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martedì 21 novembre 2017

IL FIORE DEL SUO GIARDINO


  • Maria amò da quando fu concepita”. (...) Maria la Senza Macchia, non fu mai priva del ricordo di Dio, della sua vicinanza, del suo amore, della sua luce, della sua sapienza. 4.6
  • Aver Maria che lo amasse. Oh! Ben meritava creare l’uomo, e lasciarlo vivere, e decretare di perdonarlo, per avere la Vergine Bella, la Vergine Santa, la Vergine Immacolata, la Vergine Innamorata, la Figlia Diletta, la Madre Purissima, la Sposa Amorosa!
    Tanto e più ancora vi ha dato e vi avrebbe dato Iddio pur di possedere la Creatura delle sue delizie, il Sole del suo sole, il Fiore del suo giardino.
    E tanto vi continua a dare per Lei, a richiesta di Lei, per la gioia di Lei perché la sua gioia si riversa nella gioia di Dio e l’aumenta a bagliori che empiono di sfavillii la luce, la grande luce del Paradiso, ed ogni sfavillio è una grazia all’universo, alla razza dell’uomo, ai beati stessi, che rispondono con un loro sfavillante grido di alleluia ad ogni generazione di miracolo divino, creato dal desiderio del Dio Trino di vedere lo sfavillante riso di gioia della Vergine. 5.
  • Per essere Carne avevo bisogno di una Madre. Per essere Dio avevo bisogno che il Padre fosse Dio. Ecco allora Dio crearsi la Sposa e dirle: “Vieni meco, al mio fianco, vedi quanto Io faccio per il Figlio ‘nostro’. Guarda e giubila, eterna Vergine, Fanciulla eterna ed il tuo riso riempia questo empireo e dia agli angeli la nota iniziale, al Paradiso insegni l’armonia celeste.5.12
  • Scorri, vola, giubila o mia Bella e il mondo universo che si crea di ora in ora, impari ad amarmi da te, Amorosa e si faccia più bello il tuo riso, Madre del mio Figlio, Regina del mio Paradiso, Amore del tuo Dio. 5.12
GESU' MARIA AMORE
VENITE INSIEME NEL MIO CUORE!

domenica 24 settembre 2017

Gloriósa dicta sunt de te, * cívitas Dei.


Beatæ Mariæ Virginis de Mercede 

Lettura 
Il tempo in cui la più vasta e più bella parte della Spagna era oppressa dal barbaro giogo dei Saraceni, e innumerevoli fedeli sotto sì inumana e infelice schiavitù, correvano grandissimo pericolo di rinnegare la fede cristiana, e di compromettere l'eterna salute, la beatissima Regina del cielo volendo benevolmente rimediare ai mali sì grandi e numerosi, manifestò la sua estrema carità per liberarli. Difatti, mentre san Pietro Nolasco, rinomato per pietà e ricchezze, andava continuamente ruminando nelle sue sante meditazioni in qual maniera poter venire in aiuto delle calamità di tanti Cristiani degenti sono la dominazione dei Mori, gli apparve con volto ilare la stessa beatissima Vergine, dicendogli come sarebbe accettissimo a lei e al suo Figlio unigenito, se si fondasse in suo onore un ordine religioso avente per scopo di liberare gli schiavi dalla tirannide dei Turchi. Incoraggiato da questa celeste visione, l'uomo di Dio, sentissi avvampare d'un'ardente carità, e non ebbe in cuore più che una sola brama, di consacrare se stesso e l'ordine che avrebbe istituito alla pratica continua di questo amore generosissimo per cui ciascuno avrebbe data la sua vita per gli amici e per il suo prossimo.


La medesima notte, la santissima Vergine apparve anche al beato Raimondo di Pennafort e a Giacomo re d'Aragona, esortandoli a istituire lo stesso ordine religioso, e persuadendoli a concorrere colla loro fortuna alla fondazione di sì bell'opera. Pietro poi corse subito ai piedi di Raimondo, suo confessore, e gli fece conoscere ogni cosa; e trovatolo al corrente di tutto per rivelazione celeste, si mise umilmente sotto la sua direzione. Ma sopraggiunto il re Giacomo, decise d'eseguire quanto la beatissima Vergine gli aveva rivelato. Quindi, dopo aver conferito fra loro, trovatisi d'accordo intrapresero la fondazione d'un ordine in onore della Vergine Madre, sotto nome di santa Maria della mercede o della redenzione degli schiavi.


Pertanto il 10 d'Agosto dell'anno del Signore 1218, il re Giacomo decretò la fondazione di quest'istituto già concepito da quei santi uomini, obbligandone i soci con un quarto voto, di rimanere come ostaggi in potere dei pagani, se fosse stato necessario per la liberazione dei Cristiani. Il re concesse loro di portare sul petto le sue proprie armi, e s'interessò di far approvare da Gregorio IX questo istituto e i voti religiosi ispirati da sì sublime carità verso il prossimo. Ma lo stesso Dio, mercé la Vergine Madre, fece crescere talmente questa istituzione, che con molta rapidità e successo si sparse su tutta la faccia della terra, e fiorì di santi uomini insigni per carità e pietà, i quali si dedicavano a raccogliere elemosine dai Cristiani per riscattare i loro fratelli, e dare spesso se stessi come pegno per liberarne un gran numero. Al fine poi di rendere a Dio e alla Vergine Madre le dovute grazie per sì benefica istituzione, la Sede apostolica dopo aver accordato allo stesso ordine innumerevoli privilegi, concedesse di celebrare questa festa particolare e di recitarne l'Ufficio.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.
V. O Signore, esaudisci la mia preghiera.
R. E il mio grido giunga fino a Te. 
Preghiamo
O Dio, che a liberare i fedeli di Cristo dalla potestà dei pagani, ti sei degnato, per mezzo della gloriosissima Madre del Figlio tuo, d'arricchire la tua Chiesa d'una nuova famiglia: concedi, che, come piamente la veneriamo istruttrice di tanta opera, così, per i meriti e l'intercessione di lei, siamo insieme liberati da tutti i peccati e dalla schiavitù del demonio. 
Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.

venerdì 8 settembre 2017

Ecco Maria la Creatura Divina

"Beáta es, Virgo María, quae ómnium portásti Creatórem:
genuísti qui te fecit, et in aetérnum pérmanes Virgo"

Die 8 Septembris

IN NATIVITATE

BEATAE MARIAE VIRGINIS

Duplex II classis cum Octava Simplici



Introitus Sedulius
SALVE, sancta parens, eníxa puérpera Regem: qui caelum terrámque regit in saécula saeculórum. Ps. 44, 2 Eructávit cor meum verbum bonum: dico ego ópera mea Regi. V/. Glória Patri.

Oratio


FÁMULIS tuis, quaésumus, Dómine, caeléstis grátiae munus impertíre: ut, quibus beátae Vírginis partus éxstitit salútis exórdium ; Nativitátis ejus votíva solémnitas pacis tríbuat increméntum. Per Dóminum.

Et, in Missis privatis tantum, fit Commemoratio S. Hadriani Martyris.

Oratio


PRAESTA, quaésumus, omnípotens Deus: ut, qui beáti Hadriáni Mártyris tui natalítia cólimus, intercessióne ejus, in tui nóminis amóre roborémur. Per Dóminum.

Léctio libri Sapiéntiae.


Prov. 8, 22-35


DÓMINUS possédit me in inítio viárum suárum, ántequam quidquam fáceret a princípio. 
Ab aetérno ordináta sum, et ex antíquis, ántequam terra fíeret. 
Nondum erant abýssi, et ego jam concépta eram: necdum fontes aquárum erúperant: necdum montes gravi mole constíterant: ante colles ego parturiébar: adhuc terram non fécerat, et flúmina, et cárdines orbis terrae. 
Quando praeparábat caelos, áderam: quando certa lege et gyro vallábat abýssos: quando aéthera firmábat sursum, et librábat fontes aquárum: quando circúmdabat mari términum suum, et legem ponébat aquis, ne transírent fines suos: quando appendébat fundaménta terrae. 
Cum eo eram cuncta compónens: et delectábar per síngulos dies, ludens coram eo omni témpore: ludens in orbe terrárum: et delíciae meae esse cum fíliis hóminum. 
Nunc ergo, fílii, audíte me: Beáti, qui custódiunt vias meas. 
Audíte disciplínam, et estóte sapiéntes, et nolíte abjícere eam. 
Beátus homo, qui audit me, et qui vígilat ad fores meas quotídie, et obsérvat ad postes óstii mei. 
Qui me invénerit, invéniet vitam, et háuriet salútem a Dómino.

<<[22]Il Signore mi ha creato all'inizio della sua attività,
prima di ogni sua opera, fin d'allora.
[23]Dall'eternità sono stata costituita,
fin dal principio, dagli inizi della terra.
[24]Quando non esistevano gli abissi, io fui generata;
quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d'acqua;
[25]prima che fossero fissate le basi dei monti,
prima delle colline, io sono stata generata.
[26]Quando ancora non aveva fatto la terra e i campi,
né le prime zolle del mondo;
[27]quando egli fissava i cieli, io ero là;
quando tracciava un cerchio sull'abisso;
[28]quando condensava le nubi in alto,
quando fissava le sorgenti dell'abisso;
[29]quando stabiliva al mare i suoi limiti,
sicché le acque non ne oltrepassassero la spiaggia;
quando disponeva le fondamenta della terra,
[30]allora io ero con lui come architetto
ed ero la sua delizia ogni giorno,
dilettandomi davanti a lui in ogni istante;
[31]dilettandomi sul globo terrestre,
ponendo le mie delizie tra i figli dell'uomo.

L'invito supremo


[32]Ora, figli, ascoltatemi:
beati quelli che seguono le mie vie!
[33]Ascoltate l'esortazione e siate saggi,
non trascuratela!
[34]Beato l'uomo che mi ascolta,
vegliando ogni giorno alle mie porte,
per custodire attentamente la soglia.
[35]Infatti, chi trova me trova la vita,
e ottiene favore dal Signore;>>


Graduale Benedícta et venerábilis es, Virgo María: quae sine tactu pudóris invénta es mater Salvatóris. V/. Virgo Dei Génitrix, quem totus non capit orbis, in tua se clausit víscera factus homo.
Allelúja, allelúja. V/. Felix es, sacra Virgo María, et omni laude digníssima: quia ex te ortus est sol justítiae, Christus Deus noster. Allelúja.

+ Inítium sancti Evangélii secúndum Matthaéum.


Matth. 1, 1-16


LIBER generatiónis Jesu Christi fílii David, fílii Abraham. Abraham génuit Isaac. Isaac autem génuit Jacob. Jacob autem génuit Judam, et fratres ejus. Judas autem génuit Phares, et Zaram de Thamar. Phares autem génuit Esron. Esron autem génuit Aram. Aram autem génuit Amínadab. Amínadab autem génuit Naásson. Naásson autem génuit Salmon. Salmon autem génuit Booz de Rahab. Booz autem génuit Obed ex Ruth. Obed autem génuit Jesse. Jesse autem génuit David regem. David autem rex génuit Salomónem ex ea, quae fuit Uríae. Sálomon autem génuit Róboam. Róboam autem génuit Abíam. Abías autem génuit Asa. Asa autem génuit Jósaphat. Jósaphat autem génuit Joram. Joram autem génuit Ozíam. Ozías autem génuit Jóatham. Jóatham autem génuit Achaz. Achaz autem génuit Ezechíam Ezechías autem génuit Manássen. Manásses autem génuit Amon. Amon autem génuit Josíam. Josías autem génuit Jechoníam, et fratres ejus in transmigratióne Babylónis. Et post transmigratiónem Babylónis: Jechonías génuit Saláthiel. Saláthiel autem génuit Zoróbabel. Zoróbabel autem génuit Abiud. Abiud autem génuit Elíacim. Elíacim autem génuit Azor. Azor autem génuit Sadoc. Sadoc autem génuit Achim. Achim autem génuit Eliud. Eliud autem génuit Eleázar. Eleázar autem génuit M athan. Mathan autem génuit Jacob. Jacob autem génuit Joseph virum Maríae, de qua natus est Jesus, qui vocátur Christus.


Credo.


Offertorium Beáta es, Virgo María, quae ómnium portásti Creatórem: genuísti qui te fecit, et in aetérnum pérmanes Virgo.

Secreta


UNIGÉNITI tui, Dómine, nobis succúrrat humánitas: ut, qui natus de Vírgine, matris integritátem non mínuit, sed sacrávit ; in Nativitátis ejus solémniis, nostris nos piáculis éxuens, oblatiónem nostram tibi fáciat accéptam Jesus Christus Dóminus noster: Qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus.


Pro S. Hadriano


Secreta

MUNÉRIBUS nostris, quaésumus, Dómine, precibúsque suscéptis: et caeléstibus nos munda mystériis, et cleménter exáudi. Per Dóminum.


Praefatio de beata Maria Virgine Et te in Nativitáte.


Communio Beáta víscera Maríae Vírginis, quae portavérunt aetérni Patris Fílium.

Postcommunio

SÚMPSIMUS, Dómine, celebritátis ánnuae votíva sacraménta: praesta, quaésumus ; ut et temporális vitae nobis remédia praébeant, et aetérnae. Per Dóminum.


Pro S. Hadriano
Postcommunio

DA, quaésumus, Dómine Deus noster: ut, sicut tuórum commemoratióne Sanctórum temporáli gratulámur offício ; ita perpétuo laetémur aspéctu. Per Dóminum.


* Infra Octavam nihil fit de ea ; sed Missae votivae de beata M aria Virgine et Missa de Officio ejus in Sabbato, dicuntur ut in Festo, cum Glória in excélsis, 2a Oratione de Spiritu Sancto, et 3a contra persecutores Ecclesiae, vel pro Papa, et omittitur Credo.
* Item si, ratione alterius Octavae alicubi celebratae, dicenda sit 2a vel 3a Oratio de sancta Maria, dicitur de ejus Nativitate, ut supra.

*



http://www.conchiglia.net/C_DOCUMENTI/8_settembre_Buon_Compleanno_Mamma_Maria_Nostra_Signora_di_Guadalupe.pdf

AVE MARIA PURISSIMA!

sabato 26 agosto 2017

Corona Francescana delle 7 allegrezze

Il Rosario francescano:La Corona francescana dei 7 gaudi




    L'uso di strumenti per aiutare nella preghiera lo si riscontra in tutte le religioni. La corona divenne così uno strumento pratico per tenere il conto delle preghiere che si devono ripetere per un determinato numero di volte. La testimonianza più antica nel cristianesimo sembra risalire al IV secolo, quando l'eremita Paolo di Tebe (+342) si serviva di sassolini per contare le preghiere che voleva recitare durante il giorno. Similmente anche nella vita di Chiara d'Assisi (+1253) si narra: «Non avendo filze di grani da far scorrere per numerare i Pater noster, contava le sue preghiere al Signore con un mucchietto di pietruzze» (Legenda S. Clarae, IV, 4).
In effetti, quando nella Chiesa si era cominciato l'uso di recitare le preghiere per un determinato numero di volte, sorse la necessità di avere uno strumento che fosse d'aiuto nella conta. Nacquero così i signacula o numeralia che erano corone che comunemente servivano per contare i Pater noster che i monaci e poi anche i frati laici recitavano al posto dell'Ufficio, come prescrive la Regola di S.Francesco: «I chierici recitino il divino ufficio secondo il rito della santa Chiesa romana eccetto il salterio, e perciò potranno avere i breviari. I laici dicano ventiquattro Pater noster per il mattutino, cinque per le lodi; per prima, terza, sesta, nona, per ciascuna di queste, sette; per il Vespro dodici; per compieta sette; e preghino per i defunti» (Regula bullata, III, 2-5).
Tali corone sono attestate da Tommasuccio da Foligno (1319-1377) nel suo racconto di una visione in cui vide Chiara e le sue monache tenenti in mano sfilze di Paternostri d'oro, d'argento e di perle preziose. Di Chiara si narra ancora che avesse mandato in dono ad Agnese di Praga una corona simile; la stessa cosa viene riferita di Margherita da Cortona (+1297) che non avendo nulla da dare in elemosina offrì uno di questi signacula. E' interessante poi notare che nella riesumazione del corpo di Francesco d'Assisi nel 1818, fu trovata ai suoi piedi una corona di 30 grani.

La leggenda all'origine della corona

La tradizione vuole far iniziare l'uso della Corona dei sette gaudi all'apparizione della Vergine, avvenuta nel 1422 nel convento di Cesi (Portaria) nei pressi di Terni, al novizio Giacomo delle Corone da Portaria. La leggenda riferisce che mentre il novizio stava pregando nella chiesetta di fronte l'immagine della Vergine, questa le disse di recitare ogni giorno sette decadi di Ave Maria, intercalate con la meditazione dei sette misteri gaudiosi.
Questa leggenda, riportata da Marco da Montegallo (+1496), si diffuse in special modo per opera di Perbalto de Temeswar (+1504) con il suo Stellarium coronae benedictae Virginis Mariae in laudem eius(Argentiane 1506), opera che divenne molto popolare tra gli autori del XVI secolo. In seguito, anche Luca Wadding (+1654) avvalorò questa apparizione come origine della Corona delle 7 allegrezze nell'Ordine dei Frati Minori.
Bernardino da Siena (+1444) fu il grande diffusione di questa Corona che cominciò a portarla appesa al cordone imitato poi dai frati che seguirono la sua riforma, e in special modo da Giovanni da Capestrano (+1456), che diffuse la corona raccomandando le sette meditazioni e la genuflessione al nome di Gesù. Dal XV secolo si cominciarono a rappresentate i frati con le corone tra le mani sia negli affreschi come nelle miniature. Ne è ricca l'opera Specchio dell'Ordine Minore, conosciuta come Franceschina, nel codice di Perugia e in quello di Norcia. La corona è tenuta in mano anche dalla rappresentazione della "Povertà che si sposa a S.Francesco", tavola cinquecentesca fiorentina custodita nella pinacoteca di Monaco. La corona appare, poi, attaccata al cordone del Beato Lucchesio nella terracotta di Andrea della Robbia (+1528) che si trova nella chiesa di S.Girolamo a Volterra. In seguito, anche le immagini di S.Francesco cominciano ad avere la corona appesa al cingolo.
O Dio, vieni a salvarmi.
Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre…

Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell'inferno, porta in cielo tutte le anime specialmente le più bisognose della tua misericordia.

1. Ci rallegriamo con Te, o Maria, Vergine Immacolata, per l'allegrezza che t'inondò il cuore quando, dopo l'annuncio dell'angelo Gabriele, il Verbo di Dio per opera dello Spirito Santo s'incarnò nel tuo purissimo seno, e si realizzò il disegno eterno a cui eri stata predestinata insieme con il Figlio prima della creazione del mondo.

1 Pater, 10 Ave e 1 Gloria

2. Ci rallegriamo con Te, o Maria, piena di grazia, per la consolazione che hai provato nella visita alla cugina Elisabetta, quando essa, dopo aver udito il tuo saluto, divenne profetessa e ti riconobbe vera "Madre di Dio", e Giovanni, ancora nel grembo, veniva riempito del dono dello Spirito Santo.

3. Ci rallegriamo con Te, o Maria, Tuttasanta, per quel gaudio inesprimibile che hai provato a Betlemme, quando serbando illibato il giglio della tua verginità, partoristi senza dolore il tuo divin figlio Gesù, che era venuto a portare la pace e la redenzione al mondo, e lo vedesti adorato dai pastori.

4. Ci rallegriamo con Te, o Maria, regina della pace, per la somma letizia che sperimentò il tuo cuore, quando vedesti i Re Magi venire riverenti da terre lontane a prostarsi davanti al tuo divin figlio Gesù, e adorarlo come vero uomo-Dio, Redentore del mondo, e vedendo tu in loro l'omaggio di tutti i popoli.

5. Ci rallegriamo con Te, o Maria, via di salvezza, per il giubilo che provò il tuo cuore amoroso, quando cercato per tre giorni lo smarrito Gesù, lo trovasti nel tempio fra i dottori, che già spandeva i raggi della sua infinita sapienza a quanti lo cercano con cuore sincero.

6. Ci rallegriamo con Te, o Maria, madre della vita, per quella gioia che ti riempì il cuore quando vedesti il tuo figlio risorto da morte il giorno di pasqua.

7. Ci rallegriamo con Te, o Maria, porta del cielo, per l'esultanza del tuo cuore quando, dopo la morte, il Dio ti fece risorgere e fosti condotta in cielo, in anima e corpo, per regnare accanto al Figlio quale mediatrice di grazia e nostra avvocata.

Dopo il Salve Regina si aggiungono poi altre 2 Ave Maria in memoria dei 72 anni cui sarebbe vissuta la Vergine, e un Padre Nostro, un Ave e un Gloria per le intenzioni del Sommo Pontefice.

Litanie lauretane


Preghiera finale

O Signora Santa, Regina santissima, Madre di Dio e Madre di Misericordia, Regina della Pace e Avvocata nostra, ti abbiamo offerto questa Corona in memoria delle tue sette allegrezze, in segno del nostro desiderio di appartenere a Te come tu sei appartenuta al Signore. Per questo, con San Bonaventura ti diciamo: «Io sono tutto tuo: e ogni mia cosa è tua, o Vergine benedetta sopra tutte le cose». Intercedi affinché ci sia fatto il dono di grazia di poter servire Dio e il prossimo, e in fedeltà con le promesse del nostro Battesimo, di rinnegare il male in tutte le sue forme per poter essere come te, o Immacolata, figli del Padre celeste, fratelli del Signore nostro Gesù Cristo e abitazioni dello Spirito Santo. Aiutaci a vivere impegnando la nostra vita per il Vangelo, obbedendo alla Chiesa, sempre pronti a testimoniare la nostra fede davanti agli uomini, affinché, da te protetti, soprattutto nell'ora della nostra morte, possiamo giungere con te nella gloria dei cieli. Amen.


O Maria, Signora Santa e Immacolata, prega per noi.

S.Bernardino da Siena e S.Giovanni da Capestrano insegnavano di inchinare il capo o di genuflettere quando si pronuncia il nome di Gesù nella recita dell'Ave Maria. E' esso il cuore di tutta la corona.

Fonte: http://accademiamariana.org

domenica 20 agosto 2017

MARIA nel pensiero, nel parlare, sempre

Lectio S. Bernardi 
Abbatis et Ecclesiæ Doctoris
.

Rivolto ai monaci, Bernardo suggerirà: 
accogliere 
«Mariam in cogitando, Mariam in loquendo, 
Mariam in omnibus operibus suis»: 
Maria nel pensiero, Maria nel parlare, Maria in tutte le opere.
*
Luci sul nostro cammino di 
San Bernardo di Chiaravalle
" Chiunque tu sia,
che nel flusso di questo tempo ti accorgi che,
più che camminare sulla terra,
stai come ondeggiando tra burrasche e tempeste,
non distogliere gli occhi dallo splendore di questa stella,
se non vuoi essere sopraffatto dalla burrasca!
Se sei sbattuto dalle onde della superbia,
dell'ambizione, della calunnia, della gelosia,
guarda la stella, invoca Maria.
Se l'ira o l'avarizia, o le lusinghe della carne
hanno scosso la navicella del tuo animo, guarda Maria.
Se turbato dalla enormità dei peccati,
se confuso per l'indegnità della coscienza,
cominci ad essere inghiottito dal baratro della tristezza
e dall'abisso della disperazione, pensa a Maria.
Non si allontani dalla tua bocca e dal tuo cuore,
e per ottenere l'aiuto della sua preghiera,
non dimenticare l'esempio della sua vita.
Seguendo lei non puoi smarrirti,
pregando lei non puoi disperare.
Se lei ti sorregge non cadi,
se lei ti protegge non cedi alla paura,
se lei ti è propizia raggiungi la mèta ".
*
Bernardo, nato a Fontaine nella Borgogna da nobile famiglia, giovanetto vivamente sollecitato da donne per la sua grande bellezza, non si poté mai smuovere dal proposito di conservarsi casto. 
Per fuggire queste tentazioni del diavolo, a diciott'anni risolvé d'entrare nel monastero di Citeaux, culla dell'ordine di questo nome, che allora fioriva per santità. Conosciuto il disegno di Bernardo, i suoi fratelli fecero ogni sforzo per distoglierlo. Ma in ciò egli fu più eloquente e fortunato di loro; perché li convinse così bene, e molti altri con essi, del suo progetto, che ben trenta giovani abbracciarono con lui la medesima religione-. 

Monaco, si diede tanto al digiuno, che ogni volta che prendeva cibo, gli sembrava di subire un supplizio. Si applicò meravigliosamente anche alle veglie e all'orazione; e, votatosi alla cristiana povertà, menava sulla terra vita quasi celeste, aliena da ogni sollecitudine e cupidigia di cose caduche.

Risplendeva in lui l'umiltà, la misericordia, la dolcezza. Era così assorto nella contemplazione, che pareva non servirsi dei sensi se non per i doveri di pietà: nei quali tuttavia si comportava colla più lodevole prudenza. 
Occupato in questi esercizi, rifiutò il vescovado di Genova, Milano e altri, che gli venivano offerti, dichiarandosi indegno dell'onore di tanta dignità. 

Eletto abate di Chiaravalle, edificò in molti luoghi, dei monasteri nei quali si mantenne per lungo tempo la regola e la disciplina di Bernardo. Nel monastero dei santi Vincenzo e Anastasio a Roma, restaurato da Papa Innocenzo II, pose come abate quello che fu poi sommo Pontefice col nome d'Eugenio III; al quale indirizzò pure un suo libro della Considerazione.

Egli scrisse inoltre molte altre opere, in cui apparisce come la sua dottrina fu piuttosto un dono di Dio che frutto di studio. L'altissima riputazione della sua virtù lo fece ricercare dai più grandi prìncipi per comporre le loro controversie e venne più volte in Italia per regolare gli affari della Chiesa. 
Così il sommo Pontefice Innocenzo II ebbe in lui un aiuto prezioso tanto per metter fine allo scisma di Pier Leone, quanto nelle legazioni presso l'imperatore di Germania, Enrico re d'Inghilterra, e il Concilio di Pisa. Infine, a sessantatré anni d'età s'addormentò nel Signore, e, illustrato da miracoli, Papa Alessandro III l'annoverò fra i Santi. 

Il sommo Pontefice Pio VIII poi, con decreto della sacra Congregazione dei Riti, dichiarò e confermò san Bernardo Dottore della Chiesa universale, ordinandone a tutti la recita della Messa e l'Ufficio dei Dottori, e concesse indulgenze plenarie annuali in perpetuo a tutti quelli che nel giorno della festa del Santo avessero visitato le chiese dell'ordine Cistercense.


V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.


"Nei pericoli, nelle angustie, nelle perplessità, pensa a Maria, invoca Maria!
Maria sia sempre sulla tua bocca e nel tuo cuore. Se la preghi non perderai la speranza".


San Bernardo



AMDG et BVM

venerdì 18 agosto 2017

Torrenti di Amore e di Misericordia





Città del Messico, 5 dicembre 1994. Cenacolo nazionale del M.S.M nel Santuario della
Madonna di Guadalupe.

La pupilla dei miei occhi

« Con quale amore vi guardo, sacerdoti e fedeli del mio Movimento, che vi trovate qui, in questo mio così venerato Santuario, a fare il vostro grande Cenacolo, che conclude quelli fatti in tante città del Messico, questa terra da Me particolarmente protetta e benedetta!

Faccio scendere dal mio Cuore Immacolato torrenti di amore e di misericordia su tutti voi, sulla Chiesa e su questa povera umanità.

Come nei miei occhi sta impressa l'immagine del piccolo Juan Diego, a cui sono apparsa, così anche voi siete impressi negli occhi e nel cuore della vostra Mamma Celeste.

Siete la pupilla dei miei occhi, perché siete i miei più piccoli bambini, completamente a Me consacrati, e così su di voi Io posso effondere tutta la tenerezza del mio amore materno.

Siete la pupilla dei miei occhi, perché vi lasciate condurre da Me con tanta docilità. Voi mi ascoltate, assecondate le mie richieste, camminate sulla strada che Io vi ho tracciato e così, per mezzo di voi, Io posso realizzare il grande disegno del trionfo del mio Cuore Immacolato
nel mondo.

Siete la pupilla dei miei occhi, perché attraverso di voi Io posso diffondere la luce della fede nei giorni della grande apostasia, il profumo della grazia e della santità nel tempo della grande perversione e la forza vittoriosa dell'amore nell'ora della violenza e dell'odio.

Siete la pupilla dei miei occhi, per il grande amore che voi avete a Gesù Eucaristico. Con quale gioia vi guardo, quando andate davanti al Tabernacolo per dare a Gesù il vostro sacerdotale omaggio di amore, di adorazione e di riparazione.
Nel tempo in cui Gesù Eucaristico è circondato da tanta indifferenza, da tanto vuoto, voi diffondete ancora le solenni ore di adorazione eucaristica, circondate Gesù Eucaristico di fiori e di luci come segni indicativi del vostro amore e della vostra tenera pietà.

Siete la pupilla dei miei occhi, perché siete semplici, poveri, umili e così mi amate con tutto il candore del vostro cuore di bimbi.
Hai visto, mio piccolo figlio, con quanto entusiasmo sono amata, pregata e glorificata da tutti questi miei figli messicani.
Per questo da qui incomincerà la mia grande vittoria contro tutte le forze massoniche e sataniche, per il più grande trionfo di mio figlio Gesù.
Ti confermo che per il grande giubileo del duemila [giubileo, per intercessione della Vergine Maria Madre e Regina, prolungato fino a questi giorni] avverrà il trionfo del mio Cuore Immacolato, che vi ho predetto a Fatima ed esso si realizzerà con il ritorno di Gesù nella gloria, per instaurare il suo Regno nel mondo.
Così potrete finalmente vedere coi vostri occhi i cieli nuovi e la nuova terra.

Con tutto il mio amore di Mamma, da voi consolata e glorificata, vi benedico 
nel Nome del Padre... 
e del Figlio 
e dello Spirito Santo ».

 <<Maranathà: 
Vieni Signore Gesù!>>

lunedì 14 agosto 2017

Die 15 Augusti: IN ASSUMPTIONE




Preghiera
<< O Santissima Madre di Dio, che abbellisci la terra e il cielo, Tu, lasciando la terra non hai abbandonato gli uomini e, se quando eri quaggiù vivevi in cielo, ora che sei in cielo dimori con noi. Veramente felici quelli che Ti contemplarono e vissero con la Madre della Vita! Ma, come Tu abitavi in carne con gli uomini dei primi tempi, ora abiti spiritualmente con noi. Noi ascoltiamo la Tua voce, la voce di noi tutti giunge alle Tue orecchie e la protezione continua con cui ci segui è prova della Tua presenza. Tu ci visiti, il Tuo occhio è su ciascuno di noi e, se anche non possiamo vederTi, Tu sei in mezzo a noi e Ti mostri in modi diversi a chi è degno di vederTi. La Tua carne... non arresta la immateriale potenza, l'attività purissima dell'anima Tua, che, inseparabilmente unita allo Spirito Santo, si fa sentire dove vuole (Gv 3,8). Ricevi, o Madre di Dio, l'omaggio riconoscente della nostra allegrezza e parla dei Tuoi figli a Colui, che Ti ha glorificata e, con la Sua potenza divina, Egli accoglierà qualsiasi Tua domanda. Sia Egli -in Te con Te e per Te- Benedetto nei secoli >>
(san Germano di Costantinopoli: Sulla Dormitio 1).

         BEATAE MARIAE VIRGINIS
Duplex I classis cum Octava communi        


Introitus Ap. 12, 1

SIGNUM magnum appáruit in caelo: múlier amícta sole, et luna sub pédibus ejus, et in cápite ejus coróna stellárum duódecim. Ps. 97, 1 Cantáte Dómino cánticum novum: quia mirabília fecit. V/. Glória Patri.


Oratio


OMNÍPOTENS sempitérne Deus, qui Immaculátam Vírginem Maríam, Fílii tui Genitrícem, córpore et ánima ad caeléstem glóriam assumpsísti ; concéde, quaésumus ; ut ad supérna semper inténti, ipsíus glóriae mereámur esse consórtes. Per eúmdem Dóminum.



Léctio libri Judith.


Judith 13, 22-25 ; 15, 10


BENEDÍXIT te Dóminus in virtúte sua, quia per te ad níhilum redégit inimícos nostros. Benedícta es tu, fília, a Dómino Deo excélso, prae ómnibus muliéribus super terram. Benedíctus Dóminus, qui creávit caelum et terram, qui te diréxit in vúlnera cápitis príncipis inimicórum nostrórum ; quia hódie nomen tuum ita magnificávit, ut non recédat laus tua de ore hóminum, qui mémores fúerint virtútis Dómini in aetérnum, pro quibus non pepercísti ánimae tuae propter angústias et tribulatiónem géneris tui, sed subvenísti ruínae ante conspéctum Dei nostri. Tu glória Jerúsalem, tu laetítia Israël, tu honorificéntia pópuli nostri.



Graduale Ps. 44, 11-12 et 14 Audi, fília, et vide, et inclína aurem tuam: quia concupívit rex spéciem tuam. V/. Omnis glória ejus fíliae Regis ab intus, in fímbriis áureis, circumamícta varietátibus.
Allelúja, allelúja. V/. Assúmpta est María in caelum: gaudet exércitus Angelórum. Allelúja.




+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam.


Luc. 1, 41-50


IN illo témpore: Repléta est Spíritu Sancto Elísabeth et exclamávit voce magna, et dixit: Benedícta tu inter mulíeres, et benedíctus fructus ventris tui. Et unde hoc mihi, ut véniat Mater Dómini mei ad me ? Ecce enim, ut facta est vox salutatiónis tuae in áuribus meis, exsultávit in gáudio infans in útero meo. Et beáta, quae credidísti, quóniam perficiéntur ea, quae dicta sunt tibi a Dómino. Et ait María: Magníficat ánima mea Dóminum: et exsultávit spíritus meus in Deo salutári meo ; quia respéxit humilitátem ancíllae suae, ecce enim ex hoc beátam me dicent omnes generatiónes. Quia fecit mihi magna qui potens est, et sanctum nomen ejus, et misericórdia ejus a progénie in progénies timéntibus eum.


Credo.


Offertorium Gen. 3, 15 Inimicítias ponam inter te et Mulíerem, et semen tuum et Semen illíus.




Secreta


ASCÉNDAT ad te, Dómine, nostrae devotiónis oblátio, et, beatíssima Vírgine María in caelum assúmpta intercedénte, corda nostra, caritátis igne succénsa, ad te júgiter aspírent. Per Dóminum.


Praefatio de beata Maria Virgine Et te in Assumptióne: quae dicitur per totam Octavam in omnibus Missis quae aliam Praefationem non exigant, juxta Rubricas.


Communio Luc. 1, 48-49 Beátam me dicent omnes generatiónes, quia fecit mihi magna qui potens est.




Postcommunio


SUMPTIS, Dómine, salutáribus sacraméntis, da, quaésumus ; ut, méritis et intercessióne beátae Vírginis Maríae in caelum assúmptae, ad resurrectiónis glóriam perducámur. Per Dóminum.




AMDG et BVM

È la magnificenza dell'Altissimo


San Luigi Maria Grignion Di Montfort da:
"Trattato della vera devozione alla Santissima Vergine Maria" - Parte I

<< Dio Padre acconsentì che non compisse alcun miracolo finché rimase sulla terra, almeno non di quelli strepitosi, benché gliene avesse dato il potere o facoltà. Dio-Figlio acconsentì che quasi non pronunziasse parola, sebbene le avesse comunicato la propria Sapienza; ed altresì acconsentì che i suoi apostoli ed evangelisti ne parlassero pochissimo, e solo quanto era necessario per far conoscere Gesù Cristo, benché fosse la sua fedele Sposa.
Affermo con i Santi che la divina Maria è il paradiso terrestre del nuovo Adamo, dove questi si è incarnato per opera dello Spirito Santo per compiervi imperscrutabili meraviglie. È il mondo di Dio, grande e divino, dove si trovano bellezze e tesori ineffabili. È la magnificenza dell'Altissimo, dove questi nascose, come nel proprio seno, il suo unico Figlio, ed in lui tutto quanto egli ha di eccellente e di più prezioso. 

I Santi han detto cose meravigliose di questa Santa Città di Dio (Maria) e, stando alle loro stesse testimonianze, non sono mai stati così eloquenti e felici, come quando hanno parlato di lei. Proclamano perfino che l'altezza dei suoi meriti, da lei innalzati fino al trono della divinità, non si può scorgere; la larghezza della sua potenza, estesa perfino sopra un Dio, non si può capire, infine, la profondità della sua umiltà e di tutte le sue virtù e grazie, pari ad un abisso, non si può sondare. O altezza incomprensibile, larghezza ineffabile, grandezza smisurata, abisso insondabile!

È dunque giusto e doveroso ripetere con i Santi: «DE MARIA NUMQUAM SATIS». Maria non è stata ancora abbastanza lodata, esaltata, onorata, amata e servita. "Di Maria SS.ma non si dirà mai abbastanza". Ella merita più lode, più rispetto, più più amore e servizio. 
Se dunque, come è certo, la conoscenza ed il regno di Cristo si attueranno nel mondo, sarà effetto necessario della conoscenza e del Regno della Santissima Vergine Maria, che l'ha dato alla luce la prima volta e lo farà risplendere la seconda.
E' un segno infallibile di empietà non nutrire alcuna ammirazione e amore per la Santa Vergine; all'opposto, è un infallibile segno di predestinazione esserle interamente e veramente devoti >>.
Ave Maria!
Sis mecum semper
et omnia quae faciam
protege et sanctifica. Amen 

sabato 12 agosto 2017

SIATE FELICI DI VIVERE LA VOSTRA VITA


Io e Gesù siamo stati i primi Martiri Perfetti in ossequio al Padre.
Se non avessimo pronunciato il Nostro “Sì”…
Voi sareste ancora nell’oscurità e nell’abbruttimento morale più totale.
Voi dite…
“Ma Madre Santa … anche oggi tanti uomini vivono nell’oscurità
e nell’abbruttimento morale più totale.”
Ed Io vi dico…
“Sì… è vero… ma quegli uomini  < non sono >  figli di Dio.”
I figli di Dio si riconoscono tra loro
e vivono delle Parole di mio Figlio Gesù
e cercano di imitarLo nell’amore e nella pazienza
con Fede… Speranza e Carità.
Siate felici di vivere la vostra vita… qualunque condizione sia
e ringraziate il Padre del Dono immenso che vi ha dato
della Vita Eterna in Dio.
Voi dite… “ Vita Eterna? “
Sì figli… solo i figli di Dio… che vivono in Dio…
hanno già in sé la Vita Eterna.

Ti benedico… … vi benedico figli miei…

M 10.3.08 
AVE MARIA PURISSIMA!

Maria è la «visita» di Dio che crea gioia.

DE  - EN  - ES  - FR  - IT  - PT ]
SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ
DELL’ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Parrocchia Pontificia San Tommaso da Villanova, Castel Gandolfo
Mercoledì, 15 agosto 201
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Cari fratelli e sorelle,

il 1° novembre 1950, il Venerabile Papa Pio XII proclamava come dogma che la Vergine Maria «terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo». Questa verità di fede era conosciuta dalla Tradizione, affermata dai Padri della Chiesa, ed era soprattutto un aspetto rilevante del culto reso alla Madre di Cristo. Proprio l’elemento cultuale costituì, per così dire, la forza motrice che determinò la formulazione di questo dogma: il dogma appare un atto di lode e di esaltazione nei confronti della Vergine Santa. Questo emerge anche dal testo stesso della Costituzione apostolica, dove si afferma che il dogma è proclamato «ad onore del Figlio, a glorificazione della Madre ed a gioia di tutta la Chiesa». Venne espresso così nella forma dogmatica ciò che era stato già celebrato nel culto e nella devozione del Popolo di Dio come la più alta e stabile glorificazione di Maria: l’atto di proclamazione dell’Assunta si presentò quasi come una liturgia della fede. 
E nel Vangelo che abbiamo ascoltato ora, Maria stessa pronuncia profeticamente alcune parole che orientano in questa prospettiva. Dice: «D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata» (Lc 1,48). E’ una profezia per tutta la storia della Chiesa. Questa espressione del Magnificat, riferita da san Luca, indica che la lode alla Vergine Santa, Madre di Dio, intimamente unita a Cristo suo figlio, riguarda la Chiesa di tutti i tempi e di tutti i luoghi. 
E l’annotazione di queste parole da parte dell’Evangelista presuppone che la glorificazione di Maria fosse già presente al periodo di san Luca ed egli la ritenesse un dovere e un impegno della comunità cristiana per tutte le generazioni. Le parole di Maria dicono che è un dovere della Chiesa ricordare la grandezza della Madonna per la fede. Questa solennità è un invito quindi a lodare Dio, e a guardare alla grandezza della Madonna, perché chi è Dio lo conosciamo nel volto dei suoi.

Ma perché Maria viene glorificata con l’assunzione al Cielo? San Luca, come abbiamo ascoltato, vede la radice dell’esaltazione e della lode a Maria nell’espressione di Elisabetta: «Beata colei che ha creduto» (Lc 1,45). E il Magnificat, questo canto al Dio vivo e operante nella storia è un inno di fede e di amore, che sgorga dal cuore della Vergine.

Ella ha vissuto con fedeltà esemplare e ha custodito nel più intimo del suo cuore le parole di Dio al suo popolo, le promesse fatte ad Abramo, Isacco e Giacobbe, facendone il contenuto della sua preghiera: la Parola di Dio era nel Magnificat diventata la parola di Maria, lampada del suo cammino, così da renderla disponibile ad accogliere anche nel suo grembo il Verbo di Dio fatto carne. 
L’odierna pagina evangelica richiama questa presenza di Dio nella storia e nello stesso svolgersi degli eventi; in particolare vi è un riferimento al Secondo libro di Samuele nel capitolo sesto (6,1-15), in cui Davide trasporta l’Arca Santa dell’Alleanza. Il parallelo che fa l’Evangelista è chiaro: Maria in attesa della nascita del Figlio Gesù è l’Arca Santa che porta in sé la presenza di Dio, una presenza che è fonte di consolazione, di gioia piena. Giovanni, infatti, danza nel grembo di Elisabetta, esattamente come Davide danzava davanti all’Arca. Maria è la «visita» di Dio che crea gioia. Zaccaria, nel suo canto di lode lo dirà esplicitamente: «Benedetto il Signore, Dio di Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo» (Lc 1,68). La casa di Zaccaria ha sperimentato la visita di Dio con la nascita inattesa di Giovanni Battista, ma soprattutto con la presenza di Maria, che porta nel suo grembo il Figlio di Dio.

Ma adesso ci domandiamo: che cosa dona al nostro cammino, alla nostra vita, l’Assunzione di Maria? 
La prima risposta è: nell’Assunzione vediamo che in Dio c’è spazio per l’uomo, Dio stesso è la casa dai tanti appartamenti della quale parla Gesù (cfr Gv 14,2); Dio è la casa dell’uomo, in Dio c’è spazio di Dio. 
E Maria, unendosi, unita a Dio, non si allontana da noi, non va su una galassia sconosciuta, ma chi va a Dio si avvicina, perché Dio è vicino a tutti noi, e Maria, unita a Dio, partecipa della presenza di Dio, è vicinissima a noi, ad ognuno di noi. 
C’è una bella parola di San Gregorio Magno su San Benedetto che possiamo applicare ancora anche a Maria: San Gregorio Magno dice che il cuore di San Benedetto è divenuto così grande che tutto il creato poteva entrare in questo cuore. Questo vale ancora più per Maria: Maria, unita totalmente a Dio, ha un cuore così grande che tutta la creazione può entrare in questo cuore, e gli ex-voto in tutte le parti della terra lo dimostrano. Maria è vicina, può ascoltare, può aiutare, è vicina a tutti noi. In Dio c’è spazio per l’uomo, e Dio è vicino, e Maria, unita a Dio, è vicinissima, ha il cuore largo come il cuore di Dio.

Ma c’è anche l’altro aspetto: non solo in Dio c’è spazio per l’uomo; nell’uomo c’è spazio per Dio. 

Anche questo vediamo in Maria, l’Arca Santa che porta la presenza di Dio. In noi c’è spazio per Dio e questa presenza di Dio in noi, così importante per illuminare il mondo nella sua tristezza, nei suoi problemi, questa presenza si realizza nella fede: nella fede apriamo le porte del nostro essere così che Dio entri in noi, così che Dio può essere la forza che dà vita e cammino al nostro essere. In noi c’è spazio, apriamoci come Maria si è aperta, dicendo: «Sia realizzata la Tua volontà, io sono serva del Signore». Aprendoci a Dio, non perdiamo niente. Al contrario: la nostra vita diventa ricca e grande.

E così, fede e speranza e amore si combinano. Ci sono oggi molte parole su un mondo migliore da aspettarsi: sarebbe la nostra speranza. Se e quando questo mondo migliore viene, non sappiamo, non so. Sicuro è che un mondo che si allontana da Dio non diventa migliore, ma peggiore. Solo la presenza di Dio può garantire anche un mondo buono. Ma lasciamo questo.

Una cosa, una speranza è sicura: Dio ci aspetta, ci attende, non andiamo nel vuoto, siamo aspettati. Dio ci aspetta e troviamo, andando all’altro mondo, la bontà della Madre, troviamo i nostri, troviamo l’Amore eterno. Dio ci aspetta: questa è la nostra grande gioia e la grande speranza che nasce proprio da questa festa. Maria ci visita, ed è la gioia della nostra vita e la gioia è speranza.

Cosa dire quindi? Cuore grande, presenza di Dio nel mondo, spazio di Dio in noi e spazio di Dio per noi, speranza, essere aspettati: questa è la sinfonia di questa festa, l’indicazione che la meditazione di questa Solennità ci dona. 

Maria è aurora e splendore della Chiesa trionfante; lei è la consolazione e la speranza per il popolo ancora in cammino, dice il Prefazio di oggi. Affidiamoci alla sua materna intercessione, affinché ci ottenga dal Signore di rafforzare la nostra fede nella vita eterna; ci aiuti a vivere bene il tempo che Dio ci offre con speranza. Una speranza cristiana, che non è soltanto nostalgia del Cielo, ma vivo e operoso desiderio di Dio qui nel mondo, desiderio di Dio che ci rende pellegrini infaticabili, alimentando in noi il coraggio e la forza della fede, che nello stesso tempo è coraggio e forza dell'amore. Amen.


© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana


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