lunedì 5 dicembre 2011

San Nicola di Bari




La sua fama è universale, documentata da chiese e opere d’arte, da istituzioni e tradizioni legate al suo nome. Ma sulla sua vita le notizie certe sono pochissime. Nato probabilmente a Pàtara di Licia, in Asia Minore (attuale Turchia), è poi eletto vescovo di Mira, nella stessa Licia. E qui, dicono alcune leggende, compie un miracolo dopo l’altro. Come accade alle personalità forti, quasi ogni suo gesto è trasfigurato in prodigio: strappa miracolosamente tre ufficiali al supplizio; preserva Mira da una carestia, con altri portenti... Qui può trattarsi di fatti autentici, abbelliti da scrittori entusiasti. Forse per gli ufficiali egli ha ottenuto la grazia dell’imperatore Costantino (al quale chiederà anche sgravi d’imposta per Mira); e contro la carestia può aver organizzato rifornimenti tempestivi. Ma si racconta pure che abbia placato una tempesta in mare, e resuscitato tre giovani uccisi da un oste rapinatore... Un “Passionarium” del VI secolo dice che ha sofferto per la fede nelle ultime persecuzioni antecedenti Costantino, e che è intervenuto nel 325 al Concilio di Nicea. 
Nicola muore il 6 dicembre di un anno incerto e il suo culto si diffonde dapprima in Asia Minore (25 chiese dedicate a lui a Costantinopoli nel VI secolo). Ci sono pellegrinaggi alla sua tomba, posta fuori dell’abitato di Mira. Moltissimi scritti in greco e in latino lo fanno via via conoscere nel mondo bizantino-slavo e in Occidente, cominciando da Roma e dal Sud d’Italia, soggetto a Bisanzio. 
Ma oltre sette secoli dopo la sua morte, quando in Puglia è subentrato il dominio normanno, “Nicola di Mira” diventa “Nicola di Bari”. Sessantadue marinai baresi, sbarcati nell’Asia Minore già soggetta ai Turchi, arrivano al sepolcro di Nicola e s’impadroniscono dei suoi resti, che il 9 maggio 1087 giungono a Bari accolti in trionfo: ora la città ha un suo patrono. E forse ha impedito ad altri di arrivare alle reliquie. Dopo la collocazione provvisoria in una chiesa cittadina, il 29 settembre 1089 esse trovano sistemazione definitiva nella cripta, già pronta, della basilica che si sta innalzando in suo onore. E’ il Papa in persona, Urbano II, a deporle sotto l’altare. Nel 1098 lo stesso Urbano II presiede nella basilica un concilio di vescovi, tra i quali alcuni “greci” dell’Italia settentrionale: c’è già stato lo scisma d’Oriente. 
Alla fine del XX secolo la basilica, affidata da Pio XII ai domenicani, è luogo d’incontro tra le Chiese d’Oriente e d’Occidente, e sede dell’Istituto di Teologia Ecumenica San Nicola. Nella cripta c’è anche una cappella orientale, dove i cristiani ancora “separati” dal 1054 possono celebrare la loro liturgia. Scrive Gerardo Cioffari, del Centro Studi San Nicola: "In tal modo la basilica si presenta... come una realtà che vive il futuro ecumenico della Chiesa". Nicola di Mira e di Bari, un santo per tutti i millenni.
Nell'iconografia San Nicola è facilmente riconoscibile perché tiene in mano tre sacchetti (talvolta riassunti in uno solo) di monete d'oro, spesso resi più visibili sotto forma di tre palle d'oro.
Racconta la leggenda che nella città dove si trovava il vescovo Nicola, un padre, non avendo i soldi per costituire la dote alle sue tre figlie e farle così sposare convenientemente, avesse deciso di mandarle a prostituirsi. Nicola, venuto a conoscenza di questa idea, fornì tre sacchetti di monete d'oro che costituirono quindi la dote delle fanciulle, salvandone la purezza.



 
L'anno liturgico
di dom Prosper Guéranger

6 DICEMBRE
SAN NICOLA, VESCOVO DI MIRA E CONFESSORE

Per rendere onore al Messia Pontefice, la suprema Sapienza ha moltiplicato i Pontefici sulla strada che conduce a lui. Due Papi, san Melchiade e san Damaso; due Dottori, san Pier Crisologo e sant'Ambrogio; due Vescovi e l'amore del loro gregge, san Nicola e sant'Eusebio: ecco i gloriosi Pontefici che hanno ricevuto la missione di preparare, con la loro intercessione, la via del popolo fedele verso Colui che è il Sommo Sacerdote secondo l'ordine, il tipo di Melchisedech. Spiegheremo in seguito i loro titoli per i quali fanno parte di questa nobile corte. Oggi, la Chiesa celebra con gioia la memoria dell'illustre taumaturgo Nicola, famoso nell'Oriente al pari di san Martino nell'Occidente, e onorato da quasi mille anni dalla Chiesa latina. Rendiamo omaggio al supremo potere che Dio gli aveva dato sulla natura, ma rendiamogli soprattutto lode per essere stato del numero dei trecentodiciotto Vescovi che proclamarono a Nicea il Verbo consostanziale al Padre. Egli non fu scandalizzato dalle umiliazioni del Figlio di Dio; né la bassezza della carne che il sommo Signore di tutte le cose rivestì nel seno della Vergine, né l'umiltà della mangiatoia gli impedirono di proclamare Figlio di Dio, uguale a Dio, il Figlio di Maria; per questo egli è stato glorificato e ha ricevuto l'incarico di ottenere ogni anno, per il popolo cristiano, la grazia di andare incontro al Verbo di vita, con fede semplice e ardente amore.

VITA. - La celebrità di san Nicola, già grande presso i Greci nel VI secolo, non fece che crescere in Oriente e in Occidente. La "Vita" più antica che abbiamo di lui porta il nome di Praxis de Strafelate, ma non possediamo alcuna vita contemporanea e le vite più recenti non meritano affatto credito. Inoltre, si è attribuita a san Nicola di Mira una gran parte della vita d'un altro Nicola, chiamato il Sionita, il quale nel VI secolo fondò il monastero di Sion non lontano da Mira, e divenne vescovo di Pinara nella Licia (oggi Minara). E cosi non conosciamo nulla di sicuro sul taumaturgo. Il suo culto apparve in Occidente fin dal XI secolo e crebbe soprattutto dopo la traslazione delle sue reliquie a Bari nel 1087.

San Nicola Vescovo, come è grande la tua gloria nella Chiesa di Dio! Tu hai confessato Gesù Cristo davanti ai Proconsoli, e hai sopportato la persecuzione per il suo Nome. Sei stato in seguito testimone delle meraviglie del Signore, quando egli rese la pace alla sua Chiesa; e poco dopo, la tua bocca si apriva nell'assemblea dei trecento diciotto Padri, per confessare, con irrefragabile autorità, la divinità del Salvatore Gesù Cristo, per il quale tante migliaia di Martiri avevano versato il proprio sangue. Ricevi gli omaggi del popolo cristiano, che in tutta la terra trasalisce di gioia al tuo dolce ricordo; e siici propizio, in questi giorni in cui aspettiamo la venuta di Colui che tu hai proclamato Consostanziale al Padre. Degnati di aiutare la nostra fede e di assecondare il nostro amore. Tu lo vedi ora faccia a faccia quel Verbo per il quale tutte le cose sono state fatte e restaurate; chiedigli che si degni di lasciarci avvicinare dalla nostra indegnità. Sii il nostro mediatore fra lui e noi. Tu l'hai fatto conoscere al nostro intelletto come il Dio sommo ed eterno; rivelalo al nostro cuore, come il supremo benefattore dei figli di Adamo. In lui, o caritatevole Pontefice, tu hai attinto quella tenera compassione per tutte le miserie, la quale fa sì che tutti i tuoi miracoli siano altrettanti benefici. Continua, dall'alto del cielo, a soccorrere il popolo cristiano.
Rianima ed aumenta la fede delle genti nel Salvatore che Dio ha loro inviato. Che per effetto delle tue preghiere il Verbo divino cessi di essere misconosciuto e dimenticato nel mondo che egli ha riscattato con il suo sangue. Chiedi, per i Pastori della Chiesa, lo spirito di carità che risplende così luminoso in te, quello spirito che li rende imitatori di Gesù Cristo e conquista loro il cuore del gregge.
Ricordati anche, o santo Pontefice, della Chiesa d'Oriente che ti serba ancora una così viva tenerezza. Il tuo potere sulla terra si estendeva fino a risuscitare i morti; prega affinché la vera vita, quella che è nella Fede e nell'Unità, ritorni ad animare quell'immenso cadavere. Con le tue suppliche presso Dio, ottieni che il Sacrificio dell'Agnello che aspettiamo, sia di nuovo e presto celebrato sotto le cupole di Santa Sofia. Restituisci all'unità i Santuari di Kiev e di Mosca, affinché non vi sia più Scita né Barbaro, ma un solo pastore.

* * *

Consideriamo ancora lo stato del mondo nei giorni che precedono l'arrivo del Messia. Tutto testimonia che le profezie che lo annunciavano hanno avuto il loro compimento. Non solo lo scettro è stato tolto a Giuda, ma le Settimane di Daniele sono giunte al termine. Le altre predizioni della Scrittura, sull'avvenire del mondo, si sono avverate l'una dopo l'altra. A volta a volta sono caduti gli Imperi degli Assiri, dei Medi, dei Persiani e dei Greci; quello dei Romani è giunto all'apogeo della sua forza: è tempo che ceda il posto all'Impero eterno del Messia. Questo progresso è stato predetto ed è giunta l'ora in cui sarà vibrato l'ultimo colpo. Anche il Signore ha detto, per bocca di uno dei suoi Profeti: "Ancora un poco, e rimuoverò il cielo e la terra, e scuoterò tutte le genti: quindi verrà il Desiderato di tutti i popoli" (Ag 2,7). Così dunque, o Verbo eterno, discendi. Tutto è consumato. Le miserie del mondo sono giunte al colmo; i delitti dell'umanità sono saliti fino al cielo; il genere umano è stato sconvolto fin dalle fondamenta; sfinito, non ha possibilità di riaversi se non in tè, che invoca senza conoscere. Vieni dunque: tutte le predizioni che dovevano rappresentare agli uomini i caratteri del Redentore, sono fatte e promulgate. Non vi è più alcun profeta in Israele; tacciono gli oracoli della Gentilità. Vieni a realizzare ogni cosa: poiché è giunta la pienezza dei tempi.

Vedi anche http://it.wikipedia.org/wiki/San_Nicola_di_Bari

AVE MARIA!
AMDG



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