"Dignare me laudare Te Virgo sacrata. Da mihi virtutem contra hostes tuos". "Corda Iésu et Marìae Sacratìssima: Nos benedìcant et custòdiant".
venerdì 6 giugno 2014
LETTERA AI FEDELI , del serafico Padre San Francesco
LETTERA AI FEDELI
(Seconda recensione)
[179] 1 Nel nome del Signore, Padre e Figlio e Spirito
Santo. Amen.
A tutti i cristiani religiosi, chierici e laici uomini e
donne, a tutti gli abitanti del mondo intero, frate Francesco, loro servo e
suddito, ossequio rispettoso, pace dal cielo e sincera carità nel Signore.
[180] 2 Poiché sono servo di tutti, sono tenuto a
servire a tutti e ad amministrare le fragranti parole del mio Signore. 3 E perciò, considerando che non posso visitare
personalmente i singoli, a causa della malattia e debolezza del mio corpo, mi
sono proposto di riferire a voi, mediante la presente lettera e messaggio, le
parole del Signore nostro Gesù Cristo, che è il Verbo del Padre, e le parole
dello Spirito Santo, che sono spirito e
vita (Gv 6,63).
I.
IL VERBO DEL PADRE
[181] 4 L’altissimo Padre celeste, per mezzo del santo
suo angelo Gabriele (Cfr. Lc 1,31), annunciò questo Verbo del Padre, così
degno, così santo e glorioso, nel grembo della santa e gloriosa Vergine Maria,
e dal grembo di lei ricevette la vera carne della nostra umanità e fragilità.
[182] 5 Lui, che
era ricco (2Cor 8,9) sopra ogni
altra cosa, volle scegliere in questo mondo, insieme alla beatissima Vergine,
sua madre, la povertà.
[183] 6 E, prossimo alla passione (Cfr. Mt 26,17-20;
Mc 14,12-16; Lc 22,7-13), celebrò la pasqua con i suoi discepoli, e prendendo
il pane, rese grazie, lo benedisse e lo spezzò dicendo: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo” (Mt 26,26). 7 E prendendo il calice disse: “Questo è il mio sangue della nuova
alleanza, che per voi e per molti
sarà sparso in remissione dei peccati” (Mt 26,27). 6 Poi pregò
il Padre dicendo: “Padre, se è possibile,
passi da me questo calice”. 9 E il suo sudore divenne simile a gocce di
sangue che scorre per terra (Lc 22,44). Depose tuttavia la sua volontà nella
volontà del Padre dicendo: “Padre, sia
fatta la tua volontà; non come voglio io, ma come vuoi tu” (Mt 26,42; 26,39).
[184] 11 E la volontà di suo Padre fu questa, che il
suo figlio benedetto e glorioso, che egli ci ha donato ed è nato per noi, offrisse
se stesso, mediante il proprio sangue, come sacrificio e vittima sull’altare
della croce, 12 non per
sé, poiché per mezzo di lui sono state
create tutte le cose (Cfr. Gv 1,3), ma in espiazione dei nostri peccati, 13 lasciando
a noi l’esempio perché ne seguiamo le orme (1Pt 2,21). 14 E vuole che tutti siamo salvi per mezzo di lui
e che lo riceviamo con cuore puro e col
nostro corpo casto.
[185] 15 Ma pochi sono coloro che lo vogliono ricevere
ed essere salvati per mezzo di lui, sebbene il suo giogo sia soave e il suo peso leggero (Cfr. Mt 11,30).
II.
DI QUELLI CHE NON VOGLIONO OSSERVARE
I COMANDAMENTI Dl DIO
[186] 16 Coloro che
non vogliono gustare quanto sia soave il
Signore (Cfr. Sal 33,9) e
preferiscono le tenebre alla luce (Gv 3,19), rifiutando di osservare i comandamenti di Dio, sono maledetti; 17 di essi dice il profeta: “Maledetti coloro che si allontanano dai tuoi comandamenti” (Sal
118,21). 18 Invece, quanto sono beati e benedetti quelli
che amano il Signore e fanno così come dice il Signore stesso nel Vangelo: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il
cuore e tutta l’anima, e il prossimo tuo come te stesso” (Mt 22,37.39).
III.
DELL’AMORE DI DIO E DEL SUO CULTO
[187] 19 Amiamo dunque Dio e adoriamolo con cuore puro
e mente pura, poiché egli stesso, ricercando questo sopra tutte le altre cose,
disse: I veri adoratori adoreranno il
Padre nello Spirito e nella verità (Gv 4,23). 20 Tutti infatti quelli che lo adorano, bisogna che lo adorino nello spirito (Cfr.
Gv 4,24) della verità.
[188] 21 Ed eleviamo a lui lodi e preghiere giorno e notte (Sal 31,4), dicendo: “Padre nostro, che sei nei cieli” (Mt
6,9), poiché bisogna che noi preghiamo sempre senza stancarci (Lc
18,1).
IV.
DELLA VITA SACRAMENTALE
[189] 22 Dobbiamo anche confessare al sacerdote tutti i
nostri peccati e ricevere da lui il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù
Cristo. 23 Chi non mangia la sua
carne e non beve il suo sangue, non può
entrare nel regno di Dio (Cfr. Gv 6,55.57 e Gv 3,5). 24 Lo deve però mangiare e bere degnamente,
poiché chi lo riceve indegnamente, mangia
e beve la sua condanna, non discernendo il corpo del Signore (1Cor 11,29),
cioè non distinguendolo dagli altri cibi.
[190] 25 Facciamo, inoltre, frutti degni di penitenza Cfr. (Lc 3,8). 26 E amiamo i prossimi come noi stessi (Cfr. Mt
22,39). 27 E se uno non vuole
amarli come se stesso, almeno non arrechi loro del male, ma faccia del bene.
V.
DEL GIUDICARE CON MISERICORDIA
[191] 28 Coloro poi che hanno ricevuto l’autorità di
giudicare gli altri, esercitino il giudizio con misericordia, così come essi
stessi vogliono ottenere misericordia dal Signore; 29 infatti
il giudizio sarà senza misericordia per
coloro che non hanno usato misericordia
(Gv 2,13).
[192] 30 Abbiamo perciò carità e umiltà e facciamo
elemosine, perché l’elemosina lava l’anima dalle brutture dei peccati. 31 Gli uomini infatti perdono tutte le cose che
lasciano in questo mondo, ma portano con sé la ricompensa della carità e le
elemosine che hanno fatto, di cui avranno dal Signore il premio e la degna
ricompensa.
VI.
DEL DIGIUNO CORPORALE E SPIRITUALE
[193] 32 Dobbiamo anche digiunare e astenerci dai vizi
e dai peccati (Cfr. Tb 4,11; 12,9). a e da ogni eccesso nel mangiare e nel bere
ed essere cattolici. 33 Dobbiamo
anche visitare frequentemente le chiese e venerare e usare reverenza verso i
chierici, non tanto per loro stessi, se sono peccatori, ma per l’ufficio e
l’amministrazione del santissimo corpo e sangue di Cristo, che sacrificano sull’altare e ricevono e amministrano
agli altri.
[194] 34 E siamo tutti fermamente convinti che nessuno
può essere salvato se non per mezzo delle sante parole e del sangue del Signore
nostro Gesù Cristo, che i chierici pronunciano, annunciano e amministrano. 35 Ed essi soli debbono amministrarli e non
altri.
36 Specialmente poi i religiosi, i quali hanno
rinunciato al mondo, sono tenuti a fare molte altre cose e più grandi, senza
però tralasciare queste (Cfr. Lc 11,42).
Vll.
DELL’AMORE VERSO I NEMICI
[195] 37 Dobbiamo avere in odio i nostri corpi con i
vizi e i peccati, poiché il Signore dice nel Vangelo: Tutte le cose cattive, i
vizi e i peccati escono dal cuore (Cfr.
Mt 15,18-19; Mc 7,23).
[196] 38 Dobbiamo amare
i nostri nemici e fare del bene a coloro che ci odiano (Cfr. Mt 5,44; Lc
6,27). 39 Dobbiamo osservare i
precetti e i consigli del Signore nostro Gesù Cristo. 40 Dobbiamo anche rinnegare noi stessi (Cfr. Mt
16,24) e porre i nostri corpi sotto il giogo del servizio e della santa
obbedienza, così come ciascuno ha promesso al Signore.
VIII.
UMILTÀ NEL COMANDARE
[197] 41 E nessun uomo si ritenga obbligato
dall’obbedienza a obbedire a qualcuno là dove si commette delitto o peccato. 42 E colui al quale è affidata l’obbedienza e che è ritenuto maggiore, sia come il minore (Lc 22,26) e servo degli altri fratelli, 43 e usi ed abbia nei confronti di ciascuno dei
suoi fratelli quella misericordia che vorrebbe fosse usata verso di sé qualora
si trovasse in un caso simile.
[198] 44 E per il peccato commesso dal fratello non si
adiri contro di lui, ma lo ammonisca e lo conforti con ogni pazienza e umiltà.
IX.
DEL FUGGIRE LA
SAPIENZA CARNALE
[199] 45 Non dobbiamo essere sapienti e prudenti secondo
la carne (Cfr. 1Cor 1,26), ma piuttosto dobbiamo essere semplici, umili e
puri. 46 Teniamo i nostri corpi
in umiliazione e dispregio, perché noi, per colpa nostra, siamo miseri, fetidi
e vermi, come dice il Signore per bocca del profeta: “lo sono un verme e non un uomo, I’obbrobrio degli uomini e scherno del
popolo” (Sal 21,7).
47 Mai
dobbiamo desiderare di essere sopra gli altri, ma anzi dobbiamo essere servi e soggetti ad ogni umana creatura per amore di
Dio (1Pt 2,13).
X.
DEL SERVO FEDELE CHE DIVIENE DIMORA DI DIO
[200] 48 E tutti quelli e quelle che si diporteranno in
questo modo, fino a quando faranno tali cose e persevereranno in esse sino alla
fine, riposerà su di essi lo Spirito del Signore (Is 11,2), ed egli
ne farà sua abitazione e dimora (Cfr.
Gv 14,23). 49 E saranno figli del Padre celeste (Cfr. Mt
5,45), di cui fanno le opere, 50 e sono sposi, fratelli e madri del Signore
nostro Gesù Cristo (Cfr. Mt 12,50).
51 Siamo
sposi, quando l’anima fedele si congiunge a Gesù Cristo per l’azione dello
Spirito Santo. 52 E siamo
fratelli, quando facciamo la volontà del Padre suo (Cfr. Mt 12,50), che è in
cielo. 53 Siamo madri (Cfr. 1Cor
6,20), quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo attraverso
l’amore e la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo
operare, che deve risplendere in esempio per gli altri (Cfr. Mt 5,16).
[201] 54 Oh, come è glorioso e santo e grande avere in
cielo un Padre!
55 Oh, come
è santo, consolante, bello e ammirabile avere un tale Sposo!
56 Oh, come
è santo come è delizioso, piacevole, umile, pacifico, dolce e amabile e sopra
ogni cosa desiderabile avere un tale fratello e figlio, il quale offrì la sua
vita per le sue pecore (Cfr. Gv 10,15) e pregò il Padre per noi, dicendo: “Padre santo, custodisci nel tuo nome quelli
che mi hai dato (Gv 17,11). 57 Padre, tutti coloro che mi hai dato nel mondo erano tuoi e tu li hai dati a me (Gv
17,6). 58 E le parole che desti a me, le ho date a
loro; ed essi le hanno accolte e veramente hanno riconosciuto che io sono uscito
da te ed hanno creduto che tu mi hai mandato (Gv 17,8). Io prego per loro e non per
il mondo (Gv 17,9). Benedicili e santificali (Gv 17,17). 59 E per
loro io santifico me stesso, affinché siano santificati nell’unità, come lo siamo noi (Gv 17,19.11). 60 E voglio, o Padre, che dove io sono ci siano
anch’essi con me, affinché vedano la mia gloria nel tuo regno” (Gv 17,24;
Mt 20,21).
[202] 61 A
colui che tanto patì per noi, che tanti beni ha elargito e ci elargirà in
futuro, a Dio, ogni creatura che vive nei cieli, sulla terra, nel mare e negli
abissi renda lode, gloria, onore e benedizione (Cfr. Ap 5,13), 62 poiché egli è la nostra virtù e la nostra
fortezza. Egli che solo è buono (Cfr. Lc 18,19), solo altissimo,
solo onnipotente, ammirabile glorioso e solo è santo, degno di lode e benedetto
per gli infiniti secoli dei secoli. Amen.
XI.
DI COLORO CHE NON FANNO PENITENZA
[203] 63 Invece, tutti coloro che non vivono nella
penitenza, e non ricevono il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, 64 e compiono vizi e peccati, e che camminano
dietro la cattiva concupiscenza e i cattivi desideri, e non osservano quelle
cose che hanno promesso, 65 e servono con il proprio corpo il mondo, gli
istinti della carne, le cure e preoccupazioni del mondo e le cure di questa
vita, 66 ingannati dal diavolo di
cui sono figli e ne compiono le opere (Cfr. Gv 8,49), costoro sono ciechi
poiché non vedono la vera luce, il Signore nostro Gesù Cristo.
67 Questi
non posseggono la sapienza spirituale, poiché non hanno in sé il Figlio di Dio,
che è la vera sapienza del Padre. Di essi dice la Scrittura : “La loro sapienza è stata divorata” (Sal
106,27). 68 Essi vedono, conoscono, sanno e fanno il male
e consapevolmente perdono le loro anime.
[204] 69 Vedete, o ciechi, ingannati dai nostri nemici,
cioè dalla carne, dal mondo e dal diavolo, che al corpo è dolce fare il peccato
ed è cosa amara servire Dio, poiché tutte
le cose cattive, vizi e peccati, escono e procedono dal cuore degli uomini (Cfr. Mt 7,21.23; 15,18-19), come dice il Signore nel Vangelo. 70 E così non possedete nulla né in questo mondo
né nell’altro. 71 Credete
di possedere a lungo le vanità di questo secolo, ma vi ingannate, perché verrà
il giorno e l’ora che non pensate, non
conoscete e ignorate (Cfr. Mt 24,44; 25,13).
XII.
IL MORIBONDO IMPENITENTE
[205] 72 Il corpo è infermo, si avvicina la morte,
accorrono i parenti e gli amici e dicono: “Disponi delle tue cose”. 73 Ecco, la moglie di lui, i figli, i parenti e
gli amici fingono di piangere. 74 Ed egli, sollevando gli occhi, li vede
piangere e, mosso da un cattivo sentimento, pensando tra sé dice: “Ecco, la mia
anima e il mio corpo e tutte le mie cose pongo nelle vostre mani”. 75 In verità questo uomo è
maledetto, poiché colloca la sua fiducia e affida la sua anima, il suo corpo e
tutti i suoi averi in tali mani. 76 Perciò dice il Signore per bocca del profeta: “Maledetto l’uomo che confida nelI’uomo!” (Ger
17,5).
77 E subito
fanno venire il sacerdote. Gli domanda il sacerdote: “Vuoi ricevere la
penitenza per tutti i tuoi peccati?”. 78 Rispose: “Sì”. “Vuoi dare soddisfazione, con i
tuoi mezzi, cosi come puoi, per tutte le colpe e per quelle cose che hai
defraudato e nelle quali hai ingannato gli uomini?”. 79 Risponde: “No”. E il sacerdote: “Perché no?”. 80 “Perché ho consegnato ogni mio avere nelle
mani dei parenti e degli amici”. 81 E incomincia a perdere la parola, e così quel
misero muore.
82 Ma
sappiamo tutti che ovunque e in qualsiasi modo un uomo muoia in peccato mortale
senza compiere la soddisfazione sacramentale, e può farlo e non lo fa, il
diavolo rapisce la sua anima dal suo corpo con una angoscia e sofferenza così
grandi, che nessuno può sapere se non chi ne fa la prova. 83 E tutti i talenti e l’autorità e la scienza,
che credeva di possedere (Cfr. Lc 8,18), gli sono portati via (Mc 4,25). 84 Egli li lascia ai parenti e agli amici; ed
essi prendono il patrimonio e se lo dividono e poi dicono: “Maledetta sia la
sua anima, poiché poteva darci e acquistare più di quanto non acquistò!”. 85 I vermi divorano il corpo; e così quell’uomo
perde l’anima e il corpo in questa breve vita e va all’inferno, ove sarà
tormentato eternamente.
86 Nel nome
del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
[206] 87 Io frate Francesco, il più piccolo servo
vostro, vi prego e vi scongiuro, nella
carità che è Dio (Cfr. 1Gv 4,16), e col
desiderio di baciarvi i piedi, che queste parole e le altre del Signore nostro
Gesù Cristo con umiltà e amore le dobbiate accogliere e attuare e osservare. 87bis E coloro che non sanno leggere, se le facciano
leggere spesso, e le imparino a memoria, mettendole in pratica santamente sino
alla fine, perché sono spirito e vita (Gv
6,63). E coloro che non faranno ciò, ne renderanno ragione nel giorno del
giudizio davanti al tribunale di Cristo. 88 E tutti quelli e quelle che con benevolenza le
accoglieranno e le comprenderanno e ne invieranno copie ad altri, se in esse persevereranno fino alla fine (Mt 24,13), li benedica il Padre e il Figlio e lo
Spirito Santo. Amen.
I due testi del Credo
I due testi del Credo
Vengono mostrate [tra quadre] le
parti del simbolo niceno omesse dal successivo niceno-costantinopolitano.
In grassetto le
parti assenti nel simbolo niceno e aggiunte dal successivo
niceno-costantinopolitano.
La versione italiana è quella
comunemente recitata nella liturgia cattolica in Italia, che è una traduzione
della versione latina usata nel rito gregoriano, sostanzialmente fedele al
testo greco ma pronunciato al singolare (credo) invece dell'originale
plurale (crediamo).[1]
Primo
Concilio di Costantinopoli (381):
Simbolo niceno-costantinopolitano[3] |
Testo italiano
del Simbolo niceno-costantinopolitano |
|
Πιστεύομεν εἰς ἕνα Θεόν
Πατέρα παντοκράτορα, πάντων ὁρατῶν τε και ἀοράτων ποιητήν. |
Πιστεύομεν εἰς ἕνα Θεόν,
Πατέρα Παντοκράτορα, ποιητὴν οὐρανοῦ καὶ γῆς, ὁρατῶν τε πάντων καὶ ἀοράτων. |
Credo in un solo Dio,
Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili ed invisibili. |
Καὶ εἰς ἕνα κύριον Ἰησοῦν
Χριστόν,
τὸν υἱὸν τοῦ θεοῦ, γεννηθέντα ἐκ τοῦ Πατρὸς μονογενῆ, τουτέστιν ἐκ τῆς ουσίας τοῦ Πατρός, [θεὸν εκ θεοῦ], φῶς ἐκ φωτός, Θεὸν ἀληθινὸν ἐκ Θεοῦ ἀληθινοῦ, γεννηθέντα οὐ ποιηθέντα, ὁμοούσιον τῳ πατρί, δι' οὗ τὰ πάντα ἐγένετο, [τά τε ἐν τῷ οὐρανῷ καὶ τά ἐν τῇ γῆ][4]. |
Καὶ εἰς ἕνα Κύριον Ἰησοῦν
Χριστόν,
τὸν Υἱὸν τοῦ Θεοῦ τὸν μονογενῆ, τὸν ἐκ τοῦ Πατρὸς γεννηθέντα πρὸ πάντων τῶν αἰώνων· φῶς ἐκ φωτός, Θεὸν ἀληθινὸν ἐκ Θεοῦ ἀληθινοῦ, γεννηθέντα οὐ ποιηθέντα, ὁμοούσιον τῷ Πατρί, δι' οὗ τὰ πάντα ἐγένετο. |
Credo in un solo Signore, Gesù
Cristo,
unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: [Dio da Dio], Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. |
Tὸν δι' ἡμᾶς τοὺς ἀνθρώπους
καὶ διὰ τὴν ἡμετέραν σωτηρίαν κατελθόντα καὶ σαρκωθέντα, ενανθρωπήσαντα, |
Τὸν δι' ἡμᾶς τοὺς ἀνθρώπους
καὶ διὰ τὴν ἡμετέραν σωτηρίαν κατελθόντα ἐκ τῶν οὐρανῶν καὶ σαρκωθέντα ἐκ Πνεύματος Ἁγίου καὶ Μαρίας τῆς Παρθένου καὶ ἐνανθρωπήσαντα. |
Per noi uomini
e per la nostra salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo. |
παθόντα,
|
Σταυρωθέντα τε ὑπὲρ ἡμῶν ἐπὶ
Ποντίου Πιλάτου,
καὶ παθόντα καὶ ταφέντα. |
Fu crocifisso per noi sotto
Ponzio Pilato,
morì e fu sepolto. |
καὶ ἀναστάντα τῇ τριτῇ ἡμέρᾳ,
|
Καὶ ἀναστάντα τῇ τρίτῃ ἡμέρᾳ
κατὰ τὰς Γραφάς. |
Il terzo giorno è risuscitato,
secondo le Scritture, |
καὶ ἀνελθόντα εἰς τοὺς οὐρανούς,
|
Καὶ ἀνελθόντα εἰς τοὺς οὐρανοὺς
καὶ καθεζόμενον ἐv δεξιᾷ τοῦ Πατρός. |
è salito al cielo,
siede alla destra del Padre. |
ἐρχόμενον
κρῖναι ζῶντας καὶ νεκρούς. |
Καὶ πάλιν ἐρχόμενον μετὰ δόξης
κρῖναι ζῶντας καὶ νεκρούς, οὗ τῆς βασιλείας οὐκ ἔσται τέλος. |
E di nuovo verrà, nella gloria,
per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. |
Καὶ εἰς τὸ Ἅγιον Πνεῦμα.
|
Καὶ εἰς τὸ Πνεῦμα τὸ Ἅγιον,
τὸ κύριον καὶ τὸ ζωοποιόν, τὸ ἐκ τοῦ Πατρὸς ἐκπορευόμενον, τὸ σὺν Πατρὶ συμπροσκυνούμενον καὶ συνδοξαζόμενον, τὸ λαλῆσαν διὰ τῶν προφητῶν. |
Credo nello Spirito Santo,
che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre [e dal Figlio][5], e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. |
Εἰς μίαν, Ἁγίαν, Καθολικὴν
καὶ Ἀποστολικὴν Ἐκκλησίαν.
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Credo la Chiesa una, santa,
cattolica e apostolica.
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Ὁμολογοῦμεν ἓν βάπτισμα εἰς
ἄφεσιν ἁμαρτιῶν.
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Professo un solo battesimo
per il perdono dei peccati.
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Προσδοκοῦμεν ἀνάστασιν νεκρῶν.
|
Aspetto la risurrezione dei
morti
|
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Καὶ ζωὴν τοῦ μέλλοντος αἰῶνος.
Ἀμήν..
|
e la vita del mondo che
verrà. Amen.
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[Τοὺς δὲ λέγοντας·
ἦν ποτε ὅτε οὐκ ἦν, καὶ πρὶν γεννηθῆναι οὐκ ἦν, καὶ ὅτι ἐξ οὐκ ὄντων ἐγένετο, ἢ ἐξ ἑτέρας ὑποστάσεως ἢ οὐσίας φάσκοντας εἶναι, ἢ κτιστόν, ἢ τρεπτὸν ἢ ἀλλοιωτὸν τὸν υἱὸν τοῦ θεοῦ, ἀναθεματίζει ἡ καθολικὴ ἐκκλησία.] |
[Coloro poi che dicono:
"C'era (un tempo) quando (Gesù) non c'era", e: "Prima di essere generato non c'era", e che dal non essente fu generato o da un'altra persona o essenza dicono essere o creato, o trasformabile o mutevole il Figlio di Dio, (costoro li) anatematizza la Chiesa cattolica]. |
(non presente nel testo
italiano)
|
Il testo latino del Credo (Missale Romanum,
editio typica tertia, 2002):
Credo
in unum Deum,
Patrem
omnipoténtem,
factórem
cæli et terræ,
visibílium
ómnium et invisibílium.
Et in unum Dóminum Iesum
Christum,
Fílium Dei Unigénitum,
et ex Patre natum ante ómnia
sǽcula.
Deum de Deo, lumen de lúmine,
Deum verum de Deo vero,
génitum, non factum, consubstantiálem
Patri:
per quem ómnia facta sunt.
Qui propter nos hómines et
propter nostram salútem
descéndit de cælis.
Et incarnátus est de Spíritu
Sancto
ex María Vírgine, et homo
factus est.
Crucifíxus
étiam pro nobis sub Póntio Piláto;
passus et sepúltus est,
et resurréxit tértia die,
secúndum Scriptúras,
et ascéndit in cælum, sedet ad
déxteram Patris.
Et íterum ventúrus est cum
glória,
iudicáre
vivos et mórtuos,
cuius
regni non erit finis.
Et in Spíritum Sanctum, Dóminum
et vivificántem:
qui
ex Patre Filióque procédit.
Qui
cum Patre et Fílio simul adorátur et conglorificátur:
qui
locútus est per prophétas.
Et
unam, sanctam, cathólicam et apostólicam Ecclésiam.
Confíteor
unum baptísma in remissiónem peccatórum.
Et
exspécto resurrectiónem mortuórum,
et
vitam ventúri sǽculi. Amen.
martedì 3 giugno 2014
Considerazioni sulla Risurrezione
620. Considerazioni sulla Risurrezione
Dice Gesù:
«Le preghiere ardenti di Maria hanno anticipato di qualche tempo la mia Risurrezione.
Io avevo detto: "Il Figlio dell'uomo sta per essere ucciso, ma il terzo giorno risorgerà". Ero morto alle tre del
pomeriggio di venerdì. Sia che calcoliate i giorni come nome, sia li calcoliate come ore, non era l'alba
domenicale quella che doveva vedermi sorgere. Come ore, erano unicamente trentotto ore invece di
settantadue quelle che il mio Corpo era rimasto senza vita. Come giorni, doveva almeno giungere la sera di
questo terzo giorno per dire che ero stato tre giorni nella tomba.
Ma Maria ha anticipato il miracolo. Come quando col suo orare ha schiuso i Cieli con anticipo di qualche
anno sull'epoca prefissa, per dare al mondo la sua Salvezza, così ora Ella ottiene l'anticipo di qualche ora per dar conforto al suo cuore morente.
Ed Io, alla prima alba del terzo giorno, sono sceso come sole che scende e del mio fulgore ho sciolto i sigilli
umani così inutili davanti alla potenza di un Dio, della mia forza ho fatto leva per ribaltare l'inutilmente
vegliata pietra, del mio apparire ho fatto folgore che ha atterrato le tre volte inutili guardie messe a custodia
di una Morte che era Vita, che nessuna forza umana poteva impedire d'esser tale.
Ben più potente della vostra corrente elettrica, il mio Spirito è entrato come spada di Fuoco divino a
riscaldare le fredde spoglie del mio Cadavere, e al nuovo Adamo lo Spirito di Dio ha alitato la vita, dicendo a Se stesso: "Vivi. Lo voglio".
Io che avevo risuscitato i morti quando non ero che il Figlio dell'uomo, la Vittima designata a portare le
colpe del mondo, non dovevo potere risuscitare Me stesso ora che ero il Figlio di Dio, il Primo e l'Ultimo, il
Vivente eterno, Colui che ha nelle sue mani le chiavi della Vita e della Morte? Ed il mio Cadavere ha sentito
la Vita tornare in Lui.
Guarda: come uomo che si sveglia dopo il sonno dato da una enorme fatica, Io ho un profondo respiro. Né
ancora apro gli occhi. Il sangue torna a circolare nelle vene poco rapido ancora, riporta il pensiero alla mente.
Ma vengo da tanto lontano! Guarda: come uomo ferito che una potenza miracolosa risana, il sangue torna
nelle vene vuote, empie il Cuore, scalda le membra, le ferite si rimarginano, spariscono lividi e piaghe, la
forza torna. Ma ero tanto ferito! Ecco, la Forza opera. Io sono guarito. Io sono svegliato. Io sono ritornato
alla Vita. Fui morto. Ora vivo! Ora sorgo!
Scuoto i lini di morte, getto l'involucro degli unguenti. Non ho bisogno di essi per apparire Bellezza eterna,
eterna Integrità. Io mi rivesto di veste che non è di questa Terra, ma tessuta da Colui che mi è Padre e che
tesse la seta dei gigli verginali. Sono vestito di splendore. Mi orno delle mie Piaghe che non gemono più
sangue ma sprigionano luce. Quella luce che sarà la gioia di mia Madre e dei beati e il terrore, la vista
insostenibile dei maledetti e dei demoni sulla Terra e nell'ultimo giorno.
L'angelo della mia vita d'uomo e l'angelo del mio dolore sono prostrati davanti a Me e adorano la mia Gloria.
Ci sono tutti e due i miei angeli. L'uno per bearsi della vista del suo Custodito, che ora non ha più bisogno
d'angelica difesa. L'altro, che ha visto le mie lacrime, per vedere il mio sorriso; che ha visto la mia battaglia,
per vedere la mia vittoria; che ha visto il mio dolore, per vedere la mia gioia.
Ed esco nell'ortaglia piena di bocci di fiori e di rugiada. E i meli aprono le corolle per fare arco fiorito sul
mio capo di Re, e le erbe fanno tappeto di gemme e di corolle al mio piede che torna a calpestare la Terra
redenta dopo esser stato innalzato su essa per redimerla. E mi saluta il primo sole, e il vento dolce d'aprile, e
la lieve nuvola che passa, rosea come guancia di bambino, e gli uccelli fra le fronde. Sono il loro Dio. Mi
adorano.
Passo fra le guardie tramortite, simbolo delle anime in colpa mortale che non sentono il passaggio di Dio.
È Pasqua, Maria! Questo è bene il "Passaggio dell'Angelo di Dio"! Il suo Passaggio da morte a vita. Il suo
Passaggio per dare Vita ai credenti nel suo Nome. È Pasqua! È la Pace che passa nel mondo. La Pace non più velata dalla condizione di uomo. Ma libera, completa nella sua tornata efficienza di Dio.
E vado dalla Madre. È ben giusto che ci vada. Lo è stato per i miei angeli. Ben di più lo è per quella che,
oltre che mia custode e conforto, mi è stata datrice di vita. Prima ancora di tornare al Padre nella mia veste
d'Uomo glorificata, vado dalla Madre. Vado nel fulgore della mia veste paradisiaca e delle mie Gemme vive.
Ella mi può toccare, Ella le può baciare, perché Ella è la Pura, la Bella, l'Amata, la Benedetta, la Santa di
Dio.
Il nuovo Adamo va all'Eva nuova. Il male è entrato nel mondo per la donna, e dalla Donna fu vinto. Il Frutto
della Donna ha disintossicato gli uomini dalla bava di Lucifero. Ora, se essi vogliono, possono esser salvi.
Ha salvato la donna rimasta così fragile dopo la ferita mortale.
E dopo che alla Pura, alla quale per diritto di santità e di maternità è giusto vada il Figlio-Dio, mi presento
alla donna redenta, alla capostipite, alla rappresentante di tutte le creature femminee che sono venuto a
liberare dal morso della lussuria. Perché dica ad esse che si accostino a Me per guarire, che abbiano fede in
Me, che credano nella mia Misericordia che comprende e perdona, che per vincere Satana, che fruga loro le carni, guardino la mia Carne ornata dalle cinque ferite.
Non mi faccio toccare da lei. Ella non è la Pura che può toccare, senza contaminarlo, il Figlio che torna al
Padre. Molto ha ancora da purificare con la penitenza. Ma il suo amore merita questo premio. Ella ha saputo risorgere per sua volontà dal sepolcro del suo vizio, strozzare Satana che la teneva, sfidare il mondo per amore del suo Salvatore, ha saputo spogliarsi di tutto che non fosse amore, ha saputo non essere più che amore che si consuma per il suo Dio.
E Dio la chiama: "Maria". Odila rispondere: "Rabboni!". Vi è il suo cuore in quel grido. A lei, che l'ha
meritato, do l'incarico di esser messaggera della Risurrezione. E ancora una volta sarà un poco schernita
come avesse vaneggiato. Ma non le importa nulla, a Maria di Magdala, a Maria di Gesù, del giudizio degli
uomini. Mi ha visto risorto, e ciò le dà una gioia che attutisce ogni altro sentimento.
Vedi come amo anche chi fu colpevole, ma volle uscire dalla colpa? Neppure a Giovanni Io mi mostro per
primo. Ma alla Maddalena. Giovanni aveva già avuto il grado di figlio da Me. Lo poteva avere perché era
puro e poteva essere figlio non solo spirituale, ma anche dante e ricevente, alla e dalla Pura di Dio, quei
bisogni e quelle cure che sono connesse alla carne.
Maddalena, la risorta alla Grazia, ha la prima visione della Grazia Risorta.
Quando mi amate sino a vincere tutto per Me, Io vi prendo il capo ed il cuore malato fra le mie mani trafitte
e vi alito in volto il mio Potere. E vi salvo, vi salvo, figli che amo. Voi tornate belli, sani, liberi, felici. Voi
tornate i figli cari del Signore. Faccio di voi i portatori della mia Bontà fra i poveri uomini, coloro che
testimoniate della mia Bontà ad essi per farli persuasi di essa e di Me.
Abbiate, abbiate, abbiate fede in Me. Abbiate amore. Non temete. Vi faccia sicuri del Cuore del vostro Dio
tutto quanto ho patito per salvarvi.
E tu, piccolo Giovanni, sorridi dopo aver pianto. Il tuo Gesù non soffre più. Non ci sono più né sangue né
ferite. Ma luce, luce, luce e gioia e gloria. La mia luce e la mia gioia siano in te sinché verrà l'ora del Cielo».
http://www.potenzadellacroce.net/contenuti/materiali/Maria_Valtorta_-_Evangelo_completo.pdf
Leggiamo la Bibbia con sant'Antonio
13. “Il parto della Vergine gloriosa è paragonato alla rosa
e al giglio, perché come questi fiori, pur spandendo un profumo soavissimo, non
si deteriorano, così Maria, dando alla luce il Figlio di Dio, restò intatta
nella sua verginità. Quindi il Padre, quando la Vergine Maria partoriva il suo
Figlio, poteva dire ciò che Isacco disse a Giacobbe: “Ecco il profumo del mio
Figlio, come il profumo di un campo ubertoso, che Dio ha benedetto” (Gn
27,27)
.
La natività di Cristo fu come il profumo di un campo ripieno
di fiori, perché lasciò intatto il fiore della verginità della Madre, quando da
essa venne alla luce. E la beata Vergine stessa fu un campo pieno di rose e
gigli, che il Signore benedisse; infatti di lei è detto: “Benedetta tu fra le
donne” (Lc 1,28).
Osserva che Maria si turbò quando si sentì proclamare
“benedetta fra le donne”, essa che aveva sempre preferito sentirsi dire
“benedetta fra le vergini”: per questo “si domandava quale senso avesse quel
saluto” (Lc 1,29), che in un primo momento le sembrava sospetto.
E quando nella promessa di un figlio tutto le fu chiaro, non poté più ignorare
il pericolo che correva la sua verginità, e disse: “Come può avvenire questo,
dal momento che io non conosco uomo?” (Lc 1,34), cioè mi sono
prefissa di non conoscerlo?
Altri dicono che fosse turbata, perché sentiva dire di sé,
ciò che assolutamente non le sembrava di essere. “Virtù davvero rara, che la
tua santità così evidente, sia ignota solo a te stessa!” – esclama il beato
Bernardo. Egli poi aggiunge: Tu magari in segreto ti deprezzi, perché ti pesi
con la bilancia della verità; poi invece in pubblico, pensando di essere di ben
altro valore, ti vendi a noi ad un prezzo superiore a quello che hai fatto a te
stesso.
Quindi del parto verginale di Maria diciamo: “Come il fiore
della rosa nei giorni di primavera”. Diciamo primavera (in lat. ver)
perché verdeggia. Infatti in primavera la terra si veste di erbe,
si colora di fiori variopinti, ritorna il clima mite, gli uccelli “suonano la
cetra” e tutto sembra sorridere.
Ti rendiamo grazie, Padre Santo, perché nel pieno dell’inverno,
tra i più grandi freddi, ci hai elargito un tempo primaverile. Infatti in
questa nascita del Figlio tuo, Gesù benedetto, che si celebra in pieno inverno,
nella stagione dei freddi più intensi, ci hai dato un tempo primaverile,
ricolmo di ogni incanto. Oggi la Vergine, terra benedetta, ricolma della
benedizione del Signore, ha partorito l’erba verdeggiante, il pascolo dei
penitenti, cioè il figlio di Dio.
Oggi la terra si colora con i fiori delle rose e i gigli
delle convalli. Oggi gli angeli, accompagnandosi con la cetra, cantano: “Gloria
a Dio nel più alto dei cieli” (Lc 2,14). Oggi viene ristabilita
sulla terra la tranquillità e la pace. Che vuoi di più? Tutto sorride, tutto
esulta. E perciò l’angelo dice ai pastori: “Ecco, vi annunzio una grande gioia,
che sarà di tutto il popolo; oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore,
che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto
in fasce, che
giace in una mangiatoia” (Lc 2,10-12).
Religiosi omnes adorate et honorate illam:
quia ipsa est adiutrix et spiritualis advocata
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