mercoledì 14 agosto 2019

Magnificat (9) : Fecit potentiam in brachio suo, dispersit superbos mente cordis sui






Spiegazione del sesto versetto:

"Fecit potentiam in brachio suo: 
dispersit superbos mente cordis sui"

La Beata Vergine Maria, avendo lodato e glorificato nel versetto pre­cedente gli effetti della Divina Misericordia, che hanno la loro origine dall’Incarnazione del Salvatore e che si estendono di generazione in gene­razione su coloro che temono Dio, magnifica ed esalta in Costui [ossia in Gesù medesimo] i prodigi della Divina Potenza, che scaturiscono da questo stesso mistero in maniera ammirabile.

«Il gran Dio - Ella dice -, ha spiegato la potenza del suo braccio». Qual è questo braccio? Sant’Agostino, san Fulgenzio san Bonaventura, dicono che è il Verbo Incarnato, conformemente alle parole del profeta Isaia 53,1: «Et brachium Domini cui revelatum est», che san Giovanni 12,38 applica al Figlio di Dio. 
Come, infatti, è per il suo braccio che l’uomo compie le sue azioni così è attraverso suo Figlio che Dio compie ogni cosa. Come il braccio dell’uomo - dice sant’Alberto Magno -, trae la propria origine dal corpo, e la mano dal corpo e dal braccio, così il Figlio di Dio prende la sua origine dal Padre suo, e lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio.

Ma cosa vogliono dire le parole: «Fecit potentiam?». Che Dio ha opera­to potentemente, e che ha prodotto effetti mirabili della sua potenza in bra­chio suo, attraverso il suo unico Figlio, il suo Verbo Incarnato, che è il suo braccio. È attraverso di Lui che ha creato ogni cosa; è per Lui che ha riscat­tato tutto il mondo; è per Lui che ha vinto il diavolo; è per Lui che ha trion­fato dell’inferno; è attraverso di Lui che ci ha aperto il Paradiso, è per Lui che ha fatto un’infinità di altri miracoli. «Non faccio nulla da me stesso dice il Figlio di Dio ma è il Padre mio, che dimorando in me, compie tutto ciò che io faccio» Gv. 14,10. 
Oh! Quali meraviglie opera la Divina Potenza in questo mistero ineffabile dell’Incarnazione! Quale miracolo vedere due nature infi­nitamente distanti l’una dall’altra, la natura divina e la natura umana, unite insieme così strettamente da costituire una sola Persona! Quale miracolo ve­dere il Verbo Incarnato uscire dalle sacre viscere di una Vergine, senza vio­larne l’integrità! Quale miracolo nell’istituzione del Santissimo Sacramento dell’altare! Che miracolo, infine, della Divina Potenza di aver elevato una piccola figlia di Adamo alla dignità infinita di Madre di Dio, e averla stabili­ta Regina di tutti gli angeli e di tutto l'universo!

  Tra le opere di Dio, qualcuna è attribuita alle sue mani e alle sue dita, come i cieli: «Opera manuum tuarum sunt coeli» Sal.101,26', « Videbo coelos tuos, ope­ra digitorum quorum»  Sal 8,4 -, qualcuna ad una delle sue dita, «Dìgitus Dei est hic» Es.8,19, come i prodigi che ha operato attraverso Mosè nell’Egitto. Ma l’opera incomparabile dell’Incarnazione non è affatto attribuita alle mani di Dio né alle sue dita; è al braccio della sua Divina Potenza che è attribuita, perché esso sorpassa incomparabilmente tutte le altre opere della sua adora­bile Maestà.
«O Cosa ammirabile! - dice san Giovanni Damasceno - Colui che era Dio perfetto diviene uomo perfetto; e questo Uomo-Dio è la cosa più nuova tra tutte le cose nuove; vederlo è l’unica cosa nuova che è stata e che può es­servi sotto il sole e nella quale la potenza infinita di Dio si manifesta molto più che in tutto ciò che è racchiuso nell’universo. Che cosa vi è, infatti, di più grande ed ammirabile del vedere un Dio fatto uomo?». 

«L’onnipotente maestà di Dio - dice san Bernardo Serm. 3 in Vigilib. Nat. Dom. - ha fatto tre cose sì eccellentemente mi­rabili e così mirabilmente eccellenti, come non se ne sono mai fatte, né mai si faranno, di simili sulla terra. Infatti, Dio e l’uomo, essere Madre e Vergi­ne, la fede e il cuore umano sono imiti e uniti insieme con la più intima unione che vi possa essere, un’unione ammirabile e che sorpassa tutti gli altri miracoli. In che modo delle cose così differenti e lontane le une dalle altre hanno potuto essere così strettamente unite? 
La Divina Maestà si è rimpic­ciolita, al fine di unire ciò che aveva di più nobile con il fango della nostra natura, di modo che Dio e il fango della natura umana fossero unite insieme in una sola persona, la maestà e l’infermità, la bassezza e la sublimità, il nul­la e il tutto. Non vi è, infatti, nulla di più sublime di Dio né niente di più vi­le del fango; e tuttavia Dio è disceso con tanta bontà nel fango, e il fango è stato elevato in Dio così altamente che tutto ciò che Dio ha fatto nel fango è stato attribuito al fango, e tutto ciò che il fango ha fatto e prodotto è attribui­to a Dio, per un segreto ineffabile ed incomprensibile.
Oltre a ciò, considerate che, come nella Divinità, vi è Trinità nelle tre persone e unità nella sostanza, così, in questo mistero meraviglioso, vi è tri­nità nelle tre sostanze e unità in una sola persona. È la sovrana e eterna Tri­nità che ci ha dato quest’altra meravigliosa trinità; opera ammirabile, opera singolare tra tutte e al di sopra di tutte le opere della Divina Potenza. Il Ver­bo, l’anima e la carne, infatti, non fanno che una sola persona, e queste tre persone sono uno, e questo uno sono tre, non per la confusione della sostan­za, ma per l’unità della persona».

Ascoltiamo ora Riccardo di san Vittore in Adnot. in Psal. 71, che, spiegando le parole del Profeta regale: «Dèscendent sicut pluvia in vellus», esclama: «O la gloria della Beata Vergine! O grazia meravigliosa! O gloria singolare! Ammirabile bontà del Figlio di Maria! Oh! Quale la bontà di questo adorabile Bambino che, essendo Figlio di Dio, vuol essere Figlio dell’uomo; che essendo il Re della gloria, vuole essere il Figlio di Maria! Oh! Quale dignità per la Madre di Gesù è il possedere il frutto della fecondità unitamente al fiore della ver­ginità! Quale meraviglia nel vedere una Vergine che ha non un Figlio qual­siasi, ma un Figlio che è Dio! Davvero è una gloria singolarissima la gloria di Maria! Descendet sicut pluvia in vellus: Scenderà come la pioggia sul vello”. Chi discenderà? Il Figlio unico di Dio. Da dove discenderà e dove discenderà? Dal seno adorabile del Divin Padre nel seno verginale di sua Madre».

Volete sentire ora il santo Cardinale Ugo spiegare le parole del Salmi­sta 97,1: «Cantate Domino canticum novum, quia mirabilia fecit: Cantate al Si­gnore un canto nuovo, perché ha compiuto prodigi»? Quali sono queste cose meravigliose? «Sono - dice questo piissimo Cardinale - il fatto che E­gli s’è fatto uomo da una Vergine Madre e che il cuore fedele crede a queste due cose. Quale cosa mirabile che Dio abbia donato il proprio Figlio per de­gli schiavi; il suo Diletto per i suoi nemici; il Giudice supremo per i crimina­li e per i condannati; il primo per gli ultimi - poiché l’uomo è l’ultima di tut­te le creature -, e l’innocente per gli empi».

Diciamo ancora, con molti santi Dottori, che Dio ha spiegato la potenza del suo braccio nell’Incarnazione del suo Verbo, in quanto tutte le creature che sono nell’universo, essendo contenute in qualche maniera nella natura umana, hanno ricevuto una dignità, una nobiltà e un’eccellenza meraviglio­sa, quando questa natura è stata unita personalmente al Figlio di Dio; dato che esse sono entrate in un’unione meravigliosa con il loro Creatore, cosa che ha conferito un incredibile ornamento ed una perfezione indicibile a questo grande universo.

Ecco ancora due cose considerabilissime.
La prima è che non vi è nulla in cui la Divina Potenza si mostri maggiormente se non nella remissione e nella distruzione del peccato, secondo le parole della Santa Chiesa: «Deus qui omnipotentiam tuam parcendo maxime et miserando manifestas: O Dio, che manifestate maggiormente la vostra onnipotenza perdonandoci i peccati e facendoci misericordia, che in tutte le altre cose». - La ragione risiede nel fatto che l’ingiuria, fatta a Dio a causa del peccato, è così grande che non vi è che la Potenza infinita di una Bontà immensa che la possa perdonare, es­sendo il peccato un mostro così terribile da non esservi nulla, se non il brac­cio dell’Onnipotente, che lo possa schiacciare.
La seconda cosa nella quale quest’adorabile Potenza splende meravi­gliosamente è nella virtù e nella fortezza che essa dona ai suoi martiri e a tutte le persone che soffrono pene straordinarie, perché le sopportino gene­rosamente e cristianamente, per amore di Colui che ha sofferto per essi i tormenti e la morte di Croce.

Ecco qui soltanto un piccolo compendio dei miracoli innumerevoli che il braccio onnipotente del Verbo Incarnato ha operato ed opera tutti i giorni per la gloria del suo Divin Padre, per l’onore della sua Santissima Madre, per la salvezza e la santificazione degli uomini e per spingere costoro a ser­virlo e ad amarlo con tutto il loro cuore, come Egli li ama con tutto il suo.

Spiegazione delle parole:

Dispersit superbos mente cordis sui

Oltre agli effetti della Divina Potenza sottolineati precedentemente, eccone ancora uno considerabilissimo, affermato nelle parole della Beata Ver­gine Maria: «Dispersit superbos mente cordis sui: Ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore»
Che cosa vuol dire tutto questo e chi sono i super­bi?
I Santi Padri lo spiegano in diverse maniere. Alcuni dicono che i superbi sono gli angeli ribelli che Dio ha cacciato dal Cielo e precipitato nell'inferno per la loro superbia.
Altri intendono il Faraone, Sennacherib, Nabucodonosor, Antiochio ed altri nemici del popolo d’Israele. San Cirillo e sant’Agostino lo applicano ai demoni che Nostro Signore ha cacciato dai corpi e dalle anime degli uomini, quando è venuto in questo mondo.
Lo stesso sant’Agostino scrive che per questi superbi si possono inten­dere gli Ebrei che hanno disprezzato l’umile venuta del nostro Salvatore, ragion per cui sono stati riprovati.
Ugo di san Vittore e Dionigi il Certosino dicono che queste parole desi­gnano tutti gli uomini nei quali la superbia regna particolarmente. Il Cardi­nal Ugo dichiara che questi superbi sono gli eretici, i cui spiriti sono com­battuti e divisi per la diversità dei loro pensieri e dei loro errori.
Ve ne sono altri i quali assicurano che questi superbi sono tutti i pecca­tori in genere, i quali si rendono ribelli alla Divina Volontà.
Infine, qualche santo Dottore scrive che bisogna applicare queste parole agli imperatori, ai re, ai principi, ai filosofi e a tutti i tiranni che si sono op­posti alla pubblicazione del Santo Vangelo e che Dio ha sterminato e gettato nelle fiamme eterne.
Ciò lo si deve intendere anche di tutti coloro che perse­guiteranno la Chiesa fino ai tempi dell’Anticristo.

La maggior parte di que­ste parole, infatti, sono come tante profezie espresse in tempi passati - di­spersit superbos - come se le cose fossero già compiute, per mostrare che esse si compiranno in modo così certo come se esse fossero già accadute.

Vediamo ora ciò che vogliono dire le parole: «Mente cordis sui». Sant’Agostino In Magnif. le spiega così: «Egli ha distrutto i superbi per un segreto e profondo consiglio della sua Divina Volontà - un consiglio segretissimo che il demonio non ha potuto conoscere - che Dio si è fatto uomo, e che l’Innocente ha sofferto per riscattare il colpevole».
Ma poiché la dizione greca riporta: «Mente cordis ipsorum», ciò fa sì che altri Dottori diano questa spiegazione: «Ha distrutto e sterminato coloro che avevano il cuore pieno di un’alta stima di se stessi, o meglio, ha dissipa­to i pensieri e i consigli che i superbi meditavano nel loro cuore», confor­memente alle parole del profeta Isaia 8,10: «Inite consilium, et dissipabitur».

Ecco un altro segreto importantissimo che la Beata Vergine ci svela at­traverso le parole: «Dispersit superbos mente cordis sui». Questo, infatti, vuol dire, secondo molti importanti Autori,  che, non solo Dio dissipa ed annienta i pensieri maligni e i consigli perniciosi che i cattivi macchinano con­tro di Lui e contro i suoi amici, ma fa anche in modo che tutte le loro pretese volgano a loro confusione, a gloria della Divina Maestà e per l’accresci­mento della santità e della felicità eterna di coloro che lo servono. Ma vi è di più, ossia il fatto che li sconfigge con le loro stesse armi: «Mente cordis sui». Fa sì, infatti, che le frecce che la loro malizia fa scoccare contro di Lui e contro i suoi figli, ritornino contro di loro: «Sagittae superborum factae sunt plagae eorum» Sal 63,10.  Fa servire i loro progetti al compimento dei suoi; fa sì che le invenzioni maligne della loro empietà tornino a loro perdizione e a van­taggio dei suoi servitori. Cambia gli ostacoli che costoro apportano alle ope­re della sua gloria, in mezzi potentissimi di cui si serve per donarvi più fer­mezza, più perfezione e più splendore.
La malizia di satana contro il primo uomo non si è forse volta a sua con­fusione e a vantaggio non solo di quest’uomo, ma di tutta la sua posterità, poiché Dio ha tratto tanti e sì grandi beni dal male nel quale la tentazione del demonio l’ha fatto cadere, che la Santa Chiesa canta: «O felix culpa: o beata colpa»?

La perfida invidia e la cattiva volontà dei fratelli di Giuseppe contro di lui non è forse servita alla Divina Provvidenza quale mezzo per elevarlo fino alla partecipazione del trono d’Egitto e dargli il glorioso titolo di Dio del Fa­raone?
A che cosa sono servite al successore di quello stesso Faraone la durez­za e la crudeltà che ha esercitato contro il Popolo di Dio, se non per inabis­sare lui e tutta la sua armata nel fondo del mar Rosso e far risplendere mag­giormente la protezione di Dio sui suoi?
Che cosa pretendevano i perfidi Ebrei e gli spiriti maligni trattando il Figlio di Dio così ignominiosamente e crudelmente come l’hanno trattato, se non di rendere il suo nome infame ed odioso a tutti: «Nomen  eius  non  memoretur  amplìus»  Ger. 11,19,   e così rovesciare tutti i suoi disegni ed annientare la grande opera che aveva intrapreso per la Redenzione del mondo? Egli non si è servito forse della loro empietà abominevole per portare a compimento i consigli della sua infinita bontà nei riguardi del genere umano?

Qual era l’intenzione dei tiranni che hanno massacrato tanti milioni di santi martiri, se non quella di rovinare e sterminare interamente la religione cristiana? E, tuttavia, la Divina Potenza non ha forse utilizzato questo mezzo per rendere tale istituzione più salda, più santa, più estesa e più gloriosa?
Infine, si può dire davvero di tutti coloro che perseguitano ed ostacolano i servitori di Dio, ciò che sant’Agostino Serm.10 de Sanctis ha detto dell’empio Erode, quando ha fatto morire tanti Innocenti, per prendere Colui che era venuto a salvare il mondo: «Ecce profanus osta numquam beatis parvulis tantum prodesse potuisset obsequio, quantum profuit odio: 
Ecco una cosa meravigliosa, che l’odio e la crudeltà di questo empio nemico di Dio e degli uomini, è stata molto più vantaggiosa a questi beati pargoli, di tutta l’amicizia che avrebbe potuto avere per loro e di tutti i favori che avrebbe potuto fare loro».
È così che il braccio onnipotente del Verbo Incarnato ha rovesciato le imprese dei superbi, per i pensieri del loro stesso cuore: «Dispersit superbos mente cordis sui».

È per l’umiltà del vostro Cuore verginale, o Regina del Cielo, che si compiono tutte queste grandi cose, poiché è questa meravigliosa umiltà che ha tratto il Verbo Divino dal seno del Padre suo e che l’ha incarnato nel vo­stro grembo verginale; e spetta a Voi stroncare la testa del serpente, ossia di schiacciare l’orgoglio e la superbia. Per questo si può ben dire di Voi: “Tu gloria Jerusalem, tu laetitia Israel, tu honorificentia populi nostri, quia fecisti viriliter: Tu sei la gloria di Gerusalemme, Tu la gioia d’Israele, Tu l’onore del popolo cristiano, perché hai combattuto generosamente e hai vinto glo­riosamente i nemici della sua salvezza  Gdt. 15,9-10.
Questa prima parola: «Tu sei la gloria di Gerusalemme», è la voce degli angeli, le cui rovine sono state riparate per mezzo di Voi. La seconda: «Tu sei la gioia d’Israele», è la voce degli uomini, la cui tristezza è stata mutata in gaudio per vostra intercessione. La terza: «Tu sei l’onore del popolo cri­stiano», è la voce delle donne, la cui infamia è stata cancellata dal frutto be­nedetto del vostro grembo. La quarta: «Tu hai combattuto generosamente e hai vinto gloriosamente», è la voce delle anime sante, che erano prigioniere nel Limbo, e che sono state liberate dalla loro schiavitù dal vostro diletto Fi­glio, Redentore del mondo.

O santissima e desiderabilissima umiltà di Maria, Voi siete la fonte di ogni sorta di beni. O superbia detestabile, tu sei la causa di tutti mali della terra e
dell’inferno. «Abominatio Domini omnis arrogans», dice lo Spirito Santo -Prv 16,5- Non solo il superbo e l’arrogante è abominevole davanti a Dio, ma è “l’abominazione stessa”.
Per suscitare nei nostri cuori un gran timore e detestazione di questo vi­zio esecrando, ascoltiamo' e soppesiamo le parole del grande san Prospero, la seconda anima di sant’Agostino .[San Prospero d’Aquitania, contemporaneo di sant’Agostino e convertito come lui, si nutrì dei libri del santo Dottore, al quale si unì per la difesa della grazia con­tro i semi-pelagiani]

 
«Non parla affatto - egli dice - di coloro nei quali la superbia regna in modo così evidente da non potersi e neppure volersi nascondere. Parlo sol­tanto di coloro, i cui esempi sono pericolosi e temibili, che sembrano essere abbastanza convertiti e compiere qualche progresso nella vita della salvezza, ma che, al contrario sono ripieni e posseduti da una superbia segreta, che, li acceca e li precipita in un abisso di mali, in cui essa li sprofonda incessan­temente sempre di più, al punto da non poterne più uscire. Questa superbia diabolica prepara una casa al diavolo nei loro cuori. Gli apre una grande por­ta quando si presenta per entrarvi e lo riceve con le braccia aperte. Permette a coloro che essa attira di vivere come piace loro, abbandonandosi a tutte le loro passioni. Essa li disarma di tutte le loro virtù e fa morire in loro tutto ciò che può opporsi sia ad essa che a tutti gli altri vizi.
Ne deriva che coloro che sono avvelenati da questa peste, non solo non hanno alcun rispetto per i comandi dei loro anziani e superiori, ma li giudi­cano e li condannano; e quando sono ammoniti delle loro mancanze, non se ne ricevono che delle mormorazioni e delle ribellioni insolenti. Vogliono avere il primo posto ovunque, preferendosi impudentemente a coloro che sono al di sopra di loro e che valgono più di loro. Scherniscono la semplicità dei loro fratelli spirituali e vogliono far passare sfrontatamente i personali pareri e proprie  opinioni al di sopra di tutti le altre. Se vi offrite di render loro qualche servizio, lo disprezzano; se rifiutate loro qualche cosa, si affrettano con noiosa insistenza per averlo. Danno più importanza ai loro natali che ad una vita bene regolata; disprezzano con arroganza quelli che sono più giovani di loro; non riescono a persuadersi che alcuno debba essere paragonato a loro e credono che è far loro torto nell’uguagliarli ai più anziani, al di sopra dei quali si eleva la gonfiezza del loro cuore. Non vi è alcun ritegno né rispetto per alcuno nelle loro azioni né modestia nei loro discorsi o disciplina nei lo­ro costumi. Il loro spirito è pieno di ostinazione, il loro cuore pieno di durezza e la loro bocca di millanteria. La loro umiltà non è che ipocrisia; i loro schemi sono pungenti e mordenti; il loro odio non finisce mai, la sottomissione e l’obbedienza è loro insopportabile, mentre vogliono comandare dappertutto. Si rendono odiosi a tutti i buoni; pigri e negligenti nelle buone azioni; pronti a parlare perfino delle cose che ignorano; sempre pronti a scavalcare gli altri e a ferire la comunione fraterna; temerari nell’intraprendere ciò che è al di sopra delle loro forze, sono chiassosi nel parlare, presuntuosi nell’insegnare, sdegnosi nei loro sguardi, dissoluti nelle esplosioni delle loro risate smisura­te, gravosi ai loro amici, irriconoscenti dei benefici che hanno ricevuto, ar­roganti nei loro ordini.
Ecco i segni della maledetta superbia, che è abominevole di fronte a Dio e che lo obbliga ad abbandonare i cuori che ne sono infetti. E’ il pane e il ci­bo del diavolo; è ciò che lo attira nelle anime per prenderne possesso; li ele­va per schiacciarli; li adula per perderli e per trionfare della loro perdizione. Non è giusto che Dio impieghi il suo braccio onnipotente per perdere e sterminare questi orgogliosi e per precipitarli nei fuochi eterni» (De vita contemplativa,cap.8) che sono preparati per i principi della superbia, pronunciando contro di essi questo decreto spaventoso: «Tutto ciò che [questo superbo] ha speso per la sua glo­ria, restituiteglielo in tanto tormento e afflizione: Quantum glorificavit se [. .], tantum date illi tormentami? Ap 18,7.
O Regina degli umili, schiacciate nei nostri cuori tutto ciò che è contra­rio all’umiltà e fatevi regnare questa santa virtù a gloria del vostro Figlio.
SAN GIOVANNI EUDES


AMDG et DVM

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