, e le anime, tutte diverse fra loro, giungeranno a un’unica somiglianza: quella del Padre, se voi saprete lavorare con l’amore. 476.5
- Due cose sono essenziali per essere veri maestri e degni di essere maestri: 1° una vita austera per se stessi di modo di poter giudicare senza le ipocrisie di condannare negli altri ciò che a noi si perdona. 2°: una paziente misericordia per dare modo alle anime di guarire e di fortificarsi. Non tutte le anime guariscono istantaneamente dalle loro ferite. (…) Aprite le vostre braccia e il vostro cuore, sempre, alle povere anime. Che esse sentano in voi un vero e santo confidente sulle cui ginocchia non si vergognano di piangere. Se voi le condannate privandole degli aiuti spirituali, sempre più le farete malate e deboli. (…)
Voi dovete essere il termine di paragone, la misura di ciò che è Dio.495.3
- Servite il Padre vostro. Perciò i suoi interessi devono esservi sacri, anche se possono procurare dolore o lesione ai vostri interessi umani. Abbiate spirito di abnegazione e di ubbidienza. 495.5
- Siate sempre soggetti ai Pastori in quel che è ubbidienza ai loro consigli e ordini.
Siate sempre a loro fratelli e sorelle in quello che è aiuto nella missione e sostegno alle loro fatiche. 583.8
- Vi ho dato la potestà di rimettere i peccati, ma non si può dare ciò che non si possiede. Voi dovete dunque esser certi che questa potestà Io la possiedo perfetta e la uso per voi che dovete esser mondi al sommo per mondare chi verrà a voi, sporco di peccato. Come potrebbe uno giudicare e mondare se fosse meritevole di condanna e fosse immondezza di suo? Come potrebbe uno giudicare un altro se fosse con le travi nel suo occhio e i pesi infernali nel suo cuore? Come potrebbe dire: “Io ti assolvo nel nome di Dio” se per i suoi peccati, non avesse Dio con sé? 629-6
- Grande ministero il vostro di giudicare e assolvere in nome mio! Quando consacrerete per voi il Pane e il Vino e ne farete il Corpo e il Sangue mio, farete una grande e sublime cosa. Per compierla degnamente dovete essere puri poiché toccherete Colui che è il Puro e vi nutrirete della Carne di un Dio. Puri di cuore, di mente, di membra e di lingua dovrete essere perché col cuore dovrete amare l’Eucaristia e non dovranno essere mescolati a questo amore celeste profani amori che sarebbero sacrilegio.
Puri di mente perché dovrete credere e comprendere questo mistero d’amore e l’impurità di pensiero uccide la Fede e l’Intelletto. Resta la scienza del mondo, ma muore in voi la Sapienza di Dio. Puri di membra dovrete essere perché nel vostro seno scenderà, il Verbo così come scese nel seno di Maria per opera dell’Amore. 629-7
- E benedettissimi quei sacerdoti che sapranno rimanere apostoli: pane, acqua, luce, voce, riposo e medicina dei miei poveri figli. Di luce speciale risplenderanno in cielo. Io ve lo giuro, Io che sono la Verità.629.13
- Neppur l’inferno distruggerà la mia Chiesa. Non sarà il vacillare di una pietra, non ancora bene saldata, quella che farà perire l’edificio. Pace! Pace! Voi farete e bene farete, poiché ora vi conoscete umilmente per quel che siete, poiché ora siete sapienti di una grande sapienza: quella di sapere che ogni atto ha ripercussioni ben vaste, talora incancellabili e che chi è in alto ha il dovere, più di chi non è in alto, di essere perfetto. Vedete, figli miei? Ciò che passa inosservato o scusabile, se fatto da un fedele, non passa inosservato e severo è il giudizio del popolo, se fatto da un sacerdote. (…)
Persuaderò il mondo. Vi aiuterò a vincere il mondo, voi siatemi fedeli, non chiedo di più. E benedite chi vi umilia perché vi santifica. (…)
Siate paterni a tutti i fedeli. Tutto ciò che Io faccio o vi faccio fare, fatelo voi pure. Anche il viaggio al Calvario, meditando e facendo meditare sulla via dolorosa, fatelo in futuro. Contemplate, contemplate il mio dolore, perché è per quello, non per la presente gloria, che vi ho salvati! 631.17
- E non pensate di quanto dolore dovrà ancora soffrire il mio Cuore nei secoli, per ogni peccatore impenitente, per ogni eresia che mi nega, per ogni credente che mi abiura, per ogni – strazio negli strazi – per ogni sacerdote colpevole, causa di scandalo e rovina. (…) Nel contemplare Giuda Io ho contemplato gli eletti ai quali l’elezione si muta in rovina per la loro perversa volontà Oh! Voi che siete fedeli, voi che formerete i sacerdoti futuri, ricordate il mio dolore, formatevi sempre più santi, per consolare il mio dolore, formateli santi perché per quanto è possibile, non si ripeta questo dolore, esortate, vegliate, insegnate, combattete, siate attenti come madri, instancabili come maestri, vigili come pastori, virili come guerrieri per sostenere i sacerdoti che da voi saranno formati. La colpa del dodicesimo apostolo, fate, oh! fate che non abbia troppe ripetizioni in futuro…634-7
- Ripetete il gesto di Maria sulle membra degli eletti. Nessuno lo reputi indegno di lui. Io l’ho accettato quell’olio balsamico da una donna. Ogni cristiano se ne tenga onorato come di una grazia suprema da parte della Chiesa di cui è figlio e lo accetti dal Sacerdote per detergersi dalle ultime macchie. Ogni Sacerdote sia lieto di fare l’atto d’amore di Maria verso il Cristo penante sul corpo del morente fratello. In verità vi dico che ciò che non avete fatto allora a Me, lasciando che una donna vi superasse e ora vi pensate con tanto dolore, potete farlo in futuro e per tante volte quante con amore vi curverete su uno che muore per prepararlo all’incontro con Dio. 635.10
- Trasmettete per questo in Nome mio il Sacerdozio ai migliori fra i discepoli perché la Terra non resti senza Sacerdoti. E sia carattere sacro concesso dopo acuto esame, non verbale, ma delle azioni di chi chiede d’essere sacerdote o di chi voi giudicate buono a esserlo.
Pensate a ciò che è il Sacerdote. Al bene che può fare. Al male che può fare. Avete avuto l’esempio di ciò che può fare un Sacerdote decaduto dal suo carattere sacro. (...) Ma anche in verità vi dico che ugualmente sarà distrutta la Terra quando l’abominio della desolazione entrerà nel novello Sacerdozio conducendo gli uomini all’apostasia per abbracciare lo dottrine d’inferno.(…)
Sacerdoti? Più che sacerdoti dovranno essere quelli dell’ultima ora, tanto feroce sarà la persecuzione delle orde dell’Anticristo. (…) Sacerdoti? Angeli. Angeli agitanti il turibolo carico degli incensi delle loro virtù per purificare l’aere dai miasmi di Satana. Angeli? Più che angeli: altri Cristi, altri Me perché i fedeli dell’ultimo tempo possano perseverare sino alla fine. 635-11
- Un Sacerdote indegno, impuro, eretico, infedele, incredulo, tiepido o freddo, spento, insipido, lussurioso, fa un male decuplo di quello di un fedele colpevole degli stessi peccati, e trascina molti altri al peccato. La rilassatezza nel Sacerdozio, l’accoglimento d’impure dottrine, l’egoismo, l’avidità, la concupiscenza nel Sacerdozio, voi sapete, dove sfocia: nel deicidio. Ora nei secoli futuri, non potrà più essere ucciso il Figlio di Dio, ma la fede in Dio, l’idea di Dio, sì. (…)
La mia Chiesa scardinata dai suoi stessi ministri! 635-12
- Ed Io che la sorreggo con l’aiuto delle vittime. Ed essi, i sacerdoti, che avranno unicamente la veste e non l’anima del Sacerdote, che aiutano il ribollire delle onde agitate dal Serpente infernale contro la tua barca, o Pietro. In piedi! Sorgi! Trasmetti quest’ordine ai tuoi successori: “Mano al timone, sferza sui naufraghi che hanno voluto naufragare, e tentano di far naufragare la barca di Dio”. Colpisci, ma salva e procedi. Sii severo, perché sui predoni giusto è il castigo. Difendi il tesoro della fede. Tieni alto il lume come un faro sopra le onde sconvolte, perché quelli che seguono la tua barca vedano e non periscano. Pastore e nauta per i tempi tremendi, raccogli, guida, solleva il mio Vangelo perché in questo e non in altra scienza è la salute. Verranno i tempi nei quali, così come avvenne a noi d’Israele e ancor più profondamente, il Sacerdozio crederà d’essere classe eletta perché sa il superfluo e non conosce più l’indispensabile, o lo conosce nella morta forma con cui ora conoscono i Sacerdoti la Legge: nella veste di essa, esageratamente aggravata di frange, ma non nel suo spirito. Verranno i tempi in cui tutti i libri si sostituiranno al Libro. (…) Così verrà il tempo in cui sarà insegnato il Vangelo scientificamente bene, spiritualmente male. Or che è la scienza se manca sapienza? Paglia è. Paglia che gonfia e non nutre. 635-13
- Eppure Io vi dico che un tempo verrà nel quale i Sacerdoti, immemori che con poche spighe Io ho istruito gli spiriti alla Verità, e immemori di ciò che è costato al loro Signore quel vero pane dello spirito, tratto tutto e solo dalla Sapienza Divina, detto dalla Parola Divina, dignitoso nella forma dottrinale, instancabile nel ripetersi, perché non si smarrissero le verità dette, umile nella forma, senza orpelli di scienze umane, senza completamenti storici e geografici, non si cureranno dell’anima di esso, ma della veste da gettargli sopra per mostrare alle folle quante cose essi sanno, e lo spirito del Vangelo si smarrirà in loro sotto valanghe di scienza umana. 635-13
- In verità vi dico che come il Padre e Creatore moltiplica le stelle perché non si spopoli il cielo per quelle che, finita la loro vita, periscono, così ugualmente Io dovrò evangelizzare cento e mille volte dei discepoli che spargerò fra gli uomini e fra i secoli. E anche in verità vi dico che la sorte di questi sarà simile alla mia: la sinagoga e i superbi li perseguiteranno come mi hanno perseguitato. (…)
Ma tu Pontefice, e voi Pastori, in voi e nei vostri successori vegliate perché non si perda lo spirito del Vangelo e instancabilmente pregate lo Spirito Santo perché in voi si rinnovelli una continua Pentecoste. (...)
E non lasciate cadere nel vuoto le mie voci future. Ognuna di esse è una misericordia mia in vostro aiuto, e tanto più numerose saranno quanto più per ragioni divine Io vedrò che il Cristianesimo ha bisogno di esse per superare le burrasche dei tempi. 635-14
- E la tua bussola, il Vangelo. In esso è la Vita e la Salute. E tutto è detto in esso. Ogni articolo del Codice santo, ogni risposta per i casi molteplici delle anime, è in esso. E fa che da esso non si scostino Sacerdoti e fedeli. Fa che non vengano dubbi su esso. Alterazioni a esso. Sostituzioni o sofisticazioni di esso. Il Vangelo è Me stesso. Dalla nascita alla morte. Nel Vangelo è Dio. Perché in esso sono manifeste le opere del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo. Il Vangelo è amore. 635-14
- Ma tu, Pontefice, e voi Pastori, in voi e nei vostri successori vegliate perché non si perda lo spirito del Vangelo e instancabilmente pregate lo Spirito Santo perché in voi si rinnovelli una continua Pentecoste (...) onde possiate comprendere tutti gli idiomi e discernere e scegliere le mie voci da quelle della scimmia di Dio: Satan. Ognuna di esse è una misericordia mia in vostro aiuto.635-14
Dal libro di Azaria
- Le palme sacerdotali sono sacre per l'ordinazione ricevuta e non dovrebbero quelle mani toccare nulla d’impuro o fare gesti impuri, dovendo toccare il corpo S.S. di nostro Signore. Az.30
- Le palme sacerdotali sono sacre per l’ordinazione ricevuta, e non dovrebbero quelle mani toccare nulla d’impuro o fare gesti impuri dovendo toccare il Corpo S.S. di Nostro Signore. Ma le labbra che hanno consacrato la Parola Divina, che per suo ordine hanno ripetuto quella Parola, devono conservarsi santificate, con sommo rispetto, per ciò che da esse è passato. E così la mente e così il cuore. Altrimenti diverreste impudichi e fornicatori, e perdereste il vostro posto in Terra e in Cielo.Az. 30 - 24.3.46
- Per essere degni dell’elezione con la quale vi ho prescelto, voi, miei veri servi fra i servi, fate, in memoria di Me che con questo v’insegno cosa e come si diviene Maestri e Redentori, “fate la frazione di voi stessi”. Senza ripugnanze, senza orgogli, senza paure e umane considerazioni. Spezzatevi, frangetevi, annichilitevi, distruggetevi, datevi, agli uomini, per gli uomini e per amore di Me che per amor loro mi do a chi mi frange come mi sono dato a chi voleva miracolo e istruzione. Non è buon discepolo chi non si sa frangere e darsi. E la generosità, l’immolazione di chi sa frangersi per saziare le fami dei fratelli, è il segno che fa riconoscere i veri servi di Dio.
“E lo riconobbero quando franse il pane”. E vi riconosceranno dal vostro frangervi per la carità e la giustizia. Vi riconosceranno per servi veri.Az.98 - 5.5.46
- Il Sacerdozio è milizia, milizia che deve saper combattere a fianco dei laici, a protezione degli strumenti di Dio per essere di detti strumenti gli arcangeli che fugano l’Avversario nelle sue diverse forme. Pronti a morire nella tranquillità di una vita piana, pronti a uscire momentaneamente menomati e in che? Nel misero concetto degli umani, ma aureolati del serto fulgido di una giustizia eroica per essere stati i “padri”, i “cirenei” degli strumenti crocifissi. Az.133 - 26.5.46
- (Sacerdote) vuol dire consacrato, vuol dire dedicato, offerto completamente al suo Dio per portare anime al suo Dio. Tutto deve perire per il sacerdote, tutto e rimanere solo Dio e solo le anime. Egli deve essere spogliato da tutto, anche della sua umanità. Deve essere immolato alla sua missione, come Cristo. Quando è così, è un operaio di Cristo. Può seminare e mietere, sicuro che non gli crescerà zizzania nel suo solco, sicuro di fare di ogni uomo un'anima, una candida anima.Az.247 - 18.8.46
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