27 marzo 2021
Dopo cinque anni abbiamo compreso un messaggio velato, ma inequivocabile, di papa Benedetto XVI.
Avevamo già scritto dei suoi strani, inspiegabili errori di latino nella Declaratio di “dimissioni” dell’11 febbraio 2013, QUI , con tanto di refuso nell’orario (ore 29.00). Errori poi corretti di fronte al mondo intero da illustri filologi, ma con Ratzinger che tre anni dopo dice di essere un ottimo latinista sul Corriere della Sera, QUI .
Incongruenze troppo gravi tanto che secondo vari studiosi, fra teologi, latinisti e giuristi QUI e QUI , si tratta di ERRORI NON CASUALI, ma fatti apposta per convogliare l’attenzione su dimissioni invalide, peraltro solo annunciate e mai ratificate QUI .
Tuttavia, se gli errori di latino lasciano ancora qualche margine di incertezza, l’errore in storia pare proprio di no.
Il 22 febbraio, lo scrivente, sfogliando “Ultime conversazioni” (Garzanti 2016) libro-intervista di Peter Seewald a Benedetto XVI, nota alcune righe.
Il giornalista chiede al Santo Padre: “Con lei, per la prima volta nella storia della Chiesa, un pontefice nel pieno ed effettivo esercizio delle sue funzioni si è dimesso dal suo “ufficio”. C’è stato un conflitto interiore per la decisione?”.
Benedetto risponde, sibillino: “Non è così semplice, naturalmente. Nessun papa si è dimesso per mille anni e anche nel primo millennio ciò ha costituito un’eccezione”.
Incuriositi dalla risposta, siamo andati a controllare nei testi di storia della Chiesa...
ERRORE GRAVISSIMO!
Infatti, negli ultimi “mille anni” (tornando indietro fino al 1016) ci sono stati ben sei papi che si sono dimessi (nel 1406, 1298, 1048, 1046, 1045, 1044) e “nel primo millennio” del papato (dal 33 fino al 1033) ce ne sono stati altri sei (negli anni 235, 304, 366, 537, 964 e 1008).
Quindi, l’affermazione di Ratzinger “Nessun papa si è dimesso per mille anni” non ha alcun senso. Almeno, se intendiamo “dimettersi” come “dimettersi dall’ufficio papale (munus)”, abbandonando legalmente il trono di Pietro.
Infatti, Benedetto si era invece deciso per un tipo tutto particolare di “dimissioni” e lo specifica subito a Seewald: “Non è così semplice, naturalmente”. Ovvero: nella natura delle cose, l’ufficio papale non è ”semplice”, cioè non è costituito da un elemento unico e inseparabile.
Nel 1983, Giovanni Paolo II presumibilmente insieme al card. Ratzinger (dato che era già da due anni prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e molto vicino a Wojtyla), specificarono che l’ufficio ecclesiastico del papa era costituito dal munus (incarico divino) che conteneva il ministerium (esercizio pratico). Prima, per dimettersi bastava dire: “rinuncio all’ufficio”. Dall’83 in poi, bisogna invece rinunciare al munus per far decadere, ovviamente, anche il ministerium.
E Ratzinger ha dichiarato di voler fare l'OPPOSTO: nella Declaratio di dimissioni dell’11 febbraio 2013, riccamente corredata di refusi ed errori di latino, annunciò che avrebbe rinunciato, addì 28 febbraio, a decorrere dalle ore 20.00, al ministerium, solo all’esercizio pratico del potere, (a fare il papa, quindi), ma non al munus (l’ufficio, appunto, non all’essere il papa), QUI . E peraltro, alle 20.00, non firmò né dichiarò nulla in proposito per ratificare il suo annuncio, QUI.
Che Ratzinger, oggi, resti ancora l’unico papa (“Il papa è uno solo” ripete da otto anni), ce lo spiega lui stesso con un dotto e preciso riferimento storico.
Quando dice a Seewald “nel primo millennio (del papato) ciò ha costituito un’eccezione”, ha ragione. Dal 33 al 1033, c’è stata davvero “un’eccezione” in tal senso: un papa che, oppresso da un antipapa, per qualche tempo dovette rinunciare a fare il papa, rinunciando cioè al ministerium, senza perdere il munus, ovvero restando il papa.
Noi avevamo pensato prima a papa Silverio, (480-537), ma il pontefice più significativo ci viene proposto dall’esperto latinista frà Alexis Bugnolo e – sorpresa - E' UN ALTRO BENEDETTO, l’VIII, nato Teofilatto dei conti di Tuscolo.
Nel 1012, quindi, come dice Ratzinger - non “1000 anni prima”, ma nel “primo millennio” della Chiesa, - secondo l’accortissimo uso delle sue parole nel riferimento temporale - Benedetto VIII di Tuscolo, appena eletto papa, fu spodestato dall’antipapa Gregorio VI e costretto a fuggire da Roma lasciando per alcuni mesi il ministerium nelle mani dell’avversario, finché l’imperatore Enrico II fece giustizia cacciando l’antipapa Gregorio. Benedetto VIII rimase SEMPRE il papa.
In sostanza, Benedetto XVI ci sta dicendo: nel 2013 io mi sono “dimesso” proprio come fece il papa Benedetto VIII, smettendo per un periodo di esercitare il potere pratico, a causa dell’antipapa.
Ma così come Benedetto VIII restò sempre papa, anche io lo sono ancora. Quindi, se oggi qualcun altro esercita il potere pratico al mio posto e si proclama papa, è un … ?
Ditelo voi.
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