martedì 29 marzo 2011

DICEVA M A R I A





Santa Brigida di Svezia

Insegnamenti della Vergine alla figlia sulla sapienza spirituale e temporale e su chi debba imitare e come la sapienza spirituale, dopo poca fatica, conduca l'uomo all'eterna felicità, mentre la sapienza temporale alla dannazione.
Capitolo Ventiduesimo
·       da  Le Rivelazioni Celesti di Santa Brigida di Svezia –
·       Libro Secondo
 
Diceva Maria: Scrivono che chi vuol essere sapiente, apprenderà la sapienza da chi è sapiente. Ti dirò con un esempio: uno, volendo imparare la sapienza, vide due maestri innanzi a sé e disse loro: Molto volentieri imparerei la sapienza, se sapessi dove mi porta, che utilità ha, a quale meta conduce. Rispose uno dei maestri: Se vuoi seguire la mia sapienza, essa ti condurrà a un altissimo monte; ma per via sentirai la durezza delle pietre sotto i piedi, e troverai difficoltà e precipizi durante la salita. Se imparerai questa sapienza, avrai tenebra al di fuori e luce di dentro. Se ti atterrai ad essa fermamente, avrai quel che vuoi. E come un cerchio ti circonderà e attrarrà a sé sempre di più e più dolcemente fino a che sarai pervaso di gioia da ogni parte. 

Il secondo maestro disse: Se seguirai la mia sapienza, ti condurrà in una valle fiorita e amena, ricca d'ogni specie di frutta. Soffice è la via sotto i piedi, poco faticosa e in discesa. Se ti manterrai in questa sapienza, avrai quel che fuori risplende; ma a volerlo provare, svanirà da te e t'accorgerai che non dura, che tutto finisce e che, appena il libro sarà letto, tutto sarà finito, libro e lettura, e tu rimarrai vuoto. Ciò udito, egli pensava: Odo due cose meravigliose. Se salgo verso il monte, si stancano i piedi e m'affatico la schiena. E se otterrò ciò che fuori è scuro, a che mi giova? E se lavorerò, senza sosta, quando verrà la consolazione? L'altro maestro mi promette pure quel ch'è splendido di fuori, ma per poco e una sapienza che finisce con la lettura. E che giovano a me queste cose, se non sono stabili? 

E mentre pensava così, apparve un uomo in mezzo ai due maestri e disse: Anche se il monte è alto ed è difficoltosa l'ascesa, tuttavia la nuvola sul monte è luminosa e da quella avrai ristoro. Se poi ti si promettono tenebre al di fuori, esse si possono vincere e si può ottenere così l'oro che contengono e possederlo con gioia eterna. Questi due maestri sono la duplice sapienza: quella spirituale e quella carnale. Alla spirituale appartiene il lasciare in mano a Dio la propria volontà e con tutto il desiderio appassionatamente sospirare le cose celesti. Infatti non si può dire vera sapienza, se i fatti non concordano con le parole. 

Questa è la sapienza che conduce alla vita felice. Ora questa sapienza si deve raggiungere su via pietrosa e dirupata, in salita. Infatti è duro e doloroso resistere ai propri affetti. Precipizi sono il disprezzare i soliti piaceri e non amare l'onore del mondo, sebbene ciò sia tanto difficile. Però chi riflette che il tempo è breve e il mondo finisce e confermerà l'anima in Dio, a lui sul monte apparirà la nube, cioè la consolazione dello Spirito Santo. Alla fine sarà degno d'essere consolato, colui che non cercò altro consolatore che Dio. Come infatti avrebbero potuto metter mano a cose così ardue e amare tutti gli eletti di Dio, se alla buona volontà dell'uomo, come docile strumento, fosse mancato l'aiuto dello Spirito Santo? Questo Spirito portò loro la buona volontà e li sostenne la divina carità, che avevano verso Dio, perché lavoravano con fermezza e sentimento e si rafforzavano con le opere. Avuta poi la consolazione dello Spirito, ottenevano anche l'oro del divino diletto e della carità; con cui non sopportavano solo molte contrarietà, ma soffrivano e gioivano pensando alla ricompensa. 

Questa gioia sembra tenebrosa per quelli che amano il mondo, perché amano le tenebre. Per coloro che amano Dio invece è più splendente del sole, più fulgida dell'oro, perché vincono le tenebre dei vizi e salgono il monte della sapienza, contemplando la nube della consolazione, che non finisce, ma comincia nel presente e, come un cerchio, torna su di sé fino a raggiungere la perfezione. 

La sapienza del mondo, invece, conduce alla valle di questa miseria, che sembra florida per l'abbondanza di tutto, amena per gli onori, molle per la voluttà. Questa sapienza finirà al più presto, e di utile apporta solo l'apparenza e il suono. Perciò, figlia mia, cerca la sapienza del sapiente, dal quale proviene ogni sapienza, e cioè del Figlio mio. Egli infatti è la Sapienza; egli è quel cerchio, che non finisce mai. Io grido a te, come una madre al figlio: Ama la sapienza interiore, che è spregevole a vedersi di fuori, ed invece dentro è fervente di carità; fuori è faticosa, dentro fruttuosa d'opere e se ti turba per la fatica, ti consolerà lo Spirito di Dio. 

Accostati e sforzati, come un uomo che avanza finché si abitua (al passo), non retrocedere, fino a che non raggiunga la cima del monte. Niente è tanto difficile, che perseverare, e ciò non è facile a capirsi. Niente è tanto onorevole all'inizio che non si offuschi verso la fine. Accostati dunque alla sapienza spirituale. Essa ti condurrà agli strapazzi fisici, a disprezzare il mondo, a tribolare un poco; ma anche alla perpetua consolazione. 

La sapienza del mondo, invece, fallace e insinuante, ti condurrà ad accumulare cose temporali, onori caduchi, ed infine alla suprema infelicità, se non è stata premurosamente prevista ed evitata.



AMDG et BVM


Nessun commento:

Posta un commento