7 APRILE 2012 /
IN NEWS
E’ un paradosso, ma i moderni “non
credenti” sembrano letteralmente affascinati da Gesù di Nazaret. Ernst Renan lo
definisce “uomo
incomparabile, grande al punto che non mi sentirei di contraddire coloro che lo
chiamano Dio”.
Un altro intellettuale “anticristiano” Paul
Louis Couchoud ammetteva:
“Nella
mente degli uomini, nel mondo ideale che esiste sotto i crani, Gesù è
incommensurabile. Le sue proporzioni sono fuori di paragone, il suo ordine di
grandezza è appena concepibile. La storia di Occidente, dall’impero romano in
poi, si ordina intorno a un fatto centrale, a un evento generatore: la
rappresentazione collettiva di Gesù e della sua morte. Il resto è uscito di là
o si è adattato a ciò. Tutto ciò che si è fatto in Occidente durante tanti
secoli si è fatto all’ombra gigantesca della croce”.
E tanto gli uomini desiderano saperne di
più che spesso scrittori, registi, intellettuali danno sfogo alla fantasia per
ricamare storie sui Vangeli, per inventare teorie o spesso balle e magari per
produrre film, telefilm o spettacoli, solitamente di basso livello, ma che
mietono grandi ascolti, perché – come dice la Chiesa – “tutta la terra desidera
il Suo volto”.
I Vangeli infatti sono cronache abbastanza
scarne, che contengono i fatti necessari ed essenziali, ma che molto lasciano
immaginare. Infatti san Giovanni conclude il suo Vangelo proprio così: “vi sono
ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una,
penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere”.
Ebbene, se è vero che tutti desidererebbero
essere stati lì, presenti, aver visto Gesù di Nazaret, il suo volto, “il più
bello tra i figli dell’uomo”, averlo ascoltato in quelle piazze, su quelle
strade polverose, aver assistito ai suoi sconvolgenti miracoli, si deve sapere
che esiste
un’opera, unica al mondo e unica nella storia, che esaudisce esattamente questo
desiderio “impossibile”.
Proprio alla nostra generazione è stato
fatto questo dono eccezionale. Si tratta di un’opera in dieci volumi, circa
5000 pagine, letteralmente travolgenti, dove si rivive in presa diretta, giorno
per giorno, l’avventura di Gesù di Nazaret, l’uomo-Dio che ha capovolto la
storia umana.
S’intitola
“L’Evangelo come mi è stato rivelato” e ha la firma di Maria Valtorta.
Queste pagine sono il frutto di alcuni anni
di esperienze mistiche nelle quali Gesù ha letteralmente fatto rivivere alla
veggente quei giorni di duemila anni fa, proprio come se fosse stata lì allora,
anzi, ancora di più perché lei vede e ascolta anche cose che gli stessi
apostoli, in quei giorni, non poterono vedere, conoscere e riferire (a
cominciare da tutto il lungo traviamento di Giuda, conosciuto solo da Gesù che
provò in ogni modo e con un amore inaudito, per tre anni, a salvarlo).
Ma chi è Maria Valtorta? Nasce il 14 marzo
1897. Dal 1913 i Valtorta abitano a Firenze. Lei è militante dell’Azione
Cattolica e durante la prima guerra fa l’infermiera volontaria.
Sempre a Firenze, nel 1920, durante una
manifestazione, un rivoluzionario colpisce alla schiena la ragazza, che si
trovava lì per caso, ponendo le condizioni della sua successiva immobilità.
Infatti, dopo varie esperienze dolorose,
dal 1° aprile 1934 fino alla morte, il 12 ottobre 1961, trascorse ventisette
anni e mezzo ‘inchiodata’ al letto. Un calvario che lei visse con fede eroica.
Per questo, a cinquant’anni dalla morte,
sono sempre di più coloro che aspettano l’apertura del processo di
beatificazione. La Valtorta era una donna di forte personalità, molto razionale
e concreta, per nulla incline alle suggestioni fantastiche e che mai desiderò o
cercò esperienze mistiche.
I fenomeni soprannaturali iniziarono nel
1943, proprio quando lei pensava di non farcela più e di essere vicina alla
morte. La mattina del 23 aprile, era il venerdì santo, Gesù entrò nella sua
vita e iniziò per lei una frequentazione soprannaturale quotidiana fatta di
locuzioni interiori, visioni e dettati che impegnò Maria – già sofferente su
quel letto – in un lavoro di trascrizione immane: circa quindicimila pagine
manoscritte.
L’opera principale è appunto ‘L’evangelo
come mi è stato rivelato’. Dal 1944 al 1947 – con alcune visioni successive –
la Valtorta ha rivissuto tutta la storia di Gesù, riferendo ogni episodio e
descrivendo perfino gli odori e il vento.
Pagine eccezionali che, in pratica,
contengono tutti i quattro evangeli e riempiono i periodi mancanti, risolvendo
tanti punti enigmatici o apparenti contraddizioni.
Leggere queste pagine non è solo
un’avventura straordinaria per la mente, perché rivela tutto quello che si vuole
sapere e illumina tutta la verità, ma cambia il cuore e cambia la vita.
Soprattutto conferma con i fatti tutti i
dogmi e l’insegnamento della Chiesa, di san Giovanni, di san Paolo, di tutti i
Concili.
Dopo aver compitato per vent’anni centinaia
di volumi di biblisti, posso dire che – con la lettura dell’Opera della Valtorta – si possono
buttare al macero duecento anni di chiacchiere illuministe, idealiste e
moderniste sui Vangeli e sulla vita di Gesù.
E questo forse è uno dei motivi per cui
quest’opera eccezionale – che commosse anche Pio XII – è tuttora ignorata e
“rimossa” dall’intellighentsia ufficiale, dal modernismo clericale.
Nonostante ciò, fuori dei normali canali di
distribuzione, grazie a Emilio Pisani e al Centro editoriale valtortiano, l’Opera
è stata letta da un mare di persone, ogni anno da decine di migliaia di nuovi
lettori, ed è tradotta in 21 lingue.
Un celebre biblista, Gabriele Allegra l’ha
definita“un
capolavoro della letteratura cristiana mondiale”. E constatava “la sorprendente cultura scritturistica” dell’autrice,
che però non aveva studiato teologia e aveva a sua disposizione solo una
vecchia e popolare versione della Bibbia.
Emblematico anche il giudizio che nel 1952
espresse il padre gesuita Agostino Bea, un’autorità in campo esegetico, essendo
Rettore del Pontificio istituto biblico di Roma (dove alcuni anni dopo gli
succedette Carlo Maria Martini).
Bea fu anche una importante personalità
della Chiesa perché – dopo essere stato il confessore di Pio XII – divenne
cardinale e fu uno dei principali protagonisti del Concilio Vaticano II.
Ebbene nel 1952 scrisse di aver esaminato
un estratto dell’Opera “attendendo nella lettura particolarmente alla parte
esegetica, storica, archeologica e topografica”.
Ecco il suo giudizio: “Quanto all’esegesi
non ho trovato, nei fascicoli da me esaminati, errori di alcun rilievo. Sono
poi stato molto impressionato dal fatto che le descrizioni archeologiche e
topografiche sono proposte con notevole esattezza”.
Tutto questo è umanamente inspiegabile.
Nell’Opera valtortiana si trova una
ricostruzione così precisa e ricca dei fatti storici, geografici e umani della
vita pubblica di Gesù che è impossibile da spiegare, specie se si pensa che è
uscita dalla penna di una donna che era ignara di queste materie e di teologia,
che non conosceva la Terra Santa e che non disponeva di libri da consultare
trovandosi malata e immobilizzata su un letto, nella Viareggio della Linea
gotica, durante i mesi più feroci la guerra.
Migliaia di pagine, traboccanti di notizie
e riflessioni altissime, di descrizioni geografiche che solo oggi, andando sul
posto, si potrebbero fare.
Centinaia di toponimi e resoconti di luoghi
che erano sconosciuti a tutti e che solo le recenti ricerche e gli scavi
archeologici hanno riportato alla luce. L’Opera della Valtorta è davvero
inspiegabile con mezzi umani.
Perfino lo stile letterario è molto alto.
Ma,
soprattutto, il gigante che attraversa quelle pagine e che affascina per
potenza, bontà, bellezza, che entusiasma per parole e atti, è precisamente quel
Gesù di Nazaret di cui parlano i Vangeli. Il mondo non aveva visto e non vedrà
mai niente di paragonabile.
Antonio Socci. Da “Libero”, 7 aprile 2012
LAUDETUR JESUS
CHRISTUS!
LAUDETUR CUM
MARIA!
SEMPER LAUDENTUR!
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