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giovedì 22 giugno 2017

CORREDENTRICE



“Cuore amorosissimo di Gesù (Re della Rivelazione), per la Tua sofferenza di Croce in quest’ora di oscurità sii Tu la Luce per l’Umanità” (Mess.20-21.4.’93)

“Maria, Madre dell’Ulivo Benedetto Gesù, Santissima Vergine dell’Olio, toccaci, amaci e guariscici nel cuore a Tuo modo con il Tuo amore” (Mess.3.7.’94)

“O Immacolato Cuore, Madre del mio Signore, Sorgente di Olio Santo della Perenne Unzione, a Te io domando da grande peccatore: il Tuo Segreto mostrami ed oggi a Te consacrami” (Mess.30.5.’95)

“Vieni, dolce Spirito che santifica ed i nostri cuori purifica! Manda col Tuo Fuoco nel mondo Maria, la Sorgente di Olio Santo: che tutti i popoli siano avvolti nel Suo manto!”

“Santissimi Cuori uniti e trionfanti di Gesù e Maria, Vi lodiamo e Vi benediciamo. Fate bruciare la Fiamma del Vostro Amore nel nostro cuore!” (Mess.23.3.’98)

venerdì 17 febbraio 2017

Corredentrice e Mediatrice e Avvocata

!QUÉ HERMOSA ERES VIRGENCITA!
Maria Santissima Nostra Signora di Guadalupe,
La Perfetta

SONO MATURI I TEMPI PER IL QUINTO DOGMA SU MARIA (!?)
Il titolo sarebbe ''Co-redentrice e insieme Mediatrice e Avvocata dell'umanità'', dopo i 4 già proclamati: Madre di Dio (410), Verginità perpetua (553), Immacolata Concezione (1854), Assunzione in cielo in corpo e anima (1950)

Il vescovo di Haarlem-Amsterdam, monsignor Joseph Punt, nel maggio 2002, approva ufficialmente le apparizioni di Amsterdam. 

Nei messaggi affidati alla veggente Ida Peerdeman, la Madonna avrebbe chiesto in maniera esplicita un nuovo dogma, che dovrebbe attribuirle il titolo di Maria Corredentrice, Mediatrice e Avvocata. La "Signora di Tutti i Popoli", come si definisce, promette solennemente che «Ella salverà il mondo sotto questo titolo» (20 marzo 1953). 
Descrive inoltre cosa accadrà: «Quando il dogma, l'ultimo dogma della storia mariana, sarà proclamato, allora la Signora di Tutti i Popoli donerà la Pace, la vera Pace al mondo» (31 maggio 1954). 

In realtà questo eventuale quinto dogma, su cui si discute da molti anni, suscita le forti critiche di alcuni settori della Chiesa, i quali ritengono la parola "corredenzione" equivoca e poco adatta per descrivere in modo teologicamente corretto la posizione unica di Maria nel piano salvifico, preoccupati che l'incomparabile, unico ruolo di Gesù come divino Redentore possa esserne sminuito [stiano tranquilli questi critici: Gesù non si offende: Egli rimane sempre quello che è: ossia "generato non creato", mentre Maria è "generata ma creata" degna Figlia del Padre come Suo Figlio... e quindi divina avendo partorito un Dio, come professiamo nel Credo: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero. Ecco l'importanza della Divina Immacolata Concezione!]; gli stessi critici temono inoltre [al solito] che possa compromettere il già difficile dialogo ecumenico con le altre denominazioni cristiane. C'è infine da sottolineare che difficilmente un dogma verrà mai proclamato a causa di una rivelazione privata.

TRA I "SOSTENITORI", PADRE PIO E MADRE TERESA

Il termine "corredenzione" esprime la particolare cooperazione della Beata Vergine Maria all'opera di redenzione compiuta da Gesù Cristo. Non è una dottrina ancora compiutamente definita e accettata: è infatti oggetto di dibattito tra i teologi. 
Alla base della corredenzione di Maria ci sono i punti dottrinali seguenti: Maria, in quanto Madre di Cristo, è partecipe della Sua vita e delle Sue opere; nel disegno di Dio Padre, Maria è associata a Cristo per il trionfo sul peccato così come "Eva" fu associata ad Adamo nel peccato originale; Maria è stata associata alla Passione e morte di Gesù, partecipandovi con il suo dolore di madre.

Riguardo all'uso del termine "corredentrice" da parte del Magistero recente, gli oppositori alla definizione del nuovo dogma fanno notare che tale termine è sì presente in alcuni documenti pontifici, ma essi sono marginali e quindi privi di peso dottrinale. Nei documenti fondamentali di carattere mariano di qualche rilievo dottrinale, il termine "corredentrice" è assente. 
Nella lista dei sostenitori del dogma di Corredentrice, Mediatrice e Avvocata ci sono nomi importanti come Vincenzo Pallotti, Anna Caterina Emmerich, Leopoldo Mandic, Massimiliano Kolbe, Edith Stein, Padre Pio e Madre Teresa. 

C'è chi fa notare che lo stesso  Giovanni Paolo Il ha usato più volte il titolo "corredentrice", ad esempio durante l'udienza generale dell'8 settembre 1982 («Maria, pur concepita e nata senza macchia di peccato, ha partecipato in maniera mirabile alle sofferenze del suo divin Figlio, per essere Corredentrice dell'umanità»). 
Ma è anche vero che l'allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Joseph Ratzinger, riferì al giornalista tedesco Peter Seewald, nel libro Dio e il mondo, che la collaborazione di Maria nel piano salvifico «viene meglio espressa tramite altri titoli, mentre la formula "Corredentrice" si allontana troppo dal linguaggio e dagli scritti dei Padri della Chiesa e per questo suscita dei fraintendimenti». J. Ratzinger da Prefetto  Dio lo volle Papa e, checché ne pensino gli antichi Padri della Chiesa allora reticenti in questo tema, da Papa quale è non avrà alcuna difficoltà a proclamare l'ultimo divino dogma della nostra divina Madre Maria. Veni Sancte Spiritus!

Una riflessione mi ha sempre affascinato. Mi domando: perché non tener conto delle letture bibliche che la liturgia antica usava e usa con insistenza nelle sante Messe della Beata Vergine Maria? Un motivo ci deve essere se ha scelto passi come questi presi dal Libro della Sapienza, citato come Eccli. 24, 14-16 (= 9-12): Lectio libri Sapientiæ.  <<Ab initio et ante sæcula creata sum, et usque ad futurum sæculum non desinam, et in habitatione sancta coram ipso ministravi. Et sic in Sion firmata sum, et in civitate sanctificata similiter requievi, et in Jerusalem potestas mea. Et radicavi in populo honorificato, et in parte Dei mei hereditas illius, et in plenitudine sanctorum detentio mea. 
[9]Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi creò;
per tutta l'eternità non verrò meno.
[10]Ho officiato nella tenda santa davanti a lui,
e così mi sono stabilita in Sion.
[11]Nella città amata mi ha fatto abitare;
in Gerusalemme è il mio potere.
[12]Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso,
nella porzione del Signore, sua eredità. >>

Ricordo benissimo che il Cardinale Mario Luigi Ciappi O.P., teologo personale del Santo Padre negli anni novanta, ha sempre dato molta importanza alle letture bibliche  usate nella liturgia delle Messe Mariane, e da esse ricavava tantissime argomentazioni per magnificare la Vergine Divina nella Santa Chiesa e nell'umanità.

Realizzandosi il piano celeste "gli uomini vedranno la Potenza del Signore e ne saranno fortemente impressionati, e nonostante tutto dovranno piegarsi dinnanzi a questa meravigliosa realtà come fu detto “Alla fine, il Cuore Immacolato di Gesù ed il Cuore Immacolato di Maria, trionferanno!”. Tale sarà la meravigliosa realtà della Chiesa rinnovata. E’ per questo allora che la vera Chiesa sarà così bella, come non lo è mai stata, perché verrà invasa dal fremito dello Spirito Santo e sarà totalmente carismatica. Così si compirà l’evento/avvento del Regno di Cristo e Maria sulla terra auspicato da tanto tempo e da tante anime. In altre parole, sarà il divino intermediario ritorno di Cristo e la conclusione perfetta della grande lotta e della più grande battaglia tra le forze oscure del male e le Potenze della Luce.

Purtroppo numerosi mariologi [un poco o abbastanza allergici a certe cose!...] pur non avendo difficoltà a venerare la Madonna col titolo di "Corredentrice", non vedono la necessità di un'altra definizione dommatica. 
Altri invece pur aperti al dogma, lo ritengono inopportuno per l'immediato futuro.

Insomma la discussione teologica rimane vivissima. E occorrono più che mai ginocchia adoranti e mani strette al santo Rosario per accelerare la sospirata dichiarazione pontificia. Canteremo allora il Magnificat perfetto all'Altissimo Dio Uno e Trino indissolubilmente unito al suo Giglio ch'è Maria.
C'è infine chi ipotizza come il Santo Padre potrebbe chiedere a tutti i vescovi del mondo la loro opinione al riguardo, e poi decidere. Come fece il beato Pio IX per il dogma dell'Immacolata Concezione.

Nota di BastaBugie: ecco il video del 1950 della proclamazione da parte di papa Pio XII del dogma dell'Assunta (assunzione al cielo in corpo e anima della Beata Vergine Maria)

https://www.youtube.com/watch?v=33NADLqHKkg
AVE MARIA PURISSIMA!

giovedì 7 luglio 2016

Post fundamental. Velad y orad con María. Ven, Espíritu Santo, fuente de Luz y de amor

CORREDENTORA - CORREDENTRICE

L'Addolorata

QUINTO DOGMA MARIANO: 
LA CORREDENCIÓN DE MARÍA 


12.13- 5-2016 


Señor mío, acabando de pasar unas horas contigo en este jueves de Getsemaní, buscando tan solo Alabarte y darte un poco de nuestro consuelo y amor por cuanto desamor recibes de tantos hombres. Quiero agradecerte el llamarnos al congregarnos en la oración que tanto bien hace a nuestras almas. 

Bendice al sacerdote que nos enseñó a hacerte compañía en estos jueves de Getsemaní, bendice su entrega, sus desvelos y su ministerio sacerdotal. Guárdanos en Tu santa y Divina Voluntad para que busquemos a diario permanecer fieles a Ti, a la Verdad y perseverantes en esta hora que Tu Iglesia Fiel entrara en su Getsemaní, en la noche obscura, la noche de la traición, la noche en que ya vemos llegar lo que está por venir y está ya a la puerta, así como Tú en aquella noche de jueves Santo contemplaste Tu pasión dolorosa, todos los crímenes, pecados y la iniquidad de todos los hombres, EL CUMPLIMIENTO DE TU MISION y ahora nosotros Tu Iglesia Fiel, lo contemplamos en el cumplimiento de nuestra misión para cada uno de nosotros, los que seguimos Tus huellas y deseamos cumplir como Tu nuestro Divino Maestro LA SANTA VOLUNTAD DEL PADRE ETERNO. Amen. 

 ----- 

Mis amados: cuánto agrado encuentro en vuestra compañía y oración sincera, oración que brota de vuestros corazones y da consuelo a vuestro Salvador, porque, en esta hora, el Hijo de Dios sufre terriblemente por ver la noche obscura que ya llega para Mi Iglesia, y pocos son los que parecen percatarse de esta hora. 

Vosotros, Mis Fieles, que tanto Me amáis y Me dais consuelo por el desamor de tantos hombres, os digo: que también vosotros seréis consolados en vuestra pasión dolorosa, y el bálsamo de Mi Amor, que es Mi Sangre preciosa derramada, os fortalecerá para que también vosotros bebáis el Cáliz amargo, que ya está por derramarse en los hombres de esta generación malvada y perversa, porque los pecados de esta generación ya sobrepasan los pecados de Sodoma y Gomorra. 

Uno hay quien es el Pastor Universal de Mi Iglesia, Mi Vicario, a quien el Padre Celestial, en una noche obscura como a Mí, le dará a beber el Cáliz amargo, y bebiéndolo, Él se entregará a la muerte, porque caerá en manos de sus enemigos, quienes le darán muerte, para qué con su sangre, derramada como Mártir y Santo, selle a la Verdadera Iglesia, al Rebaño Fiel, el cual él pastorea en Espíritu, porque la Silla de Pedro la ocupa el impostor, el traidor, Judas de este tiempo, el obispo de Roma, el falso profeta. 

El poder del Altísimo lo cubrirá, a Mi Verdadero Vicario, haciéndole saber que la hora ha llegado para exaltar a María, la Reina del Cielo y Tierra, la Madre del Salvador, cumpliéndose, con este anuncio y proclamación, EL ÚLTIMO DOGMA DE LA IGLESIA, para que María sea exaltada como CORREDENTORA, quien por Ella y en Ella, Esposa del Espíritu Santo, el Paráclito y Consolador, se manifieste nuevamente al mundo entero en un segundo Pentecostés, para darle a Su Amada Esposa, EL TRIUNFO DE SU CORAZÓN INMACULADO, que debe triunfar en este final de los tiempos, junto a Mi Sagrado Corazón del Hijo del Hombre. 

Así, Mi Siervo y Vicario, habrá cumplido fielmente su misión, la misión que se le confió de lo Alto, en este acto de amor, de valentía y fidelidad al Único y Verdadero Dios y a la Única y Verdadera Iglesia, que Yo, Jesucristo, el Hijo de Dios, fundé sobre Roca firme. Con esto marcará, Mi Vicario, el inicio de la noche obscura, el Getsemaní de Mi Iglesia, para que se cumpla todo cuanto les ha sido anunciado de parte del Altísimo, y anunció Mi Madre. 

El Pastor y Vicario de Mi Santa Iglesia, la que Me es Fiel, anunciará y proclamará a María, Mi Santísima Madre, como la Corredentora, en una festividad de la Iglesia a la Mujer Santa y Bendita, a quien en la Cruz del Calvario, siendo traspasado Su Corazón, queda Ella, la Madre de Dios, como MADRE DE LA IGLESIA, Madre de los hombres, la nueva Eva, que también Ella, con Su Fiat, Su Humildad y Obediencia, redime al mundo, siendo Conmigo, el Hijo de Dios, la Corredentora, Madre de todos los Hombres, Madre de todos los Pueblos. 

Cuando vuestro Santo Vicario rompa el silencio, será visible al mundo entero la oposición entre dos papas, quedando al descubierto y cumpliéndose a los ojos del mundo entero, el Tercer Secreto de Fátima. 

La consecuencia de este hecho hará que se derrame la Ira de Mí Padre, porque Me habrán crucificado a Mí en Pedro, a quien di las Llaves de Mi Iglesia. 


Oh, Madre Mía, Madre Dolorosa al pie de la Cruz, llega ya el día en que Tu Corazón traspasado sea exaltado en la Cruz de Redención. 

Velad y orad con María, que Ella os traerá ese Fuego ardiente, al Paráclito, el que os revela todo que aún estaba oculto y velado, porque Él es el Consolador, Renovador y Dador de Vida, LA TERCER PERSONA DE LA TRINIDAD, EL ESPIRITU SANTO, ESPOSO DE MARIA. 

Dejaos abrazar por este dulce Huésped del alma, Señor y Dador de Vida, el Fuego ardiente en los corazones de los Hijos del Altísimo. 

Aclamad, con gozo y jubilo, la llegada del Espíritu Santo, porque este segundo Pentecostés para toda la humanidad es también EL TRIUNFO DEL PARÀCLITO, LA SANTISIMA TRINIDAD EN MARÍA, LA CORREDENTORA. Dejaos abrazar y habitar por el Espíritu Santo, y así sabréis reconocer, cada uno, cuál es la misión que se os ha sido confiada y llevarla a cabo. 

----- 



Mi Jesús, cuantos consuelos para nuestras almas, tan llenas de dudas y cuestionamientos humanos. Tus palabras son bálsamo de amor, de paz y esperanza para nuestros corazones. Envíanos el Espíritu Santo y seremos renovados y guiados por su luz y Fuego Divino, a fin de cumplir fielmente con la misión que se nos ha sido confiada. 

Ven, Espíritu Santo, fuente de Luz y de amor, Ven Espíritu Santo, amor del Padre y del Hijo, Ven Espíritu Santo, dulce esposo de LA SANTISIMA VIRGEN MARIA. 

Padre Santo y Eterno, Tu palabra es vida, santifícanos en la Verdad, envía ya sobre los hombres Ese Fuego Divino que nos renovará y encenderá de nuevo los corazones ya apagados de todos los hombres. 

Padre Eterno, Yo me ofrezco como penitencia, os ofrezco Padre eterno, mi alma en penitencia a vuestra justicia y Misericordia Divina, en expiación de mis propio pecados, los pecados de mi familia y de vuestros sacerdotes, y os ofrezco, Padre Eterno, EL SANTO CUERPO, EL ALMA, LA SANGRE Y LA DIVINIDAD DE NUESTRO AMADISISMO SEÑOR JESUCRISTO, EN EXPIACION DE NUESTROS PECADOS, para lavar en estos tiempos a la Iglesia, la Esposa del Cordero Inmaculado, y darles consuelo a los corazones de Jesús y de María. Amen.

La Pietà

domenica 15 settembre 2013

Nulla è più forte e più pressante dell'amore naturale per un figlio e dell'amore che sa dare la grazia per Dio.



15 SETTEMBRE
FESTA DEI SETTE DOLORI  
DELLA BEATA VERGINE

Due feste della Madonna: Natività e Addolorata.
Dopo il ricordo dell'infanzia di Maria, ecco che la Chiesa subito ci invita a meditare sui dolori, che segnarono la vita della Madre del Messia, Corredentrice del genere umano. Mentre il giorno della nascita consideravamo la grazia, la bellezza della bambina che era nata, non ci si presentava il pensiero del dolore, ma se ci fossimo posta la domanda: "Che cosa sarà mai di questa bambina?", avremmo veduto che se tutte le nazioni dovevano un giorno proclamarla beata, Maria doveva prima soffrire con il Figlio per la salvezza del mondo.

La sofferenza di Maria.
Maria stessa ci invita, con la voce della Liturgia, a considerare il suo dolore: "Voi tutti che passate per la strada guardate e vedete e dite se vi è dolore simile al mio... Dio mi ha posta e come stabilita nella desolazione" (Geremia, Lamentazioni, 1,12-13). Il dolore della Santa Vergine è opera di Dio. Predestinandola ad essere Madre del Figlio suo, l'ha unita in modo indissolubile alla persona, alla vita, ai misteri, alla sofferenza di Gesù, perché fosse cooperatrice fedele nell'opera della redenzione, e tra il Figlio e la Madre doveva esservi comunità perfetta di sofferenze. Quando una madre vede che il figlio soffre, soffre con lui e sente, per riverbero, ciò che egli prova e Maria ha sentito nel suo cuore tutto ciò che Gesù ha sofferto nel suo corpo per gli stessi fini, con la stessa fede e con lo stesso amore. "Il Padre e il Figlio, disse Bossuet, dividono per l'eternità la stessa gloria e la Madre e il Figlio dividono nel tempo le stesse sofferenze; il Padre e il Figlio una stessa sorgente di gioia, la Madre e il Figlio uno stesso torrente di amarezza; il Padre e il Figlio lo stesso trono, la Madre e il Figlio la stessa croce. Se si crivella di colpi il corpo di Gesù, Maria ne sente tutte le ferite, se si trafigge la sua testa con le spine, Maria è straziata da tutti quegli aculei, se gli presentano il fiele e aceto, Maria ne beve tutta l'amarezza, se si stende il corpo sulla croce, Maria ne soffre tutto il tormento" (Discorso per la Compassione. Opere oratorie, II, p. 472).

La Compassione.
La comunione di sofferenze tra il Figlio e la Madre ci spiega perché è stato scelto il termine Compassione per esprimere i dolori di Maria. Compassione è l'eco fedele, è il contraccolpo della Passione. Patire è soffrire e compatire qualcuno è soffrire con lui, è risentire nel proprio cuore, come se fossero nostre, le sue pene, le sue tristezze, i suoi dolori. La Compassione fu così per la Santa Vergine la comunione perfetta con le sofferenze e la Passione del Figlio e con le disposizioni che lo animavano nel suo sacrificio.

Perché Maria soffre.
Parrebbe che Maria, concepita senza peccato, ignara di ogni male, non avrebbe dovuto soffrire. Se Dio, che tanto ama il Figlio, gli diede la sofferenza in eredità, bisogna che la sofferenza sia un bene notevole, ma siccome, dopo il Figlio ama la Santissima Vergine più che tutte le altre creature, anche a lei l'ha offerta come il più ricco dei doni. 

Del resto unita come era al Figlio, era opportuno e in certo modo necessario che Maria provasse la sofferenza e la morte, perché noi imparassimo da lei, come dal Figlio, ad accettare la sofferenza, che Dio permette per il nostro maggior bene. 

Maria si offrì liberamente, unì volontariamente il suo sacrificio e la sua obbedienza al sacrificio e all'obbedienza del Figlio Gesù, per portare con lui tutto il peso della espiazione richiesta dalla giustizia divina e non ha sentito i dolori del Figlio solo per simpatia, ma è entrata nella Passione realmente con tutto il suo essere, con il cuore, con l'anima, con l'amore più vivo, con la più serena tranquillità, ha sofferto nel cuore quanto Gesù ha sofferto nella carne e vi sono teologi che affermano che abbia sentito anche nel corpo le stesse sofferenze provate da Gesù nel suo e, dato che alcuni santi hanno avuto l'onore di tale privilegio, ci è permesso pensare che anche Maria lo abbia avuto.

La sofferenza di Maria viene da Gesù.
La sofferenza di Maria non comincia solo sul Calvario. La sua infanzia fu senza dubbio tranquilla ed esente da pene. La sofferenza cominciò con Gesù "questo bambino molesto, dice Bossuet, perché dove entra, entra con la sua croce, porta con sé le spine, e le divide con quelli che ama" (Panegirico di san Giuseppe, t. II, 137). "Causa dei dolori di Maria, dice ancora Mons. Gay, è Gesù. Tutto quello che soffre viene da Gesù, si riferisce a Gesù, ha la sua ragione di essere, il suo fondamento in Gesù" (41.a Conferenza alle Madri Cristiane, t. II, 199). La solennità di oggi, che ci presenta Maria al Calvario, ci ricorda, insieme con il dolore supremo, tutti gli altri noti ed ignoti, che riempirono la vita della Santa Vergine. La Chiesa si è fermata a considerarne sette solo, perché questo numero esprime sempre l'idea della totalità e dell'universalità e, nel responsorio del Mattutino, richiama in modo particolare i sette dolori che le procurarono la profezia del vecchio Simeone, la fuga in Egitto, la perdita di Gesù a Gerusalemme, il trasporto della croce, la crocifissione, la deposizione dalla croce e la sepoltura del divin Figlio, dolori che fecero veramente di lei la Regina dei martiri.

Regina dei martiri.
Con questo bel titolo la saluta la Chiesa nelle litanie. "Che abbia veramente sofferto, dice san Pascasio Radberto, lo afferma Simeone quando le dice: Una spada trapasserà la tua anima. Di qui è evidente che supera tutti i martiri, perché gli altri hanno sofferto per Cristo nelle loro carni, ma non hanno sofferto nella loro anima, che è immortale, mentre Maria ha sofferto in questa parte di sé, che è impassibile, la sua carne ha sofferto, per così dire, spiritualmente la spada della Passione di Cristo ed è così più che martire. Avendo amato più di tutti, più di tutti ha sofferto e la violenza del dolore trapassò la sua anima, ne prese possesso a testimonianza del suo amore indicibile. Avendo sofferto nella sua anima, fu più che martire, perché il suo amore, più forte della morte, fece sua la morte di Cristo" (Lettera sull'Assunzione, n. 14, PL 30, 138).

Il suo amore, causa di sofferenza.
Per misurare l'estensione e l'intensità della sofferenza della Santissima Vergine, bisognerebbe capire quale fu il suo amore per Gesù. Fu amore ben diverso da quello dei Santi e dei martiri. Questi soffrono per Cristo, ma il loro amore addolcisce i tormenti e qualche volta li fa dimenticare. In Maria niente di tutto questo: il suo amore aumenta la sofferenza. "Natura e grazia, dice Bossuet, concorrono a determinare nel cuore di Maria impressioni profondissime. Nulla è più forte e più pressante dell'amore naturale per un figlio e dell'amore che sa dare la grazia per Dio. I due amori sono due abissi dei quali non si penetra il fondo, né si comprende l'immensità... " (Discorso sull'Assunzione, t. III, 493).

La sofferenza è gioia per Maria.
Ma, se l'amore è per Maria sorgente di sofferenza, è pure sorgente di gioia. Perciò soffrì sempre con calma inalterabile e grande forza d'animo. Meglio di san Paolo, Maria sapeva che nulla, neppure la morte, l'avrebbe separata dall'amore del suo Figlio, suo Dio.

Il santo Papa Pio X scriveva che "nell'opera suprema si vide la Vergine ritta presso la croce, oppressa senza dubbio dall'orrore della scena, ma tuttavia felice e gioiosa, perché il Figlio si immolava per la salvezza del genere umano" (Encicl. Ad diem illum, 2 febbraio 1904). 

Più di san Paolo, Maria sovrabbondava di gioia in mezzo al dolore. In lei, come in Gesù, salve le proporzioni, la gioia più profonda sta insieme alla sofferenza più grande che creatura di quaggiù possa sopportare. Maria ama Dio e la divina volontà più di ogni altra cosa al mondo e sa che sul Calvario si compie questa volontà, che la morte del Figlio offre a Dio il riscatto che Dio esige per la redenzione degli uomini, i quali le sono lasciati come figli suoi e li amerà e già li ama come ha amato Gesù.

Riconoscenza verso Maria.
Disse sant'Alberto Magno: Come il mondo tutto è debitore di nostro Signore Dio, così lo è della Vergine per la sua Compassione" (Questione Super Missus, 150). 
Conosciamo oggi meglio, o Maria, che cosa hai fatto per noi e quanto ti dobbiamo. Tu ti lamentasti perché "guardando gli uomini e cercando fra essi quelli che ricordavano il tuo dolore e ti compativano ne trovasti troppo pochi" (Santa Brigida, Rivelazioni, l. II c. 24). Non vogliamo aumentare il numero dei figli ingrati e ci uniamo perciò alla Chiesa nel ricordare le tue sofferenze e mostrarti la nostra gratitudine.

Sappiamo, o Regina dei martiri, che una spada di dolore ti trapassò l'anima e che solo lo Spirito di vita e di consolazione poté sostenerti e fortificarti nel momento della morte di tuo Figlio.
Sappiamo soprattutto che, se tu hai salito il Calvario, se tutta la tua vita, come quella di Gesù, fu un lungo martirio, ciò avvenne perché tu dovevi compiere presso il Redentore e in unione con lui il ruolo che la nostra prima madre, Eva, compì presso Adamo nella nostra caduta. Tu con Gesù ci hai riscattati, con lui e in dipendenza da lui hai meritato de congruo, per convenienza, la grazia che egli meritò de condigno, in giustizia, per ragione della sua dignità infinità. Ti salutiamo così, con amore e riconoscenza, "nostra Regina, Madre di misericordia, nostra vita e nostra speranza" e, sapendo che la nostra salvezza è nelle tue mani, ti consacriamo tutta la nostra vita, perché, sotto la tua potente protezione, con la tua materna guida, possiamo raggiungerti nella gloria del Paradiso ove, con il Figlio, vivi incoronata e felice per sempre. Così sia.

MESSA
Il Sacrificio quotidiano della Messa è il Sacrificio del Calvario vestito della magnificenza della Santa Liturgia. Il canto introduttivo ci presenta alcune donne e un solo uomo insieme con la Madre dei dolori ai piedi della Croce nel giorno della grande offerta.

EPISTOLA (Gdt 13,22-25). - Il Signore t'ha benedetta nella sua potenza, e per mezzo di te ha annientato i nostri nemici. O figlia tu sei benedetta dal Signore Dio altissimo a preferenza di tutte le altre donne della terra. Benedetto sia il Signore, creatore del cielo e della terra, che diresse la tua mano nel troncare la testa del principe dei nostri nemici. Oggi Dio esaltò il tuo nome da essere lodato per sempre dagli uomini, che si ricorderanno in eterno della potenza del Signore. Per essi tu non hai risparmiato la tua vita, e, viste le angustie e le tribolazioni del tuo popolo, ne hai impedita la rovina davanti a Dio. Tu sei la gloria di Gerusalemme, la letizia d'Israele, l'onore del nostro popolo.

Maria corredentrice.
Oh, grandezza della nostra nuova Giuditta fra le creature! "Dio, nota il Padre Faber, pare scelga in sé le cose più incomunicabili per comunicarle in modo misterioso a Maria. Vedete come già l'ha posta nei disegni dell'universo del quale la rende quasi causa e parzialmente tipo. La cooperazione della Santa Vergine alla salvezza del mondo ci presenta un aspetto nuovo della sua magnificenza. Né l'Immacolato Concepimento, né l'Assunzione ci danno un'idea più alta di Maria del titolo di Corredentrice. I suoi dolori non erano alla Redenzione necessari, ma nel pensiero di Dio ne erano inseparabili e appartenevano alla integrità del piano divino. I misteri di Gesù non sono forse i misteri di Maria e i misteri di Maria non sono i misteri di Gesù? La verità sembra essere questa: i misteri di Gesù e quelli di Maria sono per Dio un solo mistero. Gesù stesso è il dolore di Maria sette volte ripetuto, sette volte ingrandito. Nelle ore della Passione, l'offerta di Gesù e quella di Maria erano una sola offerta e, sebbene diverse per dignità e valore, erano simili per le disposizioni, avevano lo stesso ritmo, lo stesso profumo ed erano consumate dallo stesso fuoco: oblazione simultanea fatta al Padre da due cuori senza macchia, per i peccati di un mondo colpevole del quale si erano liberamente addossati i demeriti" (Il piede della Croce, ix, 1, 2). Uniamo le nostre lacrime ai tormenti di Gesù e al pianto di Maria. Nella misura in cui l'avremo fatto in questa vita, potremo poi, col Figlio e con la Madre, godere in cielo.

Nella Messa, al graduale segue il toccante lamento attribuito al beato Jacopone da Todi, francescano, lo Stabat Mater, che sarà per noi un bella formula di preghiera e di omaggio alla Madre dei dolori.

SEQUENZA
In piedi, presso la Croce, cui era appeso il figlio, la Madre dei dolori piangeva.
L'anima sua, che gemeva per la tristezza e la desolazione, era stata trapassata da una spada.
Quanto era triste, quanto era afflitta quella benedetta Madre di un figlio solo.
Gemeva e sospirava la tenera Madre, assistendo alle pene del suo augusto figlio.
Chi non piangerebbe, se vedesse la Madre del Cristo, straziata da pene così acerbe?
Chi non potrebbe essere triste al vedere la Madre di Cristo con lui in preda al dolore?
Vide Gesù in mezzo ai tormenti, sottoposto ai flagelli, per i peccati del suo popolo.
Vide il dolce suo figlio morire senza conforto, ne colse l'ultimo sospiro.
Orsù, Madre, sorgente di amore, fa' che io senta la violenza della pena e pianga con te.
Fa' che arda il mio cuore nell'amore di Cristo, Dio, perché io possa piacergli.
Madre santa, imprimi fermamente nel mio cuore le piaghe del figlio tuo.
Dividi con me le pene del tuo Figlio straziato, che si degnò di soffrire per me.

COR FORTISSIMUM
ORA PRO NOBIS! 

sabato 11 maggio 2013

642. Maria Ss. / dopo l'ASCENSIONE DI GESU' / prenderà dimora al Getsemani con Giovanni, che le predice l’Assunzione.




642. Maria Ss. prenderà dimora al Getsemani con Giovanni, che le predice l’Assunzione.


Maria è ancora nella casa del Cenacolo. Sola, nella sua solita stanza, cuce dei lini finissimi, simili a tovaglie lunghe e strette. Ogni tanto alza il capo per guardare nel giardino e rilevare così, dalla posizione del sole sulle muraglie di questo, l’ora del giorno. E, se sente un rumore nella casa, o nella via, ascolta attentamente. 
Sembra che attenda qualcuno.
Passa così del tempo. Poi si sente un colpo alla porta di casa, al quale fa seguito un fruscio di sandali che di corsa vanno ad aprire. Delle voci d’uomo risuonano nel corridoio facendosi sempre più forti e vicine.

Maria ascolta... Poi esclama: «Loro qui?! Che sarà mai accaduto?!». Mentre sta ancora pronunciando queste parole, qualcuno bussa all’uscio della stanza. «Venite avanti, fratelli in Gesù mio Signore», risponde Maria.
Entrano Lazzaro e Giuseppe d’Arimatea, che la salutano con profonda venerazione dicendole: «Benedetta tu fra tutte le madri! I servi del tuo Figlio e nostro Signore ti salutano», e si prostrano per baciarle il lembo della veste.

«Il Signore sia sempre con voi. Per qual ragione, e mentre ancora non cessa il fermento dei persecutori del Cristo e dei suoi seguaci, a me venite?».
«Per vederti anzitutto. Perché vedere te è ancora vedere Lui e sentirci, così, meno afflitti per la sua dipartita dalla Terra. E poi per proporti quanto, dopo una riunione, nella mia casa, dei più amorosi e fedeli servi di Gesù, tuo Figlio e nostro Signore, abbiamo deliberato di fare», le risponde Lazzaro.

«Parlate. Sarà il vostro amore che mi parla, ed io col mio amore vi ascolterò».

Prende ora la parola Giuseppe d’Arimatea, che dice: «Donna, tu non ignori, e lo hai detto, che il fermento, e peggio ancora, dura tuttora verso tutti quelli che sono stati prossimi al Figlio tuo e di Dio, o per parentela, o per fede, o per amicizia. 

E noi non ignoriamo che tu non intendi di lasciare questi luoghi, dove hai visto la perfetta manifestazione della natura divina e umana del Figlio tuo, la sua totale mortificazione e la sua totale 187 glorificazione, mediante la Passione e Morte di Lui, vero Uomo, e mediante la gloriosa Risurrezione e Ascensione di Lui, vero Dio. 

E anche non ignoriamo che tu non vuoi lasciare soli gli apostoli, ai quali vuoi essere Madre e Guida nelle loro prime prove, tu, Sede della Sapienza divina, tu, Sposa dello Spirito rivelatore delle verità eterne, tu, Figlia diletta da sempre dal Padre che ti elesse ab eterno a Madre del suo Unigenito, tu, Madre di questo Verbo del Padre, che certamente ti istruì delle sue infinite e perfettissime Sapienza e Dottrina prima ancora che fosse in te, Creatura che si formava, o che fosse con te come Figlio che cresce in età e sapienza sino a divenire Maestro dei maestri. Giovanni ce lo disse il dì dopo la prima stupefacente predicazione e manifestazione apostolica, avvenuta dieci giorni dopo l’Ascensione di Gesù al Cielo. 

Tu, a tua volta, sai, per averlo visto nel Getsemani il dì dell’Ascensione del Figlio tuo al Padre, e per averlo saputo da Pietro, Giovanni ed altri apostoli, come io e Lazzaro, subito dopo la Morte e Risurrezione, iniziammo dei lavori di muratura intorno al mio orto presso il Golgota e al Getsemani sul monte degli Ulivi, perché quei luoghi, santificati dal Sangue del Martire divino, gocciato, ahimè!, ardente di febbre nel Getsemani, e ghiacciato e grumoso nel mio orto, non siano profanati dai nemici di Gesù. Ora i lavori sono ultimati, e sia io che Lazzaro, e con lui le sorelle e gli apostoli, che troppo dolore avrebbero nel non averti più qui, ti diciamo: “Prendi dimora nella casa di Giona e Maria, i custodi del Getsemani”».

«E Giona e Maria? Piccola è quella casa, ed io amo la solitudine. Sempre l’amai. E più ancora l’amo ora, perché ho bisogno di questa per perdermi in Dio, nel mio Gesù, onde non morire d’ambascia per non averlo più qui. Sui misteri di Dio, perché Egli è ora Dio più che mai, non è giusto che si posi occhio umano. Donna io, Uomo Gesù. Ma la nostra fu, ed è, una Umanità diversa da ogni altra, e per immunità da colpa, anche d’origine, e per rapporti con Dio uno e trino. Noi siamo unici in queste cose tra tutti i creati passati, presenti e futuri. Ora l’uomo, anche il più buono e prudente, è naturalmente, inevitabilmente curioso, specie se ha vicino una manifestazione straordinaria. E solo io e Gesù, finché fu sulla Terra, sappiamo quale sofferenza, quale... sì, anche vergogna, disagio, tormento si provi quando la curiosità umana scruta, sorveglia, spia i nostri segreti con Dio. È qualcosa come se ci mettessero nudi in mezzo ad una piazza. Pensate al mio passato, e come sempre cercai nascondimento, silenzio, e come sempre celai, sotto le apparenze di una vita comune di povera donna, i misteri di Dio in me. Ricordatevi come, per non svelarli neppure al mio sposo Giuseppe, per poco di lui, giusto, non feci un ingiusto. Solo l’intervento angelico impedì questo pericolo. (Prospettato anche in Matteo 1, 18-21, viene illustrato da Maria Ss. come “la nostra prima Passione” al Vol 1 Cap 25). Pensate alla vita così umile, nascosta, comune, condotta da Gesù per trent’anni, al suo facile appartarsi, isolarsi quando divenne il Maestro. Doveva fare miracoli ed istruire, perché tale era la sua missione. Ma, io lo so da Lui stesso, Egli soffriva - uno dei molti motivi della sua severità e tristezza che balenavano dai suoi grandi e potenti occhi - Egli soffriva, dicevo, per l’esaltazione delle folle, per la curiosità più o meno buona con cui era osservato in ogni suo atto. Quante volte non comandò ai suoi discepoli e miracolati: “Non dite ciò che avete visto. Non dite ciò che vi ho fatto”!... Ora io non vorrei che occhio umano indagasse sui misteri di Dio in me, misteri che non sono, no, cessati con il ritorno al Cielo di Gesù, mio Figlio e mio Dio, ma anzi durano, e direi che crescono, per sua bontà e per tenermi in vita sino a che l’ora, tanto da me desiderata, di ricongiungermi a Lui, per l’eternità, non sarà venuta. Vorrei solo Giovanni con me. Perché è prudente, rispettoso, amoroso con me come un secondo Gesù. Ma Giona e Maria sapranno...».

Lazzaro la interrompe: «È già fatto, o Benedetta! Abbiamo già provveduto. Marco, figlio di Giona, è ora tra i discepoli. Maria, sua madre, e Giona, suo padre, già sono a Betania».

«Ma l’uliveto? Ha ben bisogno di cure!», gli risponde Maria.

«Solo nel tempo del potare, scassare e cogliere. Pochi giorni in un anno, quindi, e che saranno meno ancora, perché manderò i miei servi di Betania insieme a Marco, in quei periodi. Tu, Madre, se ci vuoi fare felici, io e le sorelle, vieni a Betania in quei giorni, nella solitaria casa dello Zelote. Saremo vicini, ma l’occhio nostro non sarà indiscreto sui tuoi incontri con Dio».

«Ma il frantoio?...».

«È già stato trasportato a Betania. Il Getsemani, completamente cintato, proprietà ancor più riservata di Lazzaro di Teofilo, ti attende, o Maria. E ti assicuro che i nemici di Gesù non oseranno, per tema di Roma, violarne la pace del luogo e tua».

«Oh! quando è così!», esclama Maria. E si stringe le mani sul cuore, e li guarda, con un volto quasi estatico tanto è beato, con un sorriso d’angelo sulle labbra e delle lacrime di gioia sulle ciglia bionde. Prosegue: «Io e Giovanni! Soli! Noi due soli! Mi parrà d’esser di nuovo a Nazaret col Figlio mio! Soli! Nella pace! In quella pace! Là dove Egli, il mio Gesù, effuse tante parole e tanto spirito di pace! Là dove, è vero, soffrì sino a sudar sangue e a ricevere la suprema sofferenza morale del bacio infame e le prime...». Un singhiozzo e un ricordo dolorosissimo le spezzano la parola e sconvolgono il suo volto, che per brevi istanti riprende l’espressione dolente che aveva nei giorni della Passione e Morte del Figlio. Poi si riprende e dice: «Là dove Egli tornò nell’infinita pace del Paradiso! Manderò presto a Maria d’Alfeo l’ordine di custodire lei la mia casetta 188 di Nazaret, che mi è tanto cara perché là si compì il mistero e vi morì il mio sposo, così puro e santo, e vi crebbe Gesù. Tanto cara! Ma mai come questi luoghi dove Egli istituì il Rito dei riti, e si fece Pane, Sangue, Vita agli uomini, e patì, e redense, e fondò la sua Chiesa, e con la sua ultima benedizione (capitolo 638) rese buone e sante tutte le cose del Creato. Resterò. Si. Resterò qui. Andrò al Getsemani. E da lì potrò, seguendo le mura, dalla parte esterna di esse, andare al Golgota, e nel tuo orto, Giuseppe, dove tanto piansi, e venire alla tua casa, Lazzaro, dove sempre ebbi, nel mio Figlio prima, e a me dopo, tanto amore. Ma vorrei...».

«Che, Benedetta?», le chiedono i due.

«Vorrei poter tornare anche qui. Perché insieme agli apostoli avremmo deciso, sempre che Lazzaro lo permetta...».

«Tutto ciò che vuoi, Madre. Tutto quanto è mio è tuo. Prima lo dicevo a Gesù. Ora lo dico a te. E chi riceve grazia sono sempre io, se tu accetti il mio dono».

«Figlio, lascia che così ti chiami, vorrei che tu ci concedessi di fare di questa casa, anzi del Cenacolo, il luogo di riunione e dell’agape fraterna».

«È giusto. In questo luogo il Figlio tuo ha istituito il nuovo eterno Rito, ha costituito la nuova Chiesa elevando al novello Ponteficato e Sacerdozio i suoi apostoli e discepoli. Giusto è che quella stanza divenga il primo tempio della nuova religione. Il seme che domani sarà pianta, e poi foresta immensa, il germe che domani sarà organismo vitale, completo, e che sempre più crescerà in altezza, profondità e larghezza, estendendosi su tutta la Terra. Quale mensa e altare più santi di quelli su cui Egli spezzò il Pane e posò il Calice del nuovo Rito che durerà sinché durerà la Terra?».

«È vero, Lazzaro. E, vedi? Per esso sto cucendo le tovaglie monde. Perché io credo, come nessuno crederà con pari potenza, che il Pane e il Vino sono Lui, nella sua Carne e nel suo Sangue; Carne santissima e innocentissima, Sangue redentore, dati in Cibo e Bevanda di Vita agli uomini. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo vi benedicano, o voi buoni, sapienti, pietosi sempre al Figlio e alla Madre».

«Allora è detto. Prendi. Questa è la chiave che apre i diversi cancelli della cinta del Getsemani. E questa è la chiave della casa. E sii felice, per quanto Dio te lo concede e per quanto il nostro povero amore vorrebbe che tu lo fossi».

Giuseppe d’Arimatea, ora che Lazzaro ha finito di parlare, dice a sua volta: «E questa è la chiave di cinta del mio orto».
«Ma tu... Hai ben diritto d’entrarvi, tu!».
«Ne ho un’altra, Maria. L’ortolano è un giusto, e così suo figlio. Potrai trovare là solo loro ed io. E saremo tutti prudenti e rispettosi».
«Dio vi benedica nuovamente», ripete Maria.
«A te grazie, o Madre. Il nostro amore e la pace di Dio a te, sempre». Si prostrano dopo quest’ultimo saluto, le baciano di nuovo l’orlo della veste e se ne vanno.

Sono appena usciti dalla casa che si sente un altro bussare discreto all’uscio della stanza dove è Maria.
«Entra pure», dice Maria.

Giovanni non se lo fa dire due volte. Entra e chiede, un poco agitato: «Che volevano Giuseppe e Lazzaro? C’è qualche pericolo?».

«No, figlio. C’è solo l’esaudimento di un mio desiderio. Desiderio mio e di altri. Tu sai come Pietro e Giacomo d’Alfeo, il primo Pontefice, l’altro capo della chiesa di Gerusalemme, siano desolati al pensiero di 
perdermi e spauriti dalla tema di non saper fare senza di me. Giacomo soprattutto. Neppure la speciale apparizione di mio Figlio a lui, la sua elezione per volere di Gesù, lo consolano e fortificano. Ma anche gli 
altri!... Ora Lazzaro soddisfa questo generale desiderio e ci fa padroni del Getsemani. Io e te. Soli là. Ecco le chiavi. E questa è quella dell’orto di Giuseppe... Potremo andare al Sepolcro, a Betania, senza passare per la città... E andare al Golgota... E venire qui ogni volta che ci sarà l’agape fraterna. Tutto ci concedono Lazzaro e Giuseppe».

«Sono due veri giusti. Lazzaro ebbe molto da Gesù. È vero. Ma, ancor prima di avere, dette sempre tutto a Gesù. Sei lieta, Madre?».

«Sì, Giovanni. Tanto! Vivrò, sinché Dio lo vorrà, assistendo Pietro e Giacomo e voi tutti, e aiuterò i primi cristiani in tutti i modi. Se i giudei, i farisei e i sacerdoti non saranno belve anche verso di me come lo furono 
per il Figlio mio, potrò esalare lo spirito mio là dove Egli ascese al Padre».

«Ascenderai tu pure, o Madre».

«No. Non sono Gesù, io. Nacqui umanamente».

«Ma senza macchia d’origine. Io sono un povero pescatore ignorante. Non so di dottrine e scritture altro che ciò che mi insegnò il Maestro. Però sono come un fanciullo, perché sono puro. E per questo, forse, so più dei rabbi d’Israele, perché, Egli lo disse, Dio nasconde le cose ai sapienti e le disvela ai piccoli, ai puri. E per questo penso, dico meglio, sento che tu avrai la sorte che avrebbe avuto Eva se non avesse peccato. E più 189 ancora, poiché tu non sei stata sposa di un Adamo-uomo, ma di Dio, per dare alla Terra il nuovo Adamo fedele alla Grazia. Il Creatore, nel creare i Progenitori, non li aveva destinati alla morte, cioè alla corruzione del corpo più perfetto da Lui creato, e reso il più nobile tra tutti i corpi creati perché dotato d’anima spirituale e dei doni gratuiti di Dio, per cui “figli adottivi di Dio” potevano dirsi, ma voleva per loro solo un passaggio dal Paradiso terrestre a quello celeste. Ora tu non hai mai avuto macchia di peccato alcuno sulla tua anima. 

Neppure il grande, comune peccato, eredità di Adamo a tutti gli umani, ti colpì, perché Dio te ne preservò per singolare, unico privilegio, essendo tu, da sempre, destinata a divenire l’Arca del Verbo. E l’Arca, anche quella che, ahimé!, non contiene che cose fredde, aride, morte, perché in verità il popolo di Dio non le mette in pratica come dovrebbe, è, e deve essere, sempre mondissima. L’Arca sì. Ma chi, tra coloro che ad essa si accostano, Pontefice e Sacerdoti, lo sono realmente come tu lo sei? Nessuno. Per questo io sento che a te, seconda Eva, ed Eva fedele alla Grazia, non verrà data la morte».

«Mio Figlio, secondo Adamo, Grazia stessa, ubbidiente sempre al Padre, a me, in modo perfetto, morì. E di quale morte!».

«Era venuto per essere il Redentore, Madre. Lasciò il Padre, il Cielo, per prendere Carne onde redimere, col suo Sacrificio, gli uomini, rendere loro la Grazia, e quindi rielevarli al grado di figli adottivi di Dio, eredi del Cielo. Egli doveva morire. E morì con la sua Umanità Ss. E tu moristi nel cuore vedendo il suo supplizio atroce e la sua Morte. Hai già tutto patito per essere redentrice con Lui. Io sono un povero stolto, ma sento che tu, Arca vera del vero, vivente Iddio, non sarai, non puoi essere corruttibile. Come la nuvola di fuoco protesse e diresse l’Arca di Mosè verso la Terra promessa (Esodo 13, 21-22; Numeri 9, 15-23), così il Fuoco di Dio ti attrarrà al suo Centro. Come la verga di Aronne non seccò (Numeri 17, 23-26), non morì, ma anzi, benché staccata dall’albero, mise gemme, foglie e frutti, e visse nel Tabernacolo, così tu, eletta da Dio tra tutte le donne che abitarono e abiteranno la Terra, non morrai come pianta che secca, ma nell’eterno Tabernacolo dei Cieli vivrai in eterno, con tutta te stessa. Come le acque del Giordano si aprirono per lasciar passare l’Arca e i suoi portatori e il popolo tutto , ai tempi di Giosuè (3, 14-17), così per te si apriranno le barriere che il peccato di Adamo ha messo tra Terra e Cielo, a tu passerai da questo mondo al Cielo eterno. 
Ne sono certo. Perché Dio è giusto. E per te dura il decreto messo da Lui per chi non ha né peccato ereditario, né peccato volontario sull’anima».

«Ti ha rivelato ciò Gesù?».

«No, Madre. Me lo dice lo Spirito Paraclito, Colui che il Maestro ci avvisò che ci avrebbe rivelato le cose future e ogni verità. Il Consolatore già me lo dice, nello spirito, per rendermi meno amaro il pensiero di perderti, o Madre benedetta che amo e venero quanto e più della mia per quanto soffristi, per quanto sei buona e santa, solo inferiore al Figlio tuo Ss. tra tutti i santi presenti e futuri. La Santa più grande».Giovanni, commosso, si prostra venerandola.>>

<<Cor Mariæ Immaculatum, intercede pro nobis>>





domenica 5 maggio 2013

María, mediadora!



María, mediadora de todas las gracias.

Autor: P. Enrique Cases 

Este título se le reconoce en documentos oficiales de la Iglesia y ha sido acogido en la liturgia, introduciéndose en 1921 una fiesta dedicada a María Medianera de todas las gracias.

La Virgen es el medio para profundizar en el misterio de Cristo, de progresar en la fe, la esperanza y la caridad.


Cooperación de María a la obra de la Redención 

«Asociada por un vínculo estrecho e indisoluble a los misterios de la Encarnación y de la Redención ... ; creemos que la Santísima Madre de Dios, nueva Eva, Madre de la Iglesia, continúa en el cielo su misión maternal para con los miembros de Cristo, cooperando al nacimiento y al desarrollo de la vida divina en las almas de los redimidos». (Credo de Pablo VI, n. 15) 

Cristo es el único mediador entre Dios y los hombres porque Él solo, con su muerte, logró la reconciliación perfecta con Dios, pero dice Santo Tomás que «también a otros podemos llamarlos mediadores por cuanto cooperan a la unión de los hombres con Dios». 

A María se la llama Medianera o Mediadora desde muy antiguo. Este título se le reconoce en documentos oficiales de la Iglesia y ha sido acogido en la liturgia, introduciéndose en 1921 una fiesta dedicada a María Medianera de todas las gracias. 

«María, que en vísperas de Pentecostés intercedió para que el Espíritu Santo descendiera sobre la Iglesia naciente, interceda también ahora. Para que ese mismo Espíritu produzca un profundo rejuvenecimiento cristiano en España. Para que ésta sepa recoger los grandes valores de su herencia católica y afrontar valientemente los retos del futuro» (Juan Pablo II en España). 


María es Corredentora

Trajo al mundo al Redentor, fuente de todas las gracias. María dio su consentimiento libre para que viniese el Salvador al mundo: «He aquí la esclava del Señor, hágase en mí según tu palabra» (Lc. 1, 38). Dice Santo Tomás que representaba a toda la naturaleza humana. 

Se le suele contraponer a Eva y así como ésta fue causa de la perdición, María por su obediencia lo es de la salvación. Y si aquélla era «madre de los vivientes», la «Nueva Eva» es madre de los que viven por la fe y la gracia. 

Desde el siglo XV se llama a la Virgen CORREDENTORA y la Iglesia lo usa en algunos documentos oficiales. No debe entenderse como una equiparación con Cristo, único Redentor, ya que ella también fue redimida. La suya es una cooperación indirecta por cuanto puso voluntariamente toda su vida al servicio del Redentor, padeciendo y ofreciéndose con Él al pie de la Cruz, pero sin corresponderle el título de Sacerdote, exclusivo de Cristo (cfr. Vat. li, LG, 60). 


Mediadora de todas las gracias. 

Después de su Asunción a los cielos las gracias se conceden a los hombres por medio de su intercesión. Desde el cielo participa en la difusión de las gracias con su intercesión maternal. Esta intercesión es inferior a la de Cristo, pero superior a la de todos los otros santos. los últimos Papas han enseñado la doctrina ya antigua de que todas las gracias se conceden por medio de la Santísima Virgen. 

Por este motivo, la Santísima Virgen es invocada en la Iglesia con los títulos de Abogada, Auxiliadora, Socorro, Mediadora. (LG, 62) 


Madre de los hombres. 

Compañera singularmente generosa entre todas las demás criaturas y humilde esclava del Señor. Concibiendo a Cristo, engendrándole, alimentándolo, presentándolo al Padre en el Templo, padeciendo con su Hijo cuando moría en la Cruz, cooperó en forma enteramente impar a la obra del Salvador con la obediencia, la fe, la esperanza y la ardiente caridad, con el fin de restaurar la vida sobrenatural de las almas. Por eso es nuestra madre en el orden de la gracia. (LG, 61) 

Esta doctrina se apoya en la tradición antiquísima de considerar a María como madre espiritual de todos los cristianos. Parece natural que la que cooperó por la Encarnación a darnos a Cristo, fuente de todas las gracias, y la que estuvo presente junto a la Cruz, interceda sin cesar y cuide de sus hijos, como madre espiritual. 


María es Madre de la Iglesia. 

«María es la Madre de la Iglesia, es decir, madre de todo el Pueblo de Dios, una madre de todos los que creyeron en su Hijo. Ha colaborado y sigue colaborando en la obra de la Salvación y se preocupa constantemente de los hermanos de su Hijo que están aún peregrinando por el mundo» (C.v.e., P. 460) 


Prototipo de la Iglesia

También hay que recordar que María es «prototipo de la Iglesia» y que toda la gracia se comunica por medio de la Iglesia. 

Pues en el misterio, de la Iglesia, que con razón es llamada también madre y virgen, precedió la Santísima Virgen, presentándose de forma eminente y singular como modelo tanto de la Virgen como de la Madre. (LG, 63) 

La Virgen es para la Iglesia medio de profundizar en el misterio de Cristo, de progresar en la fe, la esperanza y la caridad. La Iglesia ha alcanzado en la Santísima Virgen la perfección. 

El amor maternal de María es también el modelo con que en la Iglesia han de actuar todos aquellos que tienen la responsabilidad de llevar a Dios a los hombres (cfr. LG, 65).

Jesus, Unico Mediador. ¿Y Su Madre? Mediadora junto a Su Hijo.


AVE MARIA!