lunedì 9 gennaio 2017

S. Martina


4 dicembre 1945
Santa Martina
Sono le ore 20 1. Vengo invasa da una letizia soprannaturale talmente viva che
ha giá sapore d’estasi. Non so da che provenga perché non ne ho nessun motivo.
Sono stanca, piena di dolori, sbalordita perché ho dovuto parlare molto e
sentire anche cose tutt’altro che letificanti: rovine di spiriti... Figurarsi se
ne ho sofferto. Eppure viene questa gioia così viva... così viva.
Poi ecco apparirmi un luogo in muratura: grosse muraglie oscure, umide mi pare,
sono color caffè molto chiaro o mota molto scura. Il luogo è come una rotonda
dalla quale partono corridoi [grafico]. Dico corridoi perché non si vede il
cielo, c’è un soffitto alto e scuro come le muraglie a larghe pietre squadrate
come erano al Tullianum 2.
Proprio al centro della rotonda mi appare una creatura. Una poco più che
fanciulla. Avrà un 12 anni al massimo, ed è anche meno sviluppata nel corpo di
S. Agnese 3, dalla quale differisce anche perché è, oltre che più piccola, bruna
di capelli e dalla epidermide pure di un bianco brunetto. Ha due larghi e
dolcissimi occhi neri, un poco tristi, come stanchi, quasi avessero molto
sofferto, o appartenessero a chi ha molto sofferto. Ed ha un mite sorriso,
dolcissimo, e anche esso un po’ triste. Ha una veste tutta bianca, di lino,
molto sciolta, senza cintura, le maniche fino al gomito, e ne escono due ben
torniti avambracci terminanti in due mani piccole, brunette, incrociate sul
petto. La figura è luminosa ma non troppo. Non è una fulgida figura di beata. È
una mite apparizione, eppure è luminosa, di una luce di stella dentro ad un
leggero velo di nebbia. Ma mi attira perché è una luce di una soavità pura che
dà pace e letizia. Il contrasto con le muraglie oscure è vivissimo. Mi guarda e
sorride.
1 Del 4 dicembre 1945, che è la data di stesura dell’episodio che precede.
2 Ne I quaderni del 1944, pag. 152.
3 Ne I quaderni del 1944, pag. 43 e seguenti, 61 e seguenti, 67.
Dietro alle sue spalle, per i due lati del [grafico] che ho segnato con la
lineetta, corrono via degli uomini in corte vesti giallo bigie. Quattro vanno
verso nord, verso una luce appena visibile e lontana come se l’alto corridoio
finisse in un luogo aperto, gli altri vanno verso sud in una tenebra più fitta,
tanto che non comprendo esattamente quanti sono. Comprendo invece che la
fanciulla è una martire, perché ha una piccola palma stretta sul petto, fra le
braccia incrociate, una palma bianca, oso dire spiritualizzata, così come lo è
il lino della tunica che è più immateriale e splendido del lino anche più bello.
Ma non so chi sia e le chiedo: “Chi sei?”. Mi risponde: “Martina. E questo è il
luogo dove molto ho sofferto. Uno dei luoghi. Perché ho sofferto molto. Tanti
martirî prima della spada. E quelli che fuggono sono coloro che mi hanno
martirizzata. Chi va verso la luce sono coloro che ho salvato col mio dolore e
battezzato col mio sangue. Gli altri quelli che non si sono voluti convertire a
Gesù. Ma ora io sono felice. Non è più il dolore. Per venire alla gloria occorre
tutto soffrire. Ricordati: sono Martina... e vengo chiamata anche
particolarmente nelle invocazioni della Chiesa. Oh! che Gesù è buono! E per poco
dolore dà tanta gioia e tanto potere! Addio. Ti sono amica. Tu non ti ricordi di
me. Eppure mi hai conosciuta e amata quando eri fanciulla della mia età. Io,
però, ti ho sempre amata, insieme ad Agnese. La luce del Paradiso splenda sempre
in te e ti aiuti a portare alla Luce tante anime. Addio. Tieni. Ti aspergo dei
miei balsami”.
E agita la palma verso di me, poi rinchiude sul petto le braccia e mi svanisce
con un canto soave, immateriale, non ripetibile, e tutto sfolgora del tetro
luogo mentre essa se ne va lasciando solo per ricordo di lei un gran profumo
inqualificabile.
Prendo il Messale: 4 righe su S. Martina al 30 gennaio. Guardo un vecchio libro
di preghiere. Non è neppure nominata. Cerco nella memoria... nulla. Buio storico
completo. Mi resta però la sua amicizia, il suo sguardo, il suo sorriso, il
profumo dei suoi balsami. E la letizia di prima dura e mi porta in su, molto in
su...

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