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domenica 1 aprile 2018

E' RISORTO! In questa notte per tutta l'umanità il dolore si è trasformato nella gioia, la tenebra nella luce, la cattiveria nella bontà, il peccato nella grazia, l'odio nell'amore, la morte nella vita, la giustizia nel trionfo della divina misericordia.

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E’ RISORTO!

Sia Lodato Gesù Cristo,
sia lodata Maria Santissima che è Divina,
Perfetta, Vergine, Santa Maria di Guadalupe
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In comunione di preghiera con il Santo Padre Benedetto XVI,
porgiamo i nostri migliori Auguri per una Santa Pasqua di Risurrezione di Gesù
per lei e la sua famiglia.

Dio la benedica.


*

IL MATTINO DELLA RISURREZIONE. 
PREGHIERA DI MARIA:
http://www.scrittivaltorta.altervista.org/10/10616.pdf


LA RISURREZIONE:
http://www.scrittivaltorta.altervista.org/10/10617.pdf

Gesù risorto appare alla Madre:
http://www.scrittivaltorta.altervista.org/10/10618.pdf

Le pie donne al Sepolcro:
http://www.scrittivaltorta.altervista.org/10/10619.pdf

Considerazioni sulla Risurrezione:
http://www.scrittivaltorta.altervista.org/10/10620.pdf


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MSM

Dongo (Como), 3 aprile 1988. Pasqua di Resurrezione.
Rallegratevi con Me.

Gesù, che ho portato con ineffabile amore nel mio seno verginale, e durante nove mesi gli ho
donato carne e sangue, per prepararlo alla sua nascita umana, è risorto.

Rallegratevi con Me.
Gesù, che da bimbo ho stretto fra le mie braccia e a cui ho insegnato a fare i primi passi e che
ho formato e cresciuto, come mamma amorevole e premurosa, è risorto. '

Rallegratevi con Me.
Gesù, che ho contemplato nella sua infanzia ed ho visto svilupparsi, secondo il ritmo della sua
crescita umana, e farsi giovane durante la sua adolescenza, è risorto.

Rallegratevi con Me.
Gesù, che ha subito l'incomprensione, la emarginazione, il persistente rifiuto delle autorità
religiose, mentre veniva sempre più accolto e seguito dai piccoli, dai poveri, dagli ammalati e
dai peccatori, è risorto.

Rallegratevi con Me.
Gesù, che è stato abbandonato dai suoi discepoli, rinnegato, tradito, condannato a morte dal
tribunale religioso, portato davanti a Pilato, flagellato, coronato di spine, condotto al patibolo
e crocifisso, è risorto.

Rallegratevi con Me.
Gesù, che è stato ucciso sulla Croce e deposto nel sepolcro, è risorto. Figli prediletti, in
questo giorno di Pasqua, rallegratevi con Me. Partecipate alla gioia ineffabile, che il mio Cuore
Immacolato ha provato, quando mi sono visto, davanti agli occhi ancora cosparsi di lacrime, mio
figlio Gesù nello splendore divino del suo Corpo glorioso.
In quel momento per tutta l'umanità il dolore si è trasformato nella gioia, la tenebra nella
luce, la cattiveria nella bontà, il peccato nella grazia, l'odio nell'amore, la morte nella vita, la
giustizia nel trionfo della divina misericordia.

Rallegratevi con Me, figli prediletti, nel vivere insieme il mistero gioioso di questa Pasqua
dell'anno mariano a Me consacrato.
Oggi anche questa povera umanità, che è ancora chiusa nel sepolcro gelido del peccato, del
rifiuto di Dio, dell'odio, della violenza, della guerra, della impurità e della iniquità, è chiamata
ad uscire dalla sua tomba di tenebra e di morte.

Rallegratevi tutti con Me, perché, in questo giorno della sua Pasqua, vi annuncio che Gesù
risorto ritornerà nello splendore divino della sua maestà e della sua gloria».


*****
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ATTENDIAMOLO: Gesù risorto ritornerà nello splendore divino della sua maestà e della sua gloria


AMDG et DVM

lunedì 11 settembre 2017

Gesù IL MAESTRO ci spiega il significato delle nozze di Cana



Le nozze di Cana nelle versioni di Giotto e Jacopo Torriti (particolare)

CARISSIMI AMICI


Penso tutti conoscano l'episodio evangelico delle Nozze di Cana: Giovanni 2, 1 11.
Ritengo utilissimo leggere il commento che fa Gesù a questo episodio fondamentale della nostra Fede Cristiana. Non so voi, ma a me è capitato di sentire pochi commenti ben fatti a questo riguardo e soprattutto con una teologia così alta, come invece ritroviamo qui.
Sono queste lezioni che dovrebbero levare ogni dubbio sul fatto che la povera Maria Valtorta (visto anche il suo stato di inferma paralizzata e soprattutto di inferma spesso in fin di vita) abbia potuto scriverle di testa sua.
Ora siccome Gesù ci insegna che chi sa parlare di Dio in questo modo non può essere né l’uomo più erudito, né tanto meno il “cosaccio” (che allora vorrebbe dire che si è convertito, cosa che non può più succedere in eterno!), ma solo “le voci” che parlano sotto ispirazione dello Spirito Santo, allora vi invito a leggere con molta calma, meditare, contemplare (e magari stamparvi) queste pagine che finalmente chiariscono, in maniera magistrale, il perché ed i veri motivi ed i vari simbolismi nascosti in questo episodio evangelico.

19 ‑ 1 ‑ 47.
Dice Gesù:


«Avrei potuto parlare prima per darti questa gemma, o mio piccolo Giovanni [ossia: Maria Valtorta]. Ma tale è la dignità del S. Sacrificio, troppo poco conosciuto per ciò che è da troppi cristiani cattolici, che ho dato la precedenza alla spiegazione di esso. Ed è questa la prima lezione che do a molti, parlando eccezionalmente in dì festivo e su un brano evangelico che ho già trattato secondo l’insegnamento consueto. Quando un sacerdote o una voce parla in nome di Dio e per ordine di Dio, quando si ubbidisce ad un precetto, Io, che sono il Signore, taccio perché grande è la dignità di un maestro che parla in mio nome e per ordine mio, e grande è la dignità di un rito, grandissima quella della S. Messa, rito dei riti così come l’Eucarestia è il Sacramento dei Sacramenti.


Or dunque ascolta, o mio piccolo Giovanni. Ti ho detto molto tempo fa [1] ‑ eri al luogo di esilio e soffrivi come solo Io so quanto – che ogni brano ed episodio evangelico è una miniera di insegnamenti. Ricordi? Ti avevo mostrato la seconda moltiplicazione dei pani e ti avevo detto che, come  con  pochi  pesci  e  pochi pani avevo potuto sfamare le turbe, altrettanto i vostri spiriti possono essere sfamati all’infinito dai pochi brani che sono riportati dai 4 Vangeli. Infatti sono 20 secoli che di essi si sfama un numero incalcolabile di uomini. Ed Io, ora, attraverso il mio piccolo Giovanni ho dato aumento di episodi e parole perché veramente l’inedia sta per consumare gli spiriti e Io ne ho pietàMa anche da quei pochi episodi dei 4 Vangeli vengono, da 20 secoli, pane e pesci agli uomini perché ne siano saziati e ne avanzino ancora.


Tutto ciò fa lo Spirito Santo, che è il Maestro docente sulla cattedra dell’insegnamento evangelico.“Quando sarà venuto il Paraclito, Egli vi ammaestrerà in ogni vero e vi insegnerà ogni cosa e vi rammenterà tutto quanto ho detto”[2] insegnando lo spirito vero di ogni parola, di ogni lettera dell’episodio. Perché è lo spirito della parola, e non la parola in sé, che dà la vita allo spirito. La parola incompresa è suono vano. È incompresa quando è solo vocabolo, rumore, non “vita, seme di vita, scintilla, sorgente” che mette radici, accende, lava e nutre.


Le nozze di Cana [3]. Ecco che da 20 secoli sono spunto ai maestri di spirito a predicare la santità del matrimonio compiuto con la grazia di Dio, a predicare la potenza delle preghiere di Maria, il suo insegnamento all’ubbidienza: “Fate ciò che Egli vi dirà”, la potenza mia che muta l’acqua in vino, e così via. Nessuno di questi frutti colti dal brano evangelico sono errati. Ma non questi soli sono i frutti che l’episodio porta e che voi potete coglierne.


Mia piccola innamorata, amante di Me, affamata di Me Eucarestia, questo è uno degli episodi della mia vita pubblica in cui è in germe il miracolo ultimo dell’Uomo‑Dio: l’Eucarestia. La Risurrezione è già miracolo di Dio‑Uomo ((G In queste parole c’è la spiegazione sulla differenza che c’è fra “Uomo-Dio” e “Dio-Uomo” tante volte contestata dai detrattori valtortiani. Essi infatti dicevano che dare all’Evangelo il titolo di “Poema dell’Uomo-Dio” era il primo errore fatto dagli editori, mentre invece è esattissimo, come ci confermerà anche Maria SS. stessa in altra parte!)), il primo di tutti i miracoli venuti da quando, dalla Vittima distrutta dal Sacrificio, emerse il glorificato Gesù Dio‑Uomo, il Vittorioso
Prima era ancora nascosto il Dio nell’Uomo. La sua Natura trapelava per bagliori nella parola e nei miracoli, simile alle vampate che incoronano dentro per dentro un monte e fanno dire: “Qui si cela il fuoco e questo monte, in apparenza simile a molti altri, è un vulcano che ha per sua anima l’elemento fuoco in luogo di essere unicamente strati su strati di terre e di rocce”.


Ma l’Umanità del Cristo che doveva patire e morire era in tutto simile a quella di ogni uomo, avendo una carne soggetta alla legge della materia, col bisogno di cibo, di sonno, di bevande, di vesti, e disagio di freddo o di calore, e stanchezze per molto lavoro o lungo cammino, e compattezze di carne, e ‑ miseria per l’Onnipresente ‑ e costrizione in un unico luogo. Tutto meno la colpa e gli appetiti alla stessa. Anzi, tutto, e soprattutto ciò che è il martirio dei giusti: il dover vivere fra i peccatori vedendo le offese fatte all’Eterno da essi, e le discese dell’uomo nella fanghiglia dei bruti. 
L’Uomo ‑ Io te lo dico, Maria ‑ ha sofferto, col suo intelletto e col suo cuore di Giusto, più di questo che di ogni altra cosa. Il fetore del vizio e del peccato! La verminaia di tutte le concupiscenze! Io te lo dico: ho cominciato ad espiarle da quando le ho avute vicine, tanto era il tormento che davano all’anima e all’intelletto mio. Gli angeli hanno numerato i colpi degli immateriali flagelli dei vizi dell’uomo sulla mia Umanità, numerosi quanto e dolorosi più di quelli del flagrum romano.


Dopo il Sacrificio, il mio vero Corpo, pur restando vero Corpo, assunse la libera bellezza e potenza dei corpi glorificati, quella che sarà anche la vostra. Quella in cui la materia somiglierà allo spirito con il quale visse e lottò per farsi regina come esso re. E il Corpo fu glorioso come lo Spirito che in esso era divino, non più soggetto a tutto quello che prima lo mortificava, e lo spazio non fu più ostacolo, né ostacolo il muro, né ostacolo la lontananza, né ostacolo l’essere Io qui nel Cielo voi lì sulla terra, perché Io fossi in Cielo e in terra vero Dio e vero Uomo colla mia Divinità, con la mia Anima, col mio Corpo e col mio Sangue, infinito come alla mia Natura divina si conviene, contenuto in un frammento di Pane come il mio Amore volle, reale, onnipresente, amante, vero Dio, vero Uomo, vero Cibo all’uomo, sino alla consumazione dei secoli, e vero gaudio degli eletti per ciò che non è più secolo ma eternità.


L’Eucarestia è il miracolo ultimo dell’Uomo – Dio. La Risurrezione, il miracolo primo del Dio – Uomo che da Se stesso trasmuta il suo Cadavere in Vivente eterno.  L’Eucarestia, trasformazione delle specie del pane e del vino in Corpo e Sangue di Cristo, è al limite fra le due epoche come una stella, quella del mattino, fra i due tempi che han nome notte e giorno. E quando brilla la stella del mattino il viandante si dice: “Ora è giorno” benché ancora non sia giorno, perché sa che quella luce, ai limiti del cielo, è presagio d’alba. L’Eucarestia è la Stella del mattino del tempo nuovo. La sua luce di miracolo d’amore è presagio d’alba, dell’alba del tempo di Grazia. Per questo sta, raggiante dei suoi fuochi, sospesa fra il tempo che si chiude e quello che s’apre, alla fine della mia predicazione, all’inizio della Redenzione.


Se la stella dell’Epifania brillò per dire ai re che il Re universale era dato al mondo, la stella della mia Eucarestia brillò nella Cena pasquale per dire al mondo che il vero Agnello stava per essere immolato, che già si immolava, dandosi spontaneamente in perpetuo cibo agli uomini perché il Sangue suo non bagnasse soltanto gli stipiti e gli architravi, ma circolasse, tutt’uno con loro, a farli santi, e la Carne immacolata fortificasse la loro debolezza mentre l’Anima del Cristo e la Divinità del Verbo abitano in loro portando seco l’inscindibile Presenza del Padre e dell’Eterno Spirito. E fra l’annuncio della stella epifanica e l’annuncio della stella eucaristica, ecco brillare con i suoi simboli incompresi la luce del miracolo di Cana a dire al mondo ciò che avrebbe fatto, nel  cuore  di  pietra  degli uomini  e  con  la povera acqua del loro pensiero, la Sapienza e Potenza incarnata.


Tre giorni dopo c’era un banchetto”. Tre giorni: tre epoche, prima del convito di gioia. 
La prima, dalla creazione del mondo sino alla punizione del diluvio; 
la seconda, dal diluvio alla morte di Mosè. 
La terza, da Giosuè, mia figura, alla mia venuta. 


E ancora tre epoche, o tre giorni: i tre anni della mia predicazione prima del convito pasquale. E come avviene per un banchetto nuziale, che la preparazione ad esso è sempre più piena più si avvicina il momento del festino, così fu per il mio convito d’amore. Perciò sempre più chiare le voci del concerto profetico e le luci degli attendenti il vero Sposo che veniva a sposare Sé all’Umanità per farla regina.


“E vi era la Madre di Gesù”. La Madre! Può mancare la Madre se deve essere partorito l’uomo nuovo? Può non esservi Eva se deve essere d’ora in avanti la “Vita” dove era la Morte? E può mancare la Donna mentre si avvicina l’ora che il Serpente avrà oppresso il capo e limitata la sua libertà d’azione? Non può. E la Madre dei viventi, l’Eva senza macchia, la Donna dell’ “Ave” e del “Si faccia”, la Donna dal calcagno potente, la Corredentrice, è presente al convito con cui ha inizio lo sponsale dell’Umanità con la Grazia.


Ma “venuto a mancare il vino” i convitati non avrebbero gioito per la presenza di Gesù. Oh! veramente quando venni per il mio convito di Grazia trovai che il vino mancava presto. Era troppo poco, e presto fu consumato, e gli uomini caddero in tristezza perché Io deludevo le loro speranze di inebriarsi di umani succhi di potenza e vendetta.


Che avevo trovato iniziando la mia missione? “Idrie di pietra preparate per le purificazioni dei Giudei”. Ossia per le purificazioni materiali. Ecco. I cuori, dopo secoli e secoli di impura assimilazione della Sapienza, si erano mutati in idrie di pietra. E non già per purificare se stessi, ma per servire a purificare. Il rigorismo, l’esteriorità dei riti. Quel rigorismo che induriva senza servire a detergere neppure se stessi. Il solito peccato di superbia del credersi perfetti e di credere impuri gli altri. La durezza opaca della pietra opposta alla luce e alla duttilità della Sapienza che illumina a comprendere e aiuta ad amare. Cuori chiusi. Anche l’acqua che li empie non li fa morbidi. Serve a ghiacciarli. E nulla più. Gettata l’acqua, essi sono aridi, duri e senza profumo. Questo è l’esteriorità dei riti che colmano senza penetrare, senza trasformare, senza far dolci e profumati. Le idrie, i cuori, erano vuoti. Non contenevano neppure quel minimo di cosa utile che è l’acqua per purificare gli altri. Erano vuoti. Non avevano neppure pensato a colmarsi del minimo.Vuoti, arcigni, scabri, inutili, scuri nell’interno come un antro, bigi all’esterno per polvere e vecchiaia.


“Empite d’acqua le idrie”. Oh! quanta l’acqua viva che Io ho versato nei cuori di pietra degli ebrei perché almeno avessero un minimo per essere utili ad alcunché! Ma essi non si mutarono e nella quasi maggioranza respinsero l’acqua, restando vuoti, duri, oscuri, arcigni.


“E ora attingete”. Ecco. Nei cuori dove l’acqua fu accolta si mutò in vino eletto, tanto che il maestro di tavola disse: “Tutti dànno al principio il vino migliore e poscia il peggiore, mentre tu hai serbato il migliore alla fine”. Ho infatti serbato il migliore alla fine, Io, sposo del gran convito. Nell’Ultima Cena, ultimo atto del Maestro, Io, Sposo, ho mutato non l’acqua in vino, ma il vino in Sangue mio per una nuova trasformazione che vi aiutasse, o uomini, ad essere felici della mia felicità che è santa ed eterna. Avevo per tre anni empito le idrie vuote dell’Acqua veniente dal Cielo. Ma ora l’acqua non bastava più. Veniva il tempo della lotta e del giubilo, e il vino è utile al lottatore e immancabile ai conviti. Ed Io vi ho dato l’Eucarestia, il mio Sangue, perché beveste la mia stessa forza, e forti foste, e la mia ilare volontà di servire Iddio, e diveniste eroi come il Maestro vostro, e la mia gioia fosse in voi.


Né quel miracolo di trasformazione di una specie nell’altra  ha più avuto fine. Le idrie del convito di Cana si vuotarono presto lasciando ebbri gli invitati alle nozze. La mia Eucarestia empie i calici e le pissidi di tutta la terra da secoli. E sino alla fine dei secoli gli affamati, gli esausti, i sitibondi, gli stanchi, gli afflitti, i morenti e quelli che appena cominciano a vivere con ragione, i puri come i penitenti, i malati come i sani, i sacerdoti come i laici, gli uomini d’ogni razza e condizione, sulle vette e nelle pianure, fra le nevi polari e all’equatore, sulle acque e sulle terre, vengono a bere, a mangiare, a nutrirsi, a salvarsi, a vivere del mio Sangue e della mia Carne, di questo Vino dato alla fine del Convito, alle soglie della Redenzione, perché fosse il Convito perpetuo dello Sposo a chi lo ama e la Redenzione continua dei vostri languori e cadute.


Le nozze di Cana. La trasformazione dell’acqua in vino. La Cena di Pasqua: la transustanziazione del pane e vino nel mio Corpo e nel mio Sangue. 
La prima, a segnare l’inizio della mia missione di trasformazione degli ebrei dell’antico tempo in discepoli del Cristo. 
La seconda, a segnare il principio della transustanziazione degli uomini in figli di Dio per la grazia rivivente in loro. L’ultimo miracolo dell’Uomo Dio. Il primo e perpetuo miracolo dell’Amore umanizzato. Questa, mio piccolo Giovanni, una delle applicazioni ‑ ed è la più alta ‑ del miracolo delle nozze di Cana.


Ed in te, e per sempre, il mio Corpo e il mio Sangue siano quelle Cose preziose e incorruttibili per le quali, come dice Simon Pietro4], sei stata riscattata, affinché tu esalti le virtù di Colui che dalle tenebre ti chiamò all’ammirabile sua luce. La mia pace a te, piccola sposa, anelante all’Amore. La pace a te. La pace a te. La pace a te.» 


(da: Maria Valtorta, I Quaderni del 45-50, 19.1.1947 – ed. CEV)


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1 Il 28 maggio 1944, nel dettato di commento all’episodio della Seconda moltiplicazione dei pani della grande opera sul Vangelo. Per il luogo dell’esilio, rimandiamo a pag. 231 nota 6.
2 Giovanni 14, 26.
3 Giovanni 2, 1‑11. L’insegnamento che segue potrebbe essere messo come commento all’episodio delle Nozze di Cana, in una riedizione della grande opera sul Vangelo..
4 1 Pietro 2, 9.
Buona meditazione. 
La Pace sia con voi.

AMDG et BVM

domenica 21 agosto 2016

Mel Gibson quiere regresar a las escrituras para rodar la resurrección de Cristo: SURREXIT! ALLELUJA!




SURREXIT! ALLELUJA!


El director de la que fue la película independiente más taquillera de la historia contará la historia de la resurrección

Ya filmó la pasión y muerte de Jesucristo, con una cinta cruda y rodada en arameo, y ahora, una década después, Mel Gibson quiere regresar a las escrituras para rodar la resurrección de Cristo.
Lo ha confirmado Randall Wallace en declaraciones a «The Hollywood Reporter», el guionista nominado a un Oscar por «Braveheart», que se encargará del guion de esta nueva película bíblica. Wallace asegura que ya está escribiendo la historia de la resurrección de Cristo, y que el proyecto no podía mantenerse en secreto por más tiempo.
Tanto Wallace como Gibson, asegura el guionista, se están tomando muy en serio esta secuela de la película independiente más taquillera de la historia. Esta cinta sobre la persecución y crucifixión de Jesucristo consiguió recaudar más de 611 millones de dólares en todo el mundo, contando con un presupuesto de 30 millones de dólares.
Desde que se estrenara en 2004, los rumores sobre la posible secuela de «La pasión de Cristo» sonaban en Hollywood. Pero Mel Gibson se centró en otros proyectos. Estos rumores se intensificaron cuando el actor y cineasta acudió como invitado sorpresa a la graduación de la Universidad de Liberty (Virgina, Estados Unidos) el mes pasado.
En el evento, Gibson presentó un adelanto de su nueva película, «Hacksaw Ridge», pero también aprovecharon para preguntarle sobre una posible secuela de La pasión de Cristo. El cineasta mostró su interés en realizarla, pero no dio detalles acerca de su participación en ella.

La comunidad evangélica

Según Wallace, la comunidad cristiana influyó en la decisión final de Gibson de realizar otra película. «La comunidad evangélica considera 'La pasión de Cristo' la mayor película realizada fuera de Hollywood, y continúan diciéndonos que creen que la secuela será aún mayor», declara el guionista.
Todavía no se conoce el estudio que se encargará de realizar este ambicioso proyecto, ni el presupuesto con el que contará la producción, ya que el guion se encuentra en la primera fase de desarrollo. No obstante, Wallace asegura que hay muchos inversores interesados en el proyecto. «Es pronto para hablar de dinero. Es un tema grande y sagrado», indica.
Ya en marzo de este año Sony estrenó Resucitado, que narra también la historia de resurrección de Jesucristo. Con un presupuesto de 20 millones de dólares, la película solo consiguió recaudar 46 millones de dólares en todo el mundo




mercoledì 15 aprile 2015

«Oh! bello così non fu mai! Che maestà!»


....
«Sembra più alto ancora e più maturo d'anni».
«È proprio il Re!».
«Oh! lo dicevano il Re pacifico! Ma è anche il Re tremendo per coloro che devono avere timore del suo giudizio!».
«Hai visto che raggi si sprigionavano dal suo Volto?».
«E che balenii nei suoi sguardi!».

«Io non osavo fissarlo. E fissarlo avrei pur voluto, perché penso che forse non mi sarà più concesso di vederlo così altro che in Cielo. E voglio conoscerlo per non averne tremore allora».

«Oh! non dobbiamo temere se rimaniamo quali siamo: suoi servi fedeli. Hai udito: "Ancora voglio dirvi che vi amo. Pace a voi di buona volontà". Oh! non una parola di troppo. Ma in questo poco c'è tutto il consenso sul nostro aver fatto fino ad ora e tutta la più alta promessa per la vita futura. Oh! intoniamo il canto della gioia. Della nostra gioia: "Gloria a Dio nei Cieli altissimi e pace in Terra agli uomini di buona volontà. Veramente il Signore è risorto, come aveva detto per bocca dei profeti e con la sua parola senza difetto. Ha perduto col Sangue tutto quanto il bacio di un uomo aveva in Lui deposto di corrotto; e, mondato come è l'altare, il suo Corpo ha assunto l'inesprimibile bellezza di Dio. Prima di salire ai Cieli si è mostrato ai suoi servi. Alleluia. Andiamo cantando, alleluia!, l'eterna giovinezza di Dio! Andiamo annunciando alle genti che Egli è risorto, alleluia! Il Giusto, il Santo è risorto, alleluia, alleluia! Dal Sepolcro è uscito immortale. E l'uomo giusto con Lui è risorto. Nel peccato come in grotta serrato era il cuore dell'uomo. Egli è morto per dire: 'Sorgete!'. E i dispersi sono sorti, alleluia! Aperte le porte dei Cieli agli eletti ha detto: 'Venite'. Ci conceda per il santo suo Sangue di salire noi pure. Alleluia!"».

Mattia, l'anziano ex-discepolo di Giovanni Battista, va in testa cantando, come un tempo forse aveva cantato Davide davanti al suo popolo per le strade di Giudea. Gli altri lo seguono, facendo coro ad ogni "alleluia" con giubilo santo.

Gionata, che fa parte del gruppo, dice, mentre già Gerusalemme è ai loro piedi dal piccolo colle che essi scendono a passo veloce: «Per la sua nascita ho perso la patria e la casa, e per la sua morte ho perso la nuova casa dove da trent'anni operai da onesto. Ma, anche mi fosse stata levata la vita per Lui, sarei morto in letizia, perché per Lui l'avrei persa. Non ho rancore per colui che è con me ingiusto. Il mio Signore mi ha insegnato col suo morire la perfetta mansuetudine. E non ho pensiero del domani. La mia dimora non è qui. Ma nel Cielo. Vivrò nella povertà a Lui tanto cara e lo servirò fino all'ora del suo chiamarmi... e... si... gli offrirò anche la rinuncia... alla mia padrona... Questa è la spina più dura... Ma, ora che ho visto il dolore del Cristo e la sua gloria, non devo pesare il mio dolore, ma solo sperare la celeste gloria. Andiamo a dire agli apostoli che Gionata è il servo dei servi del Cristo».

624. Apparizione ai pastori