mercoledì 27 giugno 2018

Dolce invito



VII. Ad ubera portabimini (Is. LXVI, 12). Appunto dal sacro altare Gesù sacramentato fa all'anime questo dolce invito: Venite, dice loro, a succhiare il latte mio divino che vi dono in questo Sacramento dandovi a bere il mio medesimo sangue. 

Ma qual pastore mai, dice S. Gio. Crisostomo, col suo proprio sangue pasce le sue pecorelle? Anche le madri danno alle nutrici ad alimentare i propri figli. Ma voi, o Pastore divino innamorato delle anime, volete nutrirle col vostro sangue stesso.10 

Aveva ragione dunque S. Caterina da Siena, che accostandosi alla comunione andava anelante a succhiare questo latte divino, appunto come un bambino si accosta ansioso a succhiare il latte dal petto della madre.11 

Ed aveva anche ragione la sacra Sposa di dire al suo diletto: Meliora sunt ubera tua vino (Cant. I).12 Significando ch'ella prezzava più il latte di questo Sacramento, come spiegano i sacri interpreti, che tutte le dolcezze della terra che sono passaggiere e vane com'è passaggiera e vana la dolcezza e letizia del vino.


O mio amato Gesù, giacché voi volete pascermi questa mattina col vostro medesimo sangue nella santa comunione, è ragione ch'io vi rinunzii volentieri tutte le delizie e gusti che può darmi la terra. Sì che ve li13 rinunzio tutti, e mi protesto ch'eleggo prima di patire tutt'i mali unito con voi, che godere tutti i beni del mondo lontano da voi. Mi basta per ogni contento il contentare e dar gusto a voi che meritate d'esser contentato ad ogni costo. Donatemi voi, vi prego,14 solamente il vostro amore e la vostra grazia, e ciò mi basta e son contento: Amorem tui solum, vi dirò con S. Ignazio di Loiola, cum gratia tua mihi dones, et dives sum satis.15



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