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venerdì 1 luglio 2016

Vivete con timore nel tempo del vostro pellegrinaggio

Volete conoscere la virtù del sangue di Cristo?

Sermone di san Giovanni Crisostomo
Omelia ai Neofiti
Volete conoscere la virtù del sangue di Cristo? Risaliamo a ciò che l'ha figurato, e ricordiamo il suo primo simbolo, e narriamo il passo dell'antica Scrittura. Nell'Egitto, Dio minacciava gli Egiziani d'una decima piaga, di far perire a mezzanotte i loro primogeniti, perché trattenevano il suo popolo primogenito. Ma, affinché l'amato popolo Giudaico non perisse insieme con quelli, abitando tutti uno stesso paese, egli trovò un mezzo di riconoscimento. Esempio meraviglioso fatto apposta per farti conoscere la virtù del sangue di Cristo. Gli effetti . della collera divina erano attesi e il messaggero di morte andava di casa in casa. Che fa allora Mosè? Uccidete, dice, un agnello d'un anno, e col suo sangue tingete le porte. Che dici, Mosè? Il sangue di un agnello può dunque preservare l'uomo ragionevole? Certo, egli risponde; non perché è sangue, ma perché esso è figura del sangue del Signore.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

R. Vivete con timore nel tempo del vostro pellegrinaggio
* Sapendo come non con cose corruttibili, d'oro o d'argento, siete stati riscattati.
V. Ma col sangue prezioso di Cristo l'agnello immacolato.
R. Sapendo come non con cose corruttibili, d'oro o d'argento, siete stati riscattati.

Lettura 5

Poiché come le statue dei re, pur inerti e mute, proteggono d'ordinario gli uomini dotati d'anima e di ragione i quali si rifugiano presso di esse, non perché sono di bronzo ma perché sono l'immagine del principe; così quel sangue, privo di ragione, liberò gli uomini aventi un'anima, non perché era sangue, ma perché annunziava la venuta di questo sangue. E allora l'Angelo devastatore vedendo gli stipiti e le porte tinte, passò oltre e non osò entrare. Se dunque ora il nemico invece delle porte tinte d'un sangue figurativo, vedrà le labbra dei fedeli, porte dei templi di Cristo, arrossate del suo vero sangue, molto più esso se ne allontanerà. Perché se l'Angelo si ritirò davanti alla figura, quanto più sarà atterrito il nemico nel vedere la stessa realtà? Vuoi conoscere ancora un'altra virtù di questo sangue? Sì. Guarda donde prima s'è sparso e da qual fonte è uscito. Esso è uscito prima dalla croce medesima; il costato del Signore ne fu la sorgente. Difatti morto Gesù, è detto, e ancora sospeso alla croce, si avvicina un soldato, ne percuote il lato colla lancia e ne esce acqua e sangue; l'una simbolo del battesimo, l'altro del sacramento. E perciò non disse: Uscì sangue e acqua; ma uscì prima l'acqua e poi il sangue, perché prima siamo lavati nel battesimo, e poi consacrati dai santi misteri.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

R. Siete stati comprati a caro prezzo:
* Glorificate e portate Dio nel vostro cuore.
V. Siete stati riscattati caramente: non vogliatevi fare schiavi degli uomini.
R. Glorificate e portate Dio nel vostro cuore.

Lettura 6

Un soldato aprì il costato, e fece un'apertura nella parete del tempio santo; ed io v'ho trovato un tesoro prezioso, e mi rallegro di scoprirvi delle grandi ricchezze. Così è avvenuto pure di quest'agnello: i Giudei uccisero l'agnello, ed io vi ho riconosciuto il frutto del sacramento. Dal costato uscì sangue ed acqua. Non voglio, uditore, farti passare sì rapidamente sui secreti di tanto mistero; mi resta ancora a dire una cosa mistica e profonda. Dissi quest'acqua e questo sangue esser simbolo del battesimo e dei sacri misteri. Infatti per essi fu fondata la Chiesa mediante la rigenerazione del bagno e la rinnovazione dello Spirito Santo. Per il battesimo, dico, e i sacri misteri, che sembrano usciti dal costato. Dal suo costato dunque Cristo ha edificato la Chiesa, come dal costato di Adamo fu tratta Eva, sua sposa. Ònd'è che (san) Paolo attesta dicendo: «Noi siamo membra del suo corpo e delle sue ossa» (Eph. 5,30), alludendo a questo costato. Invero, come Dio fece uscire la donna-dal costato d'Adamo, così Cristo ci ha dato dal suo costato l'acqua e il sangue, destinati alla Chiesa come elementi riparatori.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.



Lettura 7

Lettura del santo Vangelo secondo Giovanni
Giov 19:30-35
In quell'occasione: Gesù quand'ebbe preso l'aceto, disse: E finita. E chinato il capo, rese lo spirito. Eccetera.

Omelia di sant'Agostino Vescovo
Trattato 120 su Giovanni
L'Evangelista ha usato una parola studiata, perché non ha detto: Gli percosse il costato, o ferì, o altro di simile, ma: Aprì; per mostrarci che la porta della vita ci si apre in certo qual modo là donde sono sgorgati i sacramenti della Chiesa, senza i quali non si ha accesso alla vita, ch'è la sola vera vita. Quel sangue che fu versato, fu versato per la remissione dei peccati. Quell'acqua ci tempera la bevanda della; salvezza; ed essa è insieme bagno, purificatore e bevanda. Questo significava l'ordine dato a Noè di aprire una porta nel fianco dell'arca per farvi entrare gli animali che non dovevano perire nel diluvio e che rappresentavano la Chiesa. Perciò la prima donna fu tratta dal costato dell'uomo addormentato e fu chiamata la vita e la madre dei viventi. Perché simboleggiava un gran bene, prima che commettesse il gran male della prevaricazione. Questo secondo Adamo, chinato il capo, si addormentò sulla croce, affinché ne fosse formata la sua sposa che uscì dal costato di lui addormentato. O morte, per cui i morti rianno la vita! Che più puro di questo sangue? Che più salutare di questa ferita?
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

Lettura 8

Gli uomini erano schiavi del diavolo, e servivano ai demoni; ma sono stati riscattati dalla schiavitù. Essi infatti poterono bensì vendersi, ma non poterono riscattarsi. Venne il Redentore, e sborsò il prezzo; sparse il suo sangue, e ricomprò il mondo. Chiedete che cosa ha comprato? Guardate quel che ha dato e vedrete quel che ha comprato. Il sangue di Cristo n'è il prezzo. Che vale esso mai? che cosa, se non tutto il mondo? che cosa, se non tutte le genti? Sono molto ingrati al suo prezzo, o sono molto superbi coloro che dicono ch'esso vale sì poco d'aver comprato soltanto gli Africani, o ch'essi sono tanto grandi che fu sborsato soltanto per essi. Non si millantino dunque, non s'insuperbiscano. Quello che ha dato, lo ha dato per tutti.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

Lettura 9

Egli ebbe il sangue, onde riscattarci; e perciò prese il sangue, perché servisse ad essere versato per la nostra redenzione. Il sangue del tuo Signore, se lo vuoi, è stato dato per te: ma se non vuoi, non è stato dato per te. Ma forse dirai: Ebbe il mio Dio il sangue onde redimermi, ma ormai lo diede tutto, quando soffrì: che gliene rimane ancora da darlo anche per me? E questa è la gran cosa, che lo diede una volta, e lo diede per tutti. Il sangue di Cristo per chi vuole è salvezza, per chi non vuole è condanna. Perché dunque tu, che non vuoi morire, dubiti d'essere liberato piuttosto dalla seconda morte? Dalla quale sarai liberato, se vuoi prendere la tua croce, e seguire il Signore; perché egli prese la sua, e andò in cerca dello schiavo.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.



Te ergo quǽsumus, tuis fámulis súbveni, * quos pretióso sánguine redemísti.

lunedì 6 aprile 2015

6. Siete discepoli del Maestro?


....
«Io penso che il Maestro tarda a venire. E sono in pensiero», dice Giacomo d'Alfeo.
«Torniamo indietro...», propone Matteo.
«O fermiamoci qui al ponticello», dice Bartolomeo.
Si fermano. Ma Giacomo di Zebedeo e l'altro Giacomo, Andrea e Tommaso, tornano indietro e, pensierosi, guardano a terra, guardano le case.
Andrea appunta, impallidendo, il dito verso il muro di una casa dove spicca, sul bianco della calcina, una macchia rosso-bruna, e dice: «È sangue! Sangue del Maestro, forse? Perdeva già sangue qui? Oh! ditemi!».
«E che vuoi che ti diciamo noi, se nessuno di noi lo seguì?», dice con sconforto Giacomo di Alfeo.
«Ma mio fratello, e soprattutto Giovanni, lo seguirono...».
«Non subito. Non subito. Mi ha detto Giovanni che lo seguirono dalla casa di Malachia in poi. Qui non c'era nessuno. Nessuno di noi...», dice Giacomo di Zebedeo.
Guardano ipnotizzati la larga macchia scura sul muro bianco, a poca distanza dal suolo, e Tommaso osserva:
«Neppure la pioggia l'ha lavata. Neppure la grandine, che è caduta così forte in questi giorni, l'ha scrostata... Se sapessi che è sangue suo lo scrosterei io quel muro...».
«Chiediamolo a quelli della casa. Forse sapranno...», consiglia Matteo che li ha raggiunti.
«No, sai? Potrebbero riconoscerci per suoi apostoli, potrebbero essere nemici del Cristo e...», risponde Tommaso.
«E noi siamo ancora dei vili...», termina Giacomo d'Alfeo con un gran sospiro.
Piano piano tutti si sono accostati a quel muro e guardano...


Passa una donna, una ritardataria che torna dalla fonte con le brocche goccianti d'acqua fresca. Li osserva. Posa le brocche a terra e li interpella.
«Guardate quella macchia sul muro? Siete discepoli del Maestro? Mi parete tali, anche se siete sparuti nel volto e... anche se non vi ho visti dietro al Signore quando passò di qui, preso per essere condotto a morte.
Questo mi fa incerta, perché un discepolo che segue il Maestro nelle ore buone, e se ne tiene di essergli discepolo, e ha sguardi severi per quelli che non sono come lui pronti a lasciare tutto per seguire il Maestro, deve anche essere dietro al Maestro nelle ore cattive. Dovrebbe almeno farlo. E io non vi ho visti. No. Non vi ho visti. E se non vi ho visti segno è che io, donna di Sidone, sono stata dietro a Colui che i suoi discepoli israeliti non seguirono. Ma io ho avuto un beneficio da Lui. Voi... Forse voi non vi aveva mai beneficati? Mi fa strano, perché beneficava gentili e samaritani, peccatori e anche ladroni, dando loro la vita eterna, se più non poteva dare quella della carne. Non vi amava, forse? Allora segno è che eravate peggio di aspidi e di iene immonde, benché, in verità, credo che Egli amasse anche le vipere e gli sciacalli, non perché siano tali, ma perché creati dal Padre suo. Quello è sangue. Si. È sangue. Sangue di una donna della riva del grande mare. Una volta erano terre filistee, e spregiati ancora un poco ne sono dagli ebrei quegli abitanti. Eppure lei seppe difendere il Maestro sino a che il marito l'uccise battendola là con tanta forza, dopo averla picchiata, che le si aprì la testa, e il cervello e il sangue schizzarono sul muro della sua casa dove ora piangono gli orfani. Ma ella aveva avuto un beneficio. Il Maestro le aveva sanato il marito, immondo di orrenda malattia.
Ed ella amava il Maestro, perciò. Ha amato sino a morire per Lui. Lo ha preceduto nel seno di Abramo, dite voi. Anche Annalia lo ha preceduto, e avrebbe saputo morire così anche lei se la morte non l'avesse colta prima. E anche una madre, più su, ha lavato col sangue la via, col sangue del ventre aperto dal figlio brutale, per difendere il Maestro. E una vecchia morì di dolore, vedendo passare ferito e percosso Colui che aveva reso occhi al figlio suo. E un vecchio, un mendicante, morì perché drizzò la sua persona a difesa ed ebbe nella testa la pietra destinata alla testa del vostro Signore. Perché voi lo credevate tale, non è vero? I prodi di un re muoiono intorno allo stesso. Nessuno di voi è morto, però. 

Eravate lontani da quelli che lo percuotevano. Ah! no! Uno è morto. Si è fatto morto. Ma non per dolore. Non per difendere il Maestro. Prima lo ha venduto, poi lo ha indicato con un bacio, poi si è ucciso. Non aveva più altro da fare. Non poteva più crescere in nequizia. Era perfetto. Come Belzebù. Il mondo lo avrebbe lapidato per levarlo dalla Terra. Oh! io credo che questa pietosa, che morì per impedire percosse al Martire, io credo che la vecchia Anna, che morì per il dolore di vederlo in quel modo, e il vecchio mendicante e la madre di Samuele e la vergine che è morta e io, che non so salire al Tempio perché ho pena degli agnelli e delle tortore che sono immolati, io credo che avremmo avuto coraggio di lapidarlo e non avremmo fremuto vedendolo lacerato dalle nostre pietre... Lui lo sapeva, e ha risparmiato al mondo la fatica di ucciderlo, a noi ha risparmiato di farci carnefici
per vendicare l'Innocente...».

Li guarda con sprezzo. Il suo sprezzo si è fatto sempre più palese man mano che ha parlato. I suoi occhi, grandi e neri, hanno la durezza dell'occhio di un rapace, mentre guardano il gruppo che non sa, che non può reagire... Fischia fra i denti l'ultima parola: «Bastardi!», e raccoglie le sue brocche e se ne va, contenta di aver sputato il suo sdegno sui discepoli che hanno abbandonato il Maestro...

Questi sono annichiliti. Stanno a capo chino, le braccia pendenti, sfibrati... La verità li schiaccia. Meditano sulle conseguenze della loro viltà... Tacciono... Non osano guardarsi a vicenda. Persino Giovanni e lo Zelote, i due che sono innocenti di questa colpa, stanno come gli altri, forse per il dolore di vedere così mortificati i compagni e per l'impossibilità di medicare la ferita provocata dalle sincere parole della donna...
La strada è ormai in penombra. La luna, agli ultimi suoi giorni, si leva tardi e perciò il crepuscolo si
incupisce sveltamente. Il silenzio è assoluto. Non un rumore né una voce umana. E nel silenzio il gorgoglio del Cedron regna solo. Cosicché, quando la voce di Gesù risuona, li fa sobbalzare come fosse un suono di spavento, mentre è così dolce mentre dice: «Che fate in questo luogo? Io vi attendevo fra gli ulivi... A che state a contemplare delle cose morte quando vi attende la Vita? Venite con Me».

Gesù pare venga dal Getsemani verso di loro. Si ferma al loro fianco. Guarda quella macchia, su cui sono ancora fissati gli sguardi atterriti degli apostoli, e dice: «Quella donna è già nella pace. E ha dimenticato il dolore. Inattiva sui figli? No. Doppiamente attiva. E li santificherà perché non chiede che questo a Dio».
Si incammina. Lo seguono. In silenzio.
Ma Gesù si volge e dice: «Perché vi chiedete nel cuore: "E perché non chiede conversione per il marito? Non è santa, se lo odia...". Non lo odia. Ha perdonato sin da quando egli la uccideva. Ma, anima entrata nel Regno della Luce, vede con sapienza e giustizia. Ed ella vede che non c’è conversione e perdono per il marito. Volge allora la sua preghiera su chi ne può avere del bene. Non è mio sangue, no. Eppure ne ho perduto tanto anche su questa via... Ma i passi dei nemici lo hanno sparso, mescolato alla polvere e alle lordure, e la pioggia lo ha portato disciolto giù fra gli strati della polvere. Ma ce ne è tanto, visibile ancora... Perché ne è fluito tanto che passi e acqua non potranno cancellarlo facilmente. Vi andremo insieme, e vedrete il mio Sangue sparso per voi...».

«Dove? Dove vuole andare? Al luogo del suo pianto? Al Pretorio?», si chiedono.
E Giovanni dice: «Ma Claudia è ripartita due giorni dopo il sabato e, si dice, sdegnata, paurosa persino di stare presso al consorte... Me lo ha detto l'astato. Claudia separa la sua responsabilità da quella del consorte. Perché ella lo aveva avvertito di non perseguitare il Giusto, essendo meglio essere perseguitati dagli uomini che dall'Altissimo, del quale il Maestro era Messia. E non c'è Plautina, e non Lidia. Hanno seguito Claudia a Cesarea. E Valeria è andata con Giovanna a Bétèr. Se ci fossero state loro, potevamo entrare. Ma ora... non so... Manca anche Longino, che Claudia volle a sua scorta...», dice Giovanni. «Sarà al luogo dove tu vedesti l'erba bagnata di sangue...».
Gesù, che è avanti, si volta e dice: «Al Golgota. Là vi è tanto del mio Sangue che la polvere è simile a duro minerale ferroso. E c'è chi vi ha preceduti...».
«Ma è luogo immondo!», grida Bartolomeo.
Gesù ha un sorriso di compatimento e risponde: «Ogni luogo di Gerusalemme è immondo dopo l'atroce peccato, eppure voi non ne avete altro disagio a starvi fuor che quello della paura della folla...».
«Vi sono morti sempre i ladroni...»
«Io vi sono morto. E per sempre l'ho santificato. In verità vi dico che, sino alla fine dei secoli, non vi sarà luogo più santo di quello, e trarranno le folle di tutta la Terra e di tutte le epoche a baciare quella polvere. E già vi è chi vi ha preceduti. Senza temere gli schemi e le vendette, senza temere di contaminarsi. Eppure chi vi ha preceduti aveva doppia ragione di temere di questo».
«Chi è, Signore?», chiede Giovanni, al quale Pietro stuzzica col gomito il fianco perché chieda.
«Maria di Lazzaro! Come ha raccolto i fiori calpestati dai miei piedi mentre entravo, avanti la Pasqua, nella sua casa, ricordo di letizia che ha distribuito alle compagne, così ora ha saputo salire al Calvario e con le sue mani scavare la terra, dura del mio Sangue, e scendere col suo carico e deporlo in grembo a mia Madre. Non ha temuto. Ed era conosciuta come "la Peccatrice" e come "la discepola". Né chi ha accolto in grembo quel terriccio del luogo del Teschio ha creduto di contaminarsi. Tutto ha annullato il mio Sangue, e santa è la zolla dove Esso è caduto. Domani, avanti sesta, voi salirete al Golgota. Io vi raggiungerò... Ma chi vuol vedere il mio Sangue, eccolo». Addita la spalletta del ponticello. «Qui la mia bocca percosse e sangue ne uscì... Non aveva detto che parole sante la mia bocca, e parole d'amore. Perché allora fu percossa, né ci fu chi la medicò con un bacio?...».
Entrano nel Getsemani. .....

da: 630. Gli apostoli mandati al Getsemani. Meditazioni sulla preghiera del "Padre nostro"