Il beatissimo Tommaso, l'insigne ornamento del mondo cristiano e il luminare della Chiesa, nacque da Landolfo conte d'Aquino e da Teodora di Napoli, di nobil lignaggio, e ancor bambino diede un segno della tenera devozione che avrebbe poi portato alla Madre di Dio. Avendo trovata una carta su cui era scritta la salutazione Angelica, la ritenne stretta in mano, nonostante gli sforzi della nutrice, e quando la madre gliela strappò a forza, la reclamò con pianti e con gesti e, appena riavutala, la inghiottì. All'età di cinque anni, fu affidato alle cure dei monaci Benedettini di Monte Cassino. Di là mandato a Napoli per gli studi, appena adolescente entrò nell'ordine dei frati Predicatori. Ma e la madre e i fratelli restandone fortemente sdegnati, è mandato a Parigi. Per via i fratelli se ne Impadroniscono colla forza e lo conducono nel castello di san Giovanni d'Arce: dove vessato in più modi per fargli cambiar risoluzione, gl'introdussero finanche una donna per scuotere la sua costanza, ma egli la mise in fuga con un tizzone. Tosto il beato giovane, inginocchiatosi in preghiera davanti all'immagine della croce ed essendosi addormentato, gli parve di sentire in sogno degli Angeli stringergli le reni; e da quel tempo in poi fu esente da ogni senso di libidine. Persuase le sorelle, ch'erano venute nel castello per smuoverlo dal pio disegno, a liberarsi dalle cure del secolo e a consacrarsi agli esercizi d'una vita celeste.
Fatto uscire dal castello per una finestra, è ricondotto a Napoli; donde fra Giovanni Teutonico, maestro generale dell'ordine dei Predicatori lo conduce prima a Roma e poi a Parigi, dove studiò filosofia e teologia sotto Alberto Magno. A venticinque anni è dichiarato maestro, e spiega pubblicamente col più gran successo gli scritti dei filosofi e teologi. Non si mise mai a studiare o a comporre, se non dopo aver pregato. Nei passi difficili della sacra Scrittura, alla preghiera aggiungeva il digiuno. Anzi soleva dire al suo confratello Reginaldo, che quanto sapeva averlo acquistato non tanto col suo studio o lavoro, quanto averlo appreso per ispirazione divina. Pregando con più ardore a Napoli davanti all' immagine del Crocifisso, udì questa voce: Hai scritto bene di me, Tommaso; qual ricompensa ne vuoi avere? Ed egli a lui: Non altra, Signore, che te stesso. Leggeva assiduamente le Collazioni dei Padri; e non c'era genere di scrittore che egli non avesse studiato con diligenza. I suoi scritti e per il numero, e per la varietà, e per la facilità onde vi sono spiegate le cose difficili sono sì eccellenti, che la sua dottrina fecondissima, esente da ogni errore e meravigliosamente d'accordo colle verità rivelate, è efficacissima a combattere vittoriosamente gli errori d'ogni tempo.
Chiamato a Roma dal somme Pontefice Urbano IV, compose dietro suo ordine l'Ufficio ecclesiastico che si recita nella solennità del Corpus Domini: ma ricusò gli onori che gli offrì ed anche l'arcivescovado di Napoli propostogli da Clemente IV. Non cessava d'annunziare la parola di Dio; e nel farlo durante l'ottava di Pasqua nella basilica di san Pietro, una donna toccando il lembo della sua veste, rimase libera dalla perdita di sangue. Mandato dal beato Gregario X al concilio di Lione, cadde malato nel monastero di Fossanova, dove, infermo, commentò il Cantico dei cantici. E là morì cinquantenne, l'anno della salute 1274, il 7 di Marzo. Dei miracoli lo resero illustre anche dopo morte; e dopo essere stati approvati, Giovanni XXII l'iscrisse nell'albo dei Santi nell'anno 1323, e più tardi il suo corpo fu trasportato a Tolosa per ordine del beato Urbano V. Paragonato ai santi spiriti angelici non meno per l'innocenza che per l'ingegno, ottenne giustamente il titolo di Dottore Angelico, confermatogli dall'autorità di san Pio V. Leone poi XIII, accogliendo favorevolmente le suppliche e i voti di quasi tutti i vescovi dell'orbe cattolico, per combattere soprattutto la peste di tanti sistemi filosofici che si allontanano dalla verità, per il progresso delle scienze e la comune utilità del genere umano, con decreto della sacra Congregazione dei Riti, lo dichiarò e stabili mediante lettere apostoliche celeste patrono di tutte le scuole cattoliche.
R. Grazie a Dio.
AMDG et DVM
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