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domenica 10 novembre 2013

LA CATENA!

LA CATENA DEL SANTO ROSARIO


7.X.1992
................
La catena, con cui il grande Drago deve essere legato, è formata dalla preghiera 
fatta con Me e per mezzo di Me.

Questa preghiera è quella del Santo Rosario.
Una catena infatti ha il compito prima di limitare l'azione, poi di imprigionare 
ed infine di rendere vana ogni attività di colui che viene con essa legato.


- La catena del Santo Rosario ha anzitutto il compito di limitare l'azione del mio 
Avversario.
Ogni Rosario, che voi recitate con Me, ha come effetto di restringere l'azione del 
Maligno, di sottrarre le anime dal suo malefico influsso e di dare maggiore forza 
alla espansione del bene nella vita di tanti miei figli.


- La catena del Santo Rosario ha anche l'effetto di 
imprigionare Satana, cioè di rendere impotente 
la sua azione e di diminuire ed indebolire sempre di 
più la forza del suo diabolico potere.
Per questo ogni Rosario recitato bene è un duro 
colpo dato alla potenza del male, è  una parte del 
suo regno che viene demolita.



- La catena del Santo Rosario ottiene infine il risultato di rendere Satana 
completamente inoffensivo.
Il suo grande potere viene distrutto.
Tutti gli spiriti maligni sono cacciati dentro lo stagno di fuoco e di zolfo, viene 
da Me chiusa la porta con la chiave della Potenza di Cristo, e così non potranno 
più uscire nel  mondo per nuocere alle anime.



Comprendete ora, miei figli prediletti perché, in questi tempi ultimi 
della battaglia fra Me, Donna vestita di sole, ed il grande Drago, Io 
vi domando di moltiplicare ovunque i  Cenacoli di preghiera, 
con la recita del santo Rosario, la meditazione della mia  parola 
e la vostra consacrazione al mio Cuore Immacolato.

Con essi voi date alla Mamma Celeste la possibilità d'intervenire a legare Satana, 
perché possa adempiere così alla mia missione di schiacciargli la testa, cioè di 
sconfiggerlo per sempre, chiudendolo dentro il suo abisso di fuoco e di zolfo.


L'umile e fragile corda del santo Rosario forma la forte catena 
con  cui renderò mio prigioniero il tenebroso dominatore del mondo, 
il nemico di Dio e dei suoi servi fedeli.
Così ancora una volta la superbia di Satana verrà sconfitta dalla 
potenza dei piccoli, degli umili, dei poveri.
Mentre oggi vi annuncio che è vicina questa mia grande vittoria, che vi porterà 
alla vostra sicura liberazione, vi dono il conforto della mia materna presenza fra 
voi e vi benedico».

Cuore Immacolato di Maria,
specchio della divine perfezioni
prega per noi

venerdì 1 novembre 2013

VIVERE DA CATTOLICI, STABILMENTE



......................
  


 Innanzitutto occorre non farsi prendere dall'agitazione, occorre non reagire da rivoluzionari: sarebbe come curare il male, che è appunto la Rivoluzione, con la stessa malattia. Lo spirito rivoluzionario, anche quando pretende di salvare il bene, non sarà mai la soluzione.
  


 Bisogna invece stare veramente fuori dalla Rivoluzione, vivendo integralmente il cattolicesimo in quella stabilità che era sua, prima che la Rivoluzione invadesse tutto.


 Nella confusione nera, nelle tenebre, urge decidere di fronte a Dio di vivere da cattolici, stabilmente. Per questo bisogna riconoscere un luogo che ti comunichi la pace della fede nel possesso della verità rivelata. Un luogo dove è celebrata la Messa tradizionale: eleggerlo come riferimento per la propria vita, lasciandosi educare da questo luogo. Non vivere da agitati in una lotta perenne ma vivere da cattolici nella liturgia di sempre, nella dottrina di sempre, nella grazia di sempre secondo i sacramenti di sempre; e così operare tutto il bene che il Signore ci permette di compiere.
  


 Lo dice padre Calmel: “Ciò che sarà sempre possibile nella Chiesa, ciò che la Chiesa assicurerà sempre, nonostante i tentativi diabolici della nuova Chiesa post-vaticanesca, è questo: tendere alla santità realmente, potersi istruire, in un gruppo reale anche se molto piccolo, sulla dottrina immutabile e soprannaturale, sotto un'autorità reale e conservando la sicurezza che resteranno sempre dei veri sacerdoti e dei Vescovi fedeli, che non avranno dimissionato (forse anche senza accorgersene) nelle mani delle commissioni e della collegialità.” (R. T. Calmel, Breve apologia della Chiesa di sempre, Editrice Ichthys, pag. 51).
  


 Carissimi, se vivremo così, le tenebre terribili di oggi resteranno fuori dai nostri cuori.
  


 Preghiamo perché la Madonna ci ottenga questo rifugio, e noi cerchiamo di esserne sempre più degni.



domenica 6 ottobre 2013

Il Cuore Immacolato di Maria è la strada che ci porta a Dio, a vedere il suo trionfo, a contemplare la vittoria di Cristo, che porterà il suo Regno di Gloria nel mondo e farà nuove tutte le cose. Andiamo con Maria verso questi nuovi tempi; viviamo con Lei l'ora trepida e conclusiva di questo secondo Avvento. (Don Stefano Gobbi)

COR MARIAE IMMACULATUM
INTERCEDE PRO NOBIS

Impostiamo una preziosissima omelia detta 14 anni or sono dall'Apostolo mariano don Stefano Gobbi.

FATIMA: 20 Novembre 1999
Omelia di don Stefano Gobbi detta nel Cenacolo 
tenuto nella Cappellina delle Apparizioni, a 
conclusione della sua visita in tutto il Portogallo. 
(trascrizione da una registrazione)




<<Diciamo tutti insieme: Grazie Gesù per averci dato tua Madre.



È un grande dono del Cuore Divino di Gesù averci dato la sua stessa Madre,

sulla Croce, alcuni istanti prima di morire, come avete ascoltato nel Vangelo.
Gesù sta vivendo la sua agonia, con il volto cosparso di sangue e i suoi occhi
velati dal pianto: riesce con fatica a intravedere sotto la Croce sua Madre e
Giovanni, l'apostolo prediletto.





Allora Gesù dice alla Madre: "Donna, ecco il tuo Figlio"; e a Giovanni: "Ecco tua
Madre". Da quel momento Maria diventa Madre di tutta l'umanità redenta, 
nell'ordine soprannaturale della Grazia e della vita divina, come dice il Concilio, 
ma è nostra vera Madre.
Per questo Lei interviene nella vita di ciascuno di noi, come Madre. Ci ama, ci
forma, ci conduce sulla strada del bene, ci consola nelle sofferenze, e, in
questi tempi difficili, ci aiuta a vivere la nostra Fede, a dare la nostra
testimonianza a Gesù, a mantenere le promesse che abbiamo fatto nel giorno
del Battesimo, quando siamo stati liberati dalla schiavitù di Satana e resi veri
figli di Dio.
Dio ci ha comunicato la sua stessa Vita, attraverso la Grazia santificante, e
noi dobbiamo vivere per Lui, per la sua Gloria, nel compimento della sua Divina
Volontà.
Per questo la Madonna, come Mamma, ci aiuta a camminare sulla strada della
osservanza della legge di Dio, a fuggire il peccato che è il nostro più grande
male e origine di tutti gli altri mali morali e fisici.
La Madonna, proprio in questo stesso luogo, è venuta a domandarci preghiera
e penitenza per la conversione dei peccatori. Come Mamma cerca di salvare
tutti, anche i lontani, perché è Madre misericordiosa di tutta l'umanità
redenta.
Per questo le vicende storiche dei suoi figli si ripercuotono nel suo Cuore di
Madre, specialmente quando i figli si allontanano da Dio e camminano sulla
strada pericolosa del peccato e del male.
Allora Lei interviene per aiutare questi suoi figli.
La Madonna è intervenuta qui in Fatima, quasi al principio di questo secolo,
nel quale l'umanità si sarebbe allontanata da Dio e al posto della vita avrebbe
conosciuto la diffusione della morte; al posto dell'amore avrebbe fatto la
sanguinosa esperienza dell'odio; al posto della comunione e della pace avrebbe
subito quella della divisione e della violenza.



Ecco, allora, il succedersi della prima guerra mondiale, della seconda guerra

mondiale, delle guerre etniche esplose in tante parti del mondo.
La pace così sarebbe stata sempre più veramente minacciata.
Allora, la Madonna interviene perché Lei è Madre, perché Lei è la Regina 
della Pace, perché la Santissima Trinità ha disposto che il grande dono della 
pace giunga a noi attraverso di Lei. Si comprende così il suo continuo ed
addolorato invito alla conversione, per mezzo della preghiera e della penitenza.
Maria è Madre della Chiesa. Ella porta nel suo Cuore Immacolato tutte le
sofferenze della Chiesa, dei suoi Pastori, specialmente del Pastore universale
che è il Papa. Per questo ci invita a stare sempre più uniti al Papa, a
pregare molto, a soffrire per Lui, ascoltando e diffondendo il suo Magistero.
Ella ha previsto le sofferenze della Chiesa, causate dalla divisione entrata nel
suo interno, dalla perdita della vera Fede da parte di molti, per gli errori che
vengono sempre più insegnati e diffusi.



Dobbiamo tornare a credere al Vangelo, ad accoglierlo ed a viverlo alla lettera.

Maria è la Madre e la Stella della nuova evangelizzazione.
Ti ringrazio pertanto, o Maria, di essere nostra Madre.
Questa sera ti ringrazio, Madonna di Fatima, per avere fatto sorgere qui, in
questo stesso luogo, l' 8 maggio 1972, il Movimento Sacerdotale Mariano,
con il quale hai chiamato i tuoi figli a fare e a vivere la Consacrazione al tuo
Cuore Immacolato; a una grande unità con il Papa e a diventare tuoi apostoli,
non con le parole, ma con la vita illuminata dalla tua presenza, diffondendo i
Cenacoli fra i bambini, fra i giovani e nelle famiglie.



Io vedo qui un grande numero di giovani. Giovani, camminate insieme con 

Maria sulla strada della preghiera, dell'amore, della purezza e diffondete 
ovunque i Cenacoli, soprattutto i Cenacoli familiari.



Ti ringrazio, Madonna di Fatima, per avere diffuso questo tuo Movimento in

tutto il mondo, nei cinque continenti. Ti ringrazio, Madonna di Fatima, di
avermi portato frequentemente in ogni parte, con più di mille voli di aereo, e
così ho potuto presiedere i Cenacoli. Io ho visto il trionfo del tuo Cuore
Immacolato: la schiera immensa dei tuoi piccoli bambini che ti hanno risposto
in tutte le lingue e che ti hanno ovunque seguito.
Questo Atto di Consacrazione, che voi farete tra poco in lingua portoghese, io
l'ho già ascoltato in tutte le lingue. Oggi l'offro a te, o Madre, perché questa
sera, qui nella tua Cappellina, alla fine di questo secolo e di questo millennio,
termino i Cenacoli che ho fatto in ogni parte del mondo.
Non è questo forse un forte segno che tu oggi mi dai? Vuoi farmi
comprendere che la tua schiera è pronta; che i tuoi piccoli bambini ti hanno
risposto; che tu hai trionfato nella vita di questi tuoi figli perché, attraverso
di essi, realizzerai il trionfo del tuo Cuore Immacolato nel mondo.



Viviamo dunque nella fiducia, nella gioia, nel filiale abbandono fra le braccia 

della nostra Mamma Celeste. Viviamo nella speranza; come il Papa ci invita,
varchiamo la soglia della speranza con Maria.
Oggi, con i primi Vespri, iniziamo la Solennità di Cristo Re e con essa termina
l'anno liturgico. Il Papa quante volte ci ha detto che, con l'approssimarsi del
terzo millennio, avrà inizio una grande primavera per la Chiesa. Io penso che
questa primavera coinciderà con il trionfo del Cuore Immacolato di Maria che
porterà nel mondo il più grande trionfo di Cristo. Infatti il trionfo del Cuore
della Madre può avvenire solo nel trionfo del Figlio.
Qui in Fatima è stato dato l'annuncio di un mistero che non è stato ancora
completamente rivelato.
Qui in Fatima c'è un messaggio che riflette un fascio di luce sopra tutti gli
avvenimenti di questo secolo e su ciò deve succedere nel prossimo.
Qui in Fatima è stato predetto il più grande trionfo di Cristo, perché Lui è 
Dio, l'Emmanuele, cioè Dio con noi.



Gesù Cristo è Dio che per noi è nato, morto sulla Croce e risorto. Lui ci ha

redenti e salvati e ora vive nello splendore della sua Gloria, seduto alla destra
del Padre.  Gesù Cristo il Vivente, il Primo e l'Ultimo, il Principio e la Fine, 
l'Alfa e l'Omega, il nostro Salvatore e Redentore.



San Pietro ha detto che non è dato altro nome sotto i cieli, in cui l'umanità

può essere salvata, se non Gesù Cristo. Ecco la ragione della nostra
speranza: Gesù Cristo, il solo nostro Salvatore, il solo nostro Redentore; 
lo stesso ieri, oggi e sempre.
Gesù Cristo guida tutti gli avvenimenti della storia verso il suo più grande
trionfo.
In questo secolo ha permesso il trionfo del suo Avversario, perché la sua
Vittoria possa apparire ancora più grande, più bella e più luminosa.
Fratelli e sorelle, noi camminiamo verso questi tempi, in cui Gesù porterà 
nel mondo il suo Regno: Regno di Grazia, di Amore, di Santità, di Giustizia 
e di Pace.
Andiamo con Maria incontro al Regno di Gesù Cristo, vivendo l'ora trepida e
stupenda di questo secondo Avvento.

Fatima è la porta attraverso la quale dobbiamo passare per giungere ai tempi
nuovi che qui furono annunciati. Il Cuore Immacolato di Maria è il nostro
rifugio, in questi tempi conclusivi della grande purificazione e della grande
tribolazione.
Il Cuore Immacolato di Maria è la strada che ci porta a Dio, a vedere il suo
trionfo, a contemplare la vittoria di Cristo, che porterà il suo Regno di Gloria
nel mondo e farà nuove tutte le cose.
Andiamo con Maria verso questi nuovi tempi; viviamo con Lei l'ora trepida e
conclusiva di questo secondo Avvento.




E ora, Madonna di Fatima, mentre ti dono la Consacrazione di questi tuoi figli,

ti offro anche la Consacrazione di tutti quelli che, da ogni parte del mondo, ti
hanno risposto di sì.
Noi ci consacriamo al tuo Cuore Immacolato, per entrare in questo tuo rifugio.
Noi ci consacriamo al tuo Cuore Immacolato, per camminare sulla strada che
ci conduce al Dio della salvezza e della pace.
Noi ci consacriamo al tuo Cuore Immacolato, per preparare la strada e
spalancare le porte a Gesù Cristo che viene, affinché i nostri occhi possano
finalmente contemplare la sua Gloria.



Per questo, amatissimi fedeli, ora vi invito a rinnovare tutti insieme il nostro

Atto di Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria.>>




PER MARIAM 
AD JESUM !

Cor Jesu Sacratissimum, miserere nobis !


giovedì 5 settembre 2013

MSM. FATIMA: Qui, qui, qui, ... IL MIO SEGRETO



Il mio segreto.



«In questo mio venerato Santuario tutti vi accolgo, miei prediletti e figli a Me consacrati, per racchiudervi nel sicuro rifugio del mio Cuore Immacolato.

- Qui Io sono apparsa come la Donna vestita di sole, per indicarvi il cammino da percorrere, in
questo vostro secolo, così insidiato e posseduto dallo Spirito del male.

- Qui Io sono venuta dal cielo per offrirvi il rifugio, in cui ripararvi, nel momento della grande lotta fra Me ed il mio Avversario e nelle ore dolorose della grande tribolazione e del castigo.

- Qui Io ho fatto sorgere il Movimento Sacerdotale Mariano e, per mezzo di questo piccolo figlio, che ho portato in ogni parte del mondo, in questi anni, mi sono formata la schiera, pronta ormai alla battaglia ed alla mia più grande vittoria.

- Qui vi voglio spiritualmente uniti a questo mio figlio, oggi in cui viene fatto un grande Cenacolo del mio Movimento, davanti alla Immagine della vostra Mamma Celeste, posta nello stesso luogo in cui sono apparsa ai tre bambini Giacinta, Francesco e Lucia.

- Qui vi raccolgo tutti attorno a Me e vi manifesto la mia compiacenza, per il modo con cui avete accolto l'invito ad aderire al Movimento Sacerdotale Mariano, a consacrarvi al mio Cuore Immacolato ed a diffondere ovunque i Cenacoli di preghiera fra i sacerdoti, i bambini, i giovani e nelle famiglie.

Vi voglio spiritualmente Qui con Me, perché ormai entrate nell'ultimo periodo di tempo di questo vostro secolo, in cui gli avvenimenti che vi ho predetto avranno il loro pieno compimento.
Per questo oggi, nello stesso luogo dove sono apparsa, voglio manifestare a voi il mio segreto.

Il mio segreto riguarda la Chiesa.

Nella Chiesa sarà portata a termine la grande apostasia, che si diffonderà in tutto il mondo; lo scisma verrà compiuto nel generale allontanamento dal Vangelo e dalla vera fede.
In essa entrerà l'uomo iniquo [ossia l'anticristo, aiutato dal falso profeta], che si oppone a Cristo, e che porterà al suo interno l'abominio della desolazione, dando così compimento all'orribile sacrilegio, di cui ha parlato il profeta Daniele (Mt. 24,15).

Il mio segreto riguarda l'umanità.

L'umanità giungerà al culmine della corruzione e della empietà, della ribellione a Dio e della aperta opposizione alla sua Legge di amore. Essa conoscerà l'ora del suo più grande castigo, che vi è già stato predetto dal profeta Zaccaria (Zc. 13, 7-9).

Allora questo luogo apparirà a tutti come segno luminoso della mia presenza materna, nell'ora  suprema della vostra grande tribolazione.
Da Qui la mia luce si diffonderà in ogni parte del mondo e da questa fonte sgorgherà l'acqua della divina misericordia, che scenderà ad irrorare l'aridità di un mondo, ridotto ormai ad un immenso deserto.

Ed in questa mia straordinaria opera di amore e di salvezza, apparirà a tutti il trionfo del Cuore Immacolato di Colei, che viene invocata come la Madre della misericordia».

Fatima (Portogallo), 11 marzo 1995. Cenacolo coi sacerdoti e fedeli del M.S.M. del Portogallo.
In manu tua  Domina
salus et vita consistunt


sabato 11 maggio 2013

642. Maria Ss. / dopo l'ASCENSIONE DI GESU' / prenderà dimora al Getsemani con Giovanni, che le predice l’Assunzione.




642. Maria Ss. prenderà dimora al Getsemani con Giovanni, che le predice l’Assunzione.


Maria è ancora nella casa del Cenacolo. Sola, nella sua solita stanza, cuce dei lini finissimi, simili a tovaglie lunghe e strette. Ogni tanto alza il capo per guardare nel giardino e rilevare così, dalla posizione del sole sulle muraglie di questo, l’ora del giorno. E, se sente un rumore nella casa, o nella via, ascolta attentamente. 
Sembra che attenda qualcuno.
Passa così del tempo. Poi si sente un colpo alla porta di casa, al quale fa seguito un fruscio di sandali che di corsa vanno ad aprire. Delle voci d’uomo risuonano nel corridoio facendosi sempre più forti e vicine.

Maria ascolta... Poi esclama: «Loro qui?! Che sarà mai accaduto?!». Mentre sta ancora pronunciando queste parole, qualcuno bussa all’uscio della stanza. «Venite avanti, fratelli in Gesù mio Signore», risponde Maria.
Entrano Lazzaro e Giuseppe d’Arimatea, che la salutano con profonda venerazione dicendole: «Benedetta tu fra tutte le madri! I servi del tuo Figlio e nostro Signore ti salutano», e si prostrano per baciarle il lembo della veste.

«Il Signore sia sempre con voi. Per qual ragione, e mentre ancora non cessa il fermento dei persecutori del Cristo e dei suoi seguaci, a me venite?».
«Per vederti anzitutto. Perché vedere te è ancora vedere Lui e sentirci, così, meno afflitti per la sua dipartita dalla Terra. E poi per proporti quanto, dopo una riunione, nella mia casa, dei più amorosi e fedeli servi di Gesù, tuo Figlio e nostro Signore, abbiamo deliberato di fare», le risponde Lazzaro.

«Parlate. Sarà il vostro amore che mi parla, ed io col mio amore vi ascolterò».

Prende ora la parola Giuseppe d’Arimatea, che dice: «Donna, tu non ignori, e lo hai detto, che il fermento, e peggio ancora, dura tuttora verso tutti quelli che sono stati prossimi al Figlio tuo e di Dio, o per parentela, o per fede, o per amicizia. 

E noi non ignoriamo che tu non intendi di lasciare questi luoghi, dove hai visto la perfetta manifestazione della natura divina e umana del Figlio tuo, la sua totale mortificazione e la sua totale 187 glorificazione, mediante la Passione e Morte di Lui, vero Uomo, e mediante la gloriosa Risurrezione e Ascensione di Lui, vero Dio. 

E anche non ignoriamo che tu non vuoi lasciare soli gli apostoli, ai quali vuoi essere Madre e Guida nelle loro prime prove, tu, Sede della Sapienza divina, tu, Sposa dello Spirito rivelatore delle verità eterne, tu, Figlia diletta da sempre dal Padre che ti elesse ab eterno a Madre del suo Unigenito, tu, Madre di questo Verbo del Padre, che certamente ti istruì delle sue infinite e perfettissime Sapienza e Dottrina prima ancora che fosse in te, Creatura che si formava, o che fosse con te come Figlio che cresce in età e sapienza sino a divenire Maestro dei maestri. Giovanni ce lo disse il dì dopo la prima stupefacente predicazione e manifestazione apostolica, avvenuta dieci giorni dopo l’Ascensione di Gesù al Cielo. 

Tu, a tua volta, sai, per averlo visto nel Getsemani il dì dell’Ascensione del Figlio tuo al Padre, e per averlo saputo da Pietro, Giovanni ed altri apostoli, come io e Lazzaro, subito dopo la Morte e Risurrezione, iniziammo dei lavori di muratura intorno al mio orto presso il Golgota e al Getsemani sul monte degli Ulivi, perché quei luoghi, santificati dal Sangue del Martire divino, gocciato, ahimè!, ardente di febbre nel Getsemani, e ghiacciato e grumoso nel mio orto, non siano profanati dai nemici di Gesù. Ora i lavori sono ultimati, e sia io che Lazzaro, e con lui le sorelle e gli apostoli, che troppo dolore avrebbero nel non averti più qui, ti diciamo: “Prendi dimora nella casa di Giona e Maria, i custodi del Getsemani”».

«E Giona e Maria? Piccola è quella casa, ed io amo la solitudine. Sempre l’amai. E più ancora l’amo ora, perché ho bisogno di questa per perdermi in Dio, nel mio Gesù, onde non morire d’ambascia per non averlo più qui. Sui misteri di Dio, perché Egli è ora Dio più che mai, non è giusto che si posi occhio umano. Donna io, Uomo Gesù. Ma la nostra fu, ed è, una Umanità diversa da ogni altra, e per immunità da colpa, anche d’origine, e per rapporti con Dio uno e trino. Noi siamo unici in queste cose tra tutti i creati passati, presenti e futuri. Ora l’uomo, anche il più buono e prudente, è naturalmente, inevitabilmente curioso, specie se ha vicino una manifestazione straordinaria. E solo io e Gesù, finché fu sulla Terra, sappiamo quale sofferenza, quale... sì, anche vergogna, disagio, tormento si provi quando la curiosità umana scruta, sorveglia, spia i nostri segreti con Dio. È qualcosa come se ci mettessero nudi in mezzo ad una piazza. Pensate al mio passato, e come sempre cercai nascondimento, silenzio, e come sempre celai, sotto le apparenze di una vita comune di povera donna, i misteri di Dio in me. Ricordatevi come, per non svelarli neppure al mio sposo Giuseppe, per poco di lui, giusto, non feci un ingiusto. Solo l’intervento angelico impedì questo pericolo. (Prospettato anche in Matteo 1, 18-21, viene illustrato da Maria Ss. come “la nostra prima Passione” al Vol 1 Cap 25). Pensate alla vita così umile, nascosta, comune, condotta da Gesù per trent’anni, al suo facile appartarsi, isolarsi quando divenne il Maestro. Doveva fare miracoli ed istruire, perché tale era la sua missione. Ma, io lo so da Lui stesso, Egli soffriva - uno dei molti motivi della sua severità e tristezza che balenavano dai suoi grandi e potenti occhi - Egli soffriva, dicevo, per l’esaltazione delle folle, per la curiosità più o meno buona con cui era osservato in ogni suo atto. Quante volte non comandò ai suoi discepoli e miracolati: “Non dite ciò che avete visto. Non dite ciò che vi ho fatto”!... Ora io non vorrei che occhio umano indagasse sui misteri di Dio in me, misteri che non sono, no, cessati con il ritorno al Cielo di Gesù, mio Figlio e mio Dio, ma anzi durano, e direi che crescono, per sua bontà e per tenermi in vita sino a che l’ora, tanto da me desiderata, di ricongiungermi a Lui, per l’eternità, non sarà venuta. Vorrei solo Giovanni con me. Perché è prudente, rispettoso, amoroso con me come un secondo Gesù. Ma Giona e Maria sapranno...».

Lazzaro la interrompe: «È già fatto, o Benedetta! Abbiamo già provveduto. Marco, figlio di Giona, è ora tra i discepoli. Maria, sua madre, e Giona, suo padre, già sono a Betania».

«Ma l’uliveto? Ha ben bisogno di cure!», gli risponde Maria.

«Solo nel tempo del potare, scassare e cogliere. Pochi giorni in un anno, quindi, e che saranno meno ancora, perché manderò i miei servi di Betania insieme a Marco, in quei periodi. Tu, Madre, se ci vuoi fare felici, io e le sorelle, vieni a Betania in quei giorni, nella solitaria casa dello Zelote. Saremo vicini, ma l’occhio nostro non sarà indiscreto sui tuoi incontri con Dio».

«Ma il frantoio?...».

«È già stato trasportato a Betania. Il Getsemani, completamente cintato, proprietà ancor più riservata di Lazzaro di Teofilo, ti attende, o Maria. E ti assicuro che i nemici di Gesù non oseranno, per tema di Roma, violarne la pace del luogo e tua».

«Oh! quando è così!», esclama Maria. E si stringe le mani sul cuore, e li guarda, con un volto quasi estatico tanto è beato, con un sorriso d’angelo sulle labbra e delle lacrime di gioia sulle ciglia bionde. Prosegue: «Io e Giovanni! Soli! Noi due soli! Mi parrà d’esser di nuovo a Nazaret col Figlio mio! Soli! Nella pace! In quella pace! Là dove Egli, il mio Gesù, effuse tante parole e tanto spirito di pace! Là dove, è vero, soffrì sino a sudar sangue e a ricevere la suprema sofferenza morale del bacio infame e le prime...». Un singhiozzo e un ricordo dolorosissimo le spezzano la parola e sconvolgono il suo volto, che per brevi istanti riprende l’espressione dolente che aveva nei giorni della Passione e Morte del Figlio. Poi si riprende e dice: «Là dove Egli tornò nell’infinita pace del Paradiso! Manderò presto a Maria d’Alfeo l’ordine di custodire lei la mia casetta 188 di Nazaret, che mi è tanto cara perché là si compì il mistero e vi morì il mio sposo, così puro e santo, e vi crebbe Gesù. Tanto cara! Ma mai come questi luoghi dove Egli istituì il Rito dei riti, e si fece Pane, Sangue, Vita agli uomini, e patì, e redense, e fondò la sua Chiesa, e con la sua ultima benedizione (capitolo 638) rese buone e sante tutte le cose del Creato. Resterò. Si. Resterò qui. Andrò al Getsemani. E da lì potrò, seguendo le mura, dalla parte esterna di esse, andare al Golgota, e nel tuo orto, Giuseppe, dove tanto piansi, e venire alla tua casa, Lazzaro, dove sempre ebbi, nel mio Figlio prima, e a me dopo, tanto amore. Ma vorrei...».

«Che, Benedetta?», le chiedono i due.

«Vorrei poter tornare anche qui. Perché insieme agli apostoli avremmo deciso, sempre che Lazzaro lo permetta...».

«Tutto ciò che vuoi, Madre. Tutto quanto è mio è tuo. Prima lo dicevo a Gesù. Ora lo dico a te. E chi riceve grazia sono sempre io, se tu accetti il mio dono».

«Figlio, lascia che così ti chiami, vorrei che tu ci concedessi di fare di questa casa, anzi del Cenacolo, il luogo di riunione e dell’agape fraterna».

«È giusto. In questo luogo il Figlio tuo ha istituito il nuovo eterno Rito, ha costituito la nuova Chiesa elevando al novello Ponteficato e Sacerdozio i suoi apostoli e discepoli. Giusto è che quella stanza divenga il primo tempio della nuova religione. Il seme che domani sarà pianta, e poi foresta immensa, il germe che domani sarà organismo vitale, completo, e che sempre più crescerà in altezza, profondità e larghezza, estendendosi su tutta la Terra. Quale mensa e altare più santi di quelli su cui Egli spezzò il Pane e posò il Calice del nuovo Rito che durerà sinché durerà la Terra?».

«È vero, Lazzaro. E, vedi? Per esso sto cucendo le tovaglie monde. Perché io credo, come nessuno crederà con pari potenza, che il Pane e il Vino sono Lui, nella sua Carne e nel suo Sangue; Carne santissima e innocentissima, Sangue redentore, dati in Cibo e Bevanda di Vita agli uomini. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo vi benedicano, o voi buoni, sapienti, pietosi sempre al Figlio e alla Madre».

«Allora è detto. Prendi. Questa è la chiave che apre i diversi cancelli della cinta del Getsemani. E questa è la chiave della casa. E sii felice, per quanto Dio te lo concede e per quanto il nostro povero amore vorrebbe che tu lo fossi».

Giuseppe d’Arimatea, ora che Lazzaro ha finito di parlare, dice a sua volta: «E questa è la chiave di cinta del mio orto».
«Ma tu... Hai ben diritto d’entrarvi, tu!».
«Ne ho un’altra, Maria. L’ortolano è un giusto, e così suo figlio. Potrai trovare là solo loro ed io. E saremo tutti prudenti e rispettosi».
«Dio vi benedica nuovamente», ripete Maria.
«A te grazie, o Madre. Il nostro amore e la pace di Dio a te, sempre». Si prostrano dopo quest’ultimo saluto, le baciano di nuovo l’orlo della veste e se ne vanno.

Sono appena usciti dalla casa che si sente un altro bussare discreto all’uscio della stanza dove è Maria.
«Entra pure», dice Maria.

Giovanni non se lo fa dire due volte. Entra e chiede, un poco agitato: «Che volevano Giuseppe e Lazzaro? C’è qualche pericolo?».

«No, figlio. C’è solo l’esaudimento di un mio desiderio. Desiderio mio e di altri. Tu sai come Pietro e Giacomo d’Alfeo, il primo Pontefice, l’altro capo della chiesa di Gerusalemme, siano desolati al pensiero di 
perdermi e spauriti dalla tema di non saper fare senza di me. Giacomo soprattutto. Neppure la speciale apparizione di mio Figlio a lui, la sua elezione per volere di Gesù, lo consolano e fortificano. Ma anche gli 
altri!... Ora Lazzaro soddisfa questo generale desiderio e ci fa padroni del Getsemani. Io e te. Soli là. Ecco le chiavi. E questa è quella dell’orto di Giuseppe... Potremo andare al Sepolcro, a Betania, senza passare per la città... E andare al Golgota... E venire qui ogni volta che ci sarà l’agape fraterna. Tutto ci concedono Lazzaro e Giuseppe».

«Sono due veri giusti. Lazzaro ebbe molto da Gesù. È vero. Ma, ancor prima di avere, dette sempre tutto a Gesù. Sei lieta, Madre?».

«Sì, Giovanni. Tanto! Vivrò, sinché Dio lo vorrà, assistendo Pietro e Giacomo e voi tutti, e aiuterò i primi cristiani in tutti i modi. Se i giudei, i farisei e i sacerdoti non saranno belve anche verso di me come lo furono 
per il Figlio mio, potrò esalare lo spirito mio là dove Egli ascese al Padre».

«Ascenderai tu pure, o Madre».

«No. Non sono Gesù, io. Nacqui umanamente».

«Ma senza macchia d’origine. Io sono un povero pescatore ignorante. Non so di dottrine e scritture altro che ciò che mi insegnò il Maestro. Però sono come un fanciullo, perché sono puro. E per questo, forse, so più dei rabbi d’Israele, perché, Egli lo disse, Dio nasconde le cose ai sapienti e le disvela ai piccoli, ai puri. E per questo penso, dico meglio, sento che tu avrai la sorte che avrebbe avuto Eva se non avesse peccato. E più 189 ancora, poiché tu non sei stata sposa di un Adamo-uomo, ma di Dio, per dare alla Terra il nuovo Adamo fedele alla Grazia. Il Creatore, nel creare i Progenitori, non li aveva destinati alla morte, cioè alla corruzione del corpo più perfetto da Lui creato, e reso il più nobile tra tutti i corpi creati perché dotato d’anima spirituale e dei doni gratuiti di Dio, per cui “figli adottivi di Dio” potevano dirsi, ma voleva per loro solo un passaggio dal Paradiso terrestre a quello celeste. Ora tu non hai mai avuto macchia di peccato alcuno sulla tua anima. 

Neppure il grande, comune peccato, eredità di Adamo a tutti gli umani, ti colpì, perché Dio te ne preservò per singolare, unico privilegio, essendo tu, da sempre, destinata a divenire l’Arca del Verbo. E l’Arca, anche quella che, ahimé!, non contiene che cose fredde, aride, morte, perché in verità il popolo di Dio non le mette in pratica come dovrebbe, è, e deve essere, sempre mondissima. L’Arca sì. Ma chi, tra coloro che ad essa si accostano, Pontefice e Sacerdoti, lo sono realmente come tu lo sei? Nessuno. Per questo io sento che a te, seconda Eva, ed Eva fedele alla Grazia, non verrà data la morte».

«Mio Figlio, secondo Adamo, Grazia stessa, ubbidiente sempre al Padre, a me, in modo perfetto, morì. E di quale morte!».

«Era venuto per essere il Redentore, Madre. Lasciò il Padre, il Cielo, per prendere Carne onde redimere, col suo Sacrificio, gli uomini, rendere loro la Grazia, e quindi rielevarli al grado di figli adottivi di Dio, eredi del Cielo. Egli doveva morire. E morì con la sua Umanità Ss. E tu moristi nel cuore vedendo il suo supplizio atroce e la sua Morte. Hai già tutto patito per essere redentrice con Lui. Io sono un povero stolto, ma sento che tu, Arca vera del vero, vivente Iddio, non sarai, non puoi essere corruttibile. Come la nuvola di fuoco protesse e diresse l’Arca di Mosè verso la Terra promessa (Esodo 13, 21-22; Numeri 9, 15-23), così il Fuoco di Dio ti attrarrà al suo Centro. Come la verga di Aronne non seccò (Numeri 17, 23-26), non morì, ma anzi, benché staccata dall’albero, mise gemme, foglie e frutti, e visse nel Tabernacolo, così tu, eletta da Dio tra tutte le donne che abitarono e abiteranno la Terra, non morrai come pianta che secca, ma nell’eterno Tabernacolo dei Cieli vivrai in eterno, con tutta te stessa. Come le acque del Giordano si aprirono per lasciar passare l’Arca e i suoi portatori e il popolo tutto , ai tempi di Giosuè (3, 14-17), così per te si apriranno le barriere che il peccato di Adamo ha messo tra Terra e Cielo, a tu passerai da questo mondo al Cielo eterno. 
Ne sono certo. Perché Dio è giusto. E per te dura il decreto messo da Lui per chi non ha né peccato ereditario, né peccato volontario sull’anima».

«Ti ha rivelato ciò Gesù?».

«No, Madre. Me lo dice lo Spirito Paraclito, Colui che il Maestro ci avvisò che ci avrebbe rivelato le cose future e ogni verità. Il Consolatore già me lo dice, nello spirito, per rendermi meno amaro il pensiero di perderti, o Madre benedetta che amo e venero quanto e più della mia per quanto soffristi, per quanto sei buona e santa, solo inferiore al Figlio tuo Ss. tra tutti i santi presenti e futuri. La Santa più grande».Giovanni, commosso, si prostra venerandola.>>

<<Cor Mariæ Immaculatum, intercede pro nobis>>