martedì 26 febbraio 2013

Guardate questo ghiottone



411 Alla santa povertà riservava una cura tutta particolare e voleva che dominasse
sempre da signora, tanto da non tollerare neppure il più piccolo utensile, appena
s'accorgeva che si poteva farne a meno, temendo che vi si introducesse l'abitudine di
confondere il necessario col superfluo. Era solito dire che è impossibile sovvenire alla
necessità senza servire alla comodità. Raramente si cibava di vivande cotte, oppure le
rendeva insipide con acqua fredda, o le cospargeva di cenere! Quante volte, mentre era pellegrino nel mondo a predicare il Vangelo, invitato a pranzo da grandi signori che lo veneravano con grande affetto, mangiava appena un po' di carne in ossequio alla parola evangelica di Cristo, poi, fingendo di mangiare faceva scivolare il resto nel grembo, mettendosi una mano alla bocca perché nessuno s'accorgesse di quello che faceva! Ci s'immagini poi se prendeva del vino, dato che rifiutava persino l'acqua, quand'era assetato!

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Ovunque fosse ospitato di notte, non voleva materassi o coperte sul suo
giaciglio, ma la nuda terra raccoglieva il suo nudo corpo avvolto solo nella tonaca.
Quando poi concedeva un po' di riposo al suo corpo fragile spesso stava seduto e non disteso, servendosi per guanciale di un legno o di una pietra. E quando lo prendeva desiderio di mangiare qualche cosa, come suole accadere a tutti, a stento si concedeva poi di mangiarla.

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Avendo un giorno mangiato un po' di pollo, perché infermo, riacquistate le energie
per camminare, si recò ad Assisi. Giunto alla porta della città, pregò un confratello che era con lui di legargli una fune attorno al collo e di trascinarlo per tutte le vie della città come un ladro, gridando: «Guardate questo ghiottone, che a vostra insaputa si è rimpinzato da gaudente di carne di gallina!». A tale spettacolo, molti, tra lacrime e sospiri, esclamavano:
«Guai a noi miserabili che abbiamo vissuto tutta la vita solo per la carne, nutrendo il cuore e il corpo di lussuria e di crapule!». E tutti compunti, erano guidati a miglior condotta da quell'esempio straordinario.

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E tante altre cose simili a queste egli compiva per praticare l'umiltà nel modo più
perfetto possibile, che insieme gli attiravano però amore imperituro presso gli altri. Era
libero da ogni sollecitudine per il corpo, trattandolo come un vaso derelitto ed
esponendolo alle ingiurie sempre preoccupato di non lasciarsi vincere dal desiderio di
alcuna cosa materiale per amore di lui. Vero spregiatore di se stesso, egli con parole e con fatti ammaestrava utilmente gli altri al disprezzo di sé. Ma tutti lo magnificavano e ne cantavano giustamente le lodi; solo lui si riteneva vilissimo e si disprezzava cordialmente.


Domine Iesu,
Mortificem me et vivam in te.



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