lunedì 2 gennaio 2017

IHS

Il nome santissimo del Signore Gesù


Il Messia ha portato durante la sua vita terrena il nome di Gesù, nome che gli fu imposto da san Giuseppe dopo che l’angelo di Dio in sogno gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché ciò che in lei è stato concepito è opera dello Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt.1, 21-25)

Quindi il significato del nome Gesù è quello di salvatore; gli evangelisti, gli Atti degli Apostoli, le lettere apostoliche, citano moltissimo il significato e la potenza del Nome di Gesù, fermandosi spesso al solo termine di “Nome” come nell’Antico Testamento si indicava Dio. 

Nel corso della vita pubblica di Gesù, i suoi discepoli, appellandosi al suo nome, guariscono i malati, cacciano i demoni e compiono ogni sorta di prodigi: 

Luca, 10, 17, “E i settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome”; Matteo 7, 22, “… Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti prodigi nel tuo nome?”. 

Atti 4, 12, “…Non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale possiamo avere la salvezza”. 
Risuscitando Gesù e facendolo sedere alla sua destra, Dio “gli ha donato il nome che è sopra di ogni nome” (Ef. 1, 20-21); si tratta di un “nome nuovo” (Ap. 3, 12) che è costantemente unito a quello di Dio. 

Questo nome trova la sua espressione nell’appellativo di Signore, che conviene a Gesù risorto, come allo stesso Dio Padre (
Fil. 2, 10-11). Infatti i cristiani non hanno avuto difficoltà ad attribuire a Gesù, gli appellativi più caratteristici che nel giudaismo erano attribuiti a Dio. 

Atti 5, 41: “Ma essi (gli apostoli) se ne partirono dalla presenza del Sinedrio, lieti di essere stati condannati all’oltraggio a motivo del Nome”. 

La fede cristiana consiste nel professare con la bocca e credere nel cuore “che Gesù è il Signore, e che Dio lo ha ridestato dai morti” e nell’invocare il nome del Signore per conseguire la salvezza (
Rom. 10, 9-13). 
I primi cristiani, appunto, sono coloro che riconoscono Gesù come Signore e si designano come coloro che invocano il suo nome, esso avrà sempre un ruolo preminente nella loro vita: nel nome di Gesù i cristiani si riuniranno, accoglieranno chiunque si presenti nel suo nome, renderanno grazie a Dio in quel nome, si comporteranno in modo che tale nome sia glorificato, saranno disposti anche a soffrire per il nome del Signore. 

L’espressione somma della presenza del Nome del Signore e dell’intera SS. Trinità nella vita cristiana, si ha nel segno della croce, che introduce ogni preghiera, devozione, celebrazione; e conclude le benedizioni e l’amministrazione dei sacramenti: “Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. 

Il culto liturgico del Nome di Gesù

Il SS. Nome di Gesù, fu sempre onorato e venerato nella Chiesa fin dai primi tempi, ma solo nel XIV secolo cominciò ad avere culto liturgico. 

Grande predicatore e propagatore del culto al Nome di Gesù, fu il francescano san Bernardino da Siena (1380-1444) e continuato da altri confratelli, soprattutto dai beati Alberto da Sarteano (1385-1450) e Bernardino da Feltre (1439-1494). 
Nel 1530, papa Clemente VII autorizzò l’Ordine Francescano a recitare l’Ufficio del Santissimo Nome di Gesù; e la celebrazione ormai presente in varie località, fu estesa a tutta la Chiesa da papa Innocenzo XIII nel 1721. 
Il giorno di celebrazione variò tra le prime domeniche di gennaio, per attestarsi al 2 gennaio fino agli anni Settanta del Novecento, quando fu soppressa. 
Papa Giovanni Paolo II ha ripristinato al 3 gennaio la memoria facoltativa nel Calendario Romano. 
Il trigramma di san Bernardino da Siena

Affinché la sua predicazione non fosse dimenticata facilmente, Bernardino con profondo intuito psicologico inventò un simbolo dai colori vivaci che veniva posto in tutti i locali pubblici e privati, sostituendo blasoni e stemmi delle varie Famiglie e Corporazioni spesso in lotta fra loro. 

Il trigramma del nome di Gesù, divenne un emblema celebre e diffuso in ogni luogo, sulla facciata del Palazzo Pubblico di Siena campeggia enorme e solenne, opera dell’orafo senese Tuccio di Sano e di suo figlio Pietro, ma lo si ritrova in ogni posto dove Bernardino e i suoi discepoli abbiano predicato o soggiornato. 

Qualche volta il trigramma figurava sugli stendardi che precedevano Bernardino, quando arrivava in una nuova città a predicare e sulle tavolette di legno che il santo francescano poggiava sull’altare, dove celebrava la Messa prima dell’attesa omelia, e con la tavoletta al termine benediceva i fedeli. 

Il trigramma fu disegnato da Bernardino stesso, per questo è considerato patrono dei pubblicitari; il simbolo consiste in un sole raggiante in campo azzurro, sopra vi sono le lettere IHS che sono le prime tre del nome Gesù in greco ΙΗΣΟΥΣ (Iesûs), ma si sono date anche altre spiegazioni, come l’abbreviazione di “In Hoc Signo (vinces)” il motto costantiniano, oppure di “Iesus Hominum Salvator”. 
Ad ogni elemento del simbolo, Bernardino applicò un significato, il sole centrale è chiara allusione a Cristo che dà la vita come fa il sole, e suggerisce l’idea dell’irradiarsi della Carità. 
Il calore del sole è diffuso dai raggi, ed ecco allora i dodici raggi serpeggianti come i dodici Apostoli e poi da otto raggi diretti che rappresentano le beatitudini, la fascia che circonda il sole rappresenta la felicità dei beati che non ha termine, il celeste dello sfondo è simbolo della fede, l’oro dell’amore. 

Bernardino allungò anche l’asta sinistra dell’H, tagliandola in alto per farne una croce, in alcuni casi la croce è poggiata sulla linea mediana dell’H. 

Il significato mistico dei raggi serpeggianti era espresso in una litania; 1° rifugio dei penitenti; 2° vessillo dei combattenti; 3° rimedio degli infermi; 4° conforto dei sofferenti; 5° onore dei credenti; 6° gioia dei predicanti; 7° merito degli operanti; 8° aiuto dei deficienti; 9° sospiro dei meditanti; 10° suffragio degli oranti; 11° gusto dei contemplanti; 12° gloria dei trionfanti. 

Tutto il simbolo è circondato da una cerchia esterna con le parole in latino tratte dalla Lettera ai Filippesi di san Paolo: “Nel Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, sia degli esseri celesti, che dei terrestri e degli inferi”.Il trigramma bernardiniano ebbe un gran successo, diffondendosi in tutta Europa, anche s. Giovanna d’Arco volle ricamarlo sul suo stendardo e più tardi fu adottato anche dai Gesuiti. 

Diceva s. Bernardino: “Questa è mia intenzione, di rinnovare e chiarificare il nome di Gesù, come fu nella primitiva Chiesa”, spiegando che, mentre la croce evocava la Passione di Cristo, il suo Nome rammentava ogni aspetto della sua vita, la povertà del presepio, la modesta bottega di falegname, la penitenza nel deserto, i miracoli della carità divina, la sofferenza sul Calvario, il trionfo della Resurrezione e dell’Ascensione. 
In effetti Bernardino ribadiva la devozione già presente in san Paolo e durante il Medioevo in alcuni Dottori della Chiesa e in s. Francesco d’Assisi, inoltre tale devozione era praticata in tutto il Senese, pochi decenni prima dai Gesuati, congregazione religiosa fondata nel 1360 dal senese beato Giovanni Colombini, dedita all’assistenza degli infermi e così detti per il loro ripetere frequente del nome di Gesù.

La Compagnia di Gesù, prese poi queste tre lettere come suo emblema e diventò sostenitrice del culto e della dottrina, dedicando al Ss. Nome di Gesù le sue più belle e grandi chiese, edificate in tutto il mondo. 
Fra tutte si ricorda, la “Chiesa del Gesù” a Roma, la maggiore e più insigne chiesa dei Gesuiti; vi è nella volta il “Trionfo del Nome di Gesù”, affresco del 1679, opera del genovese Giovanni Battista Gaulli detto ‘il Baciccia’; dove centinaia di figure si muovono in uno spazio chiaro con veloce impeto, attratte dal centrale Nome di Gesù.

Autore: 
Antonio Borrelli

Il monogramma del nome di Gesù ebbe vasta diffusione in tutta la cristianità ad opera del grande predicato­re francescano Bernardino da Siena, che percorse per decenni l'Italia cen­tro-settentrionale infiammando le piazze e i cuori. Il testamento del santo, documento di commovente intensità umana, inizia con queste parole: 
"In primo luogo vi lascio la cosa più preziosa che io vi possa lasciare, cioè il nome di Gesù del quale sono divotissimo, ch'è nome sopra ogni nome; e questo dolcissimo ed alto nome abbiatelo sempre segnato nelle menti e fronti vostre, affinché sempre vi accompagni in ogni luogo; cosicché quando sorgete dal letto, il segno della santa croce nel nome di Gesù sia principio di ogni vostra intenzione ed opera; quando sedete a mensa cominciate nel nome di Gesù, similmente quando v'alzate da essa o scrivete lettere, la prima parola sia nel nome di Gesù" . 
San Bernardino a Modena nell' anno santo 1423 (per ritornarvi poi anche nel 1429). In quell' occasione, nell' accomiatarsi dai modenesi dopo aver predicato appas­sionatamente generando conversioni, riconciliazioni, rinnovata affezione alla vita cristiana e due confraternite, lasciò a ricordo del suo passaggio, come era solito fare, delle piccole, originali tavolette fatte dipingere secondo le sue indicazioni (erano i santini di allora). Una, più grande, la lasciò alla confraternita dell'Annun­ziata. Quella tavoletta è tuttora custo­dita (ed esposta) nella chiesa di Santa Maria delle Asse in corso Canal gran­de. 
Immagine
Essa rappresenta proprio il monogram­ma del nome di Gesù, in una versione molto densa di simboli realizzata secondo il gusto estetico del tempo, l'ultimo gotico.
Al centro di una rag­giera di 96 raggi con inserite 12 lin­gue di fuoco sono inseriti tre caratteri alfabetici formati da nastri svolazzan­ti con estremità floreali.
I caratteri sono la y (allora usata al posto della i), la h e la s, da lui letti come iniziali delle parole JESUS HOMINUM SALVATOR (= GESÙ SALVATORE DEGLI UOMINI) .
L'asta ascendente della lettera centra­le h si trasforma in croce nella quale sono infissi tre chiodi.
Nella cornice quadrilobata si legge la frase: IN NOMINE JESU OMNE GENUFLECTATUR
CCELESTIUM TERRESTRIUM ET INFERNO­RUM
 (=NEL NOME DI GESÙ OGNI GINOC­CHIO SI PIEGHI NEI CIELI, SULLA TERRA E SOTTO TERRA), tratta dalla lettera di san Paolo ai Filippesi.

Il tutto in colore oro (simbolo della gloria, della divinità) su fondo blu (il colore del cielo).

Quei tre caratteri, ereditati da un' antica abbreviazione greca del nome di Gesù (data dalle sue prime tre lettere ΙΗΣΟΥΣ) cioè I H S, costituirebbero propriamente un trigramma, ma il loro strettissimo intreccio grafi­co e semantico ha fatto sì che si parlasse di monogramma.
Il disegno di quella tavoletta funse da prototipo, e cominciò da allora ad essere riprodotto in formelle di piccole dimensioni per essere murato al!' esterno delle case, sopra i portoni o di fianco ad essi, con evidente triplice significato: di primordiale richiesta di protezione, di confessione di fede e appartenenza cristiana, di benedizione e richiamo a chi entra e a chi transita.
Per comprendere l'importanza del nome, si consideri che nella cultura del tempo, tutta improntata dall' avvenimento cristiano, erede a sua volta della sacralità della storia veterotestamentaria, il nome non era un semplice dato anagrafico della persona ma molto di più, arrivando a significare, ad esprimere, ad evo­care qualcosa dell'essenza stessa della persona che lo porta (ancora oggi i cristiani si riuniscono abitual­mente nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo). 

Dopo un secolo cadono in disuso i caratteri gotici ma non il richiamo al nome e perciò alla presenza di Gesù. Con la riscoperta del classico carattere lapidario romano (che è solo maiuscolo) il monogramma viene ridisegnato: la croce, resa indipendente, si appoggia all'asse orizzontale della H, mentre i chiodi si staccano da essa per ritrovarsi in basso raggruppati come un marzetto. 

In pieno cinquecento compare un altro grande uomo, Ignazio di Loyola, con la sua Compagnia di Gesù. Il simbolo del nome  di Gesù viene assunto come emblema, e le tre lettere sono rilette come iniziali delle parole JESUM HABEMUS SOCIUM (=ABBIAMO GESU COME COMPAGNO). La raggiera bernardiniana viene mantenuta, come simbolo dell'irradiazione in tutte le direzioni di quella luce che è Cristo. Le lingue di fuoco inserite in essa richiamano quella frase di Gesù: "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e quanto desidero che si accenda!".                                   
In tutti i casi (simbolo IHS di tipologia bernardiniana, romana, gesuitica) si tratta sempre di un monogramma cristologico che parla di Cristo.
Parla e precisamente annuncia questo:

  1. Gesù è il salvatore di tutti gli uomini
  2. Questa salvezza è stata attuata mediante la Sua morte in croce e la Sua risurrezione
  3. La fede e l'invocazione degli abitanti di questa casa la rende presente nell'anno tale (dove il millesimo della data è esso stesso, tuttora ed in buona parte del mondo, riferimento cronologico alla nascita di Gesù Cristo).
                        Testi tratti da "Segni Sacri a Modena - Censimento dei  monogrammi cristologici e mariani nel centro storico" - a cura di Alberto Desco

[PDF]

www.conchiglia.mx/...ITALIA/C.../08.157_CONTRO_LA_BESTEMMIA_08.10.08.pdf
08 ott 2008 - CHI BESTEMMIA DIO BESTEMMIA SE STESSO ... Chi sta con Gesù sta con Dio e nulla deve temere e tutto può fare attraverso di Lui che ...
IHS