San Bruno, Fondatore dei Certosini |
«QUANDO VERRÒ E VEDRÒ IL VOLTO DI DIO?»
San Bruno *
Originario di Colonia, S. Bruno completò i suoi studi a Reims, dove rimase come professore di teologia: notevole e profonda era la sua conoscenza della Scrittura, specie dei Salmi. Nel 1084, a 50 anni, si dirige con sei compagni verso le montagne della Certosa, per cercare Dio nella solitudine. Deve lasciare il deserto per invito di Papa Urbano Il, suo antico alunno, ma ottiene ben presto di abbandonare la corte romana, per ritirarsi in un luogo solitario della Calabria. Di qui scrive al suo amico Rodolfo il Verde, per ricordargli la comune promessa di abbracciare la vita monastica.
Mi trovo nella parte estrema della Calabria, in un luogo solitario e molto lontano dalle abitazioni degli uomini, insieme a fratelli religiosi, di cui alcuni sono ben istruiti; essi perseverano in una veglia santa, attendendo il ritorno del loro Signore, per aprirgli subito, quando busserà.
Come potrò parlare degnamente di questo luogo solitario così ameno, del clima mite e salubre, della pianura vasta e piacevole, che per lungo tratto si estende tra le montagne, con prati verdeggianti e pascoli fioriti? Come descrivere a sufficienza l'aspetto delle colline che si elevano dolcemente da ogni parte e le nascoste valli ombrose, dove dappertutto scorrono piacevolmente fiumi, ruscelli e sorgenti? Non mancano giardini coltivati, né alberi dai frutti vari e abbondanti.
Perché fermarsi così a lungo in questa descrizione? Vi sono, per l'uomo santo, altri piaceri ben più dolci e utili, perché 'divini. Tuttavia gli spiriti più deboli, affaticati da una regola abbastanza austera e dalla tensione verso le cose dello spirito, in tutto ciò spesso si riposano e prendono fiato. Se l'arco infatti rimane continuamente teso,si rallenta e diviene meno adatto al suo uso.
Solo quelli che ne hanno fatto esperienza, sanno quale utilità e gioia 'divina donano, a coloro che li amano, la solitudine e il silenzio dell'eremo.
Qui infatti gli uomini forti possono rientrare in sé ogni volta che lo desiderano, rimanervi, coltivare assiduamente ì germi delle virtù e nutrirsi con gioia 'dei frutti del paradiso. Qui si acquista quell'occhio dallo sguardo limpido, che ferisce d'amore lo Sposo divino e che, reso puro, permette di vedere Dio. Qui ci si consacra ad un ozio laborioso e ci si riposa in un'azione tranquilla. Qui Dio dona agli atleti, per la fatica ,del combattimento, la ricompensa desiderata: la pace che il mondo non conosce e la gioia de/'lo Spirito Santo... Questa è la parte migliore che Maria ha scelto e che non le sarà tolta...
Come vorrei, fratello mio carissimo, che la tua unica occupazione fosse l'amore, così da bruciare di amore di Dio, infiammato dagli abbracci del Signore! Se questa carità si stabilisse una volta sola ne'I tuo cuore, subito la gloria del mondo, che dolcemente seduce e inganna, ti apparirebbe miserabile; tu respingeresti facilmente 'le ricchezze che preoccupano e appesantiscono l'anima... Che vi è, infatti, di più perverso, ,di più contrario alla ragione, alla giustizia e alla stessa natura, che preferire la creatura al Signore e andare alla ricerca dei beni passeggeri più che degli eterni, di quelli terreni più che dei celesti?...
L'amore divino è tanto più utile quanto è più giusto. Che vi è di più giusto e di più utile, di più 'connaturale all'uomo che amare il bene? E vi è un bene pari a Dio? Anzi, un altro bene all'infuori di Dio? Così l'anima purificata, che ha qualche esperienza della grazia incomparabile, dello splendore e della bellezza di questo bene, bruciata dalla fiamma dell'amore, grida: L'anima mia ha sete del Dio forte e vivente, quando verrò e vedrò il volto di Dio? (Sl. 41, 3).
* Ad Radulphum, cognomento viridem, Remensem Praepositum; 4-8, 16: «Sources Chrétiennes» 88, Le Cerf, Parigi 1962, pp. 68-72, 78.
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