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lunedì 7 maggio 2018

CREDO


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A beneficio di chi ancora non sa il CREDO cattolico, o pur conoscendolo non sa spiegare concretamente alcuni punti ad un altro fratello o altra sorella , come per esempio le cose prossime (dopo 2000 anni di cristianesimo) e le cose ultimissime della storia che vivremo su questa Terra e nel Mondo Universo e Multiverso.

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Credo  
<< Credo in un solo Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili ed invisibili.
 
E in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio. 

Nato dal Padre prima di tutti i secoli. 
Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero. 
Generato, non creato, della stessa sostanza del Padre: per mezzo di Lui tutte le cose sono state create. 
Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo. 
E per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria: e si è fatto uomo. 
Fu crocifisso per noi: sotto Ponzio Pilato morì e fu sepolto. 
Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture. 
È salito al cielo: siede alla destra del Padre. 
E di nuovo verrà nella gloria a giudicare i vivi e i morti [= ossia i vivi nella Grazia, più i morti alla Grazia ossia i battezzati che non vivono nella Grazia, e sono... equivalenti a cadaveri ambulanti]: e il Suo regno non avrà fine.
 
Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita: e procede dal Padre e dal Figlio. 

E con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei Profeti. 

Credo la Chiesa: una, santa, cattolica e apostolica. 
Confesso un solo battesimo per il perdono dei peccati. 
Aspetto [tra miliardi e miliardi di anni la "fine"=trasformazione del mondo, ossia] la risurrezione dei morti. 
E la vita  del mondo che verrà.  Amen.>>

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Credo 
<< Credo 

in unum Deum, Patrem omnipoténtem, factórem coeli et terræ, visibílium ómnium et in visibílium. 

Et in unum Dóminum Iesum Christum, Fílium Dei unigénitum. Et ex Patre natum ante ómnia saecula. Deum de Deo, lumen de lúmine, Deum verum de Deo vero. Génitum, non factum, consubstantiálem Patri: per quem ómnia facta sunt. Qui propter nos hómines et propter nostram salútem descéndit de coelis. Et incarnátus est de Spíritu Sancto ex María Vírgine: Et homo factus est. Crucifíxus étiam pro nobis: sub Póntio Piláto passus, et sepúltus est. Et resurréxit tértia die, secúndum Scriptúras. Et ascéndit in coelum: sedet ad déxteram Patris. Et íterum ventúrus est cum glória iudicáre vivos et mórtuos: cuius regni non erit finis. 

Et in Spíritum Sanctum, Dóminum et vivificántem: qui ex Patre Filióque procédit. Qui cum Patre et Fílio simul adorátur et conglorificátur: qui locútus est per Prophétas. 

Et unam sanctam cathólicam et apostólicam Ecclésiam. 

Confíteor unum baptísma in remissiónem peccatórum. 

Et exspécto resurrectiónem mortuórum. 

Et vitam ventúri saeculi. Amen.>>

AMDG et DVM

venerdì 29 aprile 2016

San PIETRO da Verona

CREDO




Pietro, nato a Verona da genitori infetti degli errori dei Manichei, fin quasi dall'infanzia combatté le eresie, né le carezze né le minacce del padre e dello zio poterono mai scuotere la sua costanza nella fede. 


Adolescente andò a Bologna per continuarvi gli studi; dove entrò nell'ordine dei Predicatori. Nella religione le sue virtù rifulsero di grande splendore; conservò il corpo e l'anima in una tale purezza, che non si sentì mai inquinato da alcuna macchia di peccato mortale ed eccelse in mirabile zelo di penitenza e contemplazione. 

Si occupava assiduamente nel procurare la salvezza delle anime; l'ardore della fede lo infiammava talmente, che bramava di subire la morte per essa, e domandava costantemente a Dio questa grazia, che anche ottenne. Perché esercitando egli la carica d'Inquisitore, mentre da Como ritornava a Milano, un empio sicario lo ferì alla testa con due colpi di spada; e benché mezzo morto, prima di rendere lo spirito recitò il simbolo della fede che fin da bambino aveva già confessato con virile coraggio; se ne andò a ricevere la palma del martirio nell'anno della salute 1252. 

Illustrato da molti miracoli, Innocenzo IV l'iscrisse l'anno seguente nel novero dei santi Martiri.

PATRONA DELLA NOSTRA FEDE
VIRGEN DEL AMPARO DE NUESTRA FE


mercoledì 13 agosto 2014

Gli effetti del cambiamento del sacerdozio

Gli effetti del cambiamento del sacerdozio


1. La fede minacciata
Il nuovo “Credo” del sacerdote
Il sacerdote, non dichiarando più la sua fede pubblicamente con l’abito, col suo atteggiamento verso il Santissimo Sacramento e le cose sacre, trascurando tutti i sacramentali, a poco a poco perde la fede nel soprannaturale, nella grazia, e presto, spinto dalla nuova teologia, dubiterà della divinità di Nostro Signore e forse della Santissima Trinità. Poco a poco si fa strada un nuovo Credo nella sua mente, il Credo del progresso e della giustizia sociale, dell’azione sindacale e politica.
Davanti a questo pericolo, i vescovi hanno pensato ad una formazione permanente. Sessioni, aggiornamenti, seminari, convegni andranno a rianimare la fede dei loro sacerdoti, ma tutti quelli che sono chiamati a dirigere queste riunioni sono quelli che dubitano della propria fede ed insegnano sistematicamente la nuova religione. Invece di consolidare i sacerdoti, li disorientano di più.
Ora, questo degrado della fede è tragico in un sacerdote per cui tutta la vita, anche professionale, se così si può dire, poggia sulla fede e deve essere un’espressione della sua fede.
Il catechismo messo a dura prova
L’insegnamento delle verità della fede cattolica normalmente si fa con il catechismo. Ora questo compito sacerdotale è reso difficile all’indomani del concilio Vaticano II, visti i catechismi messi tra le mani dei sacerdoti. Infatti sono impregnati dello spirito di novità. L’insegnamento del catechismo talvolta è perfino affidato a dei non-cattolici.
Il male della crisi si trova anche a livello dell’insegnamento del catechismo. Lì, siete capaci di giudicare anche da voi stessi a che punto siano i catechismi che vi vengono consegnati. In realtà si può dire che tutti i nuovi catechismi dipendono più o meno in linea diretta dal catechismo olandese. E’ il medesimo spirito modernista, il medesimo spirito di novità, che regna nei catechismi fatti recentemente. Ora questo catechismo olandese è stato esaminato da una commissione di cardinali, che ha condannato formalmente dieci punti importanti, fondamentali, che toccano la fede ed ha chiesto ai vescovi olandesi di cambiare, di modificare i paragrafi in questione. Quei paragrafi non sono stati modificati. E’ stata pubblicata un’edizione con un inserto che forniva i diversi punti condannati alla fine del libro, ma il testo non è stato modificato. Ed è da quel catechismo che sono usciti i nostri! Le nuove edizioni tuttavia non hanno più ciò che è stato condannato dal Papa.
Tutti [i catechismi] risentono della dottrina che ci è stata sottoposta nel primo schema de “la Chiesa nel mondo”, che, occorre dirlo, non è cattolico. La fede, la parola di Dio, lo Spirito, il popolo di Dio sono spiegati alla maniera modernista e protestante, cioè razionalista. La Rivelazione è sostituita dalla coscienza che, col soffio dello Spirito, si esprime con il profetismo. Questo profetismo che appartiene a tutto il popolo di Dio si esprime specialmente nella liturgia della parola. Il battesimo ed i sacramenti sono più delle espressioni della fede che le cause della grazia e delle virtù. Ma non finiremmo qui se volessimo segnalare tutti i pericoli che hanno in sé tutti questi catechismi, che si riferiscono tutti al Vaticano II. E certamente, si possono trovare nel concilio ed in particolare nel documento Gaudium et spes delle frasi equivoche e tutto uno spirito che è scaturito dal primo schema. [...]
Quindi è evidente che un siffatto catechismo, impastato di idee moderniste, deve essere respinto ad ogni costo. Mettere questi nuovi catechismi tra le mani dei bambini è un vero crimine ed un attacco alla loro fede.[...]
Attacchi al celibato sacerdotale
Se si perde la fede nel sacerdozio, se si perde la nozione che il sacerdote è fatto per quell’unico Sacrificio che è il Sacrificio dell’altare, che è la continuazione del Sacrificio di Nostro Signore, si perde anche il senso del celibato. Per il sacerdote non c’è più ragione, allora, di essere celibe.
I protestanti ne hanno dato la prova. Appena hanno negato il Sacrificio della Messa, la presenza divina della Vittima, per sostituirlo con una cena, un semplice memoriale, hanno abolito anche il celibato.
Questa visione desacralizzante del ministero sacerdotale porta naturalmente ad interrogarsi sul celibato dei sacerdoti. Rumorosi gruppi di pressione reclamano la sua abolizione, nonostante i ripetuti richiami del magistero romano. Nei Paesi Bassi, si sono visti dei seminaristi fare lo sciopero delle ordinazioni per ottenere delle garanzie in questo senso. Ometterò le voci episcopali che si sono levate per fare pressione sulla Santa Sede perché aprisse questo dossier.
Vista l’uguaglianza che ai nostri giorni si vuole stabilire tra i laici ed i sacerdoti, di modo tale che i laici diventino sacerdoti ed i sacerdoti dei laici, gli stessi sacerdoti dicono: “Se siamo uomini come gli altri, se non siamo distinti da loro, perché non sposarci?” Quindi, c’è tutto un movimento contro il celibato.
Ancora oggi, la lotta non è finita, ci sono ancora dei falsi teologi che militano a favore del matrimonio dei sacerdoti. Ci sono senza dubbio perfino dei vescovi felici di vedere che non ci sono più vocazioni nel loro seminario, per costringere Roma ad ordinare delle persone sposate e finirla col celibato sacerdotale. Queste sono intenzioni diaboliche. Noi sappiamo bene che le campagne della stampa e della televisione sono fatte per distruggere questa testimonianza della santità della Chiesa. 
La questione non si porrebbe neppure, se il clero avesse conservato il senso della Messa e del sacerdozio. No, perché la sua ragione profonda si presenta da sola quando si comprendono bene queste due realtà. E’ lo stesso motivo per cui la santissima Vergine Maria è rimasta vergine: siccome aveva portato Nostro Signore nel suo seno, era giusto e conveniente che fosse tale. Così anche il sacerdote, il quale mediante le parole che pronuncia nella Consacrazione, fa discendere Dio sulla terra. E’ talmente vicino a Dio, Essere spirituale, Spirito per antonomasia, da far risultare buono, giusto ed eminentemente conveniente che anche lui sia vergine e rimanga celibe. Si obietterà che in Oriente esistono dei sacerdoti sposati. Non facciamo confusione, sono solamente tollerati. I vescovi orientali non possono essere sposati e neppure coloro che esercitano funzioni di qualche importanza. Quel clero venera il celibato sacerdotale che fa parte della più antica Tradizione della Chiesa e che gli apostoli hanno cominciato ad osservare dalla Pentecoste in poi; quelli che, come Pietro, erano sposati, pur continuando a vivere con le loro spose non le conobbero più. 
E’ caratteristico che i sacerdoti soccombenti al miraggio di una pretesa missione sociale o politica contraggano quasi automaticamente matrimonio. Le due cose vanno di pari passo. Ci vorrebbero far credere che i tempi presenti giustifichino qualsiasi tipo di abbandono, che sia impossibile nelle condizioni attuali di vita essere casti, che il voto di verginità per i religiosi e le religiose sia un anacronismo. L’esperienza di questi venti anni dimostra che gli attentati portati al sacerdozio col pretesto di adattarlo all’epoca attuale sono mortali per il sacerdozio.
2. Constatazione di un fallimento: una chiesa fortemente indebolita
Verso la fine dei seminari?
La negazione dei veri principi teologici del sacerdozio ha come conseguenza il desiderio dell’abolizione della legge del celibato, l’abbandono dei compiti sacerdotali, fino all’abbandono del sacerdozio, la rarefazione delle vocazioni, una concezione nuova e falsa della formazione sacerdotale fino all’abolizione per principio dei seminari, la sostituzione dei laici ai sacerdoti professori delle cattedre di teologia e di filosofia, nelle università cattoliche, perfino nei compiti pastorali.
La falsa concezione del sacerdozio ha distrutto i seminari e modificato radicalmente i principi della formazione sacerdotale. L’evangelizzazione ha preso il posto del Sacrificio, mentre essa non si può capire né giustificare che in funzione del Sacrificio. Un’evangelizzazione che non raggiunga più il suo scopo devia rapidamente verso fini diversi dalla Redenzione e dalla gloria di Dio. Si trasforma in apertura al mondo ed al suo spirito corrotto. 
Quanti seminari, sia piccoli che grandi, ne sono stati deplorevoli esempi, e hanno finito col vuoto completo! Quanti sono in vendita o sono già stati venduti! Si può dire in tutta verità che i seminari si sono suicidati il giorno in cui, spezzando l’altare del Sacrificio, lo hanno sostituito con la tavola della cena. [...]
Verso una Chiesa senza sacerdoti?
Spiegano che clero e laici sono membri uguali del “popolo di Dio” a tal punto che i laici designati a funzioni particolari assumono ruoli clericali, mentre il clero prende le parti dei laici, si veste come loro, si iscrive ai sindacati, fa politica. Il nuovo diritto canonico rafforza questa concezione. Conferisce prerogative inedite ai fedeli, riducendo la differenza fra questi e i sacerdoti, istituendo una serie di concessioni che chiama “diritti”: dei teologi laici possono accedere alle cattedre di teologia nelle università cattoliche, i fedeli partecipano al culto divino in settori prima riservati ad alcuni ordini minori nonché all’amministrazione di alcuni sacramenti: distribuiscono la comunione, condividono l’attestazione ministeriale nelle celebrazioni di matrimonio. [...]
[…] Un sacerdote che è come i laici nel vestito, nel modo di comportarsi, nel modo di agire, a poco a poco assume esattamente il modo di pensare profano e perde il senso sacerdotale. E’ così che dopo un certo lasso di tempo si chiede chi sia e per cosa sia fatto. 
Insomma, ci chiediamo se stiamo sognando quando constatiamo che si è giunti al punto di non sapere più cosa sia il sacerdote, né per cosa sia fatto. 
(Mons. ML)


lunedì 9 giugno 2014

"Credo del popolo di Dio"

E' molto opportuno rileggere almeno mensilmente

"Credo del popolo di Dio"
Tra il 1967 e il 1968, papa Paolo VI dedicò un anno di celebrazioni agli apostoli Pietro e Paolo, in occasione del diciannovesimo centenario del loro martirio. Lo chiamò "Anno della Fede". E lo concluse in piazza San Pietro, il 30 giugno 1968, pronunciando una solenne professione di fede, il "Credo del popolo di Dio". Il testo di questo Credo ricalcò quello formulato al Concilio di Nicea, che si recita in ogni messa. Ma con importanti complementi e sviluppi.

Jacques Maritain e Paolo VI
Papa Paolo VI con il suo amico filosofo Jacques Maritain (autore della traccia del "Credo del popolo di Dio")


Il testo integrale del Credo del popolo di Dio pronunciato solennemente da Paolo VI il 30 giugno 1968, nella traduzione ufficiale in lingua italiana: 


"Νοi crediamo in un solo Dio..." 
Νοi crediamo in un solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, Creatore delle cose visibili, come questo mondo ove trascorre la nostra vita fuggevole, delle cose invisibili quali sono i puri spiriti, chiamati altresì angeli, e Creatore in ciascun uomo dell'anima spirituale e immortale.

Νοi crediamo che questo unico Dio è assolutamente uno nella sua essenza infinitamente santa come in tutte le sue perfezioni: nella sua onnipotenza, nella sua scienza infinita, nella sua provvidenza, nella sua volontà e nel suo amore. Egli è Colui che è, com'egli stesso ha rivelato a Mosè; e egli è Amore, come ci insegna l'Apostolo Giovanni: cosicché questi due nomi, Essere e Amore, esprimono ineffabilmente la stessa realtà divina di colui, che ha voluto darsi a conoscere a noi, e che abitando in una luce inaccessibile è in se stesso al di sopra di ogni nome, di tutte le cose e di ogni intelligenza creata. Dio solo può darci la conoscenza giusta e piena di se stesso, rivelandosi come Padre, Figlio e Spirito Santo, alla cui eterna vita noi siamo chiamati per grazia di lui a partecipare, quaggiù nell'oscurità della fede e, oltre la morte, nella luce perpetua, l'eterna vita. I mutui vincoli, che costituiscono eternamente le Tre Persone, le quali sono ciascuna l'unico e identico Essere divino, sono la beata vita intima di Dio tre volte santo, infinitamente al di là di tutto ciò che noi possiamo concepire secondo l'umana misura. Intanto rendiamo grazie alla bontà divina per il fatto che moltissimi credenti possono attestare con noi, davanti agli uomini, l'Unità di Dio, pur non conoscendo il mistero della Santissima Trinità.

Νοi dunque crediamo al Padre che genera eternamente il Figlio; al Figlio, Verbo di Dio, che è eternamente generato; allo Spirito Santo, Persona increata che procede dal Padre e dal Figlio come loro eterno Amore. In tal modo, nelle tre Persone divine, coeterne e coeguali, sovrabbondano e si consumano, nella sovraeccellenza e nella gloria proprie dell'Essere increato, la vita e la beatitudine di Dio perfettamente uno; e sempre deve essere venerata l'Unità nella Trinità e la Trinità nell'Unità.

Noi crediamo in nostro signore Gesù Cristo, Figlio di Dio. Egli è il Verbo eterno, nato dal Padre prima di tutti i secoli, e al Padre consustanziale, homoousios to Patri; e per mezzo di lui tutto è stato fatto. Egli si è incarnato per opera dello Spirito Santo nel seno della Vergine Maria, e si è fatto uomo: eguale pertanto al Padre secondo la divinità, e inferiore al Padre secondo l'umanità, ed egli stesso uno, non per una qualche impossibile confusione delle nature, ma per l'unità della persona.

Egli ha dimorato in mezzo a noi, pieno di grazia e di verità. Egli ha annunciato e instaurato il Regno di Dio, e in sé ci ha fatto conoscere il Padre. Egli ci ha dato il suo comandamento nuovo, di amarci gli uni gli altri com'Egli ci ha amato. Ci ha insegnato la via delle Beatitudini del Vangelo: povertà in spirito, mitezza, dolore sopportato nella pazienza, sete della giustizia, misericordia, purezza di cuore, volontà di pace, persecuzione sofferta per la giustizia. Egli ha patito sotto Ponzio Pilato, Agnello di Dio che porta sopra di sé i peccati del mondo, ed è morto per noi sulla Croce, salvandoci col suo sangue redentore. Egli è stato sepolto e, per suo proprio potere, è risorto nel terzo giorno, elevandoci con la sua Risurrezione alla partecipazione della vita divina, che è la vita della grazia. Egli è salito al cielo, e verrà nuovamente, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, ciascuno secondo i propri meriti; sicché andranno alla vita eterna coloro che hanno risposto all'Amore e alla Misericordia di Dio, e andranno nel fuoco inestinguibile coloro che fino all'ultimo vi hanno opposto il loro rifiuto. E il suo Regno non avrà fine.

Noi crediamo nello Spirito Santo, che è Signore e dona la vita; che è adorato e glorificato col Padre e col Figlio. Egli ci ha parlato per mezzo dei Profeti, ci è stato inviato da Cristo dopo la sua Risurrezione e la sua Ascensione al Padre; egli illumina, vivifica, protegge e guida la Chiesa, ne purifica i membri, purché non si sottraggano alla sua grazia. La sua azione, che penetra nell'intimo dell'anima, rende l'uomo capace di rispondere all'invito di Gesù: Siate perfetti com'è perfetto il Padre vostro celeste.




Noi crediamo che Maria è la Madre, rimasta sempre Vergine, del Verbo Incarnato, nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo, e che, a motivo di questa singolare elezione, essa, in considerazione dei meriti di suo Figlio, è stata redenta in modo più eminente, preservata da ogni macchia del peccato originale e colmata del dono della grazia più che tutte le altre creature.

Associata ai misteri della Incarnazione e della Redenzione con un vincolo stretto e indissolubile, la Vergine Santissima, l'Immacolata, al termine della sua vita terrena è stata elevata in corpo e anima alla gloria celeste e configurata a suo Figlio risorto, anticipando la sorte futura di tutti i giusti; e noi crediamo che la Madre Santissima di Dio, nuova Eva, Madre della Chiesa, continua in cielo il suo ufficio materno riguardo ai membri di Cristo, cooperando alla nascita e allo sviluppo della vita divina nelle anime dei redenti.

Νοi crediamo che in Adamo tutti hanno peccato: il che significa che la colpa originale da lui commessa ha fatto cadere la natura umana, comune a tutti gli uomini, in uno stato in cui essa porta le conseguenze di quella colpa, e che non è più lo stato in cui si trovava all'inizio nei nostri progenitori, costituiti nella santità e nella giustizia, e in cui l'uomo non conosceva né il male né la morte. È la natura umana così decaduta, spogliata della grazia che la rivestiva, ferita nelle sue proprie forze naturali e sottomessa al dominio della morte, che viene trasmessa a tutti gli uomini; ed è in tal senso che ciascun uomo nasce nel peccato. Νοi dunque professiamo, col Concilio di Trento, che il peccato originale viene trasmesso con la natura umana, non per imitazione, ma per propagazione, e che esso è proprio a ciascuno.

Νοi crediamo che Nostro Signor Gesù Cristo mediante il Sacrificio della Croce ci ha riscattati dal peccato originale e da tutti i peccati personali commessi da ciascuno di noi, in maniera tale che, secondo la parola dell'Apostolo, là dove aveva abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia.

Noi crediamo in un solo battesimo, istituito da Nostro Signor Gesù Cristo per la remissione dei peccati. Il battesimo deve essere amministrato anche ai bambini che non hanno ancor potuto rendersi colpevoli di alcun peccato personale, affinché essi, nati privi della grazia soprannaturale, rinascano dall'acqua e dallo Spirito santo alla vita divina in Gesù Cristo.

Νοi crediamo nella Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica, edificata da Gesù Cristo sopra questa pietra, che è Pietro. Essa è il Corpo mistico di Cristo, insieme società visibile, costituita di organi gerarchici, e comunità spirituale; essa è la Chiesa terrestre, Popolo di Dio pellegrinante quaggiù, e la Chiesa ricolma dei beni celesti; essa è il germe e la primizia del Regno di Dio, per mezzo del quale continuano, nella trama della storia umana, l'opera e i dolori della Redenzione, e che aspira al suo compimento perfetto al di là del tempo, nella gloria. Nel corso del tempo, il Signore Gesù forma la sua Chiesa mediante i Sacramenti, che emanano dalla sua pienezza. E con essi che la Chiesa rende i propri membri partecipi del mistero della Morte e della Risurrezione di Cristo, nella grazia dello Spirito Santo, che le dona vita e azione. Essa è dunque santa, pur comprendendo nel suo seno dei peccatori, giacché essa non possiede altra vita se non quella della grazia: appunto vivendo della sua vita, i suoi membri si santificano, come, sottraendosi alla sua vita, cadono nei peccati e nei disordini, che impediscono l'irradiazione della Sua Santità. Perciò la Chiesa soffre e fa penitenza per tali peccati, da cui ha il potere di guarire i suoi figli con il Sangue di Cristo ed il dono dello Spirito Santo.

Erede delle promesse divine e figlia di Abramo secondo lo Spirito, per mezzo di quell'Israele di cui custodisce con amore le sacre Scritture e venera i Patriarchi e i Profeti; fondata sugli Apostoli e trasmettitrice, di secolo in secolo, della loro parola sempre viva e dei loro poteri di Pastori nel Successore di Pietro e nei Vescovi in comunione con lui; costantemente assistita dallo Spirito Santo, la Chiesa ha la missione di custodire, insegnare, spiegare e diffondere la verità, che Dio ha manifestato in una maniera ancora velata per mezzo dei Profeti e pienamente per mezzo del Signore Gesù. Noi crediamo tutto ciò che è contenuto nella Parola di Dio, scritta o tramandata, e che la Chiesa propone a credere come divinamente rivelata sia con un giudizio solenne, sia con il magistero ordinarlo e universale. Νοi crediamo nell'infallibilità, di cui fruisce il Successore di Pietro, quando insegna ex cathedra come Pastore e Dottore di tutti i fedeli, e di cui è dotato altresì il Collegio dei Vescovi, quando esercita con lui il magistero supremo.

Noi crediamo che la Chiesa, che Gesù ha fondato e per la quale ha pregato, è indefettibilmente una nella fede, nel culto e nel vincolo della comunione gerarchica. Nel seno di questa Chiesa, sia la ricca varietà dei riti liturgici, sia la legittima diversità dei patrimoni teologici e spirituali e delle discipline particolari lungi dal nuocere alla sua unità, la mettono in maggiore evidenza.

Riconoscendo poi, al di fuori dell'organismo della Chiesa di Cristo, l'esistenza di numerosi elementi di verità e di santificazione che le appartengono in proprio e tendono all'unità cattolica, e credendo all'azione dello Spirito Santo che nel cuore dei discepoli di Cristo suscita l'amore per tale unità, noi nutriamo speranza che i cristiani, i quali non sono ancora nella piena comunione con l'unica Chiesa, si riuniranno un giorno in un solo gregge con un solo Pastore.

Noi crediamo che la Chiesa è necessaria alla salvezza, perché Cristo, che è il solo Mediatore e la sola via di salvezza, si rende presente per noi nel suo Corpo, che è la Chiesa. Ma il disegno divino della salvezza abbraccia tutti gli uomini: e coloro che, senza propria colpa, ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, ma cercano sinceramente Dio e sotto l'influsso della sua grazia si sforzano di compiere la sua volontà riconosciuta nei dettami della loro coscienza, anch'essi, in un numero che Dio solo conosce, possono conseguire la salvezza.

Νοi crediamo che la Messa, celebrata dal sacerdote che rappresenta la persona di Cristo in virtù del potere ricevuto nel sacramento dell'Ordine, e da lui offerta nel nome di Cristo e di membri del suo Corpo Mistico, è il Sacrificio del Calvario reso sacramentalmente presente sui nostri altari. Noi crediamo che, come il pane e il vino consacrati dal Signore nell'ultima Cena sono stati convertiti nel suo Corpo e nel suo Sangue che di lì a poco sarebbero stati offerti per noi sulla Croce, allo stesso modo il pane e il vino consacrati dal sacerdote sono convertiti nel Corpo e nel Sangue di Cristo gloriosamente regnante nel cielo; e crediamo che la misteriosa presenza del Signore, sotto quello che continua ad apparire come prima ai nostri sensi, è una presenza vera, reale e sostanziale.

Pertanto Cristo non può essere presente in questo Sacramento se non mediante la conversione nel suo Corpo della realtà stessa del pane e mediante la conversione nel suo Sangue della realtà stessa del vino, mentre rimangono immutate soltanto le proprietà del pane e del vino percepite dai nostri sensi. Tale conversione misteriosa è chiamata dalla Chiesa, in maniera assai appropriata, transustanziazione. Ogni spiegazione teologica, che tenti di penetrare in qualche modo questo mistero, per essere in accordo con la fede cattolica deve mantenere fermo che nella realtà obiettiva, indipendentemente dal nostro spirito, il pane e il vino han cessato di esistere dopo la consacrazione, sicché da quel momento sono il Corpo e il Sangue adorabili del Signore Gesù ad esser realmente dinanzi a noi sotto le specie sacramentali del pane e del vino, proprio come il Signore ha voluto, per donarsi a noi in nutri-mento e per associarci all'unità del suo Corpo Mistico.

L'unica ed indivisibile esistenza del Signore glorioso nel cielo non è moltiplicata, ma è resa presente dal sacramento nei numerosi luoghi della terra dove si celebra la Messa. Dopo il sacrificio, tale esistenza rimane presente nel Santo Sacramento, che è, nel tabernacolo, il cuore vivente di ciascuna delle nostre chiese. Ed è per noi un dovere dolcissimo onorare e adorare nell'Ostia Santa, che vedono i nostri occhi, il Verbo incarnato, che essi non posso no vedere e che, senza lasciare il cielo, si è reso presente dinanzi a noi.

Noi confessiamo che il Regno di Dio, cominciato quaggiù nella Chiesa di Cristo, non è di questo mondo, la cui figura passa; e che la sua vera crescita non può esser confusa con il progresso della civiltà, della scienza e della tecnica umane, ma consiste nel conoscere sempre più profondamente le imperscrutabili ricchezze di Cristo, nello sperare sempre più fortemente i beni eterni, nel rispondere sempre più ardentemente all'amore di Dio, e nel dispensare sempre più abbondantemente la grazia e la santità tra gli uomini. Ma è questo stesso amore che porta la Chiesa a preoccuparsi costantemente del vero bene temporale degli uomini. Mentre non cessa di ricordare ai suoi figli che essi non hanno quaggiù stabile dimora, essa li spinge anche a contribuire – ciascuno secondo la propria vocazione ed i propri mezzi – al bene della loro città terrena, a promuovere la giustizia, la pace e la fratellanza tra gli uomini, a prodigare il loro aiuto ai propri fratelli, soprattutto ai più poveri e ai più bisognosi. L'intensa sollecitudine della Chiesa, Sposa di Cristo, per le necessità degli uomini, per le loro gioie e le loro speranze, i loro sforzi e i loro travagli, non è quindi altra cosa che il suo grande desiderio di esser loro presente per illuminarli con la luce di Cristo e adunarli tutti in lui, unico loro Salvatore. Tale sollecitudine non può mai significare che la Chiesa conformi se stessa alle cose di questo mondo, o che diminuisca l'ardore dell'attesa del suo Signore e del Regno eterno.

Noi crediamo nella vita eterna. Noi crediamo che le anime dl tutti coloro che muoiono nella grazia di Cristo, sia che debbano ancora esser purificate nel purgatorio, sia che dal momento in cui lasciano il proprio corpo siano accolte da Gesù in Paradiso, come egli fece per il Buon Ladrone, costituiscono il Popolo di Dio nell'aldilà della morte, la quale sarà definitivamente sconfitta nel giorno della risurrezione, quando queste anime saranno riunite ai propri corpi.

Νοi crediamo che la moltitudine delle anime, che sono riunite intorno a Gesù ed a Maria in Paradiso, forma la Chiesa del cielo, dove esse nella beatitudine eterna vedono Dio così com'è e dove sono anche associate, in diversi gradi, con i santi Angeli al governo divino esercitato da Cristo glorioso, intercedendo per noi ed aiutando la nostra debolezza con la loro fraterna sollecitudine.

Noi crediamo alla comunione tra tutti i Fedeli di Cristo, di coloro che sono pellegrini su questa terra, dei defunti che compiono la propria purificazione e dei beati del cielo, i quali tutti insieme formano una sola Chiesa; noi crediamo che in questa comunione l'amore misericordioso di Dio e dei suoi Santi ascolta costantemente le nostre preghiere, secondo la parola di Gesù: Chiedete e riceverete. E con la fede e nella speranza, noi attendiamo la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.

Sia benedetto Dio santo, santo, santo. Amen.

Pronunciato davanti alla Basilica di San Pietro, il 30 giugno dell'anno 1968, sesto del Nostro Pontificato.

PAOLO PP. VI

venerdì 6 giugno 2014

I due testi del Credo

I due testi del Credo
Vengono mostrate [tra quadre] le parti del simbolo niceno omesse dal successivo niceno-costantinopolitano.
In grassetto le parti assenti nel simbolo niceno e aggiunte dal successivo niceno-costantinopolitano.
La versione italiana è quella comunemente recitata nella liturgia cattolica in Italia, che è una traduzione della versione latina usata nel rito gregoriano, sostanzialmente fedele al testo greco ma pronunciato al singolare (credo) invece dell'originale plurale (crediamo).[1]
Primo Concilio di Costantinopoli (381):
Simbolo niceno-costantinopolitano[3]
Testo italiano
del Simbolo niceno-costantinopolitano
Πιστεύομεν εἰς ἕνα Θεόν
Πατέρα παντοκράτορα,
πάντων ὁρατῶν τε και ἀοράτων ποιητήν.
Πιστεύομεν εἰς ἕνα Θεόν,
Πατέρα Παντοκράτορα,
ποιητὴν οὐρανοῦ καὶ γῆς,
ὁρατῶν τε πάντων καὶ ἀοράτων.
Credo in un solo Dio,
Padre onnipotente,
creatore del cielo e della terra,
di tutte le cose visibili ed invisibili.
Καὶ εἰς ἕνα κύριον Ἰησοῦν Χριστόν,
τὸν υἱὸν τοῦ θεοῦ,
γεννηθέντα ἐκ τοῦ Πατρὸς μονογενῆ,
τουτέστιν ἐκ τῆς ουσίας τοῦ Πατρός,
[θεὸν εκ θεοῦ],
φῶς ἐκ φωτός,
Θεὸν ἀληθινὸν ἐκ Θεοῦ ἀληθινοῦ,
γεννηθέντα οὐ ποιηθέντα,
ὁμοούσιον τῳ πατρί,
δι' οὗ τὰ πάντα ἐγένετο,
[τά τε ἐν τῷ οὐρανῷ καὶ τά ἐν τῇ γῆ][4].
Καὶ εἰς ἕνα Κύριον Ἰησοῦν Χριστόν,
τὸν Υἱὸν τοῦ Θεοῦ τὸν μονογενῆ,
τὸν ἐκ τοῦ Πατρὸς γεννηθέντα πρὸ πάντων τῶν αἰώνων·
φῶς ἐκ φωτός,
Θεὸν ἀληθινὸν ἐκ Θεοῦ ἀληθινοῦ,
γεννηθέντα οὐ ποιηθέντα,
ὁμοούσιον τῷ Πατρί,
δι' οὗ τὰ πάντα ἐγένετο.
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo,
unigenito Figlio di Dio,
nato dal Padre prima di tutti i secoli:
[Dio da Dio],
Luce da Luce,
Dio vero da Dio vero,
generato, non creato,
della stessa sostanza del Padre;
per mezzo di lui tutte le cose sono state create.
Tὸν δι' ἡμᾶς τοὺς ἀνθρώπους
καὶ διὰ τὴν ἡμετέραν σωτηρίαν
κατελθόντα
καὶ σαρκωθέντα,
ενανθρωπήσαντα,
Τὸν δι' ἡμᾶς τοὺς ἀνθρώπους
καὶ διὰ τὴν ἡμετέραν σωτηρίαν
κατελθόντα ἐκ τῶν οὐρανῶν
καὶ σαρκωθέντα ἐκ Πνεύματος Ἁγίου
καὶ Μαρίας τῆς Παρθένου

καὶ ἐνανθρωπήσαντα.
Per noi uomini
e per la nostra salvezza
discese dal cielo
e per opera dello Spirito Santo

si è incarnato nel seno della Vergine Maria
e si è fatto uomo.
παθόντα,
Σταυρωθέντα τε ὑπὲρ ἡμῶν ἐπὶ Ποντίου Πιλάτου,
καὶ παθόντα
καὶ ταφέντα.
Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato,
morì
e fu sepolto.
καὶ ἀναστάντα τῇ τριτῇ ἡμέρᾳ,
Καὶ ἀναστάντα τῇ τρίτῃ ἡμέρᾳ
κατὰ τὰς Γραφάς.
Il terzo giorno è risuscitato,
secondo le Scritture,
καὶ ἀνελθόντα εἰς τοὺς οὐρανούς,
Καὶ ἀνελθόντα εἰς τοὺς οὐρανοὺς
καὶ καθεζόμενον ἐv δεξιᾷ τοῦ Πατρός.
è salito al cielo,
siede alla destra del Padre.
ἐρχόμενον
κρῖναι ζῶντας καὶ νεκρούς.
Καὶ πάλιν ἐρχόμενον μετὰ δόξης
κρῖναι ζῶντας καὶ νεκρούς,
οὗ τῆς βασιλείας οὐκ ἔσται τέλος.
E di nuovo verrà, nella gloria,
per giudicare i vivi e i morti,
e il suo regno non avrà fine.
Καὶ εἰς τὸ Ἅγιον Πνεῦμα.
Καὶ εἰς τὸ Πνεῦμα τὸ Ἅγιον,
τὸ κύριον καὶ τὸ ζωοποιόν,
τὸ ἐκ τοῦ Πατρὸς ἐκπορευόμενον,
τὸ σὺν Πατρὶ συμπροσκυνούμενον καὶ συνδοξαζόμενον,
τὸ λαλῆσαν διὰ τῶν προφητῶν
.
Credo nello Spirito Santo,
che è Signore e dà la vita,
e procede dal Padre [e dal Figlio][5],
e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato,
e ha parlato per mezzo dei profeti
.
Εἰς μίαν, Ἁγίαν, Καθολικὴν καὶ Ἀποστολικὴν Ἐκκλησίαν.
Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica.
Ὁμολογοῦμεν ἓν βάπτισμα εἰς ἄφεσιν ἁμαρτιῶν.
Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati.
Προσδοκοῦμεν ἀνάστασιν νεκρῶν.
Aspetto la risurrezione dei morti
Καὶ ζωὴν τοῦ μέλλοντος αἰῶνος. Ἀμήν..
e la vita del mondo che verrà. Amen.
[Τοὺς δὲ λέγοντας·
ἦν ποτε ὅτε οὐκ ἦν,
καὶ πρὶν γεννηθῆναι οὐκ ἦν,
καὶ ὅτι ἐξ οὐκ ὄντων ἐγένετο,
ἢ ἐξ ἑτέρας ὑποστάσεως
ἢ οὐσίας
φάσκοντας εἶναι,
ἢ κτιστόν,
ἢ τρεπτὸν ἢ ἀλλοιωτὸν
τὸν υἱὸν τοῦ θεοῦ,
ἀναθεματίζει
ἡ καθολικὴ ἐκκλησία.]
[Coloro poi che dicono:
"C'era (un tempo) quando (Gesù) non c'era",
e: "Prima di essere generato non c'era",
e che dal non essente fu generato
o da un'altra persona
o essenza
dicono essere
o creato,
o trasformabile o mutevole
il Figlio di Dio,
(costoro li) anatematizza
la Chiesa cattolica].
(non presente nel testo italiano)
Il testo latino del Credo (Missale Romanum, editio typica tertia, 2002):
Credo in unum Deum,
Patrem omnipoténtem,
factórem cæli et terræ,
visibílium ómnium et invisibílium.
Et in unum Dóminum Iesum Christum,
Fílium Dei Unigénitum,
et ex Patre natum ante ómnia sǽcula.
Deum de Deo, lumen de lúmine, Deum verum de Deo vero,
génitum, non factum, consubstantiálem Patri:
per quem ómnia facta sunt.
Qui propter nos hómines et propter nostram salútem
descéndit de cælis.
Et incarnátus est de Spíritu Sancto
ex María Vírgine, et homo factus est.
Crucifíxus étiam pro nobis sub Póntio Piláto;
passus et sepúltus est,
et resurréxit tértia die, secúndum Scriptúras,
et ascéndit in cælum, sedet ad déxteram Patris.
Et íterum ventúrus est cum glória,
iudicáre vivos et mórtuos,
cuius regni non erit finis.
Et in Spíritum Sanctum, Dóminum et vivificántem:
qui ex Patre Filióque procédit.
Qui cum Patre et Fílio simul adorátur et conglorificátur:
qui locútus est per prophétas.
Et unam, sanctam, cathólicam et apostólicam Ecclésiam.
Confíteor unum baptísma in remissiónem peccatórum.
Et exspécto resurrectiónem mortuórum,
et vitam ventúri sǽculi. Amen.


martedì 20 maggio 2014

Credo la Vita Eterna



ARTICOLO 12 
«CREDO LA VITA ETERNA»

1020 Per il cristiano, che unisce la propria morte a quella di Gesù, la morte è come un andare verso di lui ed entrare nella vita eterna. Quando la Chiesa ha pronunciato, per l'ultima volta, le parole di perdono dell'assoluzione di Cristo sul cristiano morente, l'ha segnato, per l'ultima volta, con una unzione fortificante e gli ha dato Cristo nel viatico come nutrimento per il viaggio, a lui si rivolge con queste dolci e rassicuranti parole:
« Parti, anima cristiana, da questo mondo, nel nome di Dio Padre onnipotente che ti ha creato, nel nome di Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, che è morto per te sulla croce, nel nome dello Spirito Santo, che ti è stato dato in dono; la tua dimora sia oggi nella pace della santa Gerusalemme, con la Vergine Maria, Madre di Dio, con san Giuseppe, con tutti gli angeli e i santi. [...] Tu possa tornare al tuo Creatore, che ti ha formato dalla polvere della terra. Quando lascerai questa vita, ti venga incontro la Vergine Maria con gli angeli e i santi. [...] Mite e festoso ti appaia il volto di Cristo e possa tu contemplarlo per tutti i secoli in eterno ». 604

I. Il giudizio particolare
1021 La morte pone fine alla vita dell'uomo come tempo aperto all'accoglienza o al rifiuto della grazia divina apparsa in Cristo. 605 Il Nuovo Testamento parla del giudizio principalmente nella prospettiva dell'incontro finale con Cristo alla sua seconda venuta, ma afferma anche, a più riprese, l'immediata retribuzione che, dopo la morte, sarà data a ciascuno in rapporto alle sue opere e alla sua fede. La parabola del povero Lazzaro 606 e la parola detta da Cristo in croce al buon ladrone607 così come altri testi del Nuovo Testamento 608 parlano di una sorte ultima dell'anima 609 che può essere diversa per le une e per le altre.
1022 Ogni uomo fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in rapporto a Cristo, per cui o passerà attraverso una purificazione, 610 o entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo, 611 oppure si dannerà immediatamente per sempre. 612
« Alla sera della vita, saremo giudicati sull'amore ». 613



1023 Coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio e che sono perfettamente purificati, vivono per sempre con Cristo. Sono per sempre simili a Dio, perché lo vedono « così come egli è » (1 Gv 3,2), « a faccia a faccia » (1 Cor 13,12): 614
« Con la nostra apostolica autorità definiamo che, per disposizione generale di Dio, le anime di tutti i santi morti prima della passione di Cristo [...] e quelle di tutti i fedeli morti dopo aver ricevuto il santo Battesimo di Cristo, nelle quali al momento della morte non c'era o non ci sarà nulla da purificare, oppure, se in esse ci sarà stato o ci sarà qualcosa da purificare, quando, dopo la morte, si saranno purificate, [...] anche prima della risurrezione dei loro corpi e del giudizio universale — e questo dopo l'ascensione del Signore e Salvatore Gesù Cristo al cielo — sono state, sono e saranno in cielo, associate al regno dei cieli e al paradiso celeste con Cristo, insieme con i santi angeli. E dopo la passione e la morte del nostro Signore Gesù Cristo, esse hanno visto e vedono l'essenza divina in una visione intuitiva e anche a faccia a faccia, senza la mediazione di alcuna creatura ». 615
1024 Questa vita perfetta, questa comunione di vita e di amore con la Santissima Trinità, con la Vergine Maria, gli angeli e tutti i beati è chiamata « il cielo ». Il cielo è il fine ultimo dell'uomo e la realizzazione delle sue aspirazioni più profonde, lo stato di felicità suprema e definitiva.
1025 Vivere in cielo è « essere con Cristo ». 616 Gli eletti vivono « in lui », ma conservando, anzi, trovando la loro vera identità, il loro proprio nome: 617
« Vita est enim esse cum Christo; ideo ubi Christus, ibi vita, ibi Regnum – La vita, infatti, è stare con Cristo, perché dove c'è Cristo, là c'è la vita, là c'è il Regno ». 618
1026 Con la sua morte e la sua risurrezione Gesù Cristo ci ha « aperto » il cielo. La vita dei beati consiste nel pieno possesso dei frutti della redenzione compiuta da Cristo, il quale associa alla sua glorificazione celeste coloro che hanno creduto in lui e che sono rimasti fedeli alla sua volontà. Il cielo è la beata comunità di tutti coloro che sono perfettamente incorporati in lui.
1027 Questo mistero di comunione beata con Dio e con tutti coloro che sono in Cristo supera ogni possibilità di comprensione e di descrizione. La Scrittura ce ne parla con immagini: vita, luce, pace, banchetto di nozze, vino del Regno, casa del Padre, Gerusalemme celeste, paradiso: « Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano » (1 Cor 2,9).
1028 A motivo della sua trascendenza, Dio non può essere visto quale è se non quando egli stesso apre il suo mistero alla contemplazione immediata dell'uomo e gliene dona la capacità. Questa contemplazione di Dio nella sua gloria celeste è chiamata dalla Chiesa « la visione beatifica »:
« Questa sarà la tua gloria e la tua felicità: essere ammesso a vedere Dio, avere l'onore di partecipare alle gioie della salvezza e della luce eterna insieme con Cristo, il Signore tuo Dio, [...] godere nel regno dei cieli, insieme con i giusti e gli amici di Dio, le gioie dell'immortalità raggiunta ». 619
1029 Nella gloria del cielo i beati continuano a compiere con gioia la volontà di Dio in rapporto agli altri uomini e all'intera creazione. Regnano già con Cristo; con lui « regneranno nei secoli dei secoli » (Ap 22,5). 620


III. La purificazione finale o purgatorio

1030 Coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio, ma sono imperfettamente purificati, sebbene siano certi della loro salvezza eterna, vengono però sottoposti, dopo la loro morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia del cielo.
1031 La Chiesa chiama purgatorio questa purificazione finale degli eletti, che è tutt'altra cosa dal castigo dei dannati. La Chiesa ha formulato la dottrina della fede relativa al purgatorio soprattutto nei Concili di Firenze 621 e di Trento. 622 La Tradizione della Chiesa, rifacendosi a certi passi della Scrittura, 623 parla di un fuoco purificatore:
« Per quanto riguarda alcune colpe leggere, si deve credere che c'è, prima del giudizio, un fuoco purificatore; infatti colui che è la Verità afferma che, se qualcuno pronuncia una bestemmia contro lo Spirito Santo, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro (Mt 12,32). Da questa affermazione si deduce che certe colpe possono essere rimesse in questo secolo, ma certe altre nel secolo futuro ». 624
1032 Questo insegnamento poggia anche sulla pratica della preghiera per i defunti di cui la Sacra Scrittura già parla: « Perciò [Giuda Maccabeo] fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato » (2 Mac 12,45). Fin dai primi tempi, la Chiesa ha onorato la memoria dei defunti e ha offerto per loro suffragi, in particolare il sacrificio eucaristico, 625 affinché, purificati, possano giungere alla visione beatifica di Dio. La Chiesa raccomanda anche le elemosine, le indulgenze e le opere di penitenza a favore dei defunti:
« Rechiamo loro soccorso e commemoriamoli. Se i figli di Giobbe sono stati purificati dal sacrificio del loro padre, 626 perché dovremmo dubitare che le nostre offerte per i morti portino loro qualche consolazione? [...] Non esitiamo a soccorrere coloro che sono morti e ad offrire per loro le nostre preghiere ». 627

IV. L'inferno

1033 Non possiamo essere uniti a Dio se non scegliamo liberamente di amarlo. Ma non possiamo amare Dio se pecchiamo gravemente contro di lui, contro il nostro prossimo o contro noi stessi: « Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna » (1 Gv 3,14-15). Nostro Signore ci avverte che saremo separati da lui se non soccorriamo nei loro gravi bisogni i poveri e i piccoli che sono suoi fratelli. 628 Morire in peccato mortale senza essersene pentiti e senza accogliere l'amore misericordioso di Dio, significa rimanere separati per sempre da lui per una nostra libera scelta. Ed è questo stato di definitiva auto-esclusione dalla comunione con Dio e con i beati che viene designato con la parola « inferno ».

1034 Gesù parla ripetutamente della « geenna », del « fuoco inestinguibile », 629 che è riservato a chi sino alla fine della vita rifiuta di credere e di convertirsi, e dove possono perire sia l'anima che il corpo. 630 Gesù annunzia con parole severe: « Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno [...] tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente » (Mt 13,41-42), ed egli pronunzierà la condanna: « Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno! » (Mt25,41).

1035 La Chiesa nel suo insegnamento afferma l'esistenza dell'inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell'inferno, « il fuoco eterno ». 631 La pena principale dell'inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto l'uomo può avere la vita e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira.
1036 Le affermazioni della Sacra Scrittura e gli insegnamenti della Chiesa riguardanti l'inferno sono un appello alla responsabilità con la quale l'uomo deve usare la propria libertà in vista del proprio destino eterno. Costituiscono nello stesso tempo un pressante appello alla conversione: « Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano! » (Mt 7,13-14).
« Siccome non conosciamo né il giorno né l'ora, bisogna, come ci avvisa il Signore, che vegliamo assiduamente, affinché, finito l'unico corso della nostra vita terrena, meritiamo con lui di entrare al banchetto nuziale ed essere annoverati tra i beati, né ci si comandi, come a servi cattivi e pigri, di andare al fuoco eterno, nelle tenebre esteriori dove ci sarà pianto e stridore di denti ». 632
1037 Dio non predestina nessuno ad andare all'inferno; 633 questo è la conseguenza di una avversione volontaria a Dio (un peccato mortale), in cui si persiste sino alla fine. Nella liturgia eucaristica e nelle preghiere quotidiane dei fedeli, la Chiesa implora la misericordia di Dio, il quale non vuole « che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi » (2 Pt 3,9):
« Accetta con benevolenza, o Signore, l'offerta che ti presentiamo noi tuoi ministri e tutta la tua famiglia: disponi nella tua pace i nostri giorni, salvaci dalla dannazione eterna, e accoglici nel gregge degli eletti ». 634
V. Il giudizio finale

1038 La risurrezione di tutti i morti, « dei giusti e degli ingiusti » (At 24,15), precederà il giudizio finale. Sarà « l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce [del Figlio dell'uomo] e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna » (Gv 5,28-29). Allora Cristo « verrà nella sua gloria, con tutti i suoi angeli [...]. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. [...] E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna » (Mt 25,31-33.46).

1039 Davanti a Cristo che è la verità sarà definitivamente messa a nudo la verità sul rapporto di ogni uomo con Dio. 635 Il giudizio finale manifesterà, fino alle sue ultime conseguenze, il bene che ognuno avrà compiuto o avrà omesso di compiere durante la sua vita terrena:
« Tutto il male che fanno i cattivi viene registrato a loro insaputa. Il giorno in cui Dio non tacerà (Sal50,3) [...] egli si volgerà verso i malvagi e dirà loro: Io avevo posto sulla terra i miei poverelli, per voi. Io, loro capo, sedevo nel cielo alla destra di mio Padre, ma sulla terra le mie membra avevano fame. Se voi aveste donato alle mie membra, il vostro dono sarebbe giunto fino al capo. Quando ho posto i miei poverelli sulla terra, li ho costituiti come vostri fattorini perché portassero le vostre buone opere nel mio tesoro: voi non avete posto nulla nelle loro mani, per questo non possedete nulla presso di me ». 636
1040 Il giudizio finale avverrà al momento del ritorno glorioso di Cristo. Soltanto il Padre ne conosce l'ora e il giorno, egli solo decide circa la sua venuta. Per mezzo del suo Figlio Gesù pronunzierà allora la sua parola definitiva su tutta la storia. Conosceremo il senso ultimo di tutta l'opera della creazione e di tutta l'Economia della salvezza, e comprenderemo le mirabili vie attraverso le quali la provvidenza divina avrà condotto ogni cosa verso il suo fine ultimo. Il giudizio finale manifesterà che la giustizia di Dio trionfa su tutte le ingiustizie commesse dalle sue creature e che il suo amore è più forte della morte. 637
1041 Il messaggio del giudizio finale chiama alla conversione fin tanto che Dio dona agli uomini « il momento favorevole, il giorno della salvezza » (2 Cor 6,2). Ispira il santo timor di Dio. Impegna per la giustizia del regno di Dio. Annunzia la « beata speranza » (Tt 2,13) del ritorno del Signore il quale « verrà per essere glorificato nei suoi santi ed essere riconosciuto mirabile in tutti quelli che avranno creduto » (2 Ts 1,10).



1042 Alla fine dei tempi, il regno di Dio giungerà alla sua pienezza. Dopo il giudizio universale i giusti regneranno per sempre con Cristo, glorificati in corpo e anima, e lo stesso universo sarà rinnovato:
Allora la Chiesa « avrà il suo compimento [...] nella gloria del cielo, quando verrà il tempo della restaurazione di tutte le cose e quando col genere umano anche tutto il mondo, il quale è intimamente unito con l'uomo e per mezzo di lui arriva al suo fine, sarà perfettamente ricapitolato in Cristo ». 638
1043 Questo misterioso rinnovamento, che trasformerà l'umanità e il mondo, dalla Sacra Scrittura è definito con l'espressione: « i nuovi cieli e una terra nuova » (2 Pt 3,13). 639 Sarà la realizzazione definitiva del disegno di Dio di « ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra » (Ef 1,10).
1044 In questo nuovo universo, 640 la Gerusalemme celeste, Dio avrà la sua dimora in mezzo agli uomini. Egli « tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno perché le cose di prima sono passate » (Ap 21,4). 641
1045 Per l'uomo questo compimento sarà la realizzazione definitiva dell'unità del genere umano, voluta da Dio fin dalla creazione e di cui la Chiesa nella storia è « come sacramento ». 642 Coloro che saranno uniti a Cristo formeranno la comunità dei redenti, la « Città santa » di Dio (Ap 21,2), « la Sposa dell'Agnello » (Ap 21,9). Essa non sarà più ferita dal peccato, dalle impurità, 643 dall'amor proprio, che distruggono o feriscono la comunità terrena degli uomini. La visione beatifica, nella quale Dio si manifesterà in modo inesauribile agli eletti, sarà sorgente perenne di gaudio, di pace e di reciproca comunione.
1046 Quanto al cosmo, la Rivelazione afferma la profonda comunione di destino fra il mondo materiale e l'uomo:
« La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio [...] e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione [...]. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo » (Rm 8,19-23).
1047 Anche l'universo visibile, dunque, è destinato ad essere trasformato, « affinché il mondo stesso, restaurato nel suo stato primitivo, sia, senza più alcun ostacolo, al servizio dei giusti », 644partecipando alla loro glorificazione in Gesù Cristo risorto.
1048 « Ignoriamo il tempo in cui saranno portate a compimento la terra e l'umanità, e non sappiamo il modo in cui sarà trasformato l'universo. Passa certamente l'aspetto di questo mondo, deformato dal peccato. Sappiamo, però, dalla Rivelazione che Dio prepara una nuova abitazione e una terra nuova, in cui abita la giustizia, e la cui felicità sazierà sovrabbondantemente tutti i desideri di pace che salgono nel cuore degli uomini ». 645
1049 « Tuttavia l'attesa di una terra nuova non deve indebolire, bensì piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente, dove cresce quel corpo dell'umanità nuova che già riesce a offrire una certa prefigurazione che adombra il mondo nuovo. Pertanto, benché si debba accuratamente distinguere il progresso terreno dallo sviluppo del regno di Cristo, tuttavia, nella misura in cui può contribuire a meglio ordinare l'umana società, tale progresso è di grande importanza ». 646
1050 « Infatti i beni della dignità dell'uomo, della comunione fraterna e della libertà, cioè tutti questi buoni frutti della natura e della nostra operosità, dopo che li avremo diffusi sulla terra nello Spirito del Signore e secondo il suo precetto, li ritroveremo poi di nuovo, ma purificati da ogni macchia, illuminati e trasfigurati, allorquando Cristo rimetterà al Padre il regno eterno e universale ». 647 Dio allora sarà « tutto in tutti » (1 Cor 15,28), nella vita eterna:
« La vita, nella sua stessa realtà e verità, è il Padre, che attraverso il Figlio nello Spirito Santo riversa come fonte su tutti noi i suoi doni celesti. E per la sua bontà promette veramente anche a noi uomini i beni divini della vita eterna ». 648


In sintesi

1051 Ogni uomo riceve nella sua anima immortale la propria retribuzione eterna fin dalla sua morte, in un giudizio particolare ad opera di Cristo, giudice dei vivi e dei morti.
1052 « Noi crediamo che le anime di tutti coloro che muoiono nella grazia di Cristo [...]costituiscono il popolo di Dio nell'al di là della morte, la quale sarà definitivamente sconfitta nel giorno della risurrezione, quando queste anime saranno riunite ai propri corpi ». 649
1053 « Noi crediamo che la moltitudine delle anime, che sono riunite attorno a Gesù e a Maria in paradiso, forma la Chiesa del cielo, dove esse nella beatitudine eterna vedono Dio così com'è e dove sono anche associate, in diversi gradi, con i santi angeli al governo divino esercitato da Cristo glorioso, intercedendo per noi e aiutando la nostra debolezza con la loro fraterna sollecitudine ». 650
1054 Coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio, ma imperfettamente purificati, benché sicuri della loro salvezza eterna, vengono sottoposti, dopo la morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia di Dio.
1055 In virtù della « comunione dei santi », la Chiesa raccomanda i defunti alla misericordia di Dio e per loro offre suffragi, in particolare il santo sacrificio eucaristico.
1056 Seguendo l'esempio di Cristo, la Chiesa avverte i fedeli della triste e penosa realtà della morte eterna, 651 chiamata anche « inferno ».
1057 La pena principale dell'inferno consiste nella separazione eterna da Dio; in Dio soltanto l'uomo può avere la vita e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira.
1058 La Chiesa prega perché nessuno si perda: « Signore, [...] non permettere che sia mai separato da te ». 652 Se è vero che nessuno può salvarsi da se stesso, è anche vero che Dio «vuole che tutti gli uomini siano salvati » (1 Tm 2,4) e che per lui « tutto è possibile » (Mt19,26).
1059 « La santissima Chiesa romana crede e confessa fermamente che nel [...] giorno del giudizio tutti gli uomini compariranno col loro corpo davanti al tribunale di Cristo per rendere conto delle loro azioni ». 653
1060 Alla fine dei tempi, il regno di Dio giungerà alla sua pienezza. Allora i giusti regneranno con Cristo per sempre, glorificati in corpo e anima, e lo stesso universo materiale sarà trasformato. Dio allora sarà « tutto in tutti » (1 Cor 15,28), nella vita eterna.
«AMEN»