LIBRO DI AZARIA CAPITOLO 45
Quarta domenica d'Avvento
22 dicembre 1946
Introito: Salmo 19 (18), 2; Isaia 45, 8. - Risveglia, te ne preghiamo o Signore, la tua potenza e vieni, e soccorrici con la tua gran forza affinché, con l'aiuto della tua grazia, la tua misericordiosa indulgenza acceleri quello a cui sono d'impedimento i nostri peccati.
Epistola: 1 Corinzi 4, 1-5.
Graduale: Salmo 145 (144), 18.21.
Vangelo: Luca 3, 1-6.
Offertorio: Luca 1, 28.
Segreta: Riguarda placato, te ne preghiamo o Signore, il presente sacrificio, affinché sia proficuo alla nostra devozione e salute.
Comunione: Isaia 7, 14.
Dopocomunione: Ricevuti i sacri doni, ti preghiamo, o Signore, a far sì che con la frequenza del mistero cresca l'effetto per la nostra salvezza.
Dice Azaria:
«Alleluia! Alleluia! Alleluia! La gioia della Nascita è già alle porte. Cantiamo per coloro che in tal giorno sapranno far nascere in loro il Messia. Ogni Natale crea delle risurrezioni d'anime. Alleluia per queste che vengono al Signore, sino allora sconosciuto, e che piegano il ginocchio, adorando, davanti al Pargolo Divino. Per essi le parole del Battista si sono avverate. Hanno preparato la via al Signore raddrizzando il loro io, colmando le lacune, abbassando ogni orgoglio, abbracciando la Verità che è diritta, e l'umiltà che è dolce. Cantiamo per i nuovi nati al Signore. Alleluia!
E dopo leggiamo l'epistola paolina. Molto il Ss. Gesù ti fa lavorare, e molto sei sofferente. Offri la sofferenza per ultimo aiuto a coloro che nascono in Dio in questi giorni, e ubbidisci al tuo Maestro. Io ascolto e godo con te. Per questo, poco ti dirò di commento. Però ti dico che l'epistola d'oggi è proprio per te e per tutti coloro che hanno straordinario servizio nel servizio di tutti i fedeli a Dio.
"Così ci consideri ognuno, come servitori di Cristo e dispensatori dei misteri di Dio".
Parola sacerdotale ai sacerdoti. Ma vi sono altri sacerdozi, oltre quello dell'altare, pubblico, noto a tutti. Vi sono le consacrazioni segrete, i segreti ministeri nei quali i chiamati ad essi non servono questo o quel Tempio, non ufficiano a questo o a quell'altare, ma servono l'immenso Tempio di Dio e ufficiano all'immenso suo altare, direttamente, tutti presi dal suo servizio in una dedizione assoluta.
Servi di Dio e dei fratelli. Dispensatori della Parola, della Luce, della Sapienza e Misericordia di Dio, di questa Parola che è come un immateriale Sacramento che non ha bisogno di mezzi, di specie, di formule per essere impartito e comunicato, ma che ha in sé la somma della Grazia e della Vita, quella che aumenta la luce nelle anime che la Grazia fa già luminose, e che accresce la vita in quelle che la Grazia fa vive, ma che anche da sé sola può dare anelito alla Luce e Vita e portare alla Grazia attraverso la settemplice fonte dei S. Sacramenti, sino allora trascurati o derisi.
"Chi ascolta la mia Parola non vedrà la morte in eterno", ha detto il Signore Gesù. Perché infatti se uno non ascolta la sua Parola, e non l'ascolta credendola divina e Colui che la dice: Dio, Figlio di Dio, quale valore ha per costui la settemplice fonte sacramentale? La Grazia infusa dal battesimo muore perché chi non segue la Parola pecca, e chi pecca perde la Grazia, e con la Grazia la Luce e la Vita e più non crede in Cristo, nei suoi meriti, nei Sacramenti, nelle sacre Gerarchie della Chiesa, e, come embrione d'uomo che si stacchi dalla matrice, muore, non più alimentato dai succhi di vita.
Dispensatori straordinari della Parola, non mai sufficientemente data, dato il lavoro continuo delle forze avverse contro la Parola e lo spirito dell'uomo, non mai sufficientemente conservata, assimilata, fatta vita dell'individuo per fare dell'individuo il cittadino eterno, sono le "voci". Cosa si richiede da esse, come dai Sacerdoti, maestri nella spiegazione della Parola così come le "voci" sono i canali della Parola? Ecco quello che dice S. Paolo: "Quel che si richiede nei dispensatori è che ciascuno sia trovato fedele".
Molti sono i chiamati, pochi quelli che sanno rimanere fedeli alla loro missione.
Proprio è un anno oggi che un'anima, che tu e colui che allora ti dirigeva1 conoscete - lui personalmente, te di riflesso - ha commesso la sua prima infedeltà alla grazia che Dio le aveva data, e di conseguenza si è fatta di un grado più forte l'influenza delle forze tenebrose. Poteva salire, liberarsi dalle catene che le gettava Lucifero, furente sempre e verso tutti, ma specie verso quelli che vede maggiormente sulle vie di Dio. Aveva tanti aiuti dall'alto e anche sulla Terra. Più di te, che dalle creature non hai avuto che opposizione e che ti sei dovuta fare, personalmente, matura stando costantemente sotto i raggi di Dio, ferma e fedele anche se da ogni parte il dolore ti colpiva, e sarebbe stato giustificato il pensiero: "Iddio non mi ama". Ma tu sentivi che ti amava e che le tempeste erano predilezione perché ti facevano sapiente nella grande verità che Dio solo merita tutto l'amore delle sue creature, e che Dio solo sa amare.
Eppure, nonostante i grandi aiuti, quell'anima non ha saputo conservarsi fedele. Anzi gli aiuti, e particolarmente certi aiuti, le sono stati nocivi, unendo la loro imperfetta spiritualità alla sua, pure imperfetta. E sempre più il soprannaturale santo si è allontanato da lei. Prega per lei.
E l'esempio - uno, ma te ne potrei ricordare mille, e uno te lo illumino in fondo al cuore senza nominarlo qui, per rispetto all'indelebile carattere sacro che ha la creatura che è esempio di una infedeltà che fa ottusi e oscuri, puniti con la privazione delle luci spirituali per la propria infedeltà - ti serva ad essere sempre più fedele, acciò non ti avvenga ciò che ad altri è avvenuto.
E quando sai rimanere fedele e sai che Dio ti può considerare tale, di', a quelli che ti vorrebbero giudicare, che anzi esprimono giudizi - e non tutti quei giudizi sono creduti buoni dagli stessi che li fanno, ma li fanno per ragioni in parte scusabili e in parte inscusabili - di' le parole di Paolo. Ditele, tutti voi, dispensatori della Voce di Dio: "A me pochissimo importa di essere giudicato da voi o da un tribunale umano, anzi neppur da me mi giudico; perché, sebbene io non mi senta colpevole di cosa alcuna, non per questo sono giustificato, essendo il mio giudice il Signore".
E anche, per essere nella perfetta giustizia, o anime straordinarie chiuse in creature nelle quali non è soppressa la reazione morale della creatura - e la dovete tener doma in un'eroica e continua lotta dello spirito e dell'umanità per avere la finale vittoria dello spirito sull'umanità - non giudicate i vostri saggiatori. Questo è il loro vero nome. Essi sono l'acido che prova il metallo del vostro cuore. Corrodono, ma il metallo nobile splende più bello dopo la loro corrosione dolorosa, e appare in tutta la sua reale nobiltà. Fosse solo uno strato ipocrita di aurea virtù, presto l'erosione dei saggiatori metterebbe a nudo il piombo del vostro interno. Non li "giudicate avanti il tempo, finché non venga il Signore il Quale metterà in luce ciò che è nascosto nelle tenebre e manifesterà i consigli dei cuori, e allora ciascuno avrà da Dio la lode che gli spetta".
Ecco! Allora nessuna veste e nessuna calcolata maniera di parlare, di muoversi, di agire, sarà baluardo alla Luce che scoprirà le più segrete pieghe degli spiriti. Allora nessuna calunnia, nessuna insinuazione, negazione, o altro, sarà valida a macchiare lo spirito eroico del dispensatore fedele. Le ombre delle altrui male volontà sulle pagine pure degli spiriti fedeli, sulle quali Dio ha scritto la sua Parola perché essi la dispensassero agli uomini, diverranno nulla, perché Dio le disperderà e apparirà l'interezza senza macchie degli spiriti fedeli alla loro missione, accettata, compiuta, portata, perché è elezione ma è anche fatica e dolore, a sola gloria di Dio. Accettata, compiuta, portata fra gli ostacoli sempre gettati contro le "voci" a far loro più penoso il servizio, potuta portare perché se intorno alle voci è la turba dei tormentatori, come lo fu intorno al Cristo per tre anni di missione, e specie per la via della Croce, vicino alle voci è, divino Cireneo, lo stesso Cristo, perché il Signore è vicino a quelli che l'invocano con sincerità.
Sia gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo!».
1 colui che allora ti dirigeva era P. Romualdo M. Migliorini. Dagli scritti valtortiani, soprattutto dal volume I quaderni del 1945-1950, si apprende che egli seguiva i "casi" di altre due donne che sembravano chiamate a compiti straordinari.
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