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sabato 28 marzo 2020

“Un caminho sob o olhar de Maria” - UN CAMMINO SOTTO LO SGUARDO DI MARIA

QUELLO CHE NESSUNO HA DETTO SU FATIMA E CHE FA TREMARE

14 Mag, 2017

A cento anni dalla prima apparizione di Fatima, tutti i media tornano a occuparsi di quella profezia sul XX secolo e dei misteri connessi.
Però qual è il punto oggi? Ho studiato per anni quella vicenda, soprattutto il giallo del “terzo segreto”, la sua pubblicazione del 2000 e le polemiche sulla sua completezza.
Credo che la svolta più clamorosa sia accaduta pochi mesi fa nella disattenzione generale e sia tuttora ignorata.
Ne ho scritto il 17 agosto 2014, sulle colonne di “Libero”, dando notizia di un libro uscito in Portogallo proprio a cura delle suore carmelitane del monastero di Coimbra dov’è vissuta e morta, nel 2005, suor Lucia dos Santos, l’ultima veggente.
Una pubblicazione ufficiale intitolata “Un caminho sob o olhar de Maria”, una biografia della religiosa che attingeva ai suoi scritti inediti fino ad allora segretati.
Il volume era passato pressoché inosservato. Ma io ricevetti una segnalazione (autorevole) secondo cui in quelle pagine era celata un’autentica bomba.
Verificai che era vero. Quella clamorosa rivelazione di fatto veniva a risolvere l’annosa polemica attorno al Terzo segreto di Fatima: il nuovo documento pubblicato dalle suore fa capire infatti che c’è qualcosa che manca alla pubblicazione del 2000 e anche cosa c’è scritto.
C’ENTRA BENEDETTO
Ma com’è possibile che le suore di Coimbra abbiano deciso di fare una tale rivelazione che, tratta dalle pagine autografe di suor Lucia, è incontestabile e va a minare la versione vaticana? Una decisione di tale portata non si può attribuire a loro.
Poteva essere stata suor Lucia ad aver chiesto di pubblicare quel documento dopo la sua morte, considerata la sua importanza anche come avvertimento all’umanità. Ma non bastava il mandato di Lucia che, peraltro, se avesse avuto questa facoltà, avrebbe fatto uscire prima questo testo.
Evidentemente una tale pubblicazione ha avuto un “placet” molto più in alto e sappiamo che su Fatima il “placet” può arrivare solo dal Vaticano.
Essendo uscito tale libro nel 2013 (quindi essendo stato deliberato e realizzato negli ultimi anni del pontificato di Benedetto XVI), oltretutto essendo stato pubblicato con tutti i sigilli dell’ufficialità ecclesiastica, è ragionevole ipotizzare che il “placet” sia arrivato direttamente dalle stanze di papa Ratzinger.
Colui che da cardinale dovette fare il commento teologico alla rivelazione del 2000 sul “vescovo vestito di bianco”.
Considerati i tempi si può anche individuare una data che segna una svolta nel pensiero di Benedetto XVI su Fatima: il 13 maggio 2010.
LA SVOLTA
In quel periodo la Chiesa era davvero sotto pesante attacco e per l’anniversario della prima apparizione il Pontefice decise – molto in fretta e a sorpresa – di andare pellegrino al santuario portoghese.
Lì, durante il viaggio e durante la permanenza, pronunciò parole sorprendenti che di fatto contraddicevano quanto si era andato dicendo fino ad allora in Vaticano.
Benedetto dichiarò: “Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa”. Poi, riferendosi alla “visione” pubblicata nel 2000, spiegò che – insieme alle sofferenze del Papa, che “possiamo in prima istanza riferire a Giovanni Paolo II” – nel Messaggio di Fatima c’è molto di più, perché sono indicate realtà del futuro della Chiesache man mano si sviluppano e si mostrano… e quindi sono sofferenze della Chiesa che si annunciano… una passione della Chiesa”.
Fra le “novità” del Messaggio “vi è anche il fatto che non solo da fuori vengono attacchi… ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa”, anzi, aggiunse, “la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa”.
Benedetto XVI concludeva che dobbiamo tornare all’essenziale: “la conversione, la preghiera, la penitenza e le tre virtù teologali”.
Il Papa lanciava l’allarme perché “la fede in ampie regioni della terra, rischia di spegnersi come una fiamma che non viene più alimentata”. E questo, aggiungeva il Pontefice, ha pure un riverbero terribile sul mondo perché “l’uomo ha potuto scatenare un ciclo di morte e di terrore, ma non riesce ad interromperlo”.
In sintesi il papa, quel 13 maggio 2010, fa capire: che il messaggio di Fatima non si esaurisce nel passato (per esempio nell’attentato a Giovanni Paolo II da parte di Alì Agca), quindi che è necessario ascoltare l’esortazione della Madonna alla conversione, alla penitenza e alla preghiera perché la Chiesa è sotto attacco (anche dall’interno) e la fede si sta spegnando in tante parti del mondo; infine perché l’umanità rischia di finire in un baratro.
E’ plausibile che il libro, completato e pubblicato tre anni dopo dal monastero di Coimbra, sia stato deciso con il placet di Benedetto XVI non solo perché su temi scottanti come gli scritti di suor Lucia si decide in alto loco, ma anche perché la “rivelazione” contenuta nel volume è in perfetta concordanza con le preoccupazioni che il Papa manifestò quel 13 maggio 2010.
E costituisce un drammatico avvertimento alla Chiesa e all’umanità su cui pare gravare una tremenda spada di Damocle.
L’INEDITO
Ecco dunque il testo inedito pubblicato dalle suore. In quella pagina di diario Lucia riferisce come superò la difficoltà che aveva nello scrivere il “terzo segreto” richiesto dall’autorità ecclesiastica.
Era il 3 gennaio 1944. Alle 16 la suora va nella cappella a pregare e chiede a Gesù di manifestarle la sua volontà: “sento allora che una mano amica, affettuosa e materna mi tocca la spalla”.
E’ “la Madre del Cielo” che le dice: “stai in pace e scrivi quello che ti comandano, non però quello che ti è stato dato di comprendere del suo significato”.
Parole che già confermano l’ipotesi – provata da molti altri indizi – che il Terzo Segreto sia composto da due testi: quello che riporta la visione (reso noto nel 2000) e quello in cui suor Lucia (successivamente) trascrive l’interpretazione della visione stessa fatta dalla Madonna.
E’ questo secondo testo che impressionò Giovanni XXIII il quale lo segretò ritenendo che potesse essere solo un pensiero della veggente, non di origine soprannaturale.
E’ la parte che non è mai stata resa nota e di cui, ufficialmente, si nega l’esistenza.
Probabilmente verte sulla figura del “vescovo vestito di bianco” e sul “Santo Padre, mezzo tremulo, con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena”.
Quello che sappiamo con certezza – perché rivelato negli anni da alti ecclesiastici e da sacerdoti vicinissimi a suor Lucia – è che quel testo parla dell’apostasia nella Chiesa e di un grave pericolo che incombe sull’umanità.
Ecco perché il seguito della pagina inedita di suor Lucia, pubblicata dalle suore, diventa molto eloquente.
Infatti, dopo aver ascoltato quelle parole della Madonna che la invitava a scrivere, la veggente riferisce:
“ho sentito lo spirito inondato da un mistero di luce che è Dio e in Lui ho visto e udito: la punta della lancia come fiamma che si allunga, tocca l’asse della terra ed essa trema: montagne, città, paesi e villaggi con i loro abitanti sono sepolti. Il mare, i fiumi e le nubi escono dai limiti, traboccano, inondano e trascinano con sé in un turbine, case e persone in un numero che non si può contareè la purificazione del mondo dal peccato nel quale sta immerso. L’odio, l’ambizione, provocano la guerra distruttrice. Dopo ho sentito nel palpitare accelerato del cuore e nel mio spirito una voce leggera che diceva: ‘nel tempo, una sola fede, un solo battesimo, una sola Chiesa, Santa, Cattolica, Apostolica. Nell’eternità il Cielo!’ ”.
Molto eloquente sia per capire il pericolo che incombe sull’umanità, sia per comprendere quello che sta accadendo nella Chiesa dove oggi il più alto vertice, papa Bergoglio, è arrivato ad affermare che “non esiste un Dio cattolico”.
La Madonna proclama l’opposto: “nel tempo, una sola fede, un solo battesimo, una sola Chiesa, Santa, Cattolica, Apostolica. Nell’eternità il Cielo!”
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Antonio Socci
Da “Libero”, 13 maggio 2017

venerdì 8 marzo 2019

Tenebre Caverne Mare di fuoco

Tre visioni dell’inferno

“Tenebre fittissime”: Santa Teresa d'Avila

La grande santa del XVI secolo Teresa d'Avila era una suora e teologa carmelitana. È uno dei 35 dottori della Chiesa. Il suo libro “Il castello interiore” è ritenuto uno dei testi più importanti sulla vita spirituale. Nella sua autobiografia, la santa descrive una visione dell'inferno che credeva Dio le avesse concesso per aiutarla ad allontanarsi dai suoi peccati:

“L’entrata mi pareva come un vicolo assai lungo e stretto, come un forno molto basso, scuro e angusto; il suolo, una melma piena di sudiciume e di un odore pestilenziale in cui si muoveva una quantità di rettili schifosi. Nella parete di fondo vi era una cavità come di un armadietto incassato nel muro, dove mi sentii rinchiudere in un spazio assai ristretto. Ma tutto questo era uno spettacolo persino piacevole in confronto a quello che qui ebbi a soffrire” […].

“Quello che sto per dire, però, mi pare che non si possa neanche tentare di descriverlo né si possa intendere: sentivo nell’anima un fuoco di tale violenza che io non so come poterlo riferire; il corpo era tormentato da così intollerabili dolori che, pur avendone sofferti in questa vita di assai gravi […], tutto è nulla in paragone di quello che ho sofferto lì allora, tanto più al pensiero che sarebbero stati tormenti senza fine e senza tregua” […].

“Stavo in un luogo pestilenziale, senza alcuna speranza di conforto, senza la possibilità di sedermi e stendere le membra, chiusa com’ero in quella specie di buco nel muro. Le stesse pareti, orribili a vedersi, mi gravavano addosso dandomi un senso di soffocamento. Non c’era luce, ma tenebre fittissime” […].

“In seguito, però, ho avuto una visione di cose spaventose, tra cui il castigo di alcuni vizi. Al vederli, mi sembravano ben più terribili […]. Sentir parlare dell’inferno è niente, com’è niente il fatto che abbia alcune volte meditato sui diversi tormenti che procura (anche se poche volte, perché la via del timore non è fatta per la mia anima) e con cui i demoni torturano i dannati e su altri ancora che ho letto nei libri; non è niente, ripeto, di fronte a questa pena, che è ben altra cosa. C’è la stessa differenza che passa tra un ritratto e la realtà; bruciarsi al nostro fuoco è ben poca cosa in confronto al tormento del fuoco infernale. Rimasi spaventata e lo sono tuttora mentre scrivo benché siano passati quasi sei anni tanto da sentirmi agghiacciare dal terrore qui stesso, dove sono” […].

“Questa visione mi procurò anche una grandissima pena al pensiero delle molte anime che si dannano (specialmente quelle dei luterani che per il battesimo erano già membri della Chiesa) e un vivo impulso di riuscire loro utile, essendo, credo, fuori dubbio che, per liberarne una sola da quei tremendi tormenti, sarei disposta ad affrontare mille morti assai di buon grado” […].

“Orribili caverne, voragini di tormenti”: Santa Maria Faustina Kowalska

Santa Maria Faustina Kowalska, nota come Santa Faustina, era una suora polacca che affermava di aver avuto una serie di visioni che includevano Gesù, l'Eucaristia, gli angeli e vari santi. È dalle sue visioni, registrate nel suo Diario, che la Chiesa ha ricevuto l'ormai popolare devozione alla coroncina della Divina Misericordia. In un brano della fine di ottobre del 1936, ella descrive una visione dell'inferno:

“Oggi, sotto la guida di un angelo, sono stata negli abissi dell'Inferno. È un luogo di grandi tormenti per tutta la sua estensione spaventosamente grande. Queste le varie pene che ho viste: la prima pena, quella che costituisce l'inferno, è la perdita di Dio; la seconda, i continui rimorsi della coscienza; la terza, la consapevolezza che quella sorte non cambierà mai; la quarta pena è il fuoco che penetra l'anima, ma non l'annienta; è una pena terribile: è un fuoco puramente spirituale, acceso dall'ira di Dio; la quinta pena è l'oscurità continua, un orribile soffocante fetore, e benché sia buio i demoni e le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri ed il proprio; la sesta pena è la compagnia continua di satana; la settima pena è la tremenda disperazione, l'odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie”.

“Queste sono pene che tutti i dannati soffrono insieme, ma questa non è la fine dei tormenti. Ci sono tormenti particolari per le varie anime che sono i tormenti dei sensi. Ogni anima con quello che ha peccato viene tormentata in maniera tremenda ed indescrivibile. Ci sono delle orribili caverne, voragini di tormenti, dove ogni supplizio si differenzia dall'altro. Sarei morta alla vista di quelle orribili torture, se non mi avesse sostenuta l'onnipotenza di Dio. Il peccatore sappia che col senso col quale pecca verrà torturato per tutta l'eternità. Scrivo questo per ordine di Dio, affinché nessun'anima si giustifichi dicendo che l'inferno non c'è, oppure che nessuno c'è mai stato e nessuno sa come sia”.

“Io, Suor Faustina, per ordine di Dio sono stata negli abissi dell'inferno, allo scopo di raccontarlo alle anime e testimoniare che l'inferno c'è. Ora non posso parlare di questo. Ho l'ordine da Dio di lasciarlo per iscritto. I demoni hanno dimostrato un grande odio contro di me, ma per ordine di Dio hanno dovuto ubbidirmi. Quello che ho scritto è una debole ombra delle cose che ho visto. Una cosa ho notato e cioè che la maggior parte delle anime che ci sono, sono anime che non credevano che ci fosse l'inferno. Quando ritornai in me, non riuscivo a riprendermi per lo spavento, al pensiero che delle anime là soffrono così tremendamente, per questo prego con maggior fervore per la conversione dei peccatori, ed invoco incessantemente la misericordia di Dio per loro. Gesù mio, preferirei agonizzare fino al termine del mondo, fra le peggiori sofferenze, piuttosto che offenderti con il minimo peccato” (Diario di Santa Faustina, 741).

“Un grande mare di fuoco”: suor Lucia di Fatima

Suor Lucia non è una santa, ma è una delle destinatarie di una delle più importanti rivelazioni private del XX secolo, avvenuta a Fatima (Portogallo). Nel 1917 era uno dei tre bambini che affermavano di aver sperimentato numerose visioni della Beata Vergine Maria. Dichiarava che Maria le aveva mostrato una visione dell'inferno che in seguito descrisse nelle sue Memorie:
“[Maria] Essa ancora una volta aprì le Sue mani, come aveva fatto i due mesi precedenti. I raggi [di luce] apparvero per penetrare la terra e noi vedemmo come un vasto mare di fuoco e vedemmo i dèmoni e le anime [dei dannati] immersi in esso”.

“Vi erano poi come tizzoni ardenti trasparenti, tutti anneriti e bruciati, con forma umana. Essi fluttuavano in questo grande conflagrazione, ora lanciati in aria dalle fiamme e poi risucchiati di nuovo, insieme a grandi nuvole di fumo. Talvolta ricadevano su ogni lato come scintille su fuochi enormi, senza peso o equilibrio, fra grida e lamenti di dolore e disperazione, che ci terrorizzavano e ci facevano tremare di paura (deve essere stata questa visione a farmi piangere, come dice la gente che mi udì)”.

“I demoni si distinguevano [dalle anime dei dannati] per il loro aspetto terrificante e repellente simile a quello di animali orrendi e sconosciuti, neri e trasparenti come tizzoni ardenti. Questa visione è durata solamente un attimo, grazie alla nostra buona Madre Celeste, che nella sua prima apparizione aveva promesso di portarci in Paradiso. Senza questa promessa, credo che saremmo morti di terrore e spavento”.

Qualche reazione? Possiamo tutti fare affidamento sulla misericordia di Dio in Cristo, ed evitare così qualsiasi cosa che sia anche solo vicina a queste descrizioni, trascorrendo l'eternità in unione con Dio in cielo.
AMDG et DVM

martedì 27 marzo 2018

Non ubbidire a Maria SS.ma è disubbidire allo Spirito Santo

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FATIMA: clamorosa conversazione di Benedetto XVI con padre Ingo Döllinger

 «Non ascoltare la Vergine Santissima, inviata da Dio», affermò Suor Lucia dos Santos in un’intervista del 26 dicembre 1957 rilasciata a Padre Augustin Fuentes su autorizzazione di Pio XII nel convento delle Carmelitane scalze di Coimbra di fronte al Vescovo ausiliare di Leiria, a due Vescovi di Coimbra, al nunzio apostolico in Portogallo, «è un peccato contro lo Spirito Santo».
E proprio nel giorno della festa di Pentecoste di quest’anno il teologo tedesco padre Ingo Döllinger, ordinato sacerdote il 25 luglio 1954, già segretario del Vescovo di Augusta, Josef Stimpfle, nonché amico personale di Benedetto XVI, ha dato il permesso di pubblicare a Maike Hickson, sul sito OnePeterFive questo clamoroso annuncio: «Non molto dopo la pubblicazione nel giugno 2000 del Terzo Segreto di Fatima da parte della Congregazione per la Dottrina delle Fede, il Cardinale Joseph Ratzinger disse a padre Döllinger durante una conversazione di persona che c’è una parte del Terzo segreto che non hanno ancora pubblicato! “C’è di più di quello che abbiamo pubblicato” disse Ratzinger. Inoltre disse a Döllinger che la parte pubblicata del segreto è autentica e che la parte inedita del Segreto parla di “un cattivo Concilio e di una cattiva Messa” che sarebbero arrivati in un futuro prossimo». «Padre Döllinger –  conclude Hickson – mi ha dato il permesso di pubblicare questi fatti nella festa dello Spirito Santo e mi ha dato la sua benedizione».
Il Dossier Fatima, apertosi 99 anni fa, prosegue nel cammino di arricchimento di documentazione per una storia soprannaturale e naturale che proseguirà sia fino a quando il Terzo segreto non sarà svelato al mondo nella sua interezza; sia fino a quando non si compirà l’ultima profezia della Madonna, ovvero il trionfo del suo Cuore immacolato.
Suor Lucia dos Santos scrisse il terzo Segreto a Tuy il 3 gennaio 1944 e lo consegnò a Monsignor José Alves Correia da Silva, Vescovo di Leiria-Fatima nel giugno dello stesso anno. Fu inviato a Roma fra marzo-aprile del 1957. Il testo avrebbe dovuto essere reso pubblico sotto il Pontificato di Giovanni XXIII nel 1960, secondo le precise indicazioni della Madonna. Ma ciò non avvenne per volontà di Papa Roncalli e dei suoi successori.
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I veggenti di Fatima hanno sempre parlato di Segreto, diviso in tre parti. «Il segreto consta di tre cose distinte», scrisse Suor Lucia nella sua Terza Memoria (A.M. Martins SJ, Documentos, Fátima, L.E. Rua Nossa Senhora de Fátima, Porto 1976, p. 219). Nelle quattro Memorie ella dichiarò di scrivere sotto l’assistenza dello Spirito Santo (cfr. Quarta Memoria di Lucia dos Santos in ivi, p. 315). Soltanto la terza parte del Segreto venne stilata a parte, per essere destinata esclusivamente al Vicario di Cristo: a lui solo la responsabilità di sapere, a lui solo la responsabilità di agire di conseguenza.
Nella Quarta Memoria Suor Lucia scrisse che la Madonna dichiarò: «In Portogallo, si conserverà sempre il dogma della Fede, ecc… Questo non ditelo a nessuno». È proprio in quell’«ecc.» che è racchiusa la terza parte del Segreto e questa frase tronca non è stata riportata nel Messaggio di Fatima reso pubblico il 26 giugno del 2000. Infatti, la Congregazione della Dottrina della Fede, allora guidata dal Prefetto Cardinale Ratzinger, estrapolò le due parti del Segreto non dalla Quarta, ma dalla Terza Memoria, dove non è presente la rivelazione che nel Portogallo si conserverà il dogma della Fede, dando per scontato che in altri luoghi non sarà così… l’apostasia è, di fatto, dilagata ovunque e la si ritrova sia fuori che dentro la Chiesa.
Ogni Papa, da Pio XII in poi, è stato messo a conoscenza del terzo Segreto, ma due soltanto, fino ad ora, hanno preso l’iniziativa di diffondere qualcosa e di fare qualcosa. Ma Fatima resta, ancora, l’incompiuta: scetticismo? prudenza? paura? I confini che dividono questi atteggiamenti avuti dai Papi sono labili. Il fatto reale è che le apparizioni di Fatima sono legate strettamente alla realtà ecclesiastica, oggi così martoriata, così refrattaria al soprannaturale, così confusa, così corrotta moralmente e spiritualmente, così carica di errori teologici e dottrinali, così priva di insegnamenti catechetici.
Fatima è annodata alla Passione attuale della Chiesa, causata, principalmente da due rivoluzioni, una pastorale e l’altra liturgica: il Concilio Vaticano II e la Santa Messa. Non dimentichiamo che l’Angelo del Portogallo apparve ai veggenti (1915-1916) quale preludio all’arrivo della Madonna e diede la Santa Ostia a Lucia, mentre il Sangue di Cristo, contenuto in un Calice, lo divise fra Giacinta e Francesco, affermando: «Prendete e bevete il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati! Fate riparazione per i loro crimini e consolate il vostro Dio (…) Rinnovando il sacrificio della Passione e Morte di Gesù, la Santa Messa è cosa tanto grande da bastare a trattenere la Divina Giustizia» (Fatima e la Passione della Chiesa, Sugarco, Milano 2012, p. 80). La Santa Messa è stata cambiata, è stata oltraggiata al fine di porre al centro dell’attenzione non più Nostro Signore e il Suo Sacrificio, ma l’assemblea, così facendo la Fede, sia nel clero che nei fedeli, ha perso consistenza e significato e le grazie si sono diradate, mentre le chiese si sono svuotate, così come i seminari.
In virtù della rivelazione di Padre Döllinger (che ebbe come confessore san Pio da Pietrelcina al quale fu molto legato, che insegnò teologia morale al Seminario di Order of Canons Regular of the Holy Cross del Brasile, frequentato dal futuro Vescovo Athanasius Schneider, che nel 1970 prese parte alle discussioni della Conferenza episcopale tedesca sulla massoneria, al termine delle quali si affermò l’incompatibilità fra essa e la Chiesa cattolica) possiamo riflettere su alcuni aspetti.
Il Papa mariano, Giovanni Paolo II, che venne salvato il 13 maggio del 1981 dall’attentato del killer professionista Mehmet Ali Ağca, disse di aver avuto salva la vita grazie alla Madonna di Fatima e volle rendere nota al mondo la visione che ebbero i tre pastorelli portoghesi. È il 13 luglio 1917, siamo alla Cova d’Iria: la Madonna appare per la terza volta e rivela il Segreto: la visione dell’Inferno (prima parte); la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato (seconda parte), e la terza parte, ancora oggi monca.
Lascia registrato su carta Suor Lucia: «un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l’Angelo indicando la terra con la mano destra,  con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo (…) un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarci, attraversò una grande città mezza in rovina e tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio».
Ma qual è la spiegazione a questa visione e qual è il segreto che sottende? La Madonna illustrò ogni cosa delle prime due parti, nulla esiste della terza, se non il commento teologico del Cardinale Joseph Ratzinger e testo e commento furono presentati in una conferenza stampa in mondovisione. Tuttavia, una volta divenuto Papa, il 13 maggio 2010, dichiarò a Fatima: «Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa». È un caso che Benedetto XVI, proprio all’inizio del suo Pontificato, aprì il celebre dibattito sull’ermeneutica del Concilio Vaticano II, avviando così una felice stagione di ripensamenti su quell’assise? È un caso che diede vita al Summorum Pontificum del 2007 liberalizzando la Santa Messa in rito antico, sepolta e perseguitata dal 1969? È un caso che abolì il decreto di scomunica ai quattro vescovi della FSSPX, da sempre poggiati con perseveranza su due pilastri: la Santa Messa tridentina e la critica costruttiva al Concilio Vaticano II? È un caso che sia Benedetto XVI prima, sia PF adesso desiderino riappacificarsi con la Fraternità sacerdotale fondata dal Vescovo Monsignor Marcel Lefebvre? Un caso o tutto rientra nelle loro conoscenze su ciò che la Madonna disse a Fatima?
Le risposte a tali quesiti e, nel contempo, al panorama disastroso di questa dolorosa vigilia del centenario delle apparizioni, sono nel terzo segreto di Fatima: la chiave per aprire la porta della reviviscenza della Chiesa. (Cristina Siccardi)

AMDG et DVM