IN QUESTO BLOG I LETTORI generalmente HAN TROVATO PASCOLO SOSTANZIALE
INTORNO ALLE VERITÀ FONDAMENTALI CATTOLICHE
SENZA INDUGIARE SUGL'ERRORI DEGLI ERETICI.
QUESTO POST POTREBBE APPARIRE COME INVERSIONE DI MARCIA
MA COSÌ NON È. IL BUON CATTOLICO DEVE CAPIRE COME STANNO LE COSE,
USARE IL CERVELLO E P R E G A R E
di Mons. Justinas Bonaventura Pranaitis
La storia dei rapporti tra cristianesimo ed ebraismo è senz'altro uno dei temi più discussi di questa nostra epoca. In questi ultimi anni, infatti, le autorità della sinagoga, appoggiate da influenti lobby ebraiche d'oltre Oceano, hanno esercitato forti pressioni sulla Gerarchia cattolica affinché quest'ultima, dopo aver rigettato con il Decreto conciliare Nostra Ætate(1965) il suo insegnamento bimillenario sulla religione ebraica, riconosca le proprie «colpe» e chieda pubblicamente perdono per avere ingiustamente perseguitato per secoli i figli d'Israele. Mentre però il presunto antisemitismo di cui viene accusata la Chiesa cattolica è motivo di reiterati e ormai quotidiani mea culpa, non risulta a tutt'oggi che alcun rappresentante delle varie comunità ebraiche abbia mai chiesto pubblicamente scusa alla Chiesa e ai cristiani per il più che accertato odio anticristiano di cui trasuda quel concentrato di «saggezza» rabbinica che è il Talmud... Leggere per credere.
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Presentazione
Secondo una convinzione comunemente diffusa tra i cristiani dei nostri giorni, il testo fondamentale sui cui poggia l'odierno ebraismo sarebbe
costituito dall'Antico Testamento, e in particolare dalla Toràh, ossia dai primi cinque Libri della Bibbia che contengono la Legge mosaica. In realtà, uno studio anche superficiale di questa religione rivelerebbe come tale convinzione sia errata e lontana dalla verità.
costituito dall'Antico Testamento, e in particolare dalla Toràh, ossia dai primi cinque Libri della Bibbia che contengono la Legge mosaica. In realtà, uno studio anche superficiale di questa religione rivelerebbe come tale convinzione sia errata e lontana dalla verità.
Per il fedele della sinagoga, infatti, il testo essenziale cui attingere per conoscere le norme da seguire e diventare un pio ebreo è il Talmud (dall'ebraico lamad, che significa «apprendimento», «dottrina, ammaestramento»). Per quanto ciò possa sembrare strano, l'ebraismo post-cristiano - quello cioè sviluppatosi dopo l'avvento del cristianesimo - ritiene che la Bibbia, al contrario del Talmud, sia un testo incompleto e di scarsa importanza.
Ma cos'è esattamente il Talmud? Trattasi di un'ampia raccolta di insegnamenti rabbinici che va dal I secolo a. C. al V sec. d. C. Il Talmud consta di due raccolte: la Mishnàh, la più antica, e la Ghemarà, la più recente. I maestri della Mishnàh abbracciano cinque o sei generazioni per un totale di centocinquanta autori. La prima edizione della Mishnàh, commentata dall'ebreo spagnolo Mosé Maimonide (1135-1204) venne stampata a Napoli nel 1492.
Talmud | Mosè Maimonide |
Ma a dispetto delle altre religioni che cercano in tutti i modi di diffondere e far conoscere i loro testi sacri, l'ebraismo ha sempre cercato di occultare il suo libro fondamentale, fino a minacciare di scomunica, o nei casi più gravi di morte, chi ne avesse rivelato il contenuto ai non-ebrei. Nel XVII secolo questo incomprensibile atteggiamento di totale chiusura verso l'esterno richiamò l'attenzione di molti studiosi cristiani (Wagenseil, Rohling, i due Buxtorf, Eisenmenger, Bartolocci, Imbonati, Pfefferkorn, ecc...) che hanno cercato di carpire il motivo di tale segretezza. Lo studio di questo testo - che altro non è che un codice di comportamento - condotto da questi profondi conoscitori dell'ebraico portò ad una prima importante scoperta: il rigido regime di separazione dagli altri popoli che vige presso gli ebrei trae le sue origini dall'insegnamento talmudico relativo ai non-ebrei, e in particolare ai cristiani. In effetti, il primo dato che emerse dalla lettura dei diversi trattati che compongono questo libro (Iore Dea, Orac sciaim, Scioscen ammispat, ecc...) è che, in virtù della sua Alleanza con Yahwéh, l'ebreo si considera come una specie di superuomo, superiore a tutti gli altri suoi simili, una sorta di semidio con diritto di dominio su tutte le altre nazioni. Tuttavia, ciò che impressionò maggiormente questi studiosi cristiani durante la lettura dei vari trattati fu l'ossessiva istigazione del lettore all'odio verso Gesù Cristo (ritenuto un falso messia, un mago e quanto di peggio si possa immaginare) e verso i Suoi seguaci (considerati alla stregua di pagani idolatri da evitare o da sterminare). Temendo che la rivelazione delle maledizioni e degli insulti contro il cristianesimo contenuti nel Talmud scatenasse violente reazioni contro gli israeliti sparsi in tutto il mondo, i rabbini, riuniti in sinodo in Polonia, corsero ai ripari e diramarono un decreto che conteneva le seguenti istruzioni: «Poiché abbiamo saputo, come tutti i figli d'Israele, che molti cristiani cercano d'approfondire la lingua nella quale i nostri libri sono scritti, vi intimiamo, sotto pena di incorrere nella scomunica maggiore [...] di togliere dalle nuove edizioni della Mishnàh e dalla Ghemarà quanto si riferisce alle azioni di Gesù di Nazaret». Ecco dunque spiegato il motivo per cui le recenti traduzioni del Talmud (messe in vendita anche presso le librerie cattoliche) non contengono nemmeno uno dei passi che troverete citati dall'Autore in questo libretto. Nonostante questa cortina fumogena eretta dai giudei attorno al loro testo sacro, l'Autore del presente studio, Mons. Justinas Bonaventura Pranaitis (1861-1917) 1, riuscì verso la fine del XIX secolo scorso a venire in possesso di molti trattati originali in cui le maledizioni e gli improperi contro Cristo e i cristiani non erano stati amputati.
Nel 1892, con il titolo Christianus in Talmude Iudeorum, sive Rabbinicæ doctrinæ de Christianis secreta(«I cristiani nel Talmud, ossia la dottrina rabbinica segreta sui cristiani»), usciva la più completa e più accurata raccolta di massime talmudiche che sia mai stata pubblicata e che oggi vi ripresentiamo non certo per fomentare nel lettore volgari pulsioni antisemite, così aliene dallo spirito che anima le pagine del Vangelo, ma perché i cristiani tornino a operare per la conversione degli ebrei e a pregare secondo le intenzioni della Chiesa, così chiaramente espresse nella veneranda liturgia preconciliare del Venerdì Santo: «Affinché Dio, nostro Signore, tolga il velo dai loro cuori ed essi conoscano Gesù Cristo [...] e siano strappati alle loro tenebre».
PARTE PRIMA
LA DOTTRINA DEL TALMUD SUI CRISTIANI
LA DOTTRINA DEL TALMUD SUI CRISTIANI
Nella prima parte di questo libro, vedremo quali sono gli insegnamenti del Talmud sull'Autore della religione cristiana, Gesù Cristo; nella seconda, quello che esso prescrive circa i Suoi seguaci.
CAPITOLO I
GESÙ CRISTO NEL TALMUD
GESÙ CRISTO NEL TALMUD
Molte sono le cose che si possono leggere nei diversi libri talmudici sull'origine di Gesù Cristo e sulla Sua vita, morte e dottrina. Tuttavia, bisogna avvertire che non sempre e dovunque Egli viene chiamato con lo stesso nome, ma con altri diversi quali «quell'uomo», «un tale», «il figlio del fabbro», «l'appeso», ecc...
I nomi attribuiti a Gesù Cristo
- Il vero nome di Gesù Cristo in ebraico è Iesciua Annostri, ossia «Gesù Nazareno»
Gesù viene chiamato Notsri dagli ebrei per via della città di Nazareth nella quale fu educato; per cui anche i cristiani nel Talmud sono chiamati notsrim. Poiché la voce Iesciua, che significa «salvezza», designa il Salvatore, di rado il nome di Gesù si incontra scritto per esteso nei libri ebraici 2, ma quasi sempre e ovunque si legge con l'abbreviazione Iesciu, nome che viene letto dagli ebrei con malizia, come se fosse originato dalle lettere iniziali delle tre parole Immasc' Sciemo Veziecro: «Siano distrutti il suo nome e la sua memoria» 3.
- Nel Talmud, Gesù Cristo viene chiamato oto isc, ovvero «quell'uomo», vale a dire «noto a tutti»
Nel trattato Aboda zara 6 a si legge: «Cristiano (è chiamato) colui che segue l'erronea dottrina di quell'uomo, il quale comanda che si consideri festivo il primo giorno dopo il sabato, e cioè che si santifichi il primo giorno dopo il sabato».
- Più semplicemente, Gesù Cristo viene chiamato peloni, cioè «quel tale»
Nello Sciaghigà 4 b., si legge «Maria [...] madre di quel tale», così come viene denominata nello Sciabbat, 104 b. Vedremo ben presto come questa Maria altri non sia che la Madre di Gesù Cristo.
- Con disprezzo, Cristo viene chiamato anche naggar bar naggar 4, ovvero il «fabbro» o il «figlio del fabbro»; o anche ben sciarasc'ètsim, ossia il «figlio del falegname» 5.
Aboda zara | Sciabbat |
- Inoltre, gli ebrei lo chiamano talui, cioè «l'appeso»
Rabbi Samuel, figlio di Meir, nell'Ilcot acum di Mosè Maimonide, avverte subito che il giorno festivo di Natale e quello della Pasqua dei cristiani sono proibiti agli ebrei perché vengono celebrati «per il fatto che egli fu appeso» 6. Rabbi Aben Esdra (1092-1167), nel Commentario al Libro della Genesi (Gn 27, 39), chiama talui colui la cui immagine l'Imperatore Costantino il Grande (280-337) pose nell'insegna: «Ai tempi di Costantino, che cambiò la religione e pose sul suo vessillo l'immagine dell'appeso».
l La vita di Gesù Cristo
Il Talmud insegna che Gesù era impuro e figlio di donna mestruata 7, che aveva l'anima di Esaù ed era stolto, prestigiatore, seduttore e idolatra. Fu crocifisso, sepolto nell'inferno e divenne l'idolo dei suoi seguaci.
- Gesù Cristo era bastardo e figlio di donna mestruata
Nel trattato Callà 1 b. (18 b.), viene narrata questa storia: «Un giorno, mentre alcuni vecchi sedevano davanti alla porta della città, si presentarono loro due adolescenti, uno dei quali aveva il capo coperto e l'altro l'aveva lasciato scoperto. Di quell'adolescente che aveva scoperto il capo, Rabbi Eliezer disse che era un "mamzer", cioè un "impuro". Rabbi Ieosciua disse che egli era "ben niddà", ovvero che era stato concepito da una donna mestruata. Rabbi Achiba, invece, affermò che egli non soltanto era impuro, ma anche figlio di donna mestruata. Poiché gli astanti domandarono a Rabbi Achiba il motivo di tale contraddizione verso i suoi colleghi, egli rispose loro che avrebbe confermato quanto aveva asserito. Andò quindi dalla madre di questo fanciullo, e avendola trovata al mercato intenta a vendere legumi, le disse: "Figlia mia, se tu mi vorrai rispondere con tutta verità a ciò che sto per domandarti, io ti prometto di fare tutto il possibile perché tu abbia a godere dell'esistenza anche nell'altra vita". E poiché ella chiedeva che l'altro confermasse con un giuramento quanto aveva promesso, Rabbi Achiba giurò, ma soltanto con le labbra, perché in cuor suo rese subito vano il giuramento. Dopodiché, Rabbi Achiba domandò: "Dimmi: chi è tuo figlio"? Ella rispose: "Quando celebrai le mie nozze mi trovavo nel periodo delle mestruazioni, per cui mio marito si allontanò da me. Ma il mio compare si unì a me e da questo amplesso nacque questo mio figlio". Da ciò risultò chiaro che questo fanciullo era non soltanto impuro, ma anche figlio di donna mestruata. A questa dimostrazione tutti gli astanti esclamarono: "Grande fu Rabbi Achiba quando corresse i suoi dottori". E subito aggiunsero: "Benedetto il Signore Dio d'Israele che rivelò il suo arcano a Rabbi Achiba, figlio di Giuseppe"». Come gli ebrei applichino questo passo a Gesù Cristo e a Maria SS.ma lo dimostra chiaramente il loro libro Toldoth Iesciu, che in ebraico significa «Origini di Gesù», dove, quasi con le stesse parole, è narrata la nascita del nostro Salvatore 8. Sempre in questo senso un'altra narrazione è data nel Sanhedrin 67 a: «Fra tutti coloro che, per aver contravvenuto alla legge, sono ritenuti rei di morte, solo verso questi ultimi 9 essi procedono, per l'accertamento delle loro colpe, servendosi di insidie.
E quali insidie preparano? Predispongono una stanza interna illuminata da una candela, e collocano testimoni in un'anticamera, in modo che essi possano vedere il tentatore e udirne le parole, ma non questi quelli. Colui che era stato dapprima circuito dal tentatore improvvisamente domanda a quest'ultimo: "Ti prego: ripetimi qui in segreto, ciò che prima mi hai detto". Se l'altro aderisce, subito il tentato gli chiede: "In che modo abbandoneremo il Signore nostro che è nei cieli e serviremo gli idoli"? Se a queste parole il tentatore si converte o ha comunque resipiscenze, bene; ma se invece esclama: "Ecco il nostro dovere; ecco quello che dobbiamo fare in tutto e per tutto", allora i testimoni che sono nella stanza esterna e che hanno ascoltato tutto, subito lo conducano in giudizio e lo lapidino. Così fecero al figlio di "stada" ("meretrice") in Lud, e lo crocifissero la sera di Pasqua. Questo figlio di "stada" ("meretrice") dev'essere inoltre considerato figlio di "pandira". Poiché disse Rabbi Sciasda: "Il marito di sua madre, "stada pandira", è Pafo, figlio di Giuda 10. Ma io aggiungo che sua madre è stata la meretrice Maria di Magdala, cioè quella tale acconciatrice di teste femminili, la quale, come dicono nel Pumbaditano, si allontanò da suo marito"». Ciò equivale a dire che anche Maria SS.ma veniva chiamata stada, cioè «meretrice», perché, secondo i Pumbaditani, aveva tradito il marito con adulterio. Simili cose si possono leggere nel Talmud di Gerusalemme 11 e in Maimonide 12. Per quanto riguarda quella Maria di cui è fatta sopra menzione, di essa si dice nel trattato Sciaghigà 4 b: «Trovandosi un giorno Rabbi Bibai presso l'Angelo della morte gli disse: "Va, e portami qui Maria acconciatrice di capelli muliebri" (che equivale a dire: "Va, e uccidila"). L'Angelo andò e gli portò Maria acconciatrice di fanciulli (vale a dire un'altra Maria)». Una glossa marginale illustra così questo passo: «Questa storia di Maria acconciatrice di capelli muliebri accadde sotto la seconda casa. Ella fu quindi la madre di N. ("peloni"), come si legge nel trattato Sciabbat» (fol. 104 b). Nondimeno, nello Sciabbat questo episodio viene così riportato: «Disse Rabbi Eliezer ai sapienti: "Non fu forse il figlio di "stada" ("meretrice") a fare uscire le arti magiche dall'Egitto per mezzo di un taglio nella propria carne"? Essi risposero: "Egli fu stolto, e non si chiede l'approvazione degli stolti. Il figlio di "stada", il figlio di "pandira"...», come sopra nel Sanhedrin 67 a».
Tale magia, operata dal figlio di stada, viene così spiegata nel libro Bet Jacob, f. 127 a: «Prima di uscire dall'Egitto, i Magi investigarono minuziosamente dappertutto che non trafugassero l'arte magica per mezzo di qualche scritto, in modo che la potessero poi insegnare agli altri popoli. Perciò, egli escogitò un nuovo sistema, e fu quello di scrivere l'arte magica sulla pelle o d'includervela sotto. La ferita, non appena sanata, non l'avrebbe certamente lasciata scoprire» 13. «Da tutto ciò - dice Johannes Buxtorf (1564-1629) 14 - si può capire in modo non troppo oscuro chi mai sia stato "ben stada" ("il figlio della meretrice") o chi mai, esaminati tutti i punti, per lui debba intendersi. Comunque, molte considerazioni dimostrano che nonostante i rabbini nelle addizioni talmudiche si sforzino di dichiarare che essi non vogliono riferirsi a Gesù Nazareno e cerchino di coprire la loro malizia, tuttavia la frode si viene subito a scoprire poiché appare manifesto che essi, nello scrivere tali cose, non vogliono altro intendere e scrivere che di Lui. Infatti: in primo luogo, egli è chiamato anche ben pandira. E che così fosse chiamato da loro Gesù Nazareno appare evidente anche in altri punti nel Talmud 15, dove si fà espressa menzione di "Gesù, figlio di pandira". Anche San Giovanni Damasceno (675-750) 16 nella genealogia di Cristo menziona le parole "pantheræ" e "bar pantheræ". In secondo luogo, questa "stada" ("meretrice") si dice che fosse Maria, e questa Maria viene anche detta madre di "peloni", di N., e con questa espressione si vuole senza dubbio identificare Gesù Cristo. Gli ebrei, infatti, usano mascherare il Suo nome perché si vergognano di pronunciarlo. Se fossero a nostra portata di mano i manoscritti originali, la cosa sarebbe chiaramente provata. Appare dunque evidente che anche questo fu uno dei nomi attribuito alla Madre di Gesù Nazareno. In terzo luogo, Egli viene chiamato "seduttore del popolo". E che per tale fosse ritenuto Cristo dagli ebrei, lo attesta il Vangelo stesso 17, mentre gli scritti odierni confermano che anche oggi gli israeliti lo considerano come tale 18. In quarto luogo, si dice che fosse chiamato l'"appeso"; in ciò è chiaro il riferimento alla crocifissione di Gesù Cristo, specialmente se si aggiunge la circostanza di tempo - la sera di Pasqua - la quale si accorda con il tempo della crocifissione di Nostro Signore.
Nel Sanhedrin 43 a., così essi scrivono: "La sera di Pasqua crocifissero Gesù". In quinto luogo, perché nel Talmud di Gerusalemme si parla di due discepoli dei sapienti posti come vedette e come testimoni, e quindi prodotti contro di Lui. Ciò deve riferirsi a quei due falsi testimoni dei quali fanno menzione gli evangelisti San Matteo 19 e San Luca 20. In sesto luogo, perché del medesimo "ben stada" scrivono che in un taglio della propria carne egli trafugò le arti magiche dall'Egitto. Qualcosa di simile riferiscono a proposito di Gesù Cristo nel velenosissimo libro "Toldoth Iesciu". In settimo luogo, e in questo si accorda anche il periodo di tempo, perché si dice che questo "ben stada" sia vissuto ai giorni di Pappo, figlio di Ieuda, il quale fu contemporaneo di Rabbi Achiba.
Achiba, inoltre, visse al tempo dell'Ascensione di Cristo e oltre. Anche Maria si dice che sia vissuta sotto il secondo tempio. Sommando le cose, risulta chiaro a tutti come in questi passi gli ebrei, in modo subdolo e blasfemo, vogliano intendere sotto il nome di figlio di "stada" non altro che il nome "figlio di Maria", ossia Gesù Cristo. Il fatto che a queste interpretazioni si oppongano altre circostanze non significa nulla. Ciò non è nuovo nei libri dei giudei, poiché essi cercano di mascherare la verità ai cristiani con l’inganno» 21.
- Inoltre, «nei libri più segreti che cercano di non far cadere facilmente nelle mani dei cristiani, gli ebrei dicono che lo spirito di Esaù è passato in Gesù Cristo, il quale è stato tanto empio quanto Esaù stesso» 22.
- Da qualcuno Egli viene chiamato anche stolto e demente 23: «Dissero i Sapienti ad Eliezaro: "Stoltofu il figlio di "stada" ("meretrice") e non si chiede l’approvazione degli stolti"».
- Gesù Cristo era un prestigiatore e praticava le arti magiche
Nel nefando libro Toldot Yeschu, il nostro Salvatore viene sacrilegalmente bestemmiato con queste parole: «Disse Gesù: "Non hanno forse così profetizzato di me Isaia e Davide miei proavi? Il Signore mi disse: "Tu sei mio figlio; oggi ti ho generato" 24. Così in altro passo: "Disse il Signore al mio Signore: "Siedi alla mia destra" 25. Ora io salirò verso il Padre mio che sta nei cieli e siederò alla sua destra e questo voi vedrete con i vostri occhi; ma tu Giuda 26 non riuscirai mai ad elevarti fino a Lui". Pronunciò quindi Gesù il gran nome di Dio (IHWH), ed ecco che subito si levò un gran vento che lo sollevò fra il cielo e la terra. Anche Giuda pronunciò quel nome e anche lui fu sollevato dal vento tra il cielo e la terra. In questo modo, entrambi volteggiavano nell'aria davanti allo stupore di tutti gli astanti. Allora Giuda, pronunciato nuovamente il nome divino, afferrò Gesù cercando di precipitarlo a terra. E Gesù, allo stesso modo di Giuda, cercava di precipitare l'altro. Così l'uno e l'altro, alternatamente, si colluttavano. Vedendo allora Giuda di non poterla avere vinta, orinò sopra Gesù e così, essendosi resi immondi, caddero entrambi a terra e non poterono più pronunciare il nome divino prima di essersi purificati». Davvero non so se siano degni di misericordia piuttosto che di odio quelli che prestano fede a simili menzogne fabbricate dal demonio in persona 27. In un altro passo dello stesso libro, viene narrato come nel Santuario vi fosse una pietra che il Patriarca Giacobbe aveva spalmato d'olio 28. In questa pietra erano scritte le lettere del tetragramma IHVH 29 e tutti gli studiosi israeliti sostenevano che la pronuncia di questo nome avrebbe devastato il mondo. Perciò, deliberarono che nessuno potesse comprenderlo, e misero due cani legati a due colonne di ferro davanti al Santuario.
Se mai qualcuno avesse interpretato il valore di quelle lettere, nell'atto di uscire dal Santuario, atterrito dall'abbaiare dei cani, avrebbe completamente perduto la memoria di esse. «Venne Gesù, entrò nel Santuario, interpretò il valore di quelle lettere, le scrisse su una pergamena, tagliò un lembo di carne dal proprio femore e ve la nascose; quindi, pronunciato il nome divino, la pelle si richiuse» 30.
- Gesù Cristo era idolatra
Nel trattato Sanhedrin 103 a., le parole del Salmo 91, versetto 10 «e la piaga non si avvicinerà al tuo tabernacolo», sono così spiegate: «Perché non vi sia tuo figlio o il tuo discepolo il quale cosparga di troppo sale, e troppo salando corrompa pubblicamente il suo cibo, come Gesù Nazareno». Bruciare il cibo o cospargerlo con troppo sale o troppo condimento viene proverbialmente detto di chi corrompe i suoi costumi, devia dalla sua strada e macchia il suo buon nome; in una parola, di colui il quale passa all'eresia e all'idolatria diffondendole e difendendole pubblicamente 31.
- Gesù Cristo era un tentatore
Nello stesso Sanhedrin 107 b. si legge: «Disse Mar: "Gesù corruppe, tentò e perse Israele"».
- Gesù fu crocifisso
Già sopra abbiamo visto come Egli abbia scontato con una morte ignominiosa la pena della sua empietà e dei suoi delitti, essendo stato appeso al patibolo della Croce la sera di Pasqua.
- Gesù Cristo fu sepolto nell'inferno
Lo Zohar 282 b. dice come Gesù sia perito come una bestia e sia stato sepolto fra le bestie. «Mucchio di sporcizie [...] su cui sono stati gettati i cani morti e gli asini morti, e dove sono sepolti i figli di Esaù (i cristiani) e quelli di Ismaele (i musulmani); ivi sono sepolti anche Gesù e Maometto, incirconcisi e immondi, carogne di cani» 32.
http://www.crisinellachiesa.it/articoli/giudaismo/cristo_e_i_cristiani_nel_talmud/cristo_e_i_cristiani_nel_talmud.htm
AMDG et BVM
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