domenica 26 aprile 2015

Una pagina del Diario dell'Apostola della Misericordia


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Mi venne il pensiero: « A che scopo cercare di acquistare le virtù?
Perché mortificarsi, se tutto ciò non è gradito a Dio? ». 

Quando ne parlai
con la Madre Maestra, ricevetti questa risposta: « Sappia, sorella, che
Iddio la destina ad una grande santità. È un segno che Dio la vuole in
paradiso, molto vicino a Sé. Sorella, abbia molta fiducia nel Signore Gesù». 
Il tremendo pensiero di essere respinti da Dio è il tormento che in
realtà soffrono i dannati. Mi rifugiai nelle Piaghe di Gesù. 
Ripetevo
parole di speranza, ma quelle parole divennero per me un tormento
ancora maggiore. Andai davanti al SS.mo Sacramento e cominciai a dire
a Gesù: « Gesù, Tu hai detto che è più facile che una madre dimentichi il
bambino che allatta, piuttosto che Iddio dimentichi una Sua creatura e se
pure essa lo dimenticasse, Io Dio non dimenticherò la Mia creatura.
Senti, Gesù, come geme la mia anima? Ascolta i vagiti strazianti della Tua
bambina. Ho fiducia in Te, o Dio, poiché il cielo e la terra passeranno, ma
la Tua Parola dura in eterno». 
Però non trovai sollievo nemmeno per un istante. 

Un giorno, subito dopo la sveglia, mentre mi metto alla presenza
di Dio, incomincia ad assalirmi la disperazione. Buio estremo nella mia
anima. Ho lottato come ho potuto fino a mezzogiorno. Nelle ore
pomeridiane cominciò ad impossessarsi di me un vero terrore di morte;
mi cominciarono a venir meno le forze fisiche. 

Rientrai in fretta nella
cella e mi gettai in ginocchio davanti al Crocifisso e cominciai ad
implorare misericordia. Gesù però non ascolta le mie grida. Sento che mi
vengono a mancare del tutto le forze fisiche; cado a terra; la disperazione
si è impadronita della mia anima. Sto vivendo pene infernali che
realmente non differiscono in nulla da quelle dell'inferno. Sono rimasta
in quello stato per tre quarti d'ora. Avrei voluto andare dalla Maestra -
non ne ebbi la forza. Volevo gridare - la voce mi venne a mancare. 

Per fortuna però entrò nella cella una suora. Quando mi vide in quello stato
così fuori dal normale, avverti subito la Maestra. La Madre venne subito.
Appena entrò nella cella, disse queste parole: « In virtù della santa
obbedienza, le chiedo di alzarsi da terra ». 

Immediatamente una forza misteriosa mi sollevò da terra e mi trovai 
in piedi accanto alla cara Maestra. 
Con parole affettuose mi spiegò che quella era una prova
mandata da Dio: « Sorella, abbia tanta fiducia; Iddio è sempre Padre,
anche quando mette alla prova ». 

Tornai ai miei doveri, come se fossi uscita dalla tomba. 
I miei sensi erano come impregnati di ciò che aveva
sperimentato la mia anima. Durante la funzione serale la mia anima
cominciò ad agonizzare in un buio spaventoso. Sento che sono in balia
del Dio Giusto e che sono oggetto del Suo sdegno. 
In quei terribili momenti ho detto a Dio: 
« O Gesù, che nel Vangelo Ti paragonasti alla
più tenera delle madri, ho fiducia nella Tua Parola, poiché Tu sei la verità
e la vita. Gesù, confido in Te contro ogni speranza, contro ogni
sentimento, che ho nel mio intimo ed è contrario alla speranza. Fa' di me
quello che vuoi; non mi allontanerò da Te, poiché Tu sei la sorgente della
mia vita ». 

Quanto sia tremendo questo tormento dell'anima, lo può
capire soltanto chi ha provato su di sé simili momenti. Nella notte mi fece
visita la Madonna con in braccio il Bambino Gesù. La mia anima fu piena
di gioia e dissi: « O Maria, Madre mia, lo sai quanto terribilmente soffro?
». E la Madonna mi rispose: « Lo so quanto soffri, ma non temere, io
partecipo e parteciperò sempre alla tua sofferenza ». Sorrise
amabilmente e scomparve. 
Immediatamente nella mia anima ritornò la forza e tanto coraggio. 
Questo però durò soltanto un giorno.
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29.4.1926.




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