Spiegazione
del sesto versetto:
"Fecit
potentiam in brachio suo:
dispersit
superbos mente cordis sui"
La Beata Vergine Maria, avendo lodato e
glorificato nel versetto precedente gli effetti della Divina Misericordia, che
hanno la loro origine dall’Incarnazione del Salvatore e che si estendono di
generazione in generazione su coloro che temono Dio, magnifica ed esalta in
Costui [ossia in Gesù medesimo] i prodigi della Divina Potenza, che scaturiscono da questo stesso
mistero in maniera ammirabile.
«Il gran Dio - Ella dice
-, ha spiegato la potenza del suo braccio». Qual è questo braccio?
Sant’Agostino, san Fulgenzio san Bonaventura, dicono che è il Verbo Incarnato,
conformemente alle parole del profeta Isaia 53,1: «Et brachium Domini cui revelatum est», che san Giovanni
12,38 applica al Figlio di Dio.
Come, infatti, è per il suo braccio che
l’uomo compie le sue azioni così è attraverso suo Figlio che Dio compie ogni
cosa. Come il braccio dell’uomo - dice sant’Alberto Magno
-, trae la propria origine dal corpo, e la mano dal corpo e dal
braccio, così il Figlio di Dio prende la sua origine dal Padre suo, e lo
Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio.
Ma cosa vogliono dire le parole: «Fecit potentiam?». Che Dio ha operato potentemente, e
che ha prodotto effetti mirabili della sua potenza in brachio suo, attraverso il suo unico Figlio, il
suo Verbo Incarnato, che è il suo braccio. È attraverso di Lui che ha creato
ogni cosa; è per Lui che ha riscattato tutto il mondo; è per Lui che ha vinto
il diavolo; è per Lui che ha trionfato dell’inferno; è attraverso di Lui che
ci ha aperto il Paradiso, è per Lui che ha fatto un’infinità di altri miracoli.
«Non faccio nulla da me
stesso - dice il Figlio di Dio - ma è il Padre mio, che dimorando in me, compie tutto ciò che io
faccio» Gv. 14,10.
Oh! Quali meraviglie opera
la Divina Potenza in questo mistero ineffabile dell’Incarnazione! Quale
miracolo vedere due nature infinitamente distanti l’una dall’altra,
la natura divina e la natura umana, unite insieme così strettamente da
costituire una sola Persona! Quale miracolo vedere il Verbo
Incarnato uscire dalle sacre viscere di una Vergine, senza violarne
l’integrità! Quale miracolo nell’istituzione del Santissimo
Sacramento dell’altare! Che miracolo, infine, della Divina Potenza
di aver elevato una piccola figlia di Adamo alla dignità infinita di Madre di
Dio, e averla stabilita Regina di tutti gli angeli e di tutto l'universo!
Tra le opere di Dio, qualcuna è
attribuita alle sue mani e alle sue dita, come i cieli: «Opera manuum tuarum sunt coeli» Sal.101,26', « Videbo coelos tuos, opera digitorum
quorum» Sal 8,4 -, qualcuna ad una
delle sue dita, «Dìgitus Dei est hic» Es.8,19, come i prodigi che ha operato attraverso
Mosè nell’Egitto. Ma l’opera incomparabile dell’Incarnazione
non è affatto attribuita alle mani di Dio né alle sue dita; è al braccio della
sua Divina Potenza che è attribuita, perché esso sorpassa incomparabilmente
tutte le altre opere della sua adorabile Maestà.
«O Cosa ammirabile! - dice san Giovanni
Damasceno - Colui che era Dio perfetto diviene uomo perfetto; e questo
Uomo-Dio è la cosa più nuova tra tutte le cose nuove; vederlo è l’unica cosa
nuova che è stata e che può esservi sotto il sole e nella quale la potenza
infinita di Dio si manifesta molto più che in tutto ciò che è racchiuso
nell’universo. Che cosa vi è, infatti, di più grande ed ammirabile del vedere
un Dio fatto uomo?».
«L’onnipotente maestà di Dio - dice
san Bernardo Serm. 3 in Vigilib. Nat. Dom. - ha fatto
tre cose sì eccellentemente mirabili e così mirabilmente eccellenti, come non
se ne sono mai fatte, né mai si faranno, di simili sulla terra. Infatti, Dio e
l’uomo, essere Madre e Vergine, la fede e il cuore umano sono imiti e uniti
insieme con la più intima unione che vi possa essere, un’unione ammirabile e
che sorpassa tutti gli altri miracoli. In che modo delle cose così differenti e
lontane le une dalle altre hanno potuto essere così strettamente unite?
La Divina Maestà si è rimpicciolita, al
fine di unire ciò che aveva di più nobile con il fango della nostra natura, di
modo che Dio e il fango della natura umana fossero unite insieme in una sola
persona, la maestà e l’infermità, la bassezza e la sublimità, il nulla e il
tutto. Non vi è, infatti, nulla di più sublime di Dio né niente di più vile
del fango; e tuttavia Dio è disceso con tanta bontà nel fango, e il fango è
stato elevato in Dio così altamente che tutto ciò che Dio ha fatto nel fango è
stato attribuito al fango, e tutto ciò che il fango ha fatto e prodotto è
attribuito a Dio, per un segreto ineffabile ed incomprensibile.
Oltre a ciò, considerate che, come nella
Divinità, vi è Trinità nelle tre persone e unità nella sostanza, così, in
questo mistero meraviglioso, vi è trinità nelle tre sostanze e unità in una
sola persona. È la sovrana e eterna Trinità che ci ha dato quest’altra
meravigliosa trinità; opera ammirabile, opera singolare tra tutte e al di
sopra di tutte le opere della Divina Potenza. Il Verbo, l’anima e la
carne, infatti, non fanno che una sola persona, e queste tre
persone sono uno, e questo uno sono tre, non per la confusione della sostanza,
ma per l’unità della persona».
Ascoltiamo ora Riccardo di san
Vittore in Adnot. in Psal. 71, che, spiegando le parole del
Profeta regale: «Dèscendent sicut pluvia in vellus», esclama: «O la gloria della Beata
Vergine! O grazia meravigliosa! O gloria singolare! Ammirabile bontà del Figlio
di Maria! Oh! Quale la bontà di questo adorabile Bambino che, essendo Figlio di
Dio, vuol essere Figlio dell’uomo; che essendo il Re della gloria, vuole essere
il Figlio di Maria! Oh! Quale dignità per la Madre di Gesù è il possedere il
frutto della fecondità unitamente al fiore della verginità! Quale meraviglia
nel vedere una Vergine che ha non un Figlio qualsiasi, ma un Figlio che è Dio!
Davvero è una gloria singolarissima la gloria di Maria! “Descendet sicut pluvia in vellus: Scenderà come la
pioggia sul vello”. Chi discenderà? Il Figlio unico di Dio. Da dove discenderà e dove
discenderà? Dal seno adorabile del Divin Padre nel seno verginale di sua
Madre».
Volete sentire ora il santo Cardinale
Ugo spiegare le parole del Salmista 97,1: «Cantate Domino canticum novum, quia
mirabilia fecit: Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto prodigi»?
Quali sono queste cose meravigliose? «Sono - dice questo piissimo Cardinale -
il fatto che Egli s’è fatto uomo da una Vergine Madre e che il cuore fedele
crede a queste due cose. Quale cosa mirabile che Dio abbia donato il proprio
Figlio per degli schiavi; il suo Diletto per i suoi nemici; il Giudice supremo
per i criminali e per i condannati; il primo per gli ultimi - poiché
l’uomo è l’ultima di tutte le creature -, e l’innocente per gli empi».
Diciamo ancora, con molti santi Dottori, che
Dio ha spiegato la potenza del suo braccio nell’Incarnazione del suo Verbo, in
quanto tutte le creature che sono nell’universo, essendo contenute in qualche
maniera nella natura umana, hanno ricevuto una dignità, una nobiltà e
un’eccellenza meravigliosa, quando questa natura è stata unita personalmente
al Figlio di Dio; dato che esse sono entrate in un’unione meravigliosa con il
loro Creatore, cosa che ha conferito un incredibile ornamento ed una perfezione
indicibile a questo grande universo.
Ecco ancora due cose considerabilissime.
La prima è che non vi è nulla in cui la
Divina Potenza si mostri maggiormente se non nella remissione e nella
distruzione del peccato, secondo le parole della Santa Chiesa: «Deus qui omnipotentiam tuam parcendo maxime et miserando manifestas: O Dio, che manifestate maggiormente la vostra
onnipotenza perdonandoci i peccati e facendoci misericordia, che in tutte le
altre cose». - La ragione risiede nel fatto che l’ingiuria, fatta a Dio a causa del
peccato, è così grande che non vi è che la Potenza infinita di una Bontà immensa che la possa
perdonare, essendo il peccato un mostro così terribile da non esservi nulla,
se non il braccio dell’Onnipotente, che lo possa schiacciare.
La seconda cosa nella quale
quest’adorabile Potenza splende meravigliosamente è nella virtù e nella
fortezza che essa dona ai suoi martiri e a tutte le persone che soffrono pene
straordinarie, perché le sopportino generosamente e cristianamente, per amore
di Colui che ha sofferto per essi i tormenti e la morte di Croce.
Ecco qui soltanto un piccolo compendio dei
miracoli innumerevoli che il braccio onnipotente del Verbo Incarnato ha operato
ed opera tutti i giorni per la gloria del suo Divin Padre, per l’onore della
sua Santissima Madre, per la salvezza e la santificazione degli uomini e per
spingere costoro a servirlo e ad amarlo con tutto il loro cuore, come Egli li
ama con tutto il suo.
Spiegazione delle parole:
Dispersit superbos mente cordis sui
Oltre agli effetti della Divina Potenza
sottolineati precedentemente, eccone ancora uno considerabilissimo, affermato
nelle parole della Beata Vergine Maria: «Dispersit superbos mente cordis sui: Ha disperso i superbi
nei pensieri del loro cuore».
Che cosa vuol dire tutto questo e chi sono
i superbi?
I Santi Padri lo spiegano in diverse
maniere. Alcuni dicono che i superbi sono gli angeli ribelli che Dio ha
cacciato dal Cielo e precipitato nell'inferno per la loro superbia.
Altri intendono il Faraone, Sennacherib,
Nabucodonosor, Antiochio ed altri nemici del popolo d’Israele. San Cirillo e
sant’Agostino lo applicano ai demoni che Nostro Signore ha cacciato dai corpi e
dalle anime degli uomini, quando è venuto in questo mondo.
Lo stesso sant’Agostino scrive che per
questi superbi si possono intendere gli Ebrei che hanno disprezzato l’umile
venuta del nostro Salvatore, ragion per cui sono stati riprovati.
Ugo di san Vittore e Dionigi il Certosino
dicono che queste parole designano tutti gli uomini nei quali la superbia
regna particolarmente. Il Cardinal Ugo dichiara che questi superbi sono gli eretici,
i cui spiriti sono combattuti e divisi per la diversità dei loro pensieri e
dei loro errori.
Ve ne sono altri i quali assicurano che
questi superbi sono tutti i peccatori in genere, i quali si rendono ribelli
alla Divina Volontà.
Infine, qualche santo Dottore scrive che
bisogna applicare queste parole agli imperatori, ai re, ai principi, ai
filosofi e a tutti i tiranni che si sono opposti alla pubblicazione del Santo
Vangelo e che Dio ha sterminato e gettato nelle fiamme eterne.
Ciò lo si deve intendere anche di tutti
coloro che perseguiteranno la Chiesa fino ai tempi dell’Anticristo.
La maggior parte di queste parole,
infatti, sono come tante profezie espresse in tempi passati - dispersit superbos - come se le cose fossero già compiute, per
mostrare che esse si compiranno in modo così certo come se esse fossero già
accadute.
Vediamo ora ciò che vogliono dire le
parole: «Mente cordis sui». Sant’Agostino In Magnif. le spiega così: «Egli ha distrutto i superbi per un
segreto e profondo consiglio della sua Divina Volontà - un consiglio
segretissimo che il demonio non ha potuto conoscere - che Dio si è
fatto uomo, e che l’Innocente ha sofferto per riscattare il colpevole».
Ma poiché la dizione greca riporta: «Mente cordis ipsorum», ciò fa sì che altri Dottori diano
questa spiegazione: «Ha distrutto e sterminato coloro che avevano il cuore pieno di un’alta stima di se stessi, o
meglio, ha dissipato i pensieri e i consigli che i superbi meditavano nel loro
cuore», conformemente alle parole del profeta Isaia 8,10: «Inite consilium, et dissipabitur».
Ecco un altro segreto importantissimo che
la Beata Vergine ci svela attraverso le parole: «Dispersit superbos mente cordis sui». Questo, infatti, vuol dire, secondo molti importanti Autori, che, non solo Dio dissipa ed annienta i
pensieri maligni e i consigli perniciosi che i cattivi macchinano contro di
Lui e contro i suoi amici, ma fa anche in modo che tutte le loro pretese
volgano a loro confusione, a gloria della Divina Maestà e per l’accrescimento
della santità e della felicità eterna di coloro che lo servono. Ma vi è di più,
ossia il fatto che li sconfigge con le loro stesse armi: «Mente cordis sui». Fa sì, infatti, che le frecce che la loro malizia fa scoccare contro
di Lui e contro i suoi figli, ritornino contro di loro: «Sagittae superborum factae sunt plagae
eorum» Sal 63,10. Fa servire i loro progetti al
compimento dei suoi; fa sì che le invenzioni maligne della loro empietà tornino
a loro perdizione e a vantaggio dei suoi servitori. Cambia gli ostacoli che
costoro apportano alle opere della sua gloria, in mezzi potentissimi di cui si
serve per donarvi più fermezza, più perfezione e più splendore.
La malizia di satana contro il primo uomo
non si è forse volta a sua confusione e a vantaggio non solo di quest’uomo, ma
di tutta la sua posterità, poiché Dio ha tratto tanti e sì grandi beni dal male
nel quale la tentazione del demonio l’ha fatto cadere, che la Santa Chiesa
canta: «O felix culpa: o beata colpa»?
La perfida invidia e la cattiva volontà
dei fratelli di Giuseppe contro di
lui non è forse servita alla Divina Provvidenza quale mezzo per elevarlo fino
alla partecipazione del trono d’Egitto e dargli il glorioso titolo di Dio del
Faraone?
A che cosa sono servite al successore di
quello stesso Faraone la durezza e la crudeltà che ha esercitato contro il
Popolo di Dio, se non per inabissare lui e tutta la sua armata nel fondo del
mar Rosso e far risplendere maggiormente la protezione di Dio sui suoi?
Che cosa pretendevano i perfidi Ebrei e
gli spiriti maligni trattando il Figlio di Dio così ignominiosamente e crudelmente come
l’hanno trattato, se non di rendere il suo nome infame ed odioso a tutti: «Nomen eius non
memoretur amplìus» Ger. 11,19, e così rovesciare tutti i
suoi disegni ed annientare la grande opera che aveva intrapreso per la
Redenzione del mondo? Egli non si è servito forse della loro empietà
abominevole per portare a compimento i consigli della sua infinita bontà nei
riguardi del genere umano?
Qual era l’intenzione dei tiranni che
hanno massacrato tanti milioni di santi martiri, se non quella di rovinare e
sterminare interamente la religione cristiana? E, tuttavia, la Divina Potenza
non ha forse utilizzato questo mezzo per rendere tale istituzione più salda,
più santa, più estesa e più gloriosa?
Infine, si può dire davvero di tutti
coloro che perseguitano ed ostacolano i servitori di Dio, ciò che sant’Agostino
Serm.10 de Sanctis ha detto dell’empio Erode, quando ha fatto morire tanti Innocenti, per
prendere Colui che era venuto a salvare il mondo: «Ecce profanus osta numquam beatis
parvulis tantum prodesse potuisset obsequio, quantum profuit odio:
Ecco una cosa meravigliosa, che l’odio e la crudeltà di questo empio nemico
di Dio e degli uomini, è stata molto più vantaggiosa a questi beati pargoli, di
tutta l’amicizia che avrebbe potuto avere per loro e di tutti i favori che
avrebbe potuto fare loro».
È così che il braccio onnipotente del
Verbo Incarnato ha rovesciato le imprese dei superbi, per i pensieri del loro
stesso cuore: «Dispersit superbos mente cordis sui».
È per l’umiltà del vostro Cuore verginale,
o Regina del Cielo, che si compiono tutte queste grandi cose, poiché è questa
meravigliosa umiltà che ha tratto il Verbo Divino dal seno del Padre suo e che
l’ha incarnato nel vostro grembo verginale; e spetta a Voi stroncare la testa
del serpente, ossia di schiacciare l’orgoglio e la superbia. Per questo si può
ben dire di Voi: “Tu gloria Jerusalem, tu laetitia Israel,
tu honorificentia populi nostri, quia fecisti viriliter: Tu sei la gloria di
Gerusalemme, Tu la gioia d’Israele, Tu l’onore del popolo cristiano, perché hai
combattuto generosamente e hai vinto gloriosamente i nemici della sua salvezza” Gdt. 15,9-10.
Questa prima parola: «Tu sei la gloria di Gerusalemme», è la voce degli angeli, le cui rovine sono state riparate per mezzo di Voi.
La seconda: «Tu sei la gioia
d’Israele», è la voce degli uomini, la cui tristezza è stata mutata in gaudio per
vostra intercessione. La terza: «Tu sei l’onore del
popolo cristiano», è la voce delle donne, la cui infamia è stata cancellata dal frutto
benedetto del vostro grembo. La quarta: «Tu hai combattuto generosamente e hai vinto gloriosamente», è la voce delle anime sante, che
erano prigioniere nel Limbo, e che sono state liberate dalla loro schiavitù dal
vostro diletto Figlio, Redentore del mondo.
O santissima e desiderabilissima umiltà di
Maria, Voi siete la fonte di ogni sorta di beni. O superbia detestabile, tu sei
la causa di tutti mali della terra e
dell’inferno. «Abominatio Domini omnis arrogans», dice lo Spirito Santo
-Prv 16,5- : Non solo il superbo e l’arrogante è abominevole davanti a Dio, ma è
“l’abominazione stessa”.
Per suscitare nei nostri cuori un gran
timore e detestazione di questo vizio esecrando, ascoltiamo' e soppesiamo le
parole del grande san Prospero, la seconda anima di sant’Agostino .[San Prospero d’Aquitania, contemporaneo di
sant’Agostino e convertito come lui, si nutrì dei libri del santo Dottore, al
quale si unì per la difesa della grazia contro i semi-pelagiani]
«Non parla affatto - egli dice - di coloro
nei quali la superbia regna in modo così evidente da non potersi e neppure volersi
nascondere. Parlo soltanto di coloro, i cui esempi sono pericolosi e temibili,
che sembrano essere abbastanza convertiti e compiere qualche progresso nella
vita della salvezza, ma che, al contrario sono ripieni e posseduti da una
superbia segreta, che, li acceca e li precipita in un abisso di mali, in cui
essa li sprofonda incessantemente sempre di più, al punto da non poterne più
uscire. Questa superbia diabolica
prepara una casa al diavolo nei loro cuori. Gli apre una grande porta
quando si presenta per entrarvi e lo riceve con le braccia aperte. Permette a
coloro che essa attira di vivere come piace loro, abbandonandosi a tutte le
loro passioni. Essa li disarma di tutte le loro virtù e fa morire in loro tutto
ciò che può opporsi sia ad essa che a tutti gli altri vizi.
Ne deriva che coloro che sono avvelenati
da questa peste, non solo non hanno alcun rispetto per i comandi dei loro
anziani e superiori, ma li giudicano e li condannano; e quando sono ammoniti
delle loro mancanze, non se ne ricevono che delle mormorazioni e delle
ribellioni insolenti. Vogliono avere il primo posto ovunque, preferendosi
impudentemente a coloro che sono al di sopra di loro e che valgono più di loro.
Scherniscono la semplicità dei loro fratelli spirituali e vogliono far passare
sfrontatamente i personali pareri e proprie opinioni al di sopra di tutti le altre. Se vi
offrite di render loro qualche servizio, lo disprezzano; se rifiutate loro
qualche cosa, si affrettano con noiosa insistenza per averlo. Danno più
importanza ai loro natali che ad una vita bene regolata; disprezzano con
arroganza quelli che sono più giovani di loro; non riescono a persuadersi che
alcuno debba essere paragonato a loro e credono che è far loro torto
nell’uguagliarli ai più anziani, al di sopra dei quali si eleva la gonfiezza
del loro cuore. Non vi è alcun ritegno né rispetto per alcuno nelle loro azioni
né modestia nei loro discorsi o disciplina nei loro costumi. Il loro spirito è
pieno di ostinazione, il loro cuore pieno di durezza e la loro bocca di millanteria.
La loro umiltà non è che ipocrisia; i loro schemi sono pungenti e mordenti; il
loro odio non finisce mai, la sottomissione e l’obbedienza è loro
insopportabile, mentre vogliono comandare dappertutto. Si rendono odiosi a
tutti i buoni; pigri e negligenti nelle buone azioni; pronti a parlare perfino delle cose che ignorano; sempre pronti a
scavalcare gli altri e a ferire la comunione fraterna; temerari
nell’intraprendere ciò che è al di sopra delle loro forze, sono chiassosi
nel parlare, presuntuosi nell’insegnare, sdegnosi nei loro sguardi, dissoluti
nelle esplosioni delle loro risate smisurate, gravosi ai loro amici,
irriconoscenti dei benefici che hanno ricevuto, arroganti nei loro ordini.
Ecco i segni della maledetta superbia, che
è abominevole di fronte a Dio e che lo obbliga ad abbandonare i cuori che ne
sono infetti. E’ il pane e il cibo del diavolo; è ciò che lo attira nelle
anime per prenderne possesso; li eleva per schiacciarli; li adula per perderli
e per trionfare della loro perdizione. Non è giusto che Dio impieghi il suo
braccio onnipotente per perdere e sterminare questi orgogliosi e per
precipitarli nei fuochi eterni» (De vita
contemplativa,cap.8) che sono preparati per i
principi della superbia, pronunciando contro di essi questo decreto spaventoso:
«Tutto ciò che [questo superbo] ha speso per la sua gloria, restituiteglielo
in tanto tormento e afflizione: Quantum glorificavit se
[. .], tantum date illi tormentami? Ap 18,7.
O Regina degli umili, schiacciate nei
nostri cuori tutto ciò che è contrario all’umiltà e fatevi regnare questa
santa virtù a gloria del vostro Figlio.
SAN GIOVANNI EUDES
AMDG et DVM