Preghiamo
Dio onnipotente e misericordioso, che alla beata Giovanna Francesca, accesa del tuo amore, donasti un'ammirabile forza di spirito per seguire, nei diversi stati della vita, la via della perfezione, e che per mezzo di lei volesti adornare la tua Chiesa con una nuova famiglia: concedi, per i meriti e preghiere di lei, che, come consci della nostra debolezza, confidiamo nel tuo potere, così coll'aiuto della grazia celeste, noi vinciamo tutti gli ostacoli.
Per il nostro Signore Gesù
Dio onnipotente e misericordioso, che alla beata Giovanna Francesca, accesa del tuo amore, donasti un'ammirabile forza di spirito per seguire, nei diversi stati della vita, la via della perfezione, e che per mezzo di lei volesti adornare la tua Chiesa con una nuova famiglia: concedi, per i meriti e preghiere di lei, che, come consci della nostra debolezza, confidiamo nel tuo potere, così coll'aiuto della grazia celeste, noi vinciamo tutti gli ostacoli.
Per il nostro Signore Gesù
Giovanna Francesca Frémiot di Chantal nacque a Digione, nella Borgogna, da una famiglia illustre. Ancora bambina, essendo rimasta orfana di madre, si mise sotto la protezione della vergine Madre di Dio. Maritata dal padre al barone di Chantal, fu la vera immagine della donna forte e si dedicò completamente al prossimo. Quando le fu ucciso il marito, durante una caccia, fece voto di castità e, vincendo se stessa, fu madrina di battesimo al figlio dell'uccisore. Per non essere smossa dalla risoluzione di osservare la castità, rinnovato il voto, s'impresse sul petto, con un ferro rovente, il santissimo nome di Gesù Cristo. Conosciuta la volontà divina attraverso le parole di san Francesco di Sales, suo direttore spirituale, gettò le basi del sacro istituto della Visitazione di Maria, che si diffuse ovunque. Infine si impegnò con voto di fare sempre ciò che conoscesse essere più perfetto. Se ne andò al Signore ricca di meriti, a Moulin il 13 dicembre 1641. Da Clemente XIII fu iscritta nel catalogo dei santi.
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Santa Giovanna Francesca
Nella storia della Chiesa troviamo alcuni casi in cui uomo e donna hanno agito insieme nel cammino della santità, ricordiamo così Francesco e Chiara, Elzeario di Sabran e Delfina di Glandève, Teresa d’Avila e Giovanni della Croce, Benedetto e Scolastica, Luigi e Zelia Martin (genitori di santa Teresina di Lisieux), Giulia e Carlo Tancredi di Barolo, i coniugi Beltrame. Altra “coppia” sorprendente fu quella composta da san Francesco di Sales e Giovanna Francesca Frémyot de Chantal. Fu infatti grazie all’incontro con il vescovo di Ginevra che Giovanna definì il suo percorso di santità.
I francesi la chiamano sainte Chantal e la venerano ad Annecy, dove riposa accanto a san Francesco di Sales.
Nasce a Digione il 23 gennaio 1572 in una famiglia dell’alta nobiltà borgognona. Suo padre è Benigno Frémyot, secondo presidente del Parlamento. Rimasta ben presto orfana di madre, crescerà sotto l’educazione e la morale paterne.
Il 29 dicembre 1592 Giovanna sposa Cristoforo II, barone di Chantal. Il loro è un matrimonio felice. Viene da subito chiamata «la dama perfetta» per quel suo prodigarsi nella tenuta di Bourbilly e per le attenzioni e premure che riserva al consorte. Da questa unione perfetta nascono sei figli: i primi due muoiono alla nascita, poi arrivano Celso Benigno, Maria Amata, Francesca e Carlotta.
Dolce, serena, affabile, Giovanna è amata dai suoi familiari, come dalla servitù. Quando Cristoforo si assenta dal castello per adempiere ai suoi impegni di corte, Giovanna lascia gli abiti eleganti e si dedica ai poveri, ai quali non offre solo denaro, ma la propria persona, servendoli. La sua carità si fa immensa durante la carestia che colpisce la Borgogna nell’inverno 1600-1601.
È qui che la baronessa, senza ascoltare i borbottii di molti e incoraggiata dal consorte, trasforma il maniero in un vero e proprio ospedale per ospitare madri e bambini in difficoltà e si occupa della costruzione di un nuovo forno per poter distribuire il pane a tutti coloro che bussano alla sua porta. Un giorno le viene detto che nel granaio non è rimasto che un solo sacco di segala… e lei, senza esitazioni, ordina di proseguire la distribuzione del pane, come prima… la segala finirà al nuovo raccolto.
Ma ecco giungere la prima grande prova, la morte di Cristoforo, ucciso da un colpo di archibugio durante una battuta di caccia.
Resta vedova a soli 29 anni, vedova e madre di quattro creature di cui la prima ha solo cinque anni e l’ultima pochi giorni. Matura, in questo tempo di lutto e di dolore, il desiderio di consacrarsi a Cristo, ma i doveri familiari non le permettono una scelta di vita così drastica. In attesa di conoscere la volontà di Dio, Giovanna si dedica totalmente ai figli, all’amministrazione della casa e alla preghiera.
Il suocero, barone di Chantal, la informa che deve subito trasferirsi da lui, a Monthélon se desidera che i figli prendano parte all’eredità e lei accetta, pur sapendo che nella residenza dell’anziano barone comanda una «servapadrona». Per lungo tempo dovrà sopportare le angherie di quest’ultima.[!!!]
Il suo nome inizia a rendersi noto per la sua carità. Non è più chiamata «dama perfetta», ma la «nostra buona signora».
Un’altra difficile prova deve ora affrontare: la sua guida spirituale non comprende la sua persona, non sa leggere la sua anima.
Un giorno suo padre la invita a Digione, questa volta per ascoltare il quaresimale del vescovo di Ginevra, Francesco di Sales, la cui fama si diffonde sempre più in Savoia e in tutta la Francia. Il primo incontro fra Giovanna e il vescovo avviene il 5 marzo del 1604. Da allora si instaura un camino di unione fraterna e spirituale straordinario. La direzione spirituale di Francesco di Sales si realizza soprattutto attraverso l’epistolario, dove l’umano è «divinizzato» e il divino «umanizzato».
In una lettera inviata al vescovo ginevrino Giovanna scrive: «… tutto quello che di creato c’è quaggiù non è niente per me se paragonato al mio carissimo Padre… Un giorno mi comandaste di distaccarmi e di spogliarmi di tutto. Oh Dio, quanto è facile lasciare quello che è attorno a noi, ma lasciare la propria pelle, la propria carne, le proprie ossa e penetrare nell’intimo delle midolla, che è, mi sembra, quello che abbiamo fatto è una cosa grande, difficile e impossibile se non alla grazia di Dio».
Nel 1610 firma di fronte al notaio un atto con il quale si spoglia di tutti i beni in favore dei figli. Lascia dunque la famiglia e parte per Annecy e il 6 giugno, insieme a due compagne, Giacomina Favre e Giovanna Carlotta de Bréchard entra nella piccola ed umile «casa della Galleria», culla dell’Ordine della Visitazione.
Rimarrà sempre “madre”, continuando ad amare profondamente e teneramente i suoi figli. Nuove morti, nuovi lutti… tanto che soltanto la figlia Francesca le sopravviverà tra figli, fratelli, generi e nuora. Perciò Dio diventa per lei l’unica ricerca, l’unico fine della sua attuale vita.
Alla scomparsa di Francesco di Sales (28 dicembre 1622), Giovanna si trova sola alla guida della nuova famiglia religiosa della Visitazione. Si fa pellegrina sulle strade di Francia, fondando ben 87 case visitandine. Consumata «nell’amore di opera e nell’opera di amore», come usava dire, si spegne il 13 dicembre 1641 nel monastero di Moulins.
Le «Lettere di amicizia e direzione» (tradotte per la prima volta in italiano, a cura dei monasteri della Visitazione d’Italia) sono la testimonianza più viva della grande spiritualità di Madre Chantal ed è la prova che fosse persona troppo intelligente e “libera” per ridursi ad un’ombra anonima di san Francesco di Sales.
Autore: Cristina Siccardi
AMDG et DVM
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