domenica 2 settembre 2018

IL PICCOLO NUMERO RELATIVO DEGLI ELETTI



giudizio divino 

«Si vis salvari cum paucis, vive cum paucis»
(«Se vuoi salvarti con i pochi, vivi con i pochi»)

Sant'Agostino di Ippona (354-430).

Dio vuole che tutti si salvino, è rivelato. Però, nonostante ciò, basandoci sulla Sacra Scrittura, sull'opinione unanime dei Santi che hanno parlato di tale argomento, sul modo di vivere degli uomini, affermiamo con tutta la Tradizione che la più parte degli uomini si dannaper colpa propria, contro la volontà di Dio.

 Prova della Sacra Scrittura

Il diluvio universale
È un esempio e una prova indiretta del piccolo numero degli eletti; perché Dio manda il diluvio come castigo dell'empietà generale (Gn 6). In tale diluvio solo otto persone si salvarono, gli altri perirono tutti.

Sodoma
Nella 2ª Lettera di San Pietro (2 Pt 2, 4-10), la condanna dei sodomiti è paragonata alla dannazione degli angeli ribelli. Nostro Signore ne parla in Luca (Lc 17, 25): «Come avvenne ai giorni di Noè, così avverrà pure ai giorni del Figlio dell'uomo. Gli uomini allora mangiavano e bevevano, si sposavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell'Arca; e venne il diluvio e li fece perire tutti. Così pure accadde ai giorni di Lot, si mangiava e si beveva, si comprava e si vendeva, si piantava e si edificava; ma nel giorno in cui Lot uscì da Sodoma cadde dal cielo una pioggia di fuoco e di zolfo. Lo stesso avverrà nel giorno in cui il Figlio dell'Uomo si manifesterà».

Dio incoraggia il profeta Elia
(3 Re 19, 18): «Ce ne sono settemila - tra gli israeliti - che non hanno adorato Baal». Settemila, di fronte a tutto il popolo eletto, rappresenta il piccolo numero degli eletti.

 Il Nuovo Testamento

San Giovanni Battista
(Lc 3, 8): «Fate frutti degni di penitenza [...]. Ormai la scure è posta alla radice degli alberi. Ogni albero che non dà frutto, sarà tagliato e gettato nel fuoco». Quindi, coloro che non vogliono convertirsi, sono destinati al fuoco dell'inferno.

Gli Apostoli
(2 Pt 3, 9): «Dio non vuole che gli uomini periscano [...], ma che tutti ritornino alla penitenza». San Paolo: «Dio vuole la salvezza di tutti e che tutti arrivino alla conoscenza della verità» (1 Tm 2, 4). Con ciò dimostrano che Dio ha una volontà assoluta antecedente che tutti si salvino; però seguitano e spiegano che molti non rispondono alla chiamata di Dio e si dannano per colpa loro. «Perditio tua ex te Israel». Sant'Agostino dice: «Qui creavit te sine te, non salvabit te sine te» («Chi ti ha creato senza di te, non ti salverà senza di te»). (1 Pt 4, 18): «Se il giusto appena si salverà, che ne sarà dell'empio»? San Paolo ai Galati (Gal 4): «Non fatevi illusioninon ci si prende gioco di Dio. Ciò che l'uomo avrà seminato, quello raccoglier໫Non conformatevi a questo mondo di perdizione» (Rm 12, 2). «Non sapete che i cattivi non possiederanno il Regno dei Cieli? Non illudetevi: né gli impudici, né gli effeminati, né i ladri, né gli avari, né gli ubriaconi, né i calunniatori, né i rapaci possederanno il Regno di Dio» (1 Cor 6). «Colui che non sarà iscritto nel Libro della Vita sarà gettato nello stagno di fuoco» (Ap 20, 15).

dannati - duomo di orvieto

Nostro Signore Gesù Cristo
1º) Ci sono molti chiamati, ma pochi eletti (Mt 20, 16; Mt 22, 14). Commenta Sant'Agostino: «Questa non è una semplice parola, ma un tuono».
2°) «Qualcuno gli domandò: "Signore sono poco numerosi quelli che si salvano"? E lui gli rispose: "Sforzatevi di entrare per la porta stretta, poiché molti cercheranno di entrare e non lo potranno"»(Lc 13, 23-25). E coloro che non si saranno sforzati di entrare per la porta stretta non entreranno mai più! (Mt 7, 13): «Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione e molti sono quelli che entrano per essa; mentre stretta è la porta e angusta è la via che conduce alla vita e pochi sono quelli che la trovano». L'opposizione è chiara e netta: pauci et multi («pochi e molti»).

San Tommaso d'Aquino (1225-1274) commenta così tale versetto: «In primo notatur conditio viatorum, in secundo multitudo vocatorum, in tertio paucitas electorum», che tradotto significa: nel primo è contrassegnata la condizione dei viatori (cioè di coloro che sono ancora «in via» verso la «patria» del cielo, ergo gli uomini viventi), nel secondo la moltitudine dei chiamati, nel terzo il piccolo numero degli eletti».

morte del giusto e del peccatore
Da sinistra: morte del giusto e morte del peccatore.

 La Tradizione

Tutti i Padri, tutti i Dottori della Chiesa e tutti i Santi canonizzati che hanno parlato di questo argomento, sono per il piccolo numero relativo (al gran numero dei reprobi) degli eletti.

I Padri
San Clemente Romano († 97): «Esistono due vie. L'una, quella di coloro che periscono, è larga e in pianura, e ci si perde senza fatica; l'altra, quella di coloro che si salvano, è stretta ed aspra, conduce alla salvezza con molta fatica» 2.
Origene (185-254): «Adesso che noi cristiani ci siamo moltiplicati, com'è difficile che molti siano veramente buoni, è impossibile che la parola di Gesù "molti i chiamati, ma pochi gli eletti" non si verifichi. Tra tante persone che professano la fede cristiana, se ne trovano pochi che abbiano una fede vera, e che siano degni della beatitudine» 3.
Tertulliano (155-230): «Non tutti si salvano, ma è il piccolo numero che si salva, sia tra i giudei che tra i cristiani».
San Basilio (330-379): «Mettiti col piccolo numero. Il bene è raro, ce ne sono pochi che entrano nel Regno dei Cieli. Non credere che tutti quelli che vivono in una cella monastica siano salvi, quale che sia la loro vita, buona o cattiva» 4.
San Giovanni Crisostomo (344-407): «Quante persone si salveranno nella nostra città? Tra tante migliaia di persone, non ce ne sono cento che arriveranno alla salvezza; e ancora non sono sicuro di questo numero. Essendovi tanta perversità nella gioventù e negligenza tra gli anziani» 5.

san clemente romanoorigenetertulliano
San Clemente R.OrigeneTertulliano

San Girolamo (347-420): «La predicazione è rilassata quando promette indifferentemente la beatitudine e il cielo alla moltitudine» 6.
Sant'Agostino«Certamente quelli che si salvano sono il piccolo numero» 7.
San Leone Magno (390-461): «Mentre la via larga che conduce alla morte è frequentata da folle numerose, nei sentieri della salvezza si vedono soltanto le rare vestigia del piccolo numero di quelli che vi entrano» 8.
San Gregorio Magno (590-604): «Molti vengono alla fede, ma pochi pervengono al Regno celeste, voi siete riuniti qui in gran numero per la solennità presente; voi riempite questa chiesa: chissà in qual piccolo numero si trovano tra voi gli eletti di Dio»? 9.
Sant'Anselmo (1040-1086): «Che tra molti chiamati vi siano pochi eletti, ne siamo certi, poiché è la Verità che ce lo dice; ma quanti ve ne siano pochi, ne siamo incerti, la Verità non avendocelo detto. È perciò che chiunque non vive come il piccolo numero, che si corregga e si metta dal lato del piccolo numero; altrimenti che sia certo che sarà dannato. Quanto a colui che è col piccolo numero, che non sia ancor certo della sua elezione. Poiché nessuno sa con certezza assoluta se fa parte del numero degli eletti» 10.

sant'agostino di ipponasan gregorio magnosant'anselmo
Sant'AgostinoSan Gregorio MagnoSant'Anselmo

I Dottori della Chiesa
san tommaso d'aquinoSan Tommaso d'Aquino, il Dottore Comune della Chiesa, nella Somma Teologica insegna la dottrina del piccolo numero relativo degli eletti, essendo il numero assoluto o preso in sé degli eletti grandissimo: «Vidi turbam magnam quam dinumerare nemo poterat», ossia «apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare» (Ap 7, 9). «Un bene proporzionato alla comune condizione della natura si trova nel maggior numero dei casi; e la deficienza di un tale bene è un'eccezione. Ma il bene che è al di sopra della comune condizione della natura si trova in numero ristretto; mentre la deficienza di esso si riscontra in un gran numero di casi. Così è chiaro che sono di più gli uomini i quali hanno una cognizione sufficiente per regolare le funzioni ordinarie della vita, e in numero assai ridotto quelli che ne sono privi, e che chiamiamo idioti o scemi: ma sono pochissimi, in confronto agli altri quelli che arrivano ad avere una cognizione profonda dei problemi del pensiero. Siccome dunque la beatitudine eterna, consistente nella visione di Dio, supera la comune condizione della natura, specialmente privata com'è della grazia per la corruzione prodotta dal peccato originale, sono pochi quelli che si salvano. E proprio in questo si mostra in modo specialissimo la misericordia di Dio che innalza alcuni a quella salvezza, che la maggioranza degli uomini non raggiunge, seguendo il corso ordinario e l'inclinazione della natura» 11. Quindi il fatto che Dio si scelga un piccolo numero di eletti, tra una «massa dannata» (Sant'Agostino), è segno di gran misericordia di Dio verso gli eletti.
San Bonaventura (1217-1274): «Siccome tutti gli uomini dovevano essere dannati, in quanto vengono da una massa di perdizione, se ci sono più reprobi che eletti, è per farci vedere che la salvezza proviene da una grazia speciale, mentre la dannazione è secondo la giustizia comune» 12.
San Tommaso da Villanova (1486-1555): «Ci sono pochi uomini che trovano la via strettaterribile sentenza! Se voi non lavorerete energicamente alla vostra salvezza, se voi non fate qualcosa di più che il comune degli uomini, voi non riceverete la ricompensa eterna» 13.
- Il Beato Antonio Baldinucci (1665-1717) un giorno faceva un sermone in piena campagna: «Quanti, secondo voi, cadono in questo momento all'inferno? Ebbene, ve ne cadono tanti quante foglie cadranno da quest'albero». Tutto d'un tratto, la maggior parte delle foglie dell'albero in questione caddero a terra.
San Leonardo da Porto Maurizio (1676-1751): «San Vincenzo Ferreri riferisce, che un arcidiacono di Lione in Francia rinunciò alla sua dignità, e per zelo dell'anima sua si ritirò in un deserto a far penitenza. Spirò lo stesso giorno e ora in cui mori San Bernardo, e apparendo poi al suo Vescovo gli disse: "Monsignore sappiate che nella stessa ora in cui io spirai morirono tremila persone; di queste l'Abate Bernardo e io salimmo al Cielo senza dilazione alcuna, tre al Purgatorio, e tutte le altre -duemilanovecentonovantacinque- precipitarono all'inferno 14.

San Luigi Maria Grignion de Montfort (1673-1716): «Fratelli, ecco i due partiti che ogni giorno si offrono: quello di Cristo e quello del mondo! Quello dell'amabile Salvatore sta alla destra, sulla salita, su di un sentiero angusto, sempre più ristretto dalla corruzione del mondo. Lo capeggia il buon Maestro che cammina a piedi scalzi, con la corona di spine sul capo, con il corpo tutto insanguinato e oppresso da una pesante croce. A seguirlo è rimasto un pugno di uomini, dei più coraggiosi, perché non si sente più la voce di lui così sommessa nel fra­stuono del mondo [...]. A sinistra, c'è il partito del mondo e del demonio, ed è più numeroso, più magnifico e, almeno nell'apparenza, più splendido» 15.

san bonaventurasan tommaso da villanovasan luigi maria grignion de montfort
San BonaventuraTommaso da VillanovaGrignion de Montfort

Quale conclusione tirare da tale dottrina? è semplice: ci sarà soltanto un eletto? Ebbene, se sarete buono quest'eletto sarete voi! In breve, non si tratta di esaminare se vi saranno pochi eletti, poiché Gesù Cristo ce lo ha rivelato, ma perché ce ne saranno pochi. Perché gli uomini non vogliono salvarsi.

 La devozione al Sacro Cuore e al Cuore Immacolato di Maria

Esse sono in stretto rapporto con la dottrina del piccolo numero degli eletti:
  • La loro unione stabilisce la vera nozione di Bontà Infinita;
  • Obbliga il peccatore a convertirsi impedendogli al tempo stesso di cadere nella disperazione;
  • Spinge l'anima generosa alla preghiera, alla riparazione, all'apostolato;
  • Nel mondo moderno, che ha perso la nozione di Dio, la dottrina del piccolo numero ci ricorda che la Bontà Infinita non è debolezza nèsacro cuore di gesù - santa margherita maria alacoque «bonacceria», ma Bontà ineffabile della quale non ci si prende gioco. «Il peccato commesso contro Dio - dice San Tommaso - ha una certa malizia infinita, che proviene dal fatto che la Maestà divina offesa è infinita». Perciò, dobbiamo capire che non bisogna far peccati, altrimenti saremo dannati per sempre in inferno. Al contrario, di fronte a questa dannazione ove s'incammina la maggior parte (multi), la devozione al Sacro Cuore è questa porta stretta, che esige degli sforzi e dei sacrifici, ma che si apre ad ogni anima di buona volontà. Nostro Signore apparendo a Santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690) le disse che chi si fosse confessato e comunicato i primi nove venerdì del mese, consecutivamente, non sarebbe morto in disgrazia di Dio;
  • La dottrina del piccolo numero obbliga il peccatore a convertirsi e nello stesso tempo gli impedisce di disperarsi. Poiché se da una parte gli mostra che molti per loro colpa si dannano, gli mostra d'altra parte il Sacro Cuore di Gesù pieno di misericordia pronto ad abbracciarlo se vorrà osservare i Dieci Comandamenti e praticare le virtù cristiane;
  • Spinge l'anima generosa a pregare molto il Sacro Cuore e il Cuore Immacolato di Maria rifugio dei peccatori, che a Fatima ci ha promesso il Cielo se facciamo la Comunione e la Confessione i primi cinque sabati del mese consecutivamente, meditando un quarto d'ora sui misteri del Rosario e dicendo una corona.
La Sacra Scrittura stessa ci spinge alla confidenza e alla generosità (sempre unite al timor di Dio): «Non voglio la morte dell'empio, ma che si converta e viva» (Ez 33, 11).
La Tradizione: gli stessi autori dei quali abbiamo citato i testi più severi, sono quelli che parlano dell'amore in termini dolcissimi. Sant'Alfonso Maria de' Liguori (1696-1787), ad ogni sermone parla sia della dannazione che attende coloro che non vogliono rivenire a Dio, sia della misericordia divina, dell'efficacia della preghiera, della potenza e della bontà di Maria.
La ragione: da una parte un Dio che può essere disprezzato impunemente non sarebbe giustizia infinita; d'altra parte il pensiero del gran numero di persone che si dannano eccita le anime che amano Dio a mortificarsi di più, a pregare di più per i peccatori, ad essere più zelanti. Ad esempio, i bambini di Fatima che facevano le penitenze più terribili per strappare anime all'inferno.

 Conclusione

Il timor di Dio ci è dato dalla dottrina delle due vie. La confidenza (che ci fà fuggire il pericolo della disperazione) ci è data dalla devozione al Sacro Cuore di Gesù. «Unus ne desperetur, unus tantum ne presumetur», ossia «uno affinché tu non diperi, ma solo uno affinché tu non presuma», cioè di salvarti senza merito (Sant'Agostino). Dei due ladroni ce n'è uno che si salva affinché non cadiamo nella disperazione, ma ce n'è uno che si danna affinché non cadiamo nella presunzione. La Chiesa ci fa domandare: «Signore, de­gnatevi di accordarci di avere sempre assieme il timore e l'amore del vostro Santo Nome» 16In te Domine speravi non confundar in æternum! In Te, Signore, ho sperato: che io non sia confuso in eterno! (Sl 31).

giudizio dell'anima

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Note

1 Estratto dalla rivista Sodalitium (anno III, nº 2, giugno 1986).
2 Hom. VIII.
3 Hom. IV in jer.
4 Serm. de Ren. saeculi.
5 Hom. XXIV in Act. Apost.
6 Eccl. Com. Col. Migne, tomo XXIII col. 1099.
7 Ser. CVI.
8 Ser. XLIX c. 2.
9 Hom. XIX in Evang. par. S.
10 Epist. XVIII, lib. III.
11 Ia pars q. 23 a. 7 ad 3.
12 Brevil. Pars I, cap. 9.
13 Concio II in dom. Septuag.
14 Quaresimale, predica 24.
15 Agli amici della Croce, n° 7.
16 Oraz. IIª dom. dopo Pentec.




AMDG et DVM

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