sabato 14 gennaio 2012

Cielo, Purgatorio e Inferno



La Vergine fa vedere a Julia il Cielo, il Purgatorio e l'Inferno


Julia: "Alle 21,00 sentii all'improvviso il mio corpo perdere le sue for­ze e caddi. Fu Marco a portarmi sulla sua schiena, mentre Jean-Vianney mi sosteneva. Fui così portata nella mia mansarda, mentre mi agitavo a causa dei dolori troppo forti che provavo. Mi sembra che fu allora che en­trai in estasi.

Io vidi il cielo, il purgatorio e l'inferno. Quando si parla di cose molto differenti fra loro si è soliti dire che esse differiscono fra loro come il cie­lo e la terra. Era esattamente così. Che differenza!

I figli di Dio che erano salvi, si amavano l'un l'altro con pace e gioia in un giardino fiorito; 

i dannati invece bruciavano in grandi fiamme, pieni di rancore e di odio.

Il «Cielo» è il Paradiso.

Per accogliere un'anima che sale al cielo, una folla innumerevole di an­geli cantava in coro e la loro melodia riecheggiava in una sintonia mera­vigliosa e solenne.

Una folla immensa di santi e di sante le porgevano parimenti il benve­nuto. Gesù l'attendeva con le braccia aperte e la Vergine le tendeva le brac­cia per stringerla a sé, ponendole sul capo una corona che Lei stessa ave­va preparato. Anche Dio Padre l'accoglieva con la gioia negli occhi e sor­ridendo. E san Giuseppe, felice di accoglierla, le andava incontro.

In questo luogo nessuna invidia, nessuna gelosia: tutti si amavano vi­cendevolmente. Luogo traboccante di amore, di pace e di gioia. Luogo do­ve non si prova fame alcuna, anche se non si mangia. Luogo dove si par­tecipa al banchetto celeste. In questo luogo pure si danzava tenendosi mu­tuamente per mano.

Gesù, in compagnia di sua Madre, parlava con dolcezza e bontà a tutti i suoi figli.
Questi numerosi figli, di cui non si poteva contare il numero, venivano a stare presso la Vergine. Lei, con le sue due mani, stendeva su di loro il lembo del vestito che prendeva la forma di un immenso mantello.

In questo luogo, ognuno era conciliante e rispettava l'ordine per non causare fastidio a nessuno: tutto era bello perché il sorriso fioriva sui volti.

Il «Purgatorio»: è il luogo in cui le anime vanno a purificarsi.

Il purgatorio è il luogo dove l'anima deve entrare in mezzo alle fiam­me che bruciano in maniera orribile. È qui che deve purificarsi totalmente mediante le penitenze, che avrebbe dovuto fare in questo mondo e che non ha fatto.

Il purgatorio è l'altra riva dove devono andare le anime che sono sì mor­te in grazia di Dio, ma hanno ancora da fare penitenza per riparare ai loro peccati e purificarsi.

Una volta purificate, le anime salgono al cielo, aiutate dalla Vergine e sostenute dagli angeli. Esse vi salgono più presto quando noi preghiamo per loro in questo mondo.
Quando noi offriamo i nostri sacrifici e facciamo penitenza per loro, per la mediazione del Cristo, esse possono essere liberate dalle loro sofferen­ze e salire così più presto al cielo.

Sarà inutile rimpiangere di non avere ben sopportato le proprie sofferen­ze sulla terra; sarà troppo tardi. È durante la nostra vita quaggiù che noi dob­biamo continuamente offrire il nostro amore agli altri sacrificandoci per essi. 

L'«Inferno» è il luogo dove vanno le anime dannate.
Gli angeli le spingevano dopo aver loro legato le mani dietro la schie­na. In quel medesimo istante i demoni le afferravano brutalmente.

Si tratta della strada della dannazione da cui nessuno potrà mai, in eter­no, ritornare. 

È, l'inferno, un mare di fiamme sommerso dall'odio, dove non serve più a niente manifestare rincrescimento e dibattersi contro il do­lore.

Chi tenderà loro la mano? Nessuno! Essi si dibattono come coloro che, sul punto d'annegare, si afferrano anche a dei fili di paglia.

Coloro che cadono nell'inferno camminano tra le fiamme sempre più ardenti, strappandosi i capelli gli uni con gli altri, graffiandosi gli uni gli altri, combattendosi fra loro per riuscire a prendere qualcosa da mangiare. Ma tutto il cibo cade nelle fiamme per cui nessuno fra loro può mangiare.

Gli occhi di tutti escono dalle orbite, rendendoli simili a demoni orribi­li. Oh, che figure orribili alla vista!

La Vergine disse: 
«Figlia mia, hai visto? Sono io, vostra Madre, il le­game che unisce il cielo e la terra.
Gli errori hanno invaso il mondo intero. Nessuno purtroppo vi presta attenzione, a parte quelli dei miei figli che ho scelto.

Per questo motivo, desidero far ascoltare la mia voce ai miei figli del mondo intero, per tuo tramite.

Per questo motivo ancora, io desidero far loro conoscere la luce con cui il mio figlio Gesù li illumina, e parimenti il mio amore per avvertirli di di­stricarsi dai lacci delle tenebre, dove stanno precipitando.

Oh, mia piccola figlia, felice di soffrire per me e per mio Figlio! 
Il mio Cuore soffre enormemente nel vedere che tanti dei miei figli che Io chia­mo in cielo discendono nel purgatorio e nell'inferno. 

Vi sono pure dei miei figli sacerdoti, che Io amavo come la pupilla dei miei occhi, che vi cado­no. Ecco perché è tramite la tua mediazione, mia povera e piccola figlia, che Io voglio salvarli.

L'offerta che tu mi fai delle tue sofferenze, sopportandole di buon gra­do, spalma balsamo sulle ferite che mi straziano il Cuore».

Julia: «Ma, Madre mia, io ho così poca forza! Io non riesco, abitualmen­te, a sdebitarmi verso di voi dell'amore materno che mi testimoniate e tal­volta stento a rinunciare completamente a me per voi. Aiutatemi, ve ne pre­go. O Madre mia! Voi, nostro scudo, nostra consolatrice! Io mi affido intera­mente a voi, io che sono così insignificante. Che la vostra volontà sia fatta!».

La Vergine: «Anche in questo momento molte anime vanno all'inferno. Io voglio salvare le anime che percorrono la strada dell'inferno, mediante i tuoi sacrifici e le tue sofferenze. Vuoi tu unirti alle mie sofferenze?».
Julia: «Oh sì, Madre! Che gioia poter soffrire con voi per la conversione di molte anime! Io ero così infelice, così miserabile prima di conoscervi ed ora non faccio che ringraziare Iddio e voi stessa per avermi concesso di parte­cipare ai vostri dolori, io che sono la creatura più ordinaria di questo mondo».

La Vergine: «Va', figlia mia cara! O figlia mia prediletta, che mi do­mandi tu stessa di darti delle sofferenze! Ora tu soffrirai. Tuttavia, figlia mia, subisco, Io stessa, delle sofferenze ben più grandi delle tue».

Julia: «O Madre mia! Fatemi subire tutte le vostre grandi sofferenze. Ma, è mai possibile che voi subiate queste grandi sofferenze, voi nostra Madre così buona?».

La Vergine: «Grazie alle sofferenze che tu ed Io subiamo, le anime di quelli dei miei figli che sono caduti nell'errore possono essere salvate, la­vate delle loro colpe mediante questo stupendo miracolo che è il sangue prezioso che mio figlio Gesù dona loro».
Julia: «O Madre, io mi offro totalmente a voi volentieri».
La Vergine: «Figlia mia! Tu sei mia figlia, colei che deve soffrire! Quan­d'anche i tuoi sacrifici e le tue sofferenze saranno penose da sopportare, non inquietarti perché Io ti terrò per mano. Tu sarai vicino a Me».
Julia: «O Madre! Io sono così sprovvista di qualità! Come potrò io aspi­rare a cose grandi? Se, percorrendo la strada dell'inferno, potessi ottenere che molte anime siano offerte a Dio, volentieri io percorrerei questa stra­da. Io desidero offrirvi numerose sofferenze con amore e gioia, per accon­tentare la vostra attesa materna, che non aspira che a salvare le anime, fos­se pure una sola».

La Vergine: «Bene, figlia mia! È per questo che ti amo. Questo deside­rio del tuo cuore si estenderà nel mondo perché gli occhi dei ciechi spiri­tuali (ciechi nella loro anima, non "vedendo" più Dio) si aprano e le ani­me ammalate si rianimino (ritornino a Dio). Tuttavia, se essi rifiutano di ascoltarmi, Io non potrò fare nulla per loro dopo la loro morte, perché al­lora la giustizia del mio figlio Gesù dovrà compiersi. Parimenti i dannati subiranno la vergogna e proveranno rimorsi, ma sarà troppo tardi».

Julia parla poi delle sofferenze che dovette patire, e scrive: " Io dovetti emettere grida disperate in mezzo ad un'angoscia così atroce che è impos­sibile immaginare, in questo mondo, con la sola forza dell'immaginazione umana.

L'inferno? È il covo maledetto dove le anime, rigettate da Dio e segnate della sua maledizione eterna, si lamentano, emettono grida di disperazione, sono divorate dal rimorso, si dibattono in tutte le maniere possibili, dopo aver subìto il giusto giudizio di Gesù. Ma tutto è inutile. Ed è per impedire che noi tutti vi andiamo che la Vergine ci chiama, soffrendo senza fine per noi.
Bisogna che noi siamo tra quei suoi figli che, senza posa, senza ripen­samenti, rispondono «sì» a quest'appello della nostra Madre".

AVE MARIA!
AMDG

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