VII. Ad ubera portabimini (Is. LXVI, 12). Appunto dal
sacro altare Gesù sacramentato fa all'anime questo dolce invito: Venite, dice
loro, a succhiare il latte mio divino che vi dono in questo Sacramento dandovi
a bere il mio medesimo sangue.
Ma qual pastore mai, dice S. Gio. Crisostomo,
col suo proprio sangue pasce le sue pecorelle? Anche le madri danno alle
nutrici ad alimentare i propri figli. Ma voi, o Pastore divino innamorato delle
anime, volete nutrirle col vostro sangue stesso.10
Aveva ragione
dunque S. Caterina da Siena, che accostandosi alla comunione andava anelante a
succhiare questo latte divino, appunto come un bambino si accosta ansioso a
succhiare il latte dal petto della madre.11
Ed aveva anche ragione la sacra Sposa di dire al suo diletto: Meliora sunt
ubera tua vino (Cant. I).12 Significando
ch'ella prezzava più il latte di questo Sacramento, come spiegano i sacri
interpreti, che tutte le dolcezze della terra che sono passaggiere e vane com'è
passaggiera e vana la dolcezza e letizia del vino.
O mio amato Gesù, giacché voi volete pascermi questa mattina col vostro
medesimo sangue nella santa comunione, è ragione ch'io vi rinunzii volentieri
tutte le delizie e gusti che può darmi la terra. Sì che ve li13 rinunzio tutti, e
mi protesto ch'eleggo prima di patire tutt'i mali unito con voi, che godere
tutti i beni del mondo lontano da voi. Mi basta per ogni contento il contentare
e dar gusto a voi che meritate d'esser contentato ad ogni costo. Donatemi voi,
vi prego,14 solamente il
vostro amore e la vostra grazia, e ciò mi basta e son contento: Amorem
tui solum, vi dirò con S. Ignazio di Loiola, cum
gratia tua mihi dones, et dives sum satis.15
Nessun commento:
Posta un commento