Il libro dell’Imitazione di Cristo è stato
certamente il testo di letteratura religiosa più diffuso da secoli nel popolo
cristiano in Occidente.
E' il libro cattolico più editato, dopo la Sacra Scrittura. 3120 edizioni fino al 1999.
Ha formato schiere di santi (da sant’Ignazio di Loyola
a san Carlo Borromeo, da santa Teresa d’Avila a santa Teresa di Lisieux, da san
Giuseppe Cottolengo a san Giovanni Bosco e santa Maria Mazzarello) ed è stato
raccomandato sempre dai Papi, da san Pio V a san Pio X, da Pio XI al beato
Giovanni XXIII. L’hanno apprezzato anche uomini di cultura lontani dalla Chiesa
(da Taine a Comte, da Michelet a Carducci e Croce) e letterati e scienziati insigni,
da Corneille a Voltaire, da Ampère a Retté, da Papini a Merton.
San Giovanni Bosco, fondatore dei Padri Salesiani narra nell'autobiografia: "Nella mia gioventù lessi l' "Imitazione di Cristo" e ne rimasi ammirato dandomi conto che questo libro in una sola pagina contiene più insegnamenti che non i libri mondani in vari volumi. E' merito di questo prezioso libro l'aver preso gusto nella lettura dei libri spirituali lasciando da parte la lettura dei libri del mondo" (Memorie, n. 36). Ai giovani questo gran Santo diceva: "Dopo la Sacra Scrittura, il libro che più vi raccomando da leggere è l'Imitazione di Cristo"
Ed Egli stesso testimonia che San Domenico Savio lo leggeva ogni giorno.
Infine nel redigere i regolamenti per le "Figlie di Maria Ausiliatrice" religiose da lui fondate, in uno dei suoi articoli scrisse: "Tra i libri da leggere e meditare avranno l'Imitazione di Cristo"
Beato Giovanni XXIII
Anche il grande papa del Concilio Vaticano II si ispirava regolarmente al "De imitatione Christi". Quando fu eletto Papa gli prese uno spavento. Egli cercò conforto aprendo a caso l'Imitazione di Cristo dove incontrò questo pensiero: 'Quando Dio impone una responsabilità e un compito, s'impegna altresì a dare alla persona le forze e le luci per compiere quel dovere che gli affida'. Questo lo riempì di pace e tranquillità e accettò l'incarico.
San Giovanni Bosco, fondatore dei Padri Salesiani narra nell'autobiografia: "Nella mia gioventù lessi l' "Imitazione di Cristo" e ne rimasi ammirato dandomi conto che questo libro in una sola pagina contiene più insegnamenti che non i libri mondani in vari volumi. E' merito di questo prezioso libro l'aver preso gusto nella lettura dei libri spirituali lasciando da parte la lettura dei libri del mondo" (Memorie, n. 36). Ai giovani questo gran Santo diceva: "Dopo la Sacra Scrittura, il libro che più vi raccomando da leggere è l'Imitazione di Cristo"
Ed Egli stesso testimonia che San Domenico Savio lo leggeva ogni giorno.
Infine nel redigere i regolamenti per le "Figlie di Maria Ausiliatrice" religiose da lui fondate, in uno dei suoi articoli scrisse: "Tra i libri da leggere e meditare avranno l'Imitazione di Cristo"
Beato Giovanni XXIII
Anche il grande papa del Concilio Vaticano II si ispirava regolarmente al "De imitatione Christi". Quando fu eletto Papa gli prese uno spavento. Egli cercò conforto aprendo a caso l'Imitazione di Cristo dove incontrò questo pensiero: 'Quando Dio impone una responsabilità e un compito, s'impegna altresì a dare alla persona le forze e le luci per compiere quel dovere che gli affida'. Questo lo riempì di pace e tranquillità e accettò l'incarico.
Ben pochi
avrebbero dissentito dal celebre giudizio di Fontenelle: «L’Imitation est le
plus beau livre sorti de la main des hommes puisque l’Evangile n’en vient pas». "Es el màs hermoso libro salido de las manos de los hombres".
Oggi è ancora così? Malgrado le edizioni e
traduzioni del libro presenti presso i librai, cattolici e non, a testimonianza
di un interesse mai venuto meno del tutto, sembra che oggi la sua lettura sia
sconsigliata, in Italia e in Europa, a quanti sono impegnati nella vita
spirituale, laici, sacerdoti, seminaristi e religiosi. Vogliamo qui vedere i
motivi di questo fenomeno. Sorvoliamo sulla questione storico-paleografica
della paternità del libro. Ci basti affermare che esso è nato in ambiente monastico.
Il libro e la dottrina
Il lettore dell’Imitazione avverte fin
dalle prime righe che in essa parla un uomo che ha conosciuto la società
mondana e ne è rimasto deluso e, postosi nella sequela di Cristo, ha accettato
rinunce e sofferenze per configurarsi al Maestro divino secondo la scienza
dell’amore. Il testo non contiene una compiuta trattazione dell’ascetica
cristiana. È probabile che l’Autore abbia scritto non di getto, cioè con
continuità, ma seguendo, a intervalli più o meno lunghi, lo sviluppo
intellettuale e affettivo della sua anima. Questo, nell’ipotesi, che sembra la
più comune, che unico sia l’Autore del testo, la cui asistematicità sarebbe
meglio spiegata se si ammette una pluralità di autori. La dottrina è quella
della Chiesa.
La diffusa ispirazione alla sacra Scrittura (più di mille
citazioni bibliche), ai Padri della Chiesa, specialmente Agostino e Gregorio
Magno, ai dottori medievali, soprattutto Bernardo, Bonaventura, Ruysbroeck e
Groote, ne ha da sempre garantito l’ortodossia.
Relativamente piccolo di mole, il libro è
diviso in quattro parti.
La prima («Ammonizioni utili per la vita spirituale»)
tocca i temi più generali della purificazione del cuore. Caratteristica di
questa parte è l’accento sulla vanità sia del mondo sia della scienza umana.
L’uomo interiore deve concentrarsi sulle verità della fede e liberarsi della
fiducia eccessiva nelle elucubrazioni della ragione riconducibili alla superbia
e all’ambizione. La seconda parte («Consigli per la vita interiore») disegna
l’inizio della vita interiore con la conversione, la retta intenzione, la
conoscenza di sé e la familiare amicizia con Gesù che conduce alla condivisione
della sua sofferenza. In queste due parti prevale il tono meditativo, il
dettato di un «direttorio spirituale».
La terza parte introduce la forma
dialogica tra il discepolo e il Signore («Consolazione interna»): una forma che
vuol significare l’amore del cuore umano quando Gesù lo avvolge con la sua
tenerezza che dona pace. Sono pagine che condensano un trattato del cuore, le
difficoltà e le tentazioni che il cuore sperimenta nella sua ascesa verso
l’amore trasformante, l’abbandono e la fiducia in Gesù che neppure la colpa
riesce a menomare, perché la stessa corruzione dell’uomo evoca la potenza della
grazia, quando si è umili e si ama. L’Autore scrive certamente alla luce della
sua esperienza sapienziale e ha qui raggiunto esiti di tale profondità che a
ragione e da secoli le sue pagine sono annoverate tra le manifestazioni alte
della letteratura spirituale.
La quarta parte («Il Sacramento») può essere
considerata come il coronamento delle precedenti. L’amore, che ha condotto il
discepolo dalla purificazione all’unione, trova la sua realizzazione
nell’Eucaristia. Non è facile imbattersi, anche in grandi autori, in pagine
pari a queste che educhino il lettore al senso del Sacramento dell’altare e del
sacerdozio con un dialogo tra il discepolo e l’Amato semplice e ardente.
Centro e cardine di tutta l’Imitazione è
Cristo Dio e maestro. Strumento dell’imitazione di lui è la grazia alla quale
l’uomo deve aprirsi se vuole ottenere l’imitazione a cui anela. Cristo, grazia,
impegno radicale dell’uomo: i tre elementi che fanno dell’Imitazione un libro impregnato
della pura dottrina della Chiesa e quasi un commentario della celebre
esortazione benedettina a non preferire nulla all’amore di Cristo. Per questo
suo fermo cristocentrismo al quale sono finalizzati tutti gli aspetti
dell’ascesi, l’«Imitazione» è stata cara a tutti gli iniziatori delle
spiritualità apostoliche.
Gli storici della spiritualità della
Compagnia di Gesù sono concordi nell’affermare l’influenza dell’«Imitazione»
sulla formazione spirituale di sant’Ignazio di Loyola: «La più importante delle
influenze umane che hanno contribuito alla formazione della sua spiritualità. È
certo infatti [...] che il santo ha fatto di questo libro la sua lettura
abituale sin da Manresa [...], ha continuato per tutta la vita a farne il suo
nutrimento preferito, se non esclusivo». La concezione ignaziana della santità personale, non
l’idea del servizio apostolico, collima con quella dell’Autore dell’«Imitazione».
E non è certo per caso che l’«Imitazione» sia l’unico libro di lettura
consigliato, con i testi biblici, a chi fa gli Esercizi ignaziani, secondo una
precisa indicazione di sant’Ignazio.
Santi e Pensatori formatisi alla
scuola del "De imitatione Christi":
Santa Teresa di Lisieux
Tra i più illustri allievi dell'autore (Tommaso de Kempis 1380-1471, agostiniano o certosino?) del
"De imitatione Christi" va annoverata la mistica carmelitana e dottore della chiesa santa Teresa di Lisieux, di epoca successiva. La composizione letteraria del monaco agostiniano infatti è capitale per riuscire a comprendere
a pieno la figura della carmelitana, in quanto è proprio su questo testo di
mistica medioevale che si è svolta la sua prima formazione, ancor prima della
sua conoscenza e frequentazione assidua dei due giganti dell'ordine
carmelitano: santa Teresa d'Avila e
san Giovanni della Croce. Ella
portava sempre questo libro con sé dovunque andasse durante l'epoca della sua
adolescenza e avendolo meditato a lungo era giunta a conoscerne ampi stralci a
memoria.
Bossuet
Bossuet definiva
questo libro "Quinto evangelo", tanta era l'importanza che gli
accordava rispetto a tanti altri libri che nel loro insieme costituiscono la
letteratura cristiana.
Voltaire
Lo stesso Voltaire, non credente, riconobbe meriti singolari a
quest'opera che si è imposta nei secoli come capolavoro
ascetico e letterario insieme.
MOLTI SANTI e moltissimi cristiani ebbero l'abitudine di aprire ogni giorno l'Imitazione di Cristo nella pagina che venisse loro a caso e leggerla. E spessissimo confessarono che ebbero consigli straordinariamente appropriati alle circostanze che stavano vivendo.
Santa Teresa di Lisieux
Tra i più illustri allievi dell'autore (Tommaso de Kempis 1380-1471, agostiniano o certosino?) del
"De imitatione Christi" va annoverata la mistica carmelitana e dottore della chiesa santa Teresa di Lisieux, di epoca successiva. La composizione letteraria del monaco agostiniano infatti è capitale per riuscire a comprendere
a pieno la figura della carmelitana, in quanto è proprio su questo testo di
mistica medioevale che si è svolta la sua prima formazione, ancor prima della
sua conoscenza e frequentazione assidua dei due giganti dell'ordine
carmelitano: santa Teresa d'Avila e
san Giovanni della Croce. Ella
portava sempre questo libro con sé dovunque andasse durante l'epoca della sua
adolescenza e avendolo meditato a lungo era giunta a conoscerne ampi stralci a
memoria.
Bossuet
Bossuet definiva
questo libro "Quinto evangelo", tanta era l'importanza che gli
accordava rispetto a tanti altri libri che nel loro insieme costituiscono la
letteratura cristiana.
Voltaire
Lo stesso Voltaire, non credente, riconobbe meriti singolari a
quest'opera che si è imposta nei secoli come capolavoro
ascetico e letterario insieme.
MOLTI SANTI e moltissimi cristiani ebbero l'abitudine di aprire ogni giorno l'Imitazione di Cristo nella pagina che venisse loro a caso e leggerla. E spessissimo confessarono che ebbero consigli straordinariamente appropriati alle circostanze che stavano vivendo.
...
Le tre cause di un oblio
Il fenomeno della disaffezione verso l’Imitazione
può essere ricondotto probabilmente a tre cause principali: sociologica,
ecclesiologica, psicologica. L’ambiente socioculturale incide notevolmente
sull’eduzazione religiosa. Ora, il nostro ambiente di inizio secolo resta
segnato ancora dai processi convergenti che si sono venuti affermando negli
ultimi secoli in Occidente. L’individualismo cerca di neutralizzare le comunità
di appartenenza. La massificazione impone comportamenti e modi di vita
standardizzati. La desacralizzazione lavora a imporre i presunti vantaggi di
un’interpretazione soltanto scientifica del mondo. Dalla teoria della ragione
strumentale si è passati alla fiducia totale nell’efficienza della tecnica.
Nonostante le crisi e i reflussi, l’uomo si sente sostituto di Dio e, in larghi
strati, non ne avverte più la presenza. Un tale uomo non riesce a stimare la
dimensione contemplativa della vita e confonde «contemplativo» con «monastico»,
cioè in un’accezione per lui negativa. E allora comincia a discettare su quei
pochi luoghi dell’«Imitazione» che parlano dei pericoli che l’amore alle
creature comporta, della dispersione conseguente all’effusione incontrollata
negli eventi e nella mentalità non evangelica del mondo. E sorvola sui tanti
luoghi nei quali il libro parla di gioia e del dovere di pregare per tutti gli
uomini amabili con il cuore di Cristo.
La causa ecclesiologica dipende
dall’estremismo di alcuni che considerano nella Chiesa soltanto il suo pur
importante aspetto missionario e dimenticano che la Chiesa è specialmente, come
ha insegnato l’apostolo Paolo, la comunità di coloro che invocano il Risorto e
gli rendono testimonianza con uno stile di vita nel quale svolgono un ruolo
determinante la preghiera, la lode, la ricerca contemplativa del Signore.
L’«Imitazione» educa a questo stile e non vuol creare una setta di
«spirituali». Tutta la quarta parte del libro, che è un’adorante professione di
fede nell’Eucaristia, mostra che l’Autore, attraverso l’economia sacramentale,
guarda alla vita ecclesiale che a quella economia è inscindibilmente connessa e
da essa trae significato e valore. La causa ecclesiologica dipende, quindi, da
un’interpretazione riduttiva della natura e della missione della Chiesa che
evangelizza contemplando e fa apostolato celebrando e pregando.
Similmente, la causa psicologica si regge
su un equivoco anch’esso riduttivo. Lo sostengono coloro che hanno introdotto
il modello freudiano nell’analisi della vita spirituale. Il bambino vive nel
caldo ambiente familiare, protetto, e gli è facile, istintivo, il transfert dal
papà a Dio. Divenuto adolescente, scopre il lato orizzontale della vita nel
contatto con gli altri e, superate le crisi dell’età, conosce il senso
dell’unione con Cristo. Divenuto infine adulto, può accedere al mistero
pasquale liberamente e viverne i gravosi impegni. L’Imitazione, che insegna
l’intimità con Cristo e la sicurezza nella fuga dal mondo, sarebbe, in questa
prospettiva, un libro per persone ancora infantili o spiritualmente
adolescenziali in via verso l’età e la sensibilità religiosa dell’uomo adulto.
Ci si dimentica con troppa leggerezza che l’Imitazione, proprio perché educa
all’imitazione di Cristo, chiede al lettore di mettersi sulla «via regale della
croce», sa bene che ciò «non è un gioco di bambini» e soltanto chi ama il
Signore può capire e camminare su quella via.
Insomma, si può essere d’accordo con
quelli che dicono che l’Imitazione non contiene ogni aspetto della vita cristiana
e ascetica. Ma di questa ha gli elementi essenziali: la presenza e l’azione di
Cristo sui cuori, l’intimità salvifica con lui, la carità, la comunione
eucaristica. Questa solida pedagogia ha educato intere generazioni cristiane
verso il Signore, la sua Parola, la sua croce, il suo Sacramento. Questi
elementi non sono cosa del passato. Tutto ciò che in passato ha parlato la
lingua del Vangelo è un valore per sempre. In questo senso, il passato non
esiste perché Cristo è l’eterno presente della Chiesa. Altri aspetti, quelli
derivanti dall’esperienza spirituale ed ecclesiale contemporanea, potranno, e
forse dovranno, completare i temi dell’Imitazione. Lo dirà il tempo.
L’Imitazione non è certo un libro insuperabile, ma finora, nel suo genere, non
è stato superato.
E c’è un’altra ragione che ce ne fa
raccomandare la lettura e la meditazione. I mali che abbiamo brevemente
descritto sopra a proposito della causa sociologica che induce a disistimare
l’Imitazione sono profondamente radicati nell’uomo d’oggi che Christian Bobin
ha definito «colui che non dorme mai». Un uomo così, lo notava già anni fa Sergio Zavoli, è
tentato di costruirsi e di fingersi un «Cristo imborghesito». Quale migliore antidoto dell’uomo e di Gesù che
dialogano nell’Imitazione?
(ZENIT.org).- Un articolo scritto da padre Giandomenico Mucci, S.I., e apparso sulla rivista “La Civiltà Cattolica” del 2 maggio 2009.
© La Civiltà Cattolica 2009 II
139-144 quaderno 3812
“Vieni,
Spirito Santo, vieni
per
mezzo della potente intercessione
del
Cuore Immacolato di Maria ,
tua
amatissima Sposa”