QUELLO CHE NESSUNO HA DETTO SU FATIMA E CHE FA TREMARE
14 Mag, 2017
A cento anni dalla prima apparizione di Fatima, tutti i media tornano a occuparsi di quella profezia sul XX secolo e dei misteri connessi.
Però qual è il punto oggi? Ho studiato per anni quella vicenda, soprattutto il giallo del “terzo segreto”, la sua pubblicazione del 2000 e le polemiche sulla sua completezza.
Credo che la svolta più clamorosa sia accaduta pochi mesi fa nella disattenzione generale e sia tuttora ignorata.
Ne ho scritto il 17 agosto 2014, sulle colonne di “Libero”, dando notizia di un libro uscito in Portogallo proprio a cura delle suore carmelitane del monastero di Coimbra dov’è vissuta e morta, nel 2005, suor Lucia dos Santos, l’ultima veggente.
Una pubblicazione ufficiale intitolata “Un caminho sob o olhar de Maria”, una biografia della religiosa che attingeva ai suoi scritti inediti fino ad allora segretati.
Il volume era passato pressoché inosservato. Ma io ricevetti una segnalazione (autorevole) secondo cui in quelle pagine era celata un’autentica bomba.
Verificai che era vero. Quella clamorosa rivelazione di fatto veniva a risolvere l’annosa polemica attorno al Terzo segreto di Fatima: il nuovo documento pubblicato dalle suore fa capire infatti che c’è qualcosa che manca alla pubblicazione del 2000 e anche cosa c’è scritto.
C’ENTRA BENEDETTO
Ma com’è possibile che le suore di Coimbra abbiano deciso di fare una tale rivelazione che, tratta dalle pagine autografe di suor Lucia, è incontestabile e va a minare la versione vaticana? Una decisione di tale portata non si può attribuire a loro.
Poteva essere stata suor Lucia ad aver chiesto di pubblicare quel documento dopo la sua morte, considerata la sua importanza anche come avvertimento all’umanità. Ma non bastava il mandato di Lucia che, peraltro, se avesse avuto questa facoltà, avrebbe fatto uscire prima questo testo.
Evidentemente una tale pubblicazione ha avuto un “placet” molto più in alto e sappiamo che su Fatima il “placet” può arrivare solo dal Vaticano.
Essendo uscito tale libro nel 2013 (quindi essendo stato deliberato e realizzato negli ultimi anni del pontificato di Benedetto XVI), oltretutto essendo stato pubblicato con tutti i sigilli dell’ufficialità ecclesiastica, è ragionevole ipotizzare che il “placet” sia arrivato direttamente dalle stanze di papa Ratzinger.
Colui che da cardinale dovette fare il commento teologico alla rivelazione del 2000 sul “vescovo vestito di bianco”.
Considerati i tempi si può anche individuare una data che segna una svolta nel pensiero di Benedetto XVI su Fatima: il 13 maggio 2010.
LA SVOLTA
In quel periodo la Chiesa era davvero sotto pesante attacco e per l’anniversario della prima apparizione il Pontefice decise – molto in fretta e a sorpresa – di andare pellegrino al santuario portoghese.
Lì, durante il viaggio e durante la permanenza, pronunciò parole sorprendenti che di fatto contraddicevano quanto si era andato dicendo fino ad allora in Vaticano.
Benedetto dichiarò: “Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa”. Poi, riferendosi alla “visione” pubblicata nel 2000, spiegò che – insieme alle sofferenze del Papa, che “possiamo in prima istanza riferire a Giovanni Paolo II” – nel Messaggio di Fatima c’è molto di più, perché “sono indicate realtà del futuro della Chiesache man mano si sviluppano e si mostrano… e quindi sono sofferenze della Chiesa che si annunciano… una passione della Chiesa”.
Fra le “novità” del Messaggio “vi è anche il fatto che non solo da fuori vengono attacchi… ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa”, anzi, aggiunse, “la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa”.
Benedetto XVI concludeva che dobbiamo tornare all’essenziale: “la conversione, la preghiera, la penitenza e le tre virtù teologali”.
Il Papa lanciava l’allarme perché “la fede in ampie regioni della terra, rischia di spegnersi come una fiamma che non viene più alimentata”. E questo, aggiungeva il Pontefice, ha pure un riverbero terribile sul mondo perché “l’uomo ha potuto scatenare un ciclo di morte e di terrore, ma non riesce ad interromperlo”.
In sintesi il papa, quel 13 maggio 2010, fa capire: che il messaggio di Fatima non si esaurisce nel passato (per esempio nell’attentato a Giovanni Paolo II da parte di Alì Agca), quindi che è necessario ascoltare l’esortazione della Madonna alla conversione, alla penitenza e alla preghiera perché la Chiesa è sotto attacco (anche dall’interno) e la fede si sta spegnando in tante parti del mondo; infine perché l’umanità rischia di finire in un baratro.
E’ plausibile che il libro, completato e pubblicato tre anni dopo dal monastero di Coimbra, sia stato deciso con il placet di Benedetto XVI non solo perché su temi scottanti come gli scritti di suor Lucia si decide in alto loco, ma anche perché la “rivelazione” contenuta nel volume è in perfetta concordanza con le preoccupazioni che il Papa manifestò quel 13 maggio 2010.
E costituisce un drammatico avvertimento alla Chiesa e all’umanità su cui pare gravare una tremenda spada di Damocle.
L’INEDITO
Ecco dunque il testo inedito pubblicato dalle suore. In quella pagina di diario Lucia riferisce come superò la difficoltà che aveva nello scrivere il “terzo segreto” richiesto dall’autorità ecclesiastica.
Era il 3 gennaio 1944. Alle 16 la suora va nella cappella a pregare e chiede a Gesù di manifestarle la sua volontà: “sento allora che una mano amica, affettuosa e materna mi tocca la spalla”.
E’ “la Madre del Cielo” che le dice: “stai in pace e scrivi quello che ti comandano, non però quello che ti è stato dato di comprendere del suo significato”.
Parole che già confermano l’ipotesi – provata da molti altri indizi – che il Terzo Segreto sia composto da due testi: quello che riporta la visione (reso noto nel 2000) e quello in cui suor Lucia (successivamente) trascrive l’interpretazione della visione stessa fatta dalla Madonna.
E’ questo secondo testo che impressionò Giovanni XXIII il quale lo segretò ritenendo che potesse essere solo un pensiero della veggente, non di origine soprannaturale.
E’ la parte che non è mai stata resa nota e di cui, ufficialmente, si nega l’esistenza.
Probabilmente verte sulla figura del “vescovo vestito di bianco” e sul “Santo Padre, mezzo tremulo, con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena”.
Quello che sappiamo con certezza – perché rivelato negli anni da alti ecclesiastici e da sacerdoti vicinissimi a suor Lucia – è che quel testo parla dell’apostasia nella Chiesa e di un grave pericolo che incombe sull’umanità.
Ecco perché il seguito della pagina inedita di suor Lucia, pubblicata dalle suore, diventa molto eloquente.
Infatti, dopo aver ascoltato quelle parole della Madonna che la invitava a scrivere, la veggente riferisce:
“ho sentito lo spirito inondato da un mistero di luce che è Dio e in Lui ho visto e udito: la punta della lancia come fiamma che si allunga, tocca l’asse della terra ed essa trema: montagne, città, paesi e villaggi con i loro abitanti sono sepolti. Il mare, i fiumi e le nubi escono dai limiti, traboccano, inondano e trascinano con sé in un turbine, case e persone in un numero che non si può contare, è la purificazione del mondo dal peccato nel quale sta immerso. L’odio, l’ambizione, provocano la guerra distruttrice. Dopo ho sentito nel palpitare accelerato del cuore e nel mio spirito una voce leggera che diceva: ‘nel tempo, una sola fede, un solo battesimo, una sola Chiesa, Santa, Cattolica, Apostolica. Nell’eternità il Cielo!’ ”.
Molto eloquente sia per capire il pericolo che incombe sull’umanità, sia per comprendere quello che sta accadendo nella Chiesa dove oggi il più alto vertice, papa Bergoglio, è arrivato ad affermare che “non esiste un Dio cattolico”.
La Madonna proclama l’opposto: “nel tempo, una sola fede, un solo battesimo, una sola Chiesa, Santa, Cattolica, Apostolica. Nell’eternità il Cielo!”
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Antonio Socci
Da “Libero”, 13 maggio 2017
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