28 marzo 2021
Lo sappiamo: è in-credibile. Ma è normale: di fronte a un cambiamento di prospettiva così radicale entrano in gioco una serie di fattori psico-emotivi dove il rifiuto iniziale è una risposta inevitabile. Comunque, noi dobbiamo fare il nostro dovere: presentarvi fatti, documenti e ragionamenti per collegarli. Il resto sta a Voi.
L’”inaccettabile” proposta che stiamo per illustrarvi riguarda il libro-intervista “Ultime conversazioni” (Garzanti 2016) scritto da papa Benedetto XVI insieme al giornalista tedesco Peter Seewald.
In questo volume pare siano presenti due possibili letture, soprattutto nei capitoli che parlano delle “dimissioni” di Ratzinger e del suo "successore".
La prima lettura è patente: “clericalmente corretta” e risponde alla percezione comune supportata dai grandi media. Essa però è scritta con uno stile a tratti un po’ sfaldato e a volte semicomprensibile, del tutto insolito per l’adamantino teologo bavarese (tanto che negli altri capitoli riprende, invece, con ammirevole fluidità).
La seconda lettura, invece, è latente: a un esame più attento, l’uso accortissimo delle parole rende possibile, perfino con un pizzico di humor, un’interpretazione radicalmente opposta, scioccante, a volte immaginifica, ma rivelatrice e puntualmente coerente, soprattutto se si approfondiscono i rimandi alla cronaca e i riferimenti storici, mai casuali.
Peter Seewald appare decisamente “complice” di Ratzinger tanto che molte domande sembrano dei veri e propri “assist”. Ma è possibile che lo stesso giornalista non ne sia, ad oggi, consapevole e che Benedetto, su certi argomenti, abbia fatto inserire alcune domande così come le aveva scritte lui.
Siamo riusciti a “decrittare” due interi capitoli-chiave, più la sintesi: senza eccessive forzature, la possibile seconda interpretazione può collimare con una tesi sulla quale sono stati ormai pubblicati diversi libri e centinaia di articoli. Tali volumi, opera di giornalisti, teologi, latinisti e giuristi, spiegano perché le dimissioni di papa Ratzinger siano del tutto invalide e i più recenti affermano decisamente come questo sia stato un volontario escamotage per realizzare un grande rinnovamento della Chiesa e una sua ripulitura dalla corruzione interna.
Annunciando e mai ratificando dimissioni dall’esercizio pratico del potere, (il ministerium) cosa inutile ai fini della rinuncia al soglio, Benedetto XVI avrebbe ceduto strategicamente terreno in modo che una falsa chiesa modernista capeggiata da un antipapa si potesse impadronire delle strutture, rivelandosi, col tempo, nella sua identità, nei suoi scopi sovversivi e anticristiani.
Non un “tiro mancino” o un infido inganno, attenzione: dal riconoscimento finale di Benedetto XVI come unico legittimo papa, (vivente, o a posteriori), la falsa chiesa sarebbe annullata istantaneamente e quindi, con quest'operazione dal profondo significato spirituale e storico, sarebbe inaugurata una nuova era di rinnovamento e purificazione peraltro già annunciata da diverse profezie.
Pazzesco, non è vero?
Ma cominciamo con l'esaminare le incongruenze più gravi e macroscopiche del libro-intervista, quelle che ci dicono come, senza alcun dubbio, Ratzinger utilizzi una qualche forma di linguaggio indiretto.
DATI OGGETTIVI
L’11 febbraio 2013, Benedetto scrive una Declaratio di “dimissioni” con gravi errori di latino. Questi vengono subito corretti (sui giornali) dai latinisti Luciano Canfora e Wilfried Stroh e, più avanti, perfino dal card. Ravasi. Eppure, appena tre anni dopo, Ratzinger scrive nel libro di Seewald: “Il testo l’ho scritto io. In latino, perché una cosa così importante si fa in latino. E’ una lingua che conosco così bene da poter scrivere in modo decoroso. Avrei potuto scriverlo anche in italiano, naturalmente, ma c’era il pericolo che facessi qualche errore”. Come fa ad affermare di essere un bravo latinista dopo quella “figuraccia” a livello mondiale? Ne abbiamo scritto QUI.
Questo pare confermare la tesi secondo cui Ratzinger inserì apposta quegli errori nella Declaratio per richiamare l’attenzione su dimissioni del tutto invalide. Così, anche nel libro di Seewald, il papa riconduce i lettori a quella strana incoerenza di tre anni prima, come a dire: "indagate lì".
Ancora un altro dato: in riferimento alle proprie dimissioni, Benedetto afferma nel libro di Seewald: “Nessun papa si è dimesso per mille anni e anche nel primo millennio ciò ha costituito un’eccezione”. Ieri abbiamo dimostrato QUI che si tratta di un errore storico gravissimo, dato che in ciascuno dei due millenni si sono dimessi ben sei papi. Ricercando nella storia ecclesiastica, il riferimento di Ratzinger è inevitabilmente al papa Benedetto VIII che nel 1012 rinunciò temporaneamente al ministerium (a fare il papa, come ha scritto Ratzinger nella sua Declaratio) per colpa – guarda caso - di un antipapa. Ritorna ancora una volta la tesi secondo cui lui non si è affatto dimesso, ma ha consentito volontariamente che si producesse un antipapato attraverso una “ritirata strategica”. Forse per questo Mons. Gaenswein ha dichiarato due giorni fa che lui e Benedetto "sono in lockdown sperimentale da otto anni"?
Decisamente notevole, poi, questa domanda-risposta.
D. La diminuzione del vigore fisico è un motivo sufficiente per scendere dal soglio di Pietro?
R. Se si vuole svolgere l’incarico (papale) come si deve non c’è ombra di dubbio: se non c’è più la capacità di farlo è necessario – per me almeno, un altro può vedere la cosa altrimenti – lasciare libero il soglio.
Benedetto qui ci spiega - indirettamente, ma logicamente - come avrebbe dovuto scrivere delle dimissioni corrette: “Siccome il ministerium (fare il papa) mi è diventato gravoso, lascio il munus (il soglio, l‘essere papa)”. Ma Benedetto ha fatto l’esatto contrario! Ha rinunciato al ministerium perché il munus gli era diventato gravoso.
Infatti - “un altro” (l'antipapa?) – la vede in modo diverso, pensando che il papa, rinunciando al ministerium, abbia perso anche il munus e cadendo nella trappola. Ritorna ancora la stessa tesi, dato che proprio sulla rinuncia inutile al ministerium si basano i testi che ventilano un piano preciso per annullare l’anti-Chiesa.
INTERPRETAZIONI ELUSIVE, IRONICHE, O CON DUPLICE SIGNIFICATO
Attenzione: le seguenti sono interpretazioni POSSIBILI di frasi reali tratte dal volume di Seewald. Alcune sono estremamente sottili, bisogna riflettervi un attimo sopra.
Ciò che deve essere verificato qui, di oggettivo, non è se il senso vero sia l’uno o l’altro, ma se la costruzione delle frasi si possa prestare a un’ambiguità studiata e “scientifica” per corroborare la tesi del Reset cattolico.
Domanda. “Come ha giurato obbedienza al suo successore? “ Risposta. “Il papa è il papa, non importa chi sia”. (Facile elusione dell’interrogativo).
Prosegue Ratzinger: “Non vedo rotture col mio pontificato. Naturalmente si possono fraintendere alcuni punti per poi dire che adesso le cose vanno in modo del tutto diverso”. (Il mio pontificato non è terminato. Hanno frainteso pensando che io mi sia dimesso da papa e che ora ci sia un altro papa).
Questa è molto sottile, attenzione all’assist di Seewald:
D. Originariamente lei voleva dimettersi già in dicembre, poi però ha deciso per l’11 febbraio, lunedì di CARNEVALE, festa della Madonna di Lourdes. Ha un significato simbolico?
R. Che fosse il lunedì di carnevale non ne ERO consapevole. In Germania mi ha causato anche qualche problema. Era il giorno della Madonna di Lourdes. La festa di Bernadette di Lourdes, a sua volta, coincide con il giorno del mio compleanno. Per questo mi sembrava giusto scegliere proprio quel giorno.
D. La data dunque HA...
R. ...un NESSO interiore, sì.
(Seewald non chiede: “la data dunque AVEVA…” ma “la data dunque HA”: il nesso è ora, logicamente, fra 4 contingenze: Madonna di Lourdes, festa di Bernadette, compleanno di Ratzinger e PRIMO LUNEDI DI CARNEVALE, cosa di cui Ratzinger è divenuto consapevole subito dopo la Declaratio perché, come specifica non casualmente, in Germania avevano pensato a una carnevalata. La sua Declaratio di dimissioni è stata dunque un gigantesco scherzo sotto l’egida della Madonna?).
APPREZZAMENTI SU FRANCESCO
E’ oggettivo che in tutto il libro non si riesca a trovare UNA frase che sia inequivocabilmente - al di là di ogni dubbio - di ammirazione, o stima per Bergoglio. Ecco alcuni esempi:
"Più osservo il «carisma» di Francesco, più capisco che è stata una volontà divina". (E' stata la volontà divina a farmi annunciare dimissioni invalide”? Non vi è alcuna considerazione sulla positività del carisma di Francesco).
“Ho ricevuto una sua lettera (di Bergoglio), la sua scrittura è minuta. È molto più piccina della mia. Io in confronto scrivo grandissimo”, (in riferimento al confronto fra la levatura dottrinale sua e di Bergoglio?).
“Non mi era nota la sua cordialità, la sua attenzione nei confronti degli altri”, (degli altri, non nei miei?).
“Ho seguito il conclave (in cui fu eletto Bergoglio) vedendo quello che si poteva vedere alla televisione, soprattutto la sera dell’elezione”. (Non specifica se in tv ha visto le trasmissioni sul conclave o, magari, del tutto disinteressato, non abbia visto altri programmi tv, pur consoni alla sua dignità: “quello che si poteva vedere”).
E’ una persona molto diretta con i suoi simili”, (è molto autoritario coi suoi sodali?).
“Su alcune cose (Bergoglio) mi ha rivolto delle domande, anche per l’intervista che ha concesso a «La Civiltà Cattolica». D’accordo, in questi casi esprimo la mia opinione”. (Siamo andati a controllare l’intervista su Civiltà Cattolica. Alla prima domanda: “Chi è Jorge Mario Bergoglio?”, Bergoglio stesso risponde: “Non so quale possa essere la definizione più giusta… Io sono un peccatore. Questa è la definizione più giusta. E non è un modo di dire, un genere letterario. Sono un peccatore”.
Prosegue Ratzinger: “Bergoglio è un uomo riflessivo, un papa che riflette” (Sembra un indovinello: solo il riflesso di un vero papa? Da non dimenticare che nel Terzo Segreto di Fatima, di cui Ratzinger è profondo conoscitore, si parla di due papi allo specchio, uno vero e uno falso).
Attenzione qui:
Seewald: “Cosa ha pensato quando il suo successore si è affacciato sulla loggia della basilica di San Pietro? E per di più vestito di bianco?” (Che domanda è? Di cosa doveva vestirsi un papa neo-eletto?).
Ratzinger: “È stata una sua scelta, anche noi che l’abbiamo preceduto eravamo in bianco. Non ha voluto la mozzetta rossa”. (Bergoglio, cardinale, ha scelto di indossare abusivamente la veste bianca come la mia, da legittimo papa. E non ha voluto indossare la mozzetta rossa da cardinale che gli spettava). Del resto, se Bergoglio è stato eletto legalmente papa, come poteva essere una “sua scelta” quella di vestirsi di bianco come Ratzinger e i predecessori? La veste bianca è obbligatoria, solo la mozzetta rossa è facoltativa. Da notare infine come Benedetto riesumi l'antico plurale maiestatico per definire se stesso).
"Ho ricevuto la sua esortazione apostolica. Non è affatto un testo breve, ma è bello e avvincente". (Non è affatto un "breve" apostolico, ovvero non ha validità di documento papale, ma è bello e avvincente... come un romanzo?).
Interessante come un paio di volte Ratzinger definisca Bergoglio “il nuovo papa”. La cosa sulle prime sembra essere un riconoscimento effettivo della sua legittimità. Poi ci si ricorda che Ratzinger scrive nel 2016, quando Bergoglio è papa già da tre anni! Che senso ha chiamarlo ancora “nuovo papa” e non "IL papa" se "il papa è uno solo", come dice Ratzinger e se è solo Bergoglio, come vogliono fargli dire i media a tutti i costi? Si potrebbe intendere, quindi, “nuovo” papa, come “sovversivo”, “novatore”, “singolare”. Scrive peraltro Benedetto:
“Il nuovo papa è inoltre contemporaneamente italiano e sudamericano, così che qui si palesa il profondo intreccio tra Vecchio e Nuovo Mondo e l’intrinseca unità della storia”.
Più avanti, a pag. 184, riprende la metafora: “Io non appartengo più al vecchio mondo, ma quello nuovo in realtà non è ancora incominciato”. Vecchio e nuovo mondo non sono dunque una categoria geografica, ma due ERE, una materialista e l’altra spirituale. In questo senso, il papa Benedetto e l’antipapa Francesco sarebbero entrambi uno spartiacque in quest’epoca di passaggio verso il rinnovamento cristiano cattolico. E l’unità della storia potrebbe riferirsi al già visto parallelismo col predecessore Benedetto VIII-antipapa Gregorio, di un millennio prima.
***
Molte cose vi saranno parse delle sfumature sottilissime, ma rileggendo bene viene fuori un uso del tutto particolare della lingua. Orbene, ecco la domanda finale che vi sarete posti: come mai Benedetto XVI non parla chiaro, una volta per tutte?
Le risposte possono essere tre:
1) In realtà è tutto casuale: un incredibile scherzo del destino ha accumulato una serie di semplici, casuali coincidenze non-significative. Sono solo i pazzi complottisti a voler vedere assurdi collegamenti dove non ce ne sono.
2) Se tutto il sistema è stato organizzato per produrre un rinnovamento spirituale, il messaggio dovrà essere tenue: solamente chi avrà “occhi per vedere e orecchie per intendere” capirà. Per questo Benedetto lascia che tutto vada da sé affidandosi agli uomini di vera fede, sulla base della frase di Gesù: "Chi cerca, trova".
3) Il Santo Padre non può parlare liberamente ed è costretto a far filtrare questi messaggi in modo indiretto per comunicare all’esterno. Gli unici che hanno potuto intervistarlo sono fino ad oggi giornalisti che provengono da testate pro-Bergoglio. Vescovi che hanno chiesto di parlare con lui, pare non siano mai riusciti a farsi ricevere.
Decidete Voi.
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