411 Alla santa povertà
riservava una cura tutta particolare e voleva che dominasse
sempre da signora,
tanto da non tollerare neppure il più piccolo utensile, appena
s'accorgeva che si
poteva farne a meno, temendo che vi si introducesse l'abitudine di
confondere il
necessario col superfluo. Era solito dire che è impossibile sovvenire alla
necessità senza
servire alla comodità. Raramente si cibava di vivande cotte, oppure le
rendeva insipide con
acqua fredda, o le cospargeva di cenere! Quante volte, mentre era pellegrino nel mondo a
predicare il Vangelo, invitato a pranzo da grandi signori che lo veneravano con grande
affetto, mangiava appena un po' di carne in ossequio alla parola evangelica di Cristo,
poi, fingendo di mangiare faceva scivolare il resto nel grembo, mettendosi una mano
alla bocca perché nessuno s'accorgesse di quello che faceva! Ci s'immagini poi se
prendeva del vino, dato che rifiutava persino l'acqua, quand'era assetato!
412 52.
Ovunque fosse
ospitato di notte, non voleva materassi o coperte sul suo
giaciglio, ma la nuda
terra raccoglieva il suo nudo corpo avvolto solo nella tonaca.
Quando poi concedeva
un po' di riposo al suo corpo fragile spesso stava seduto e non disteso, servendosi
per guanciale di un legno o di una pietra. E quando lo prendeva desiderio di mangiare
qualche cosa, come suole accadere a tutti, a stento si concedeva poi di
mangiarla.
413
Avendo un giorno
mangiato un po' di pollo, perché infermo, riacquistate le energie
per camminare, si recò
ad Assisi. Giunto alla porta della città, pregò un confratello che era con lui
di legargli una fune attorno al collo e di trascinarlo per tutte le vie della
città come un ladro, gridando: «Guardate questo ghiottone, che a vostra
insaputa si è rimpinzato da gaudente di carne di gallina!». A tale spettacolo,
molti, tra lacrime e sospiri, esclamavano:
«Guai a noi miserabili
che abbiamo vissuto tutta la vita solo per la carne, nutrendo il cuore e il corpo di lussuria
e di crapule!». E tutti compunti, erano guidati a miglior condotta da quell'esempio
straordinario.
414 53.
E tante altre
cose simili a queste egli compiva per praticare l'umiltà nel modo più
perfetto possibile,
che insieme gli attiravano però amore imperituro presso gli altri. Era
libero da ogni
sollecitudine per il corpo, trattandolo come un vaso derelitto ed
esponendolo alle
ingiurie sempre preoccupato di non lasciarsi vincere dal desiderio di
alcuna cosa materiale
per amore di lui. Vero spregiatore di se stesso, egli con parole e con fatti
ammaestrava utilmente gli altri al disprezzo di sé. Ma tutti lo magnificavano e
ne cantavano giustamente
le lodi; solo lui si riteneva vilissimo e si disprezzava cordialmente.
Domine Iesu,
Mortificem
me et vivam in te.
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