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«Io penso che il Maestro tarda a venire. E sono in pensiero», dice Giacomo d'Alfeo.
«Torniamo indietro...», propone Matteo.
«O fermiamoci qui al ponticello», dice Bartolomeo.
Si fermano. Ma Giacomo di Zebedeo e l'altro Giacomo, Andrea e Tommaso, tornano indietro e, pensierosi, guardano a terra, guardano le case.
Andrea appunta, impallidendo, il dito verso il muro di una casa dove spicca, sul bianco della calcina, una macchia rosso-bruna, e dice: «È sangue! Sangue del Maestro, forse? Perdeva già sangue qui? Oh! ditemi!».
«E che vuoi che ti diciamo noi, se nessuno di noi lo seguì?», dice con sconforto Giacomo di Alfeo.
«Ma mio fratello, e soprattutto Giovanni, lo seguirono...».
«Non subito. Non subito. Mi ha detto Giovanni che lo seguirono dalla casa di Malachia in poi. Qui non c'era nessuno. Nessuno di noi...», dice Giacomo di Zebedeo.
Guardano ipnotizzati la larga macchia scura sul muro bianco, a poca distanza dal suolo, e Tommaso osserva:
«Neppure la pioggia l'ha lavata. Neppure la grandine, che è caduta così forte in questi giorni, l'ha scrostata... Se sapessi che è sangue suo lo scrosterei io quel muro...».
«Chiediamolo a quelli della casa. Forse sapranno...», consiglia Matteo che li ha raggiunti.
«No, sai? Potrebbero riconoscerci per suoi apostoli, potrebbero essere nemici del Cristo e...», risponde Tommaso.
«E noi siamo ancora dei vili...», termina Giacomo d'Alfeo con un gran sospiro.
Piano piano tutti si sono accostati a quel muro e guardano...
Passa una donna, una ritardataria che torna dalla fonte con le brocche goccianti d'acqua fresca. Li osserva. Posa le brocche a terra e li interpella.
«Guardate quella macchia sul muro? Siete discepoli del Maestro? Mi parete tali, anche se siete sparuti nel volto e... anche se non vi ho visti dietro al Signore quando passò di qui, preso per essere condotto a morte.
Questo mi fa incerta, perché un discepolo che segue il Maestro nelle ore buone, e se ne tiene di essergli discepolo, e ha sguardi severi per quelli che non sono come lui pronti a lasciare tutto per seguire il Maestro, deve anche essere dietro al Maestro nelle ore cattive. Dovrebbe almeno farlo. E io non vi ho visti. No. Non vi ho visti. E se non vi ho visti segno è che io, donna di Sidone, sono stata dietro a Colui che i suoi discepoli israeliti non seguirono. Ma io ho avuto un beneficio da Lui. Voi... Forse voi non vi aveva mai beneficati? Mi fa strano, perché beneficava gentili e samaritani, peccatori e anche ladroni, dando loro la vita eterna, se più non poteva dare quella della carne. Non vi amava, forse? Allora segno è che eravate peggio di aspidi e di iene immonde, benché, in verità, credo che Egli amasse anche le vipere e gli sciacalli, non perché siano tali, ma perché creati dal Padre suo. Quello è sangue. Si. È sangue. Sangue di una donna della riva del grande mare. Una volta erano terre filistee, e spregiati ancora un poco ne sono dagli ebrei quegli abitanti. Eppure lei seppe difendere il Maestro sino a che il marito l'uccise battendola là con tanta forza, dopo averla picchiata, che le si aprì la testa, e il cervello e il sangue schizzarono sul muro della sua casa dove ora piangono gli orfani. Ma ella aveva avuto un beneficio. Il Maestro le aveva sanato il marito, immondo di orrenda malattia.
Ed ella amava il Maestro, perciò. Ha amato sino a morire per Lui. Lo ha preceduto nel seno di Abramo, dite voi. Anche Annalia lo ha preceduto, e avrebbe saputo morire così anche lei se la morte non l'avesse colta prima. E anche una madre, più su, ha lavato col sangue la via, col sangue del ventre aperto dal figlio brutale, per difendere il Maestro. E una vecchia morì di dolore, vedendo passare ferito e percosso Colui che aveva reso occhi al figlio suo. E un vecchio, un mendicante, morì perché drizzò la sua persona a difesa ed ebbe nella testa la pietra destinata alla testa del vostro Signore. Perché voi lo credevate tale, non è vero? I prodi di un re muoiono intorno allo stesso. Nessuno di voi è morto, però.
Eravate lontani da quelli che lo percuotevano. Ah! no! Uno è morto. Si è fatto morto. Ma non per dolore. Non per difendere il Maestro. Prima lo ha venduto, poi lo ha indicato con un bacio, poi si è ucciso. Non aveva più altro da fare. Non poteva più crescere in nequizia. Era perfetto. Come Belzebù. Il mondo lo avrebbe lapidato per levarlo dalla Terra. Oh! io credo che questa pietosa, che morì per impedire percosse al Martire, io credo che la vecchia Anna, che morì per il dolore di vederlo in quel modo, e il vecchio mendicante e la madre di Samuele e la vergine che è morta e io, che non so salire al Tempio perché ho pena degli agnelli e delle tortore che sono immolati, io credo che avremmo avuto coraggio di lapidarlo e non avremmo fremuto vedendolo lacerato dalle nostre pietre... Lui lo sapeva, e ha risparmiato al mondo la fatica di ucciderlo, a noi ha risparmiato di farci carnefici
per vendicare l'Innocente...».
Li guarda con sprezzo. Il suo sprezzo si è fatto sempre più palese man mano che ha parlato. I suoi occhi, grandi e neri, hanno la durezza dell'occhio di un rapace, mentre guardano il gruppo che non sa, che non può reagire... Fischia fra i denti l'ultima parola: «Bastardi!», e raccoglie le sue brocche e se ne va, contenta di aver sputato il suo sdegno sui discepoli che hanno abbandonato il Maestro...
Questi sono annichiliti. Stanno a capo chino, le braccia pendenti, sfibrati... La verità li schiaccia. Meditano sulle conseguenze della loro viltà... Tacciono... Non osano guardarsi a vicenda. Persino Giovanni e lo Zelote, i due che sono innocenti di questa colpa, stanno come gli altri, forse per il dolore di vedere così mortificati i compagni e per l'impossibilità di medicare la ferita provocata dalle sincere parole della donna...
La strada è ormai in penombra. La luna, agli ultimi suoi giorni, si leva tardi e perciò il crepuscolo si
incupisce sveltamente. Il silenzio è assoluto. Non un rumore né una voce umana. E nel silenzio il gorgoglio del Cedron regna solo. Cosicché, quando la voce di Gesù risuona, li fa sobbalzare come fosse un suono di spavento, mentre è così dolce mentre dice: «Che fate in questo luogo? Io vi attendevo fra gli ulivi... A che state a contemplare delle cose morte quando vi attende la Vita? Venite con Me».
Gesù pare venga dal Getsemani verso di loro. Si ferma al loro fianco. Guarda quella macchia, su cui sono ancora fissati gli sguardi atterriti degli apostoli, e dice: «Quella donna è già nella pace. E ha dimenticato il dolore. Inattiva sui figli? No. Doppiamente attiva. E li santificherà perché non chiede che questo a Dio».
Si incammina. Lo seguono. In silenzio.
Ma Gesù si volge e dice: «Perché vi chiedete nel cuore: "E perché non chiede conversione per il marito? Non è santa, se lo odia...". Non lo odia. Ha perdonato sin da quando egli la uccideva. Ma, anima entrata nel Regno della Luce, vede con sapienza e giustizia. Ed ella vede che non c’è conversione e perdono per il marito. Volge allora la sua preghiera su chi ne può avere del bene. Non è mio sangue, no. Eppure ne ho perduto tanto anche su questa via... Ma i passi dei nemici lo hanno sparso, mescolato alla polvere e alle lordure, e la pioggia lo ha portato disciolto giù fra gli strati della polvere. Ma ce ne è tanto, visibile ancora... Perché ne è fluito tanto che passi e acqua non potranno cancellarlo facilmente. Vi andremo insieme, e vedrete il mio Sangue sparso per voi...».
«Dove? Dove vuole andare? Al luogo del suo pianto? Al Pretorio?», si chiedono.
E Giovanni dice: «Ma Claudia è ripartita due giorni dopo il sabato e, si dice, sdegnata, paurosa persino di stare presso al consorte... Me lo ha detto l'astato. Claudia separa la sua responsabilità da quella del consorte. Perché ella lo aveva avvertito di non perseguitare il Giusto, essendo meglio essere perseguitati dagli uomini che dall'Altissimo, del quale il Maestro era Messia. E non c'è Plautina, e non Lidia. Hanno seguito Claudia a Cesarea. E Valeria è andata con Giovanna a Bétèr. Se ci fossero state loro, potevamo entrare. Ma ora... non so... Manca anche Longino, che Claudia volle a sua scorta...», dice Giovanni. «Sarà al luogo dove tu vedesti l'erba bagnata di sangue...».
Gesù, che è avanti, si volta e dice: «Al Golgota. Là vi è tanto del mio Sangue che la polvere è simile a duro minerale ferroso. E c'è chi vi ha preceduti...».
«Ma è luogo immondo!», grida Bartolomeo.
Gesù ha un sorriso di compatimento e risponde: «Ogni luogo di Gerusalemme è immondo dopo l'atroce peccato, eppure voi non ne avete altro disagio a starvi fuor che quello della paura della folla...».
«Vi sono morti sempre i ladroni...»
«Io vi sono morto. E per sempre l'ho santificato. In verità vi dico che, sino alla fine dei secoli, non vi sarà luogo più santo di quello, e trarranno le folle di tutta la Terra e di tutte le epoche a baciare quella polvere. E già vi è chi vi ha preceduti. Senza temere gli schemi e le vendette, senza temere di contaminarsi. Eppure chi vi ha preceduti aveva doppia ragione di temere di questo».
«Chi è, Signore?», chiede Giovanni, al quale Pietro stuzzica col gomito il fianco perché chieda.
«Maria di Lazzaro! Come ha raccolto i fiori calpestati dai miei piedi mentre entravo, avanti la Pasqua, nella sua casa, ricordo di letizia che ha distribuito alle compagne, così ora ha saputo salire al Calvario e con le sue mani scavare la terra, dura del mio Sangue, e scendere col suo carico e deporlo in grembo a mia Madre. Non ha temuto. Ed era conosciuta come "la Peccatrice" e come "la discepola". Né chi ha accolto in grembo quel terriccio del luogo del Teschio ha creduto di contaminarsi. Tutto ha annullato il mio Sangue, e santa è la zolla dove Esso è caduto. Domani, avanti sesta, voi salirete al Golgota. Io vi raggiungerò... Ma chi vuol vedere il mio Sangue, eccolo». Addita la spalletta del ponticello. «Qui la mia bocca percosse e sangue ne uscì... Non aveva detto che parole sante la mia bocca, e parole d'amore. Perché allora fu percossa, né ci fu chi la medicò con un bacio?...».
Entrano nel Getsemani. .....
da: 630. Gli apostoli mandati al Getsemani. Meditazioni sulla preghiera del "Padre nostro"
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