Celestino accoglie i Francescani “spirituali”
separati dai “conventuali”
-Li accolse sotto la sua protezione perchè zelatori della stretta povertà accorpandoli all'interno della Congregazione dei Celestiniani, e volle che si chiamassero Poveri Romiti Celestini. I due capi della “dissidenza” cambiarono anche il nome: Pietro da Fossombrone diventò Angelo Clareno mentre Pietro da Macerata assunse il nome di fra' Liberato.
Altro che giramento di spalle!
-Quanto a Jacopone da Todi, da Lei citato, fu un grande estimatore di Pietro da Morrone (per non parlare del Petrarca che lo adorava) e trepidò per lui quando divenne papa Celestino V. Gli inviò una struggente missiva per allertarlo sui gravi pericoli che avrebbe corso, lui, ingenuo e sprovveduto, caduto nel tritacarne del Potere.
Se la ricorda? Comincia così: Che farai Pier da Morrone…?
-Lei parla di Celestino V come di un volgare politicante, un uomo di potere coinvolto nelle manfrine della politica, delle correnti, delle alleanze e via vomitando.
Ma questo non è Celestino V. Questa è la caricatura di un uomo che ha avuto il grave torto di essere pulito, onesto, e se può essere utile, timorato di Dio.
- ...“Capì che per governare la Chiesa non serviva un sant'uomo”
-Lo aveva capito così bene che fin da quando gli imposero il Governo della Chiesa aveva supplicato i suoi elettori di esonerarlo.
Lui detestava il potere, la ricchezza, gli onori e la gloria.
-E dunque? Un giorno, il più illustre rappresentante della vasta categoria dei malvagi offrì a Gesù terre, palazzi, ricchezze e gloria, e lui gli rispose: “Sta scritto adorerai il Signore Dio tuo e servirai a lui solo”.
Gesù era un ignavo rinunciatario e codardo?
-Pietro da Morrone detestava i riflettori, i decibel, le interviste e le comparsate sui network, le escort, il mibtel, le auto blu (il suo mezzo preferito era l’asinello) gli intrighi di corte, i comizi, le manovre pre e post elettorali, i talk show e soprattutto i carri armati.
E’ grave?
Non amava impartire ordini, non amava imporre la sua volontà sugli altri, detestava il comando.
E’ un reato?
Detestava la ricchezza, i soldi, il lusso. Portava solo ed esclusivamente tunica e calzari. Glielo aveva detto un suo carissimo amico che si chiamava Gesù.
En passant: cosa serve per governare la Chiesa: Gengis Khan? Un evasore fiscale? Uno scassinatore di banca? Un palazzinaro?
-... lasciò il soglio all'avveduto e solido Bonifacio VIII...”
Ma non è così! Come la narra Lei, sembra che Celestino, un bel giorno, dopo aver deciso di andarsene in pensione, designasse il suo successore.
Lui voleva solo ed esclusivamente andarsene. Punto e basta.
Benedetto Caetani salì poi al Trono, non perchè da lui designato, ma solo perchè Matteo Rosso degli Orsini rifiutò. Altrimenti nulla esclude che del focoso anagnino [Caetani] se ne sarebbe parlato solo come di un cardinale di spicco vissuto a cavallo fra il XIII e il XIV Secolo.
Che Bonifacio fosse solido o liquido, e quanto la sua eventuale solidità fu utile alla Chiesa, sarà la Storia, e per l’esattezza, la Storia della Chiesa che lo deciderà.
Di certo, Pietro da Morrone era solidissimo: una roccia! Un inflessibile campione di onestà.
-“...malgrado le leggende nere, non ebbe alcun bisogno di farlo avvelenare visto che aveva 85 anni e morì poco tempo dopo".
-La “leggenda nera” dell’avvelenamento non è mai esistita.
-Quella che circolava, fino al 1996, era l’accusa -circostanziata- formulata dal “principe” dei biografi di Celestino V, l’Abate Lelio Marini, che nel XVII Secolo indicò Bonifacio VIII quale mandante dell’omicidio di Celestino V, perpetrato da un killer che gli avrebbe conficcato un chiodo nel cervello.
In una corposa ricerca pubblicata dalle Edizioni Tommaso Marotta, in Napoli, appunto nel 1996, sepolta in un assordantissimo silenzio, intitolata La leggenda del chiodo assassino è svelata la verità.
Se vuole posso procurargliene una copia.
-Il movente per ucciderlo -a parte il modo, che non è comunque quello da Lei ventilato- era grande come una casa: le dimissioni di Celestino V non erano canonicamente valide e quindi Bonifacio VIII non era Papa legittimo. Per quanto ci possa interessare, questa drammatica contraddizione interna alla Chiesa, fu cavalcatissima dai “cristiani” “Colonnesi” e dallo scomunicatissimo Filippo IV di Francia (a causa di certe “decime” contese) feroci avversari di Benedetto Caetani.
Se lo avessero catturato lo avrebbero portato in Francia, rinominato Papa e sarebbe stato lo scisma.
Quel povero vecchio era, suo malgrado, una mina vagante!
Una mina vagante che insidiava il Trono di Bonifacio VIII.
Doveva morire o sparire. Questi sono i fatti.
-Sparì.
-E non morì, guarda caso, “poco tempo dopo”, come Lei afferma, ma dopo dieci lunghissimi mesi di carcere duro nella fortezza di Fumone dove fu tenuto prigioniero da Bonifacio VIII. Da prigioniero dello Stato (Carlo II) a prigioniero della Chiesa (Bonifacio VIII).
-E c’è chi osa ancora bestemmiare sulla tomba di quel martire!
-Fu catturato dopo una rocambolesca fuga verso la Grecia, dalle milizie di Carlo II D’Angiò, che lo consegnarono alle milizie di Bonifacio VIII in esito al patto scellerato (questo sì, scellerato e luciferino) fra i due.
-“La storia parla chiaro. Tra interessi contrastanti e pressioni dei re Angioini di Napoli legati alla corona francese, il molisano Celestino V fu eletto in conclave a Perugia, si fece incoronare a L’Aquila (dove aveva fondato un ordine religioso poi sciolto) proprio per riposizionare la Chiesa sotto l’asfissiante controllo napoletano-francese”.
Quale storia? Quella che Lei narra in questa intervista, mi perdoni, non è la storia di Pietro da Morrone.
La storia di Pietro da Morrone è un’altra.
“...si fece incoronare a L’Aquila...per riposizionare...!”.
Lui? Celestino V, riposizionatore di equilibri politici...?! Ma siamo sicuri di parlare della stessa persona? E dove le trae queste notizie?. Posso umilmente pregarLa di rendermi edotto, di inviarmi uno straccio di bibliografia in merito?
-Ma guardi che lui non si fece incoronare a L’Aquila: fu incoronato a L’Aquila per assoluto volere del suo carceriere Carlo II, che dominava sulla Chiesa, e quindi col consenso (vile e rinunciatario) del Conclave. C’erano tutti alla corte di Carlo II in L’Aquila, mentre Celestino veniva inchiodato sulla croce. Tutti!”
E nessuno si oppose.
-E quando il “ciotto” lo trascinò quasi in manette a Napoli, i coraggiosissimi cardinali, tutti!, si raccolsero la coda fra le gambe e obbedirono al dictat del Re, abbandonarono Roma e si trasferirono armi e bagagli in Castel Nuovo.
-Questa è la vera Storia di quella mattanza consumata sul corpo e sull’anima di Pietro da Morrone.
Lei sa fin troppo bene che la Chiesa, segnatamente nell’ultimo quarto del XIII Secolo, era sotto l’asfissiante controllo della dinastia Angioina. Non ci si aspettava certo l’intervento di un povero eremita per posizionare o riposizionare alcunchè.
A volte, Stato e Chiesa, scendevano a compromessi più o meno indecorosi. Altre volte erano in lotta. Lotta dura per la conquista del Potere Temporale. Sta in ciò la spiegazione del suo martirio.
-Di quale Ordine Religioso parla?
-Celestino V non ha mai fondato ordini religiosi. Lui fondò una Congregazione, che fu associata all’Ordine dei Benedettini.
E’ tutta un’altra cosa, e non credo di doverLe spiegare la differenza fra Ordine e Congregazione.
E non fu sciolta se non 600 anni dopo, dai francesi.
-“Anche l’indulgenza plenaria (la perdonanza) aveva
l’intento, più politico che morale, di avversare la corte pontificia”.
-Qui, se me lo consente, Prof. Cardini, siamo al diabolico: Celestino V fa la “Perdonanza” per far dispetto alla Chiesa!?
E la calata dei barbari, la guerra dei trent’anni, l’attentato di Sarajevo, la marcia su Roma, il crollo delle due Torri, non ce le vogliamo mettere fra gli intrighi e le subdole trame politiche di questo Rasputin tardo medievale?
-“Dunque è pericoloso riabilitarlo”.
Ma Pietro da Morrone non deve essere riabilitato da un bel niente! Si riabilitano i delinquenti, non i galantuomini. Semmai è da ripristinare la Verità vera sul suo martirio. Questo è un debito verso Celestino V, che deve essere onorato.
Trovo davvero stupefacente questo approccio alla vicenda umana e spirituale di Pietro da Morrone: una lettura puramente ideologica dei fatti, una gratuita cattiveria.
Credo che tutti gli uomini di buona volontà, credenti e “miscredenti, dovrebbero adoperarsi per ripristinare la Verità.
-“... tanto più, che come oltraggio a Roma, Celestino V fu canonizzato ad Avignone dal papa-burattino francese Clemente V per volontà di Filippo IV, il re di Francia che aveva azzerato i Templari e arrestato Bonifacio VIII”.
-E chi lo fece l’oltraggio? Celestino?
-Intanto occorre precisare che Celestino V non fu mai canonizzato, né ad Avignone, né altrove.
-Fu canonizzato Pietro da Morrone, non Celestino V.
-Non devo certo spiegarLe la differenza.
-Ma poi, Celestino o Pietro, possibile che Lei non ricordi che nel XIV Secolo, la Sede Papale era ad Avignone e non a Roma?!
E dove vuole che si canonizzasse un sant’uomo? A Catanzaro?
-Clemente V, -il francesce Bertrand De Got- era condizionato dal francese Filippo IV, è vero, ma che cosa c’entra Celestino V? E cosa c’entra il fatto che Filippo quarto (e Clemente V al suo seguito) aveva un conto da regolare con i templari?
-Qui si vuole fare un minestrone, piuttosto indigesto, al solo scopo di sollevare polveroni e gettar fango su Celestino V. Ma perchè? Perchè tanto livore?
Chi ha paura di Celestino V?
-Professor Cardini, ma Lei si rende conto che sta accusando Celestino V di brogli e di intrighi “antiromani”, quando lui era morto?!
-All’epoca dei fatti che lei narra Celestino V era morto! Lei sta accusando Celestino V di aver oltraggiato Roma (?) quando era nella tomba da 16 anni!!!
Se poi intende rivolgere l’accusa al “papa burattino francese...”, per quanto mi è dato di sapere, non mi risulta che avesse tanta voglia di oltraggiare Roma. E in ogni caso, cosa c’entra Celestino?
“Papa Ratzinger è un fine intellettuale e doveva riflettere di più prima di esaltare la memoria di Celestino V, suo debole predecessore”-
-Se la forza della Chiesa riposa nella sua spiritualità, Celestino V fu uno fra i più forti papi della Storia della Chiesa, forse il più forte.
Celestino V fu un gigante.
Gesù fu stritolato dai “poteri forti” del suo tempo. Fu un debole?
“Fu ostaggio di giochi dinastici”
-E allora? Essere ostaggio è una colpa? Essere prigioniero è una colpa?
-A Suo modo di vedere, Papa Ratzinger, non ne ha azzeccata una su Celestino. E sia.
E Giovanni Paolo II ? Anche lui, superficiale e approssimativo? A Fumone, nel ’96, se non vado errato, spiegò che Celestino capì di essere “ingannato da quelli che lo circondavano (era circondato dai Cardinali! N.d.A.) che profittavano della sua inesperienza per strappargli benefici. Ed ecco rifulgere la santità sulle manchevolezze umane:... come per dovere aveva accettato il Pontificato supremo, così, per dovere, vi rinuncia (rinuncia!!! N.d.A); non per viltà, come Dante scrisse -se le sue parole si riferiscono veramente a Celestino!!!- ma per eroismo di virtù, per sentimento di dovere".
Un vero e proprio compendio delle cose che ho provato a narrare in questa mia lettera. Da solo potrebbe sostituire le mie lunghe pagine.
Anche Giovanni Paolo II ha idee poche ma confuse sulla vicenda umana e spirituale di Celestino V?
-Nel salutarLa, vorrei ricordarLe che in quel mesto tramonto del XIII Secolo, fu combattuta l’ultima battaglia fra la Ecclesia Carnalis, egregiamente rappresentata da Bonifacio e la Ecclesia Spiritualis divinamente rappresentata da Celestino (il Papa Angelicus preconizzato da Gioacchino da Fiore, il calabrese di spirito profetico dotato).
Non fu una guerra, come si vuol far credere, fra la Chiesa-agnello e lo Stato-lupo. Furono due Potenze Temporali, armate fino ai denti, che si contesero fino allo spasimo, soldi, feudi, terreni, case, decime e soprattutto potere. Potere economico e potere politico.
-Vinse la prima, quella del Potere Temporale, e da allora la Chiesa chiude un occhio e pure due su quegli sciacalli che ostentano lo scalpo del Vinto, dimenticando che così, offre il destro agli sciacalli della Vinta del XIII Secolo, la Ecclesia Spiritualis.
-I Have a Dream («Io ho un sogno»): spero che un giorno un Papa faccia strame di questa mattanza della Verità.
Furono tanti i Papi, ben compreso quello vivente, che hanno compiuto atti estremi di cristiana umiltà, riconoscendo gli umanissimi errori degli uomini di Chiesa.
Hanno chiesto scusa e perdono alle tante vittime di questa o quella dèfaillance della Chiesa.
Sogno che un giorno un Papa si inginocchi ai piedi di Celestino V e gli chieda perdono.
E riconosca che fu l’agnello sacrificale di una politica errata della Chiesa del XIII Secolo.
Che fu vittima degli inquietanti errori degli undici Cardinali che in Perugia, nel lontano giugno del 1294, gli imposero il Soglio di Pietro.
Conceda loro le attenuanti generiche, se lo ritiene utile, ma li condanni.
Furono quegli undici peccatori che macchiarono l’onore della Chiesa di Cristo, non Pietro da Morrone!
Furono loro i vili che commisero il vile atto di scaricare le loro contraddizioni, gli esiti delle loro feroci beghe di potere interne, sulle spalle stanche di un «povero cristiano» di 85 anni!, che null’altro chiedeva se non riportare la sua bell’anima a Dio, vergine e immacolata come il Suo Dio gliel’aveva consegnata.
Io temo che fino a quando non sarà conclamata questa durissima Verità, continueremo, spesse volte impotenti, ad assistere allo scempio che gli avvoltoi della Storia compiono sulla memoria di questo martire.
Questa è la Verità. Se si avverasse, sarebbe un ennesimo nobile tributo alla «bella immortal benefica Fede, ai trionfi avvezza».
Un miracolo!
Ma io ai miracoli non ci credo.
Con stima sincera, scusandomi per qualche intemperanza... filo-celestiniana, Le invio i miei più cordiali e distinti saluti.
Antonio Grano
www.antoniograno.it
14 luglio 2010
AMDG et DVM
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