Le armi per combattere il maligno
di Annalisa Colzi
Santa Caterina de’ Vigri, la
Santa di Bologna che ha la particolarità di stare seduta, ci ha lasciato in eredità un preziosissimo scritto dal titolo Le sette armi spirituali. Poche pagine in cui compendia l’arte della sopravvivenza contro le insidie del maligno per ottenere la vita eterna.
Sette sono le armi per difenderci dalle tentazioni del maligno, come sette sono i doni dello Spirito Santo. Numero che, biblicamente parlando, rappresenta la pienezza, la perfezione. Perfezione a cui sono chiamati tutti i battezzati: «Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48). E questa perfezione la possiamo raggiungere, come ci ricorda la Santa di Bologna, attraverso un vero e proprio combattimento. Vediamo in dettaglio quali sono queste armi.
1- La diligenza, cioè la sollecitudine del bene operare. Scrive la santa bolognese: «Compito dello Spirito Santo è suscitare in noi le buone ispirazioni, ma dovere nostro è accettarle e metterle in pratica, facendo continua violenza alle nostre passioni, che sempre ci spingono al contrario di quello che vuole lo Spirito». Satana ci pungola attraverso immagini, sensazioni, stimoli, a volte anche buoni, a lasciare la via per noi tracciata dallo Spirito Santo, per intraprendere altre vie.
Alla santità, invece, si arriva attraverso la realizzazione del disegno che Dio ha su ciascuna anima; ed ecco perché satana fa di tutto per distruggere questo progetto. Nostro compito è rimanere fedeli alla vocazione, qualunque essa sia, religiosa o familiare e portarla avanti con perseveranza anche di fronte alle difficoltà umane e spirituali.
2- La diffidenza di sé, cioè credere fermamente di non poter fare nulla di buono da se stessi. E’ questa una delle verità più trascurate dal mondo moderno. Quanti oggi sono soggetti a se stessi, al proprio giudizio? Quanti indietreggiano davanti agli elogi che il mondo fa loro? Al contrario si gonfiano di orgoglio credendosi onnipotenti. San Paolo, però, ci ricorda che: «Io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio» (Rm 7,19).
Solo la diffidenza di sé, il riconoscersi per quello che realmente si è ci conduce alla salvezza eterna. La vera umiltà consiste proprio in questo: nel riconoscere che Dio è tutto e noi siamo nulla, che Dio può tutto e noi non possiamo nulla, che Dio è il Creatore e noi sue creature. Senza umiltà non si entra in Paradiso.
3- La confidenza in Dio, cioè il credere con tutte le forze che Gesù mai abbandonerà l’anima. Nella malattia, nella sventura, nell’angoscia, nell’aridità, satana sibilerà: «Dove è il tuo Consolatore?». Subito l’anima deve rispondere con forza: «Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla» (Sal 22,1).
4- Memoria della passione e morte di Cristo Gesù, ovvero la contemplazione dell’amore infinito di Dio. La tentazione di superbia, che spesso alberga nel cuore umano, si infrangerà come un onda di fronte allo spettacolo della passione e morte di Nostro Signore Gesù Cristo. Satana non potrà sostenere lo sguardo interiore che l’anima rivolge a Colui che è stato trafitto e all’istante si allontanerà, lasciando il cuore e la mente libera dai pensieri di orgoglio.
5- Memoria della nostra morte, ovvero il ricordo del giorno in cui ci troveremo faccia a faccia con il Giudice. Nel momento in cui il nostro misero corpo esalerà l’ultimo respiro, cesserà anche la Misericordia di Dio. Quel Gesù che, come un mendicante aveva bussato ripetutamente alla porta del nostro cuore per potervi prendere dimora, alla fine della nostra vita terrena si ergerà come Giudice.
Questo ricordo deve spronare l’anima a compiere il bene; a mettere a servizio delle anime i talenti ricevuti; a vivere in questo mondo come se non gli appartenesse, perché, ci ricorda san Paolo: «Passa la scena di questo mondo!» (1Co 7,31).
6- Memoria del Paradiso, ovvero la contemplazione della infinita bellezza, della infinita sapienza, della infinità carità di Dio: Uno e Trino.
Il Creatore ha preparato per coloro che perseverano nella Verità, doni di inestimabile valore. Perle preziose di incommensurabile bellezza con cui adornerà il vincitore. La memoria di sì tanta soavità deve spronare l’anima a voler godere dei beni futuri e di non preoccuparsi eccessivamente dei beni terreni. Il salmista ci ricorda che «Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, ma quasi tutti sono fatica, dolore; passano presto e noi ci dileguiamo» (Sal 89,10). Il ricordo del Paradiso ci aiuti a vivere con pazienza tutte le avversità che il mondo presenta, per poter godere in eterno della bellezza infinita ed eterna.
7- Memoria della Sacra Scrittura. Leggere, meditare, assaporare ciò che Dio ha lasciato scritto ai suoi figli, è segno di grande saggezza e di sicura vittoria nelle tentazioni. Lo stesso Gesù, nelle tentazioni del deserto, rispose al demonio con le parole della Sacra Scrittura dicendo: «Sta scritto».
Santa Caterina raccomanda alle sue consorelle di «non lasciare andare a vuoto le quotidiane lezioni che si leggono in Coro e alla mensa; pensate anche che il Vangelo e le Epistole, che ogni giorno udite nella Messa, siano lettere mandate a voi dal vostro celeste Sposo e con grande e fervente amore riponetele nel vostro cuore».
Istruiti da Santa Caterina da Bologna, che di tentazioni se ne intendeva, visto le sue innumerevoli battaglie contro il maligno, non mi resta che augurarvi… buona battaglia.
Annalisa Colzi
Respice paupertatem
meam, gloriosa Virgo:
* miseriam, et angustiam meam ne tardes
auferre.
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