domenica 8 gennaio 2017

VANGELI DELLA FEDE: 3-6- 1944. Una riunione di cristiani ai primissimi tempi dopo la Pentecoste.



VANGELI DELLA FEDE 
Pagine Valtortiane 

3-6- 1944.
Gesù mi mostra una riunione di cristiani 8 ai primissimi tempi dopo la
Pentecoste. Dico “primissimi” perché i dodici - sono da capo dodici e perciò
Mattia è già eletto 9 - non si sono ancora divisi per andare ad evangelizzare la
terra. Perciò penso che sia da poco accaduta la Pentecoste. Però coi dodici
sono, adesso, molti discepoli.
Sono tutti nel Cenacolo, il quale ha subìto una modificazione necessaria alla
sua nuova funzione e imposta dal numero dei fedeli. Il tavolone non è più contro
la parete della scaletta, ma contro quella di faccia, di modo che anche coloro
che non possono entrare nel Cenacolo, prima delle chiese di tutto il mondo -
Gesù me lo fa riflettere - possono vedere ciò che avviene in esso, pigiandosi
nel corridoio d’ingresso presso la porticina aperta completamente.
5 È il quaderno n. 21; e l’episodio è da noi indicato a pag. 221.
6 Il Padre Migliorini, al quale la scrittrice si rivolge ancora sotto,
apparteneva all’Ordine dei Servi di Maria. Vedi la nota 2 di pag. 5.
7 Sul rigo di spazio tra il presente brano e la data che segue, la scrittrice
annota a matita: Penitenza speciale per Paola.
8 La stessa visione si ritroverà all’inizio del quaderno n. 100, copiata quasi
fedelmente dalla scrittrice, con la stessa data e con aggiunta di particolari,
come episodio da inserirsi nel ciclo della “Glorificazione” della grande opera
sul Vangelo con il titolo: “Pietro, non più rozzo pescatore, nelle sue nuove
vesti di pontefice”.
9 Atti 1, 15-26.
Vi sono uomini e donne, di tutte le età. In un gruppo di donne, presso il
tavolone ma in un angolo, è Maria circondata dalla Maddalena, Marta, Veronica,
Maria di Cleofe, Salome, la padrona di casa. Le nomino come mi vengono, non per
dare una speciale classificazione. Vi è anche un’altra che era anche sul
Calvario. Ma non so come si chiama. Fra gli uomini riconosco Nicodemo, Lazzaro,
Giuseppe d’Arimatea, e mi pare anche Longino, ma è... in licenza, dirò così,
perché non è vestito da soldato, ma ha una veste lunga e bigiognola come fosse
un cittadino. Forse se l’è messa per non dare nell’occhio. Non so. Altri non ne
conosco.
Pietro parla istruendo gli accolti. Racconta ancora dell’ultima Cena10. Dico
“ancora” perché è lui stesso che dice: «Vi dico ancora una volta di questa Cena
in cui, prima d’essere immolato dagli uomini, Gesù Nazzareno, come era detto,
Gesù Cristo, Figlio di Dio e Salvatore nostro, come va detto e creduto con tutto
il cuore e la mente perché in questo credere è la salvezza nostra, si immolò di
sua spontanea volontà e per eccesso di amore, dandosi in Cibo e Bevanda agli
uomini dicendo: “Fate questo in memoria di Me”. E questo facciamo. Ma, o uomini,
come noi, suoi testimoni, crediamo essere nel pane e nel vino, offerti e
benedetti, come Egli fece, in sua memoria e per obbedienza al suo comando, il
suo Ss. Corpo ed il suo Ss. Sangue - quel Corpo e quel Sangue che sono di un
Dio, Figlio di Dio altissimo, e che sono stati crocifissi e sparsi per noi -
così voi lo dovete credere. Credete e benedite il Signore che a noi, suoi
crocifissori, lascia questo eterno segno di perdono. Credete e benedite il
Signore, che a coloro che non lo conobbero quando era il Nazzareno permette lo
conoscano ora che è il Verbo incarnato ricongiunto al Padre. Venite e prendete.
Udite le parole che Egli vi dice. Venite e prendete. Egli l’ha detto: “Chi
mangia la mia Carne e beve il mio Sangue avrà la vita eterna” 11. E noi allora
non capimmo... (Pietro piange). Non capimmo perché eravamo tardi d’intelletto.
Ma ora lo Spirito ha acceso la nostra intelligenza, fortificato la fede, infuso
la carità, e noi comprendiamo. E nel Nome altissimo di Dio, del Dio di Abramo,
di Giacobbe, di Mosè, nel Nome altissimo del Dio che parlò a Isaia, Geremia,
Ezechiele, vi giuriamo che questa è verità e vi scongiuriamo di credere per
avere vita eterna.»
Pietro è pieno di maestà nel parlare. Non ha più nulla del pescatore alquanto
rozzo di solo poco tempo prima. È montato su uno sgabello perché, bassotto come
è, non sarebbe visto dai più lontani se stesse coi piedi al suolo, ed egli vuol
dominare la folla. Parla misurato, con voce giusta e gesti da vero oratore. I
suoi occhi, espressivi sempre, sono ora parlanti più che mai: amore, fede,
imperio, contrizione, tutto traspare dallo sguardo e anticipa e rinforza le
parole.
Adesso scende dallo sgabello e passa dietro il tavolone fra il muro e questo, e
attende.
10 Matteo 26, 17-29; Marco 14, 12-25; Luca 22, 7-20; 1 Corinti 11, 23-34.
11 Giovanni 6, 22-59.
Giacomo e Giuda (Giacomo fratello di Giuda 12) stendono sulla tavola una
tovaglia candida. Sollevano, per fare questo, il cofano largo e basso che è
posto al centro del tavolo, e anche sul coperchio di quello stendono un lino
finissimo.
Giovanni va da Maria e le chiede qualche cosa. Ella si sfila dal collo una
specie di chiavicina e la dà a Giovanni. Giovanni va al cofano e lo apre. Si
apre ribaltando la parte davanti che viene appoggiata sulla tovaglia e ricoperta
da un terzo lino.
Nell’interno vi è una sezione orizzontale che divide in due piani il cofano. In
basso è un calice e un piatto di metallo. In alto, al centro, il calice usato da
Gesù, il pane spezzato da Lui su un piattello prezioso come il calice. Ai lati
di questi, da un lato la corona di spine, i chiodi, la spugna. Dall’altra la
sindone, il velo di Maria che fasciò i lombi di Gesù, e il velo della Veronica.
Vi sono altre cose sul fondo, ma non capisco che sono né nessuno ne parla o le
mostra. Mentre per queste che ho detto, meno il calice e il pane che restano
dove sono, vengono presi e mostrati alla folla, che si inginocchia, da Giovanni
e Giuda.
Poi gli apostoli intonano delle preghiere, degli inni, direi, perché sono
cantilenati. La folla risponde.
Infine vengono portati dei pani e posti sul vassoio di metallo (non quello di
Gesù) e delle piccole anfore.
Pietro riceve da Giovanni, che sta inginocchiato al di qua del tavolo - mentre
Pietro è sempre fra il tavolo e il muro, col volto verso la folla - il vassoio
coi pani, e Pietro lo alza e offre. Poi lo benedice e lo posa sul cofano. Giuda
porge, stando anche lui in ginocchio, il calice (non quello di Gesù) e due
anfore dalle quali Pietro mesce nel calice e offre. Poi benedice e posa sul
cofano.
Pregano ancora, poi Pietro spezza i pani in molti bocconi, mentre la folla si
prostra più ancora, e dice: «Questo è il mio Corpo. Fate questo in memoria di
Me».
E poi esce da dietro il tavolo portando seco il vassoio carico di bocconi di
pane e per prima cosa va da Maria e le dà un boccone. Poi passa sul davanti del
tavolo e distribuisce il pane. Ne restano pochi bocconi che vengono, sempre sul
loro vassoio, deposti sul cofano. Poi prende il calice e lo gira, cominciando da
Maria, fra i convenuti. Giovanni e Giuda lo seguono con le anforette e mescono
quando il calice è vuoto.
Quando tutto è distribuito, gli apostoli consumano i bocconi rimasti e il vino.
Indi cantano un altro inno e poi Pietro benedice e la folla se ne va poco a
poco.
Maria si alza - è sempre rimasta in ginocchio - e va al cofano. Si curva
attraverso il tavolone e tocca con la fronte il piano del cofano deponendo un
bacio sull’orlo del calice di Gesù. Un bacio che è per tutte le reliquie ivi
raccolte. Poi Giovanni chiude e rende la chiave a Maria.
Credo di avere visto, esattamente, come era all’inizio, la S. Messa. E, di
questo ne sono certa, entro il tempo pentecostale Gesù, secondo la sua
promessa, mi
12 di Alfeo.
accontenta nella seconda cosa che volevo sapere (29-5)13. Perché le anime le
vedevo di diverso colore, me lo spiega nel dettato del 31 maggio 14.
E cosa c’era nel cofano così caro a Maria 15 lo so ora. Esso era insieme
reliquiario e primo tabernacolo. E molto mi piace pensare che era Maria colei
che lo possedeva e ne aveva la chiave. Maria: la Tesoriera di tutto quanto è
Gesù, la Sacerdotessa 16 della più vera Chiesa.
13 Pag. 275 (secondo capoverso) e pag. 278 (ultimo capoverso).
14 Pag. 281.
15 Nella visione del 28 maggio, pag. 273.
16 Sacerdotessa e Madre del Sacerdozio (come ne «I quaderni del 1943», pag. 209,
230, 420 e 452) nel senso che, essendo vera Madre di Gesù, Sacerdote supremo ed
eterno, era la prima ad essere a Lui intimamente unita. Rileggi, nel dettato del
18 maggio, l’ultimo capoverso di pag. 253.