"Dignare me laudare Te Virgo sacrata. Da mihi virtutem contra hostes tuos". "Corda Iésu et Marìae Sacratìssima: Nos benedìcant et custòdiant".
venerdì 30 settembre 2022
Il Blog di Raffaella. Riflessioni e commenti fra gli Amici di Benedetto XVI: L'araldo del gran re. Omelia di Joseph Ratzinger i...
giovedì 29 settembre 2022
La Terra... si fermerà... si oscurerà... senza pietà, essa vi rigetterà, se DIO non vi si opporrà...! perché l’Uomo da solo, non può fermare i danni che si è procurati.
(DIO
E IL MONDO)
23 giugno 2009
GESÙ: Il Mondo è come un
ruscello che scorre e non può attendere più a lungo l’Uomo. Solo DIO può
attendere perché può andare contro corrente.
Il Mondo si lacera sempre
di più. La Terra pur desiderandolo, non può rinnovarsi da sola. Senza DIO e
senza gli Uomini, essa non può farlo! E tuttavia, l’ora sta
suonando e non aspetta più. Ma l’Uomo non reagisce.
La Terra...
si fermerà...
si oscurerà...
senza pietà, essa vi
rigetterà, se DIO non vi si opporrà...! perché l’Uomo da
solo, non può fermare i danni che si è procurati.
Allora, gli Angeli sono
qui a chiedersi, che cosa aspetta l’uomo ! Arriverà a capire ciò che lui
diventa, senza DIO?
È lui “la pedina”
principale e responsabile del bene che può fare, come del male che ha già
fatto.
Bisognerà forse
sussurrargli all’orecchio che DIO l’aspetta?
“Uomo, pentiti, e con
DIO, sii sincero, tu che non lo sei mai stato con i tuoi fratelli!”
Chiedi perdono a DIO di
tutte le tue colpe. Convertiti, già adesso, alla Sua Santissima
Volontà. DIO è il tuo Maestro come è anche tuo Padre. Io ti amo, tanto quanto
tu dubiti. Gettati tra le Sue braccia come il bambino che ama suo padre. Non
fare come quel piccolo ruscello che troppo tardi riconosce la Sua
Sorgente, che lo ha fatto nascere, ed ora piange allontanandosene,
perché non può più ritornare ad essa per dirle “Io ti amo”.
Tu, invece, puoi
ritornare a DIO per dirGli: “Io Ti adoro!” La
Corrente dell’AMORE va nei due sensi, e DIO ti aspetta
nel Suo Amore Infinito.
DIO è Padre, Figlio e
Spirito Santo.
*
Liber de apparitione Sancti Michaelis in Monte Gargano (Apparitio)
L’episodio del toro e la prima apparizione dell’Arcangelo
Così narra un’operetta agiografica, datata tra il V e l’VIII secolo, il Liber de apparitione Sancti Michaelis in Monte Gargano (Apparitio):
«Vi era in questa città un uomo molto ricco di nome Gargano che, a seguito delle sue vicende, diede il nome al monte. Mentre i suoi armenti pascolavano qua e là per i fianchi di scosceso monte, avvenne che un toro, che disprezzava la vicinanza degli altri animali ed era solito andarsene da solo, al ritorno dal gregge, non era tornato nella stalla. Il padrone, riunito un gran numero di servi, cercandolo in tutti i luoghi meno accessibili, lo trova, infine, sulla sommità del monte, dinanzi ad una grotta. Mosso dall’ira perché il toro pascolava da solo, prese l’arco, cercò di colpirlo con una freccia avvelenata. Questa ritorta dal soffio del vento, colpì lo stesso che l’aveva lanciata».
Turbato dall’evento, egli si recò dal vescovo che, dopo aver ascoltato il racconto della straordinaria avventura, ordinò tre giorni di preghiere e digiuno. Allo scadere del terzo giorno, al vescovo Maiorano apparve l’Arcangelo Michele che così gli parlò: «Hai fatto bene a chiedere a Dio ciò che era nascosto agli uomini. Un miracolo ha colpito l’uomo con la sua stessa freccia, affinché fosse chiaro che tutto ciò avviene per mia volontà Io sono l’Arcangelo Michele e sto sempre alla presenza di Dio.
La caverna è a me sacra. E poiché ho deciso di proteggere sulla terra questo luogo ed i suoi abitanti, ho voluto attestare in tal modo di essere di questo luogo e di tutto ciò che avviene patrono e custode. Là dove si spalanca la roccia possono essere perdonati i peccati degli uomini. Quel che sarà qui chiesto nella preghiera sarà esaudito. Va’, perciò, sulla montagna e dedica la grotta al culto cristiano».
Ma, poiché quella montagna misteriosa e quasi inaccessibile era stata luogo di culti pagani, il vescovo esitò prima di decidersi ad obbedire alle parole dell’Arcangelo.
La Battaglia e la seconda apparizione
La seconda apparizione di San Michele, detta “della Vittoria”, viene tradizionalmente datata nell’anno 492. Gli studiosi, tuttavia, riferiscono l’episodio alla battaglia tra Bizantini e Longobardi del 662 – 663: i greci attaccarono il Santuario garganico, in difesa del quale accorse Grimoaldo I, duca di Benevento.
« […] Ed ecco che la stessa notte, che precedeva il giorno della battaglia, apparve in visione al vescovo (Lorenzo Maiorano) san Michele, dice che le preghiere sono state esaudite, promette di essere presente e ammonisce di dare battaglia ai nemici all’ora quarta del giorno». (Apparitio)
La battaglia, accompagnata da terremoti, folgori e saette, si concluse con il successo di Grimoaldo. La vittoria riportata fu descritta come voluta proprio da San Michele: essa sarebbe avvenuta l’8 maggio, divenuto in seguito il dies festus dell’Angelo sul Gargano. Inoltre, sancì ufficialmente il legame tra il culto dell’Angelo e il popolo longobardo.
La Dedicazione e la terza apparizione
La terza apparizione viene denominata anche “episodio della Dedicazione”. «Intanto i Sipontini rimanevano in dubbio su cosa fare del luogo e se si dovesse entrare nella chiesa e consacrarla». (Apparitio)
Tuttavia, nell’anno 493, dopo la vittoria, il vescovo Maiorano decise di obbedire al Celeste Protettore e di consacrare al culto la Spelonca in segno di riconoscenza, confortato anche dal parere positivo espresso da papa Gelasio I.
«Ma la notte, l’angelo del Signore, Michele, apparve al vescovo di Siponto in visione e disse: “Non è compito vostro consacrare la Basilica da me costruita. Io che l’ho fondata, io stesso l’ho consacrata. Ma voi entrate e frequentate pure questo luogo, posto sotto la mia protezione”». (Apparitio)
Allora il vescovo Lorenzo, insieme ad altri sette vescovi pugliesi, in processione con il popolo ed il clero Sipontino, si avviò verso il luogo sacro. Durante il cammino si verificò un prodigio: alcune aquile, con le loro ali spiegate, ripararono i vescovi dai raggi del sole. Giunti alla Grotta, vi trovarono eretto un rozzo altare, coperto di un pallio vermiglio e sormontato da una Croce. Inoltre, come racconta la leggenda, nella roccia trovarono impressa l’orma del piede di San Michele.
Il santo Vescovo Maiorano vi offrì con immensa gioia il primo Divin Sacramento. Era il 29 settembre. La Grotta stessa, come unico luogo non consacrato da mani d’uomo, ha ricevuto nei secoli il titolo di “Celeste Basilica”.
La quarta apparizione
Era l’anno 1656 ed in tutta l’Italia meridionale infieriva una terribile pestilenza. L’Arcivescovo Alfonso Puccinelli, non trovando alcun ostacolo umano da contrapporre all’avanzata dell’epidemia, si rivolse all’Arcangelo Michele con preghiere e digiuni. Il Pastore pensò addirittura di forzare la volontà divina lasciando nelle mani della statua di San Michele una supplica scritta a nome di tutta la Città. Ed ecco, sul far dell’alba del 22 Settembre, mentre pregava in una stanza del palazzo vescovile di Monte Sant’Angelo, sentì come un terremoto e poi San Michele gli apparve in uno splendore abbagliante e gli ordinò di benedire i sassi della sua grotta scolpendo su di essi il segno della croce e le lettere M.A. (Michele Arcangelo). Chiunque avesse devotamente tenuto con sé quelle pietre sarebbe stato immune dalla peste. Il vescovo fece come gli era stato detto. Ben presto non solo la Città fu liberata dalla peste, secondo la promessa dell’Arcangelo, ma tutti coloro che tali pietre richiedevano, dovunque si trovassero.
A perpetuo ricordo del prodigio e per eterna gratitudine, l’Arcivescovo fece innalzare un monumento a S. Michele nella piazza della Città, dove ancora oggi si trova, di fronte al balcone di quella stanza nella quale si vuole che avvenne l’apparizione, con la seguente iscrizione in latino: Al Principe degli Angeli Vincitore della Peste Patrono e Custode monumento di eterna gratitudine Alfonso Puccinelli 1656
https://www.santuariosanmichele.it/le-quattro-apparizioni/
AVE MARIA!
Un insolito "catechismo"
l 21 febbraio 1984, durante un esorcismo, padre Heinrich Kreuzer interroga il demonio, imponendogli di rispondere in nome della Santissima Trinità. Le risposte raccolte formano un insolito “catechismo” per i nostri tempi.
Esorcista: In nome della Santissima Trinità, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, in nome di Maria, l’Immacolata Concezione, di’ ciò che Dio ti impone di dire; solo la verità, su tutto il resto taci!
Demonio: Io parlo solo quando l’Altissimo o Quella [si riferisce alla Madonna] lo vogliono e mi costringono a questo. Se dipendesse da me, io non parlerei. Noi non vorremmo mai parlare, non avremmo mai voluto dire tutto ciò che l’ossessa ha dovuto dire. Noi vorremmo tacere… [Grida]. Ma sono costretto a farlo e questo è per me una tremenda umiliazione. È spaventoso dover dire cose che servono alla vostra salvezza.
Esorcista: Di’ ciò che il Cielo ti comanda di dire.
Demonio: Il Cielo vuole che in questo tempo finale vengano invocati gli Angeli. In questo tempo spaventoso in cui l’Anticristo è già all’opera, anche se non ancora apertamente, è una grave trascuratezza non cercare l’aiuto degli Angeli: può portarvi all’eterna rovina. Questa è una verità che io odio e mi tormenta il dovervela dire, perché reca danno a noi dell’inferno, ma sono stato costretto a dirvela dall’Altissimo e da Quella… [Grida come un pazzo]. Non voglio parlare!
Gli Angeli possono fare da contrappeso all’inferno, possono neutralizzare le insidie che noi vi tendiamo e il male che cerchiamo di farvi. L’Altissimo ha affidato agli Angeli tutti gli uomini e tutto l’Universo. Per la loro grandezza, maestà e potenza nessun’altra creatura è paragonabile a loro. Gli Angeli sono in Cielo e anche sulla terra, ma la loro azione a vostro vantaggio resta inefficace se voi non li invocate e se non ponete in essi la vostra fiducia. Esiste un’armonia meravigliosa in questo mondo angelico che noi assolutamente non vorremmo manifestare: tutto è armonia e grazia che solo l’Altissimo [guarda all’insù] poteva concepire e donare a voi per venirvi in aiuto.
Io, Belzebub, sono costretto dall’Altissimo a dirvi questo, anche se non vorrei. Sono costretto a dirvi come sono gli Angeli perché ho visto il loro regno e conosco la loro maestà. Avrei preferito non vedere tutto questo, perché il ricordo della loro gloria mi brucia e mi brucerà per sempre. Anch’io avrei potuto essere come loro, ma non ho voluto piegarmi ai disegni dell’Altissimo, non l’ho voluto servire. No, io non lo servo, non lo voglio servire e per questo dovrò espiare per tutta l’eternità! [urla]. Io non vorrei parlare, ma devo!
Moltissime grazie vanno perdute per l’umanità perché non prega gli Angeli e in particolare gli Angeli custodi. Sono moltissimi quelli che non pregano nemmeno una volta all’anno il loro Angelo Custode, mentre egli sta loro vicino, li serve continuamente e con sollecitudine porta loro aiuto giorno e notte. Gli Angeli sono spiriti fedelissimi, santi, puri. Nessuna madre, tranne Lei [la Madonna], è così premurosa con le sue creature quanto l’Angelo lo è con voi. È disastroso non accogliere tali grazie e non pregare questi puri spiriti potenti e servizievoli. Ed è disastroso per voi che si parli tanto poco del loro aiuto.
Esorcista: Parla in nome…
Demonio: Io sono il secondo in altezza [cioè in dignità] e mi trovai d’accordo con la scelta di Lucifero; per questo fui espulso violentemente dalla beatitudine del Regno dei Cieli e fui precipitato nell’oscuro regno dell’inferno. Mille e mille volte al giorno io vorrei recitare le parole degli Angeli, se questo mi fosse possibile e fosse utile. Ma ormai non posso più e anche se potessi non mi servirebbe a niente. Io sono dannato, perduto per l’eternità, perduto per sempre! Purtroppo, per mia sofferenza, per mia umiliazione, oggi devo dirvi ancora una parola su ciò che voi uomini avete dimenticato. Proprio in questo vostro tempo, il tempo non della giusta valutazione, ma dell’esaltazione del corpo, ogni pretesto vi appare buono per peccare contro il pudore e la purezza. Anche lo sport vi aiuta in questo. Pensate alle pattinatrici o alle atlete di altri sport: pur di avere più possibilità di vittoria si svestono in maniera esagerata. Ma la ragione vera è un’altra: non è per conseguire più facilmente la vittoria che si spogliano in quel modo, ma per una questione di vanità.
Quante donne oggi, per la superbia della carne, mostrano in maniera provocante il loro corpo! Senza pudore! Senza disagio! Con la più grande naturalezza, fingendo di non rendersi conto che stanno provocando scandalo a tante persone e favorendo così la propria e l’altrui rovina eterna. Quanti e quanti uomini, infatti, e quanti e quanti bambini sono portati a guardarle con malizia! Guai a chi pecca e fa peccare in questo modo! Sono costretto a dire che una donna che non è vestita correttamente talvolta pecca senza esserne pienamente consapevole, ma non per questo è senza colpa, perché genitori, sacerdoti ed educatori almeno qualche volta le hanno parlato del pudore e, se anche non fosse stata educata in questo senso, glielo grida la sua coscienza che un certo abbigliamento diventa provocazione e tentazione per chi la vede così poco vestita. E così, quando si ostina ad ignorare questo, induce molti uomini e molti bambini e giovani a pensieri peccaminosi, li rende facilmente vittime della passione della carne e li porta a peccare gravemente. L’Alta [parla della Madonna] a Fatima ha raccomandato: «Vestitevi decentemente e imparate da Me». Ma ora basta, non voglio parlare!
Quante donne di oggi creano danni irreparabili nelle anime di molte altre persone, per cui, se pentendosi in tempo riusciranno a salvarsi, in Purgatorio dovranno pagare amaramente questo loro peccato: bruceranno in tutte quelle parti del loro corpo che hanno spudoratamente scoperto. I loro torbidi pensieri di oggi e il loro insano e ostinato desiderio di apparire o di provocare daranno vita per loro a un’atroce tortura. Se poi non si convertiranno, bruceranno per sempre all’inferno. La loro pelle si staccherà a brandelli e cadrà. Allora saranno davvero carne nuda, carne sanguinante, se non si saranno pentite, amaramente pentite, finché erano in tempo, se non avranno espiato per quanto hanno rovinato in altre anime.
Demonio: Tu mi costringi a parlare della tragedia che chiama in causa ogni uomo, obbligato a scegliere tra l’Altissimo e la sua Legge da una parte, e il rifiuto di Lui e della sua Legge dall’altra… tra la gloria eterna e la dannazione eterna. Io sono costretto a ripetere ciò che un santo sacerdote diceva nell’insegnamento della Dottrina ai suoi bambini: «Seguite sempre l’Altissimo in umiltà. Se sarete disprezzati, sopportate questo con umiltà e pazienza, ma fate soltanto ciò che vuole l’Altissimo e osservate sempre i suoi Comandamenti. Osservateli fino alla morte. Siate fedeli fino in fondo e l’Altissimo vi darà la corona della vita eterna» [grida piangendo]. Sono parole tremende, ma vere! Quasi nessuno però ci crede; la mentalità che oggi domina nel vostro mondo è all’opposto: quasi tutti cercano il successo, il potere, il piacere, la ricchezza. Si vuole essere onorati, ammirati. Soprattutto è idolatrata la bellezza. L’Altissimo non esercita più alcun fascino su di voi, ciò che vi affascina oggi è tutto ciò che si oppone a Lui. L’Altissimo vi appare come nemico della vostra gioia e della vostra libertà, gioia e libertà che vi illudete di trovare lontano da Lui e contro di Lui. È questo il grande inganno che siamo riusciti a seminare in tutto il mondo.
Demonio: Chi vive secondo la Legge dell’Altissimo non conta niente, è deriso, è calpestato, è disprezzato. Ma sono anche costretto a dirvi che un giorno si capovolgeranno le sorti: i gaudenti saranno colpiti dalla giustizia dell’Altissimo. Per questo, o uomini, pensate alla vostra fine; la vostra vita e i vostri piaceri passeranno molto più in fretta di quanto non pensiate. Chi invece in questa vita ha sofferto ed è stato umiliato per la sua fedeltà, conoscerà la gloria per la Vita eterna. Sembravano sconfitti, ma appariranno vincitori; sembravano pazzi, ma appariranno come i veri sapienti, perché hanno guardato all’esempio di Colui [si riferisce a Cristo] che li ha preceduti e sostenuti con la sua forza. Dopo una vita di dolori e di disprezzo, di vergogna e di fatica, di tenebre e di croci… raccoglieranno e per sempre la gioia meritata. Il pensiero della loro vittoria ci riempie di rabbia. Ma ora bastaaaaa… non voglio più parlare!
Chi ora è disprezzato per la sua fedeltà all’Altissimo splenderà di una bellezza impensabile, ma coloro che in vita si sono insuperbiti per la loro bellezza avranno un aspetto terrificante: essi per primi ne proveranno orrore. I loro volti, un tempo affascinanti e ammirati, diventeranno come il viso di un lebbroso; i loro corpi saranno torturati in eterno dai vermi dell’impurità e sarà pestifero l’odore che emaneranno per i loro peccati. Nulla più resterà della loro bellezza. Ogni dannato contribuirà a fare dell’inferno la “mostra degli orrori”. È difficile accettare di essere umiliati; ma io, Belzebub, sono costretto a dirvi: esercitatevi nell’umiltà, coltivate il pudore e osservate tutti i Comandamenti finché siete in tempo. Umiliatevi e lasciatevi umiliare dagli altri anche se non lo avete meritato. Piegate umilmente il capo, anche se siete nel giusto. Piegate il capo tranne nel caso che sia Dio a non volerlo.
Un sacerdote, ad esempio, deve presentare sempre chiaramente e completamente la Fede, disposto a combattere in difesa delle Verità tradite o taciute dai modernisti che si sono infiltrati nella Chiesa; deve parlare non solo della misericordia, ma anche della giustizia dell’Altissimo; deve parlare del Premio eterno e del castigo eterno; deve parlare degli Angeli e anche di noi, angeli ribelli e dannati; deve parlare del peccato e non tacere, come molti fanno in questo tempo. Naturalmente anche un laico non deve mai piegare il capo quando è in gioco la verità; se poi per questa sua fedeltà incontrerà grandi lotte e penose opposizioni… preghi e si sacrifichi per le persone incredule che lo fanno soffrire.
Oggi non pochi sacerdoti cattolici si sono smarriti, non sanno più da che parte andare e questo perché, più che restare radicati nella loro Fede, si sono lasciati condizionare dalle varie opinioni del momento. Ci sono oggi troppi sacerdoti superbi nello spirito, non fedeli alla Verità; per questo nel mondo e nella Chiesa c’è una così grande oscurità e così tanta miseria ed è per questo che i cattolici, che sono veramente tali, e i sacerdoti fedeli soffrono molto: vengono messi da parte come valessero nulla, o addirittura sono trattati come persone squilibrate, o come persone che hanno abbandonato la retta via. Ma questo è il pensiero degli uomini, non dell’Altissimo.
Sono costretto a dirvi: restate fedeli alla verità del Vangelo, sostenete e difendete ciò che è vero e ciò che è buono, anche se verrete calpestati come foste gramigna inutile e dannosa; un giorno avrete gioia e gloria per questa vostra sofferta fedeltà! Verrà il giorno in cui questa “gramigna” calpestata e considerata inutile e dannosa verdeggerà e fiorirà. Poveri quei cristiani e quei sacerdoti che per aver abbandonato la via della Verità sono diventati ciechi! Ma voi perseverate, rimanete fedeli. Verrà la fine, più presto di quanto crediate. Non voglio dire nient’altro!
Demonio: è tanto breve la vostra vita sulla terra! Brevi sono le gioie del peccato e interminabile, eterna è la condanna. Così pure breve è il tempo delle croci, anche se sembra interminabile, mentre eterno sarà il premio a voi concesso per la vostra fedeltà. Quanto poco valgono le gioie del peccato che potete godere in questo mondo, se pensate alla spaventosa situazione che esso porta con sé per l’eternità e spesso già in questa vita!
Sì, il peccato porta spesso con sé il suo castigo anche in questo mondo. Chi invece soffre in questa vita può essere riconoscente all’Altissimo, perché con le sue sofferenze riduce o elimina del tutto la pena del Purgatorio. Non sottovalutate il Purgatorio: i dolori che là si soffrono sono terrificanti in confronto ai dolori della vita. L’inferno però è ancora più terrificante e non avrà mai fine. Perciò voi, se foste furbi e saggi, cerchereste di cancellare, finché siete nella vita terrena, tutte le pene che altrimenti dovreste patire in Purgatorio.
Pregate l’Altissimo [guarda in su], pregate per avere da Lui la grazia del pentimento e per divenire migliori. Io sono stato costretto a dirvi queste cose; ora tocca a voi saperne approfittare.
Padre Heinrich Kreuze
(Fonte:dalla rivista IL SETTIMANALE DI PADRE PIO)
mercoledì 28 settembre 2022
UN ASSAGGIO DELLA FILOCALIA
149. Se mentre fai la preghiera nella tua cella qualcuno bussa alla porta, aprigli, siediti e parlagli umilmente, qualunque argomento ti proponga di quelli che recano giovamento. E se è gravato dalla tribolazione, studiati di prestargli cura, a parole e a fatti.
Quando se ne va, chiusa la porta, riprendi la preghiera e terminala. Infatti è proprio della riconciliazione anche la cura di quelli che vengono. Non bisogna però fare ciò se si tratta di argomenti mondani, ma intrattenersi in modo da adempiere alla preghiera.
150. Se mentre preghi ti coglie la paura o odi dello strepito, o risplende come una luce, o accade qualcosa d’altro, non atterrirti ma persisti nella preghiera, ancora più intensamente, giacché quel che accade è turbamento, terrore e sbigottimento da parte dei demoni, perché tu ti lasci andare e abbandoni la preghiera, e in seguito, quando ciò sia divenuto abitudine, essi possano impossessarsi di te. Se invece, portata a termine la preghiera, risplende per te un’altra luce che è impossibile descrivere e l’anima si riempie di gioia, e sopravviene il desiderio di beni migliori e lo scorrere delle lacrime insieme a compunzione, sappi che questa è visita e soccorso divino. E se indugi a lungo per il fatto che più nulla ti è accaduto durante il continuo scorrere delle lacrime, imprigiona il tuo intelletto in qualcosa di corporeo e in questo umiliati.
Ma bada di non abbandonare la preghiera, per timore dei nemici, e invece, come un bambino spaventato da degli spauracchi fugge nelle braccia della madre o del padre e respinge il timore di quelli, così anche tu, correndo da Dio, con la preghiera, sfuggirai alla paura dei nemici.
https://www.famigliafideus.com/wp-content/uploads/2021/02/LA-FILOCALIA-Autori-Vari.pdf
AMDG et DVM
“La Cattedrale di tutto l’Universo”
La Terra non sarà
distrutta,
ma “sicuramente
ricostruita !”
TUTTO VI SARÀ INSEGNATO
“L’AMORE DI DIO HA IL VOLTO DI GESÙ CRISTO”
1 luglio 2009
JNSR: Signore,
sono al tuo ascolto.
GESÙ: Quando
Io ti ho parlato della Terra, nominandola “MIA CATTEDRALE”, “La
Cattedrale di tutto l’Universo”, l’ho detto per spiegare che Essa
ricevette, mediante il “Mio Divino Sacerdozio”, questo stesso titolo da parte
del Nostro Padre Eterno.
Quando si compì il “Mio
Sacrificio Espiatorio sulla Mia Santissima CROCE d’AMORE per la Gloria di DIO
l’Eterno e per la salvezza degli uomini”, il Padre Mio Mi consegnò
come Dono, insieme a questa Terra, “il Pianeta Azzurro”, il Mio titolo di “RE
DELLA TERRA”.
In tal modo, il Pianeta
Azzurro è diventato la Cattedrale di tutto l’Universo perché,
con l’immolazione dell’Agnello di DIO, si realizzava, sulla Terra degli
uomini, «la Prima Messa cristiana di tutte le generazioni passate,
presenti e future.» Il Cielo e la Terra si unirono per questa
commemorazione.
La Terra di DIO – “il
Pianeta Azzurro” - è cristiana, per opera del Suo RE DIVINO, “GESÙ
Cristo, il Santo dei Santi, che è DIO.”
La Mia Santa CROCE,
grondante del Sangue dell’Agnello senza macchie, è
diventata il “Santo Memoriale” che ricorderà alle
generazioni future che DIO È AMORE e PERDONO; ricorderà che
colui che alza gli occhi verso la Mia CROCE, eleva la sua anima a DIO e che,
per lo stesso titolo che il Padre Gli ha concesso,
GESÙ
è RE di questa Terra,
e
Sacerdote
per eccellenza.
E pertanto la Terra che
voi calpestate, da un capo all’altro è cristiana. Essa e di
DIO! E tutto ciò che la adorna e la adornerà fino alla sua eternità,
avrà il sigillo regale del FIGLIO di DIO, Erede diretto del Padre di ogni
Bontà, che fece della Sua Terra, acquisita al prezzo “del Suo Sacrificio tre
volte Santo”, “il Pianeta modello che diverrà il Perfetto, il Sublime” perché
costituito nell’obbedienza incontestata del Figlio di DIO.
L’Uomo è stato
modellato ad immagine del FIGLIO, per diventare a sua volta, erede dei
Beni del Padre.
L’Uomo è ugualmente “il
modello del divenire” per tutti gli esseri che vivono nell’immensità abitata,
affinché TUTTI questi esseri abbiano il volto raggiante dell’AMORE. Il ruolo
degli uomini della Terra è quello degli Apostoli di Cristo: convertire
gli esseri al di là della Terra, tutti gli esseri sparpagliati o dispersi
nell’Infinito di DIO, affinché possano comunicare, ritrovarsi, amarsi e
riconoscersi in Colui che è, che era e che viene, GESÙ Cristo, “l’AMORE
Crocifisso” offerto al Padre.
Lui Solo è la
Soddisfazione del Padre, che fece aprire la Conoscenza di DIO ai più piccoli,
affinché possiate un giorno comprendere l’Amore di DIO che è tanto profondo
quanto alto, e tanto largo quanto lungo, cioè infinito.
JNSR: In
questa Luce che mi è stata donata dal mio Dolce Signore Gesù Cristo, io posso
dirvi che c’è tanto amore in tutto ciò che vedete, come in ciò che non potete
vedere. E perfino nella follia degli uomini che sanno solo distruggere...
l’Amore ricostruirà. DIO si rimetterà a ricostruire, perché DIO conosce solo
l’AMORE che costruisce. Egli è il Creatore.
La Terra non sarà
distrutta, ma “sicuramente ricostruita !”
Ma tutto è Dono di DIO.
La Chiesa è DIO. È Eterna perché DIO non può morire. Essa è nata dal Suo Amore
e la Sofferenza ne è il Prezzo.
Separati da DIO, voi non
lo sarete, perché Egli è AMORE, e voi siete nati dal Suo AMORE.
GESÙ: Non
lo sapete ancora, ma voi Mi appartenete TUTTI: voi nati nella Mia
Terra, “Cristiani, lo diventerete”.
Chi comanderà
l’Universo... ? DIO con TUTTI i Suoi figli.
Chi contesterà la Potenza
di DIO...? Più nessuno !
Tutto, Tutto, Tutto sarà
simile a DIO perché DIO è l’Unico Creatore. Parola del Signore.
DIO
che è Padre, Figlio e Spirito Santo.
DIO che cammina nei
secoli dei secoli. Amen.
*
Sinceramente, volevo incontrare un santo.
Torna in cielo don Gaetano Nicosia (3.IV.1915-6.XI.2017) angelo del lebbrosi
Don Gaetano Nicosia, morto all'età di 102 anni verrà certamente ricordato come un protagonista assoluto del mondo missionario del secolo passato e di un pezzetto di questo. Ricordato come l'angelo dei lebbrosi, portò loro la fede in modo tale che tutti si convertirono al cattolicesimo. Un ricordo personale.
Durante i miei anni in Asia, a Macao e Hong Kong, avevo spesso sentito parlare di un anzianissimo missionario italiano, padre Gaetano Nicosia, già ai miei tempi infermo e bisognoso di cure, una grande figura della famiglia salesiana e della Chiesa Cattolica cinese. Questo missionario, morto il 6 novembre scorso alla bella età di 102 anni in Hong Kong, verrà certamente ricordato come un protagonista assoluto del mondo missionario del secolo passato e di un pezzetto di questo.
Nato in Sicilia, a San Giovanni La Punta nel 1915 (terra di un altro grande missionario che incrocerà la sua strada ancora proprio in Asia, il padre - ora Beato - Gabriele Maria Allegra), a 16 anni decide di farsi salesiano ed entra nel collegio di Gaeta. Nel 1935 arriva in Hong Kong e nel 1939 eccolo a Macao. Nel bell’articolo di Gianni Criveller su Mondo e Missione chiamato L’angelo dei lebbrosi (da cui attingiamo alcune informazioni biografiche) ci viene rivelato il legame che c’era fra quei salesiani e don Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI: “Tra di loro c’era anche don Luigi Montini, l’unico ad avere il coraggio di visitare il villaggio dei lebbrosi abbandonato da tutti. Era cugino di Giovanni Battista Montini (il futuro beato Paolo VI), allora uno dei principali funzionari della Santa Sede. Don Montini ottenne aiuti sostanziosi per edificare una scuola agricola nella remota isola di Coloane, per orfani e rifugiati dalla Cina. Sempre grazie all’aiuto del Papa venne aperto il Collegio don Bosco. Ai salesiani fu affidato anche il Yuet Wah College, fondato nel 1925 a Canton e trasferito a Macao con 300 studenti. Nicosia insegnava catechismo e viveva con i ragazzi. Nello stesso tempo studiò teologia e, il 25 marzo 1946, fu ordinato prete presso la bella chiesa di San Giuseppe, nel seminario diocesano di Macao”.
Già, la bella chiesa dedicata a San Giuseppe nel Seminario di Macao, che ha visto centinaia e centinaia di missionari prendere il largo per evangelizzare i popoli asiatici nel nome di Cristo. Volle andare come missionario in Cina, ma ci rimase solo un anno, espulso dai nuovi padroni comunisti. Tornato a Hong Kong si dedica al lavoro assegnatogli dalla sua comunità, ma sentiva un'ansia, voleva fare e dare qualcosa di più. Ma affidiamoci ancora alle parole del padre Criveller: “Per 11 anni fu assegnato alla scuola di San Luigi di Hong Kong. Ma sentiva una certa insoddisfazione. Sognava una missione con i più poveri e soprattutto con i lebbrosi. Il nuovo superiore era disposto a lasciarlo partire per un lebbrosario della lontana Colombia. Ma prima della partenza arrivò un’inaspettata richiesta: il vescovo di Macao Paulo José Tavares chiese ai salesiani di prendersi cura del lebbrosario di Ka Ho, nell’isola di Coloane. C’erano un centinaio di lebbrosi, in stato di abbandono. Nessuno, neppure i medici assegnati dal governo, osava recarsi nell’isolato villaggio, raggiungibile solo con una barca. Vi andò, entusiasta, Gaetano Nicosia, vivendovi per ben 48 ininterrotti anni, dal 1963 fino al 2011. Già nel 1970 i risultati erano ottimi: tra le 112 persone del villaggio, 40 vennero dimesse. Nicosia si dava da fare per trovare un lavoro e sostenere finanziariamente coloro che lasciavano il villaggio, spesso vittime di stigma sociale. La gente evitava persino i familiari degli ex lebbrosi, che di conseguenza venivano rifiutati anche dalle loro stesse famiglie. Alcuni preferirono perciò tornare al villaggio di Nicosia”.
Non solo, ma portò la fede in modo tale che tutti si convertirono al cattolicesimo. Questo perché il missionario non è colui che va in un’altra terra per "apprezzare la cultura locale", ma per portare Cristo, alla cui luce ogni cultura viene vivificata e rinnovata. A che serve un missionario se tutto va già bene così com’è? Ma oggi la parola “proselitismo” da fastidio, pur se l’invito di Gesù nel Vangelo è chiaro: andate in tutto il mondo, predicate il Vangelo, battezzate nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Padre Nicosia questo ha fatto, per decenni e decenni.
Alcuni anni fa in Macao, con la scuola di Nostra Signora di Fatima in cui lavoravo, abbiamo realizzato un Musical sulla vicenda delle apparizioni di Fatima. Io ho composto la musica. Abbiamo pensato di fare un film di questo Musical e come location fu scelta proprio quella di questo ex villaggio per i lebbrosi, poi abbandonato. Ka Ho, questo il nome cinese del villaggio, mi faceva un poco tristezza. Ricordo di essere entrato in quelle casupole in cui c’erano ancora oggetti religiosi e resti dalla quotidianità. C’era ancora la bella Chiesa fatta edificare da un architetto italiano, Oseo Acconci, e con il grande crocifisso che svetta sulla facciata, dono dello scultore Francesco Messina. Ricordo che mi immaginavo in quegli spazi il beato Allegra, padre Nicosia, i tanti lebbrosi che con questi buoni religiosi avevano ritrovato una dignità che sembrava perduta.
Ho tentato di incontrare padre Nicosia in passato, ma non ci sono mai riuscito visto che era molto anziano e non riuscivo mai ad andare negli orari giusti. Ricordo la mia ultima visita al Cardinale Joseph Zen, che è suo confratello e molto legato al padre Nicosia; gli chiedevo a volte di poter visitare il missionario italiano oramai a riposo, ma accadeva che per un motivo o per l'altro questo non era mai possibile. Ma poi, perché volevo incontrarlo? Sinceramente, volevo incontrare un santo. Qualcuno l’ho incontrato in passato, persone che la Chiesa ha anche ufficialmente riconosciuto come modelli per la cristianità. Ma ci tenevo ad incontrare questo italiano che ci fa sentire orgogliosi della nostra patria e della nostra fede, un cattolico che non è arretrato di fronte ai drammi umani, ma li ha abbracciati mostrandoci come Dio, dall’oscurità più nera, sa far strabordare il chiarore più luminoso.
https://lanuovabq.it/it/pdf/torna-in-cielo-don-gaetano-nicosia-angelo-del-lebbrosi
AMDG et DVM
- E13-11-2017