mercoledì 2 novembre 2016

PERCHE' fino a questo punto?

Vescovi: Galantino e la CEI alla marcia dei radicali
 Mons. Galantino manda la CEI alla marcia dei radicali: offesa non solo per i cattolici, ma per tutti gli italiani.
Galantino vada a casa subito, senza "se" e senza "ma".

Perché la CEI alla marcia dei radicali?

di Costanza Miriano

Non è rabbia, non è delusione. È un dolore lancinante, quello che provo, nel leggere che la CEI dà la sua convinta adesione alla marcia per l’Amnistia, la Giustizia, la Libertà intitolata a Marco Pannella e Papa Francesco organizzata per il 6 novembre a Roma dal Partito Radicale Transnazionale Nonviolento e Transpartito in occasione del Giubileo dei carcerati.
È un dolore perché amo di un amore filiale la Chiesa, sposa di Cristo, la amo come la mia vera famiglia, le sono riconoscente e le devo tutto, cioè il battesimo, i sacramenti che solo attraverso le sue mani ricevo, il catechismo, cioè la verità su me stessa.
Ma che sta succedendo? I nostri pastori? I nostri padri nella fede? Quelli che hanno il dovere di confermarci? Quelli che hanno il compito altissimo di annunciare Gesù Cristo crocifisso e risorto agli uomini?
Perché marciano con il partito che più di tutti ha contribuito con le sue battaglie di morte a cambiare la mentalità profonda dell’uomo contemporaneo, sempre più lontano da Dio?
Il compito della Chiesa è prima di tutto annunciare, con amore, all’uomo la verità su se stesso, non difendere i diritti umani: se non partono da Dio i diritti umani sono opinabili, relativi.
Perché un carcerato, che sia colpevole o innocente, va difeso (e io dico che va difeso!) e un bambino, sicuramente innocente, nella pancia della mamma, no?
Lo sanno, i radicali, che il Giubileo annuncia la remissione delle colpe per la salvezza eterna, e non il miglioramento della qualità della vita nelle carceri? Che c’entrano con il Giubileo persone, rispettabilissime, che non credono però nella vita eterna?
È ovvio che la CEI e  i cristiani tutti siano a favore della dignità dei carcerati. Io direi che ogni uomo che sia degno di questo nome lo è. Chi è a favore di detenzioni disumane? Chi desidera che i carcerati, già dolorosamente provati della loro libertà, stiano male (se non altro perché poi escono più arrabbiati e pericolosi di prima)? Chi è per la violenza? Chi è per la guerra? Chi è per la fame? Questi sono valori umani minimi, impossibile non condividerli.
Ma perché marciare con i radicali, quelli che si vantano di aver maciullato con le loro mani (e le pompe di bicicletta) migliaia di feti, di bambini nelle pance delle donne?
Ricordiamo che con il loro partito transnazionale, grazie a finanziamenti mondiali, i radicali hanno contribuito a rendere possibile il fatto che oggi abbiamo una candidata alla presidenza dell’impero che si è detta favorevole all’aborto al nono mese con schiacciamento della testa del bambino mentre esce dall’utero, tecnicamente un omicidio in piena regola.
Perché la Chiesa continua a non essere originale?
Non ha senso che per cercare di attirare i cuori dei ragazzi – che desiderano l’Assoluto – facciamo i concerti per i ggiovani (con due g) invitando artisti, spesso di mezza tacca, nella speranza che per sentire le loro canzoni i ragazzi si bevano anche qualche predica. Io agli eventi organizzati dalla sposa di Cristo voglio sentir parlare dello Sposo, se voglio ascoltare il cantante x – spesso non credente – vado al suo concerto.
Perché scimmiottiamo il mondo?
La risposta secondo me è semplice: non ci crediamo più neanche noi, che essere cristiani è tutta un’altra cosa. E’ entrare nella vita del battesimo, o almeno desiderarlo ardentemente, e quindi tutto il resto impallidisce al confronto, e lo spettacolino magari è pure bello, ma è un’altra cosa.
Se qualcuno dovesse ritirar fuori la vecchia roba dei muri e dei ponti: non sto dicendo che se una PERSONA che ha idee radicali dovesse avere bisogno di qualcosa non si debba essere pronti persino a dare la vita per lei.
Sto dicendo che le IDEE radicali sono irrevocabilmente, strutturalmente, irrimediabilmente, profondamente e totalmente contro Dio, che è il Dio della vita, che è il Dio che ci chiede di ascoltare la sua voce di Padre che ama e che sa qual è il meglio per noi, mentre l’uomo disegnato dai radicali è un uomo che sa solo lui cosa è bene per sé, che decide della vita sua e di quella dei più deboli, i feti, i malati che è meglio far morire di fame e di sete.
Noi dobbiamo amare le persone radicali, ma dobbiamo odiare le loro idee.
Le dobbiamo odiare proprio per amor loro.
Perché queste idee, che mettono l’uomo al centro del suo mondo, impediscono di mettere al centro del cuore Cristo, e quindi impediscono la felicità. (E le persone radicali che ho conosciuto erano infelici).
Proprio perché amiamo le persone radicali dobbiamo sperare che siano in grado di “comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza,  l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza”.
Ero indecisa se scrivere queste parole, ma oggi alla messa, oltre alla lettera agli Efesini appena citata, che era la prima lettura, ci si è messo pure il Vangelo, e mi ha convinta. È quello in cui Gesù dice di essere venuto a portare divisione sulla terra.Fuoco. Il battesimo! Se in una famiglia ci sono cinque persone “saranno divisi tre contro due e due contro tre” dice Gesù.
Alza muri anche Gesù? Ovviamente no.
Sta parlando della divisione che c’è tra chi cerca di vivere secondo il battesimo e chi no. Non è divisione nel senso di rancore, cattiveria, odio, ovviamente. E’ che si entra in un’altra dinamica di vita e quindi si può vivere vicini, condividere tante cose, compreso l’impegno per i carcerati, per l’ambiente, contro la fame, contro la guerra, ma non si condivide l’intimo respiro che sta dentro ogni cosa.
Scrive don Giussani in “Il cammino al vero è un’esperienza” – che provvidenzialmente, parlando di tutt’altro, un amico mi ha spedito stamane – “Un cristianesimo filtrato dalla nostra saggezza, ridotto a noi, porta all’equivoco e non alla testimonianza, genera compromesso con gli avversari e non vittoria della nostra fede. Non si può annacquare il vino di Dio con l’acqua dei suoi avversari. Non si afferma il cristianesimo sottacendo gli aspetti della sua verità. Amare gli altri non è dimenticare ciò che ci distingue da loro per cercare punti d’accordo. Non ameremo gli altri se innanzitutto noi non portiamo loro la Realtà per cui non siamo come gli altri, la Realtà cioè che viene da Cristo”
E, se non sono presuntuosa nel chiosare Giussani, gli avversari non sono mai le persone, ma le bugie di cui loro sono ostaggio. Volere il loro vero bene significa annunciare la verità, quella che la Chiesa col suo deposito ci garantisce non essere una proiezione delle nostre fantasie.
È vero, il Papa parla di “piccoli passi” per non essere violenti nei confronti di chi non ha il dono della Fede, e probabilmente la decisione di dare la convinta adesione alla marcia radicale viene dal desiderio di obbedire al Papa.
Mi chiedo solo se sia stato correttamente interpretato. Un conto è non essere violenti – che so, fare una contro manifestazione in opposizione a quella radicale – un conto è aderire convintamente a quella marcia.
Per me la più grande violenza che si possa fare a qualcuno è di lasciarlo nel suo buio, nella sua bugia, nel suo errore.
È non fargli la carità.
La carità del pane (delle ciabatte i pennarelli i bagnoschiuma le penne i calzini che Padre Maurizio raccoglie da noi tutte le settimane per i detenuti, per esempio), ma anche, insieme, la carità della verità.
Dice il Papa che dobbiamo far interrogare l’altro con la nostra bontà, e solo se e quando ce lo chiederà, potremo rispondere in nome di Chi compiamo certi gesti.
È vero, non dobbiamo mettere la Verità davanti a noi, come uno stendardo, un gonfalone che ci ingombra e ci impedisce di guardare l’altro negli occhi.
Ma non possiamo neanche seguire il gonfalone degli altri, se, e sottolineo se, davvero crediamo che quello stendardo porta alla morte.
Sensibilizziamo dunque l’opinione pubblica sul tema delle carceri, e tanti amici cristiani si danno da fare concretamente per loro, ma non dimentichiamo che ci stiamo a fare su questa terra.
Non a combattere per un mondo migliore, ma a cercare Dio. E se non lo annuncia più la Chiesa, chi lo farà?
Se il sale perde sapore, con che saleremo?
Lo dico quindi, con rispetto filiale, con il dolore di una figlia grande che vede i genitori sbagliare: pastori, siate uomini, e tornate a fare i padri.
Se non dovete fare i vescovi pilota, e non lo avete fatto anche quando era il vostro popolo, il popolo della vita, le famiglie, i padri e le madri, i bambini, a chiedervelo supplicante, non fatelo neanche quando a chiedervelo è il popolo della morte.
https://costanzamiriano.com/2016/10/20/perche-la-cei-alla-marcia-dei-radicali/

MONTINI



 Montini: Lutero falso riformatore;
la sua è la religiosità dell’uomo cieco sui misteri di Dio

 Dalla prefazione di mons. Giovanni Battista Montini al libro di Jacques Maritain Tre Riformatori. Lutero, Cartesio, Rousseau(Morcelliana, 1928)

«Il libro […] rintraccia le origini del soggettivismo contemporaneo, in cui si vuole dai più ravvisare quel peculiare carattere che costituisce la modernità del pensiero, e che una esperienza altrettanto dolorosamente moderna denuncia come causa delle tre grandi rivoluzioni, eufemisticamente chiamate riforme – religiosa con Lutero, filosofica con Cartesio, sociale con Rousseau –, di cui soffre l’anima e il secolo nostro, e di cui, infatuata com’è di quei dogmi riformatori, l’età nostra non riesce a scoprire né rimedio, né scampo.
Così che se coloro i quali della modernità si gloriano, come della propria ragione di vivere e di pensare, potessero persuadersi non essere tale modernità svincolata da una esorbitante influenza del passato, […] sarebbero indotti a riconoscere nel relativismo individualista, prodotto dal soggettivismo, non già una fonte ed una veste di libera personalità, ma un abbandono inavvertito e spesso servile all’opprimente gioco delle condizioni esteriori in cui essi hanno cominciato a studiare e a pensare.
[…] la triplice riforma, la quale voleva non solo mutare, ma addirittura abbattere il principio della tradizione con il principio individualista, non [ha] fatto altro che inaugurare un’altra tradizione, a cui non il dogma del vero oggettivo è sostegno, ma il dogma arbitrario e asseverante del riformatore.
[…] quando il seguace dei riformatori, ch’è il figlio del nostro mondo attuale, dopo d’essersi riconosciuto discepolo, passi a riconoscere il valore dei maestri suoi, e possa accorgersi che ad essi una sola cosa mancò – quella propria ch’è da tutti invece loro attribuita come eminentemente illustrata e vissuta, e per la quale divennero celebri -, da quale stupore, da quale disillusione e forse da quale umile e benefico desiderio di novità antica, non dovrà sentirsi sorpreso?
Poiché a Lutero mancò la religione, a Cartesio la ragione, a Rousseau la moralità sociale, non già perché rispettivamente essi abbiano verbalmente negato tale campo di loro competenza, o in esso non abbiano prodotto grandissime opere e causato durevolissime conseguenze, ma perché, riformatori volendo essere, e radicali, in realtà o in genere, negarono il principio delle cose prese a riformare; così che da Lutero ai nostri giorni, la religione piegò in religiosità, rimanendo senza altro contenuto che l’emozione dell’uomo rifatto cieco sui misteri di Dio; dopo Cartesio la filosofia si umiliò nel dubbio, fino a disperare del vero, e restar paga delle proprie esperienze immanentistiche; e la società, che in Rousseau vide il sistematore nuovo, tumultuò e perdette il primitivo amore che l’unificava, e decadde così, lottando e soccombendo travagliata da furori sovversivi e anarchici.
Perciò se la sapienza di queste limpide pagine potesse convincere qualche giovane che s’ha da esser cauti a parlar di riforme, cioè ad inventare sistemi nuovi e mai prima scoperti, e a procedere nel pensiero e nella vita con la spavalda e avventurosa libertà degli egoisti e dei rivoluzionari, credo che sarebbe raggiunto scopo sufficiente e opportuno anche per i nostri tempi e per il nostro paese».

Da: http://www.iltimone.org/35222,News.html

IL POPOLO DI DIO NON CI STA. BRAVI GIOVANI!

 Si espande la sottomissione di una parte del clero al mondo, ma qualcuno non ci sta. Due casi di resistenza da imitare: a Savona e ad Anversa. Un Vice-sindaco e degli studenti non accettano il nuovo corso.

Rinfresco in parrocchia dopo il rito civile gay: il vicesindaco Maineri contro don Cozzi

Valeria Pretari per la: La Stampa
Mancano ormai pochi giorni al primo matrimonio gay di Ceriale e già in paese non si parla d’altro. Pomo della discordia è la sala parrocchiale dell’oratorio di Sant’Eugenio, concessa dal parroco alla coppia arcobaleno per il rinfresco dopo il rito civile in Comune, in programma lunedì.
Una notizia che ha diviso il paese a metà tra chi in fondo nella scelta del prete non ci vede nulla di male e chi invece la ritiene una stonatura che si poteva evitare.
A gridare per primo allo scandalo è stato il vicesindaco Eugenio Maineri: «Non mi stupisco che questo episodio accada in una diocesi già coinvolta in passato in numerosi scandali. Sono basito che questa unione venga festeggiata in un locale di proprietà della parrocchia con il suo benestare. A me risulta che la Chiesa si sia schierata contro le unioni di coppie dello stesso sesso e concedere la sala per brindare a questo evento è come appoggiare platealmente questo matrimonio».
Per nulla scomposto dalle polemiche e dalle voci, che in questi giorni si sono rincorse in paese è il parroco don Antonio Cozzi: «Questi due ragazzi sono cittadini come gli altri e non ritengo di aver sbagliato nell’aver concesso la sala parrocchiale. La Chiesa accoglie chiunque, io non giudico le scelte personali e le vite dei miei parrocchiani, il mio compito è tendere la mano a tutti, senza giudicare, bisogna essere misericordiosi».
Continua Maineri: «Non condivido questa scelta, anzi il prossimo anno per protesta durante la processione patronale di San Rocco non sarò di certo in prima fila vicino al parroco, ma chiuderò il corteo al fondo. Per me, parafrasando una celebre frase manzoniana: questo rinfresco non s’ha da fare». 

«No monsignore, quello che propone non è cattolico».
Studenti contro il vescovo di Anversa, che vuole benedire le unioni gay

«No monsignore, quello che propone non è cattolico». Così l’Unione degli studenti cattolici fiamminghi di Anversa ha risposto con un comunicato al proprio vescovo, monsignor Johan Bonny, che in una recente intervista a De Morgen ha affermato che la Chiesa cattolica dovrebbe riconoscere le unioni tra gay, lesbiche e bisessuali. «Penso che la Chiesa – ha dichiarato – dovrebbe essere più aperta nel riconoscere la qualità di fondo delle coppie omosessuali, lesbiche e bisessuali. I valori di fondo sono per me più importanti della forma istituzionale: l’etica cristiana difende la relazione stabile o quella dove esclusività, fedeltà e cura per l’altro abbiano un ruolo centrale».
RICONOSCERE UNIONI GAY. Già collaboratore del cardinale Walter Kasper al Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, il vescovo di Anversa, che l’anno prossimo potrebbe sostituire l’arcivescovo di Malines-Bruxelles André-Joseph Léonard, ha aggiunto che «la Chiesa deve riconoscere la qualità fondamentale di una relazione diversa [da quella tra uomo e donna]. (…) Come nella società esistono diversi quadri legali per i partner, così dovrebbe essere in seno alla Chiesa, che dovrebbe avere diverse forme di riconoscimento per diversi tipi di relazione».
«OMOSESSUALI DA SEMPRE BENVENUTI». Gli studenti cattolici hanno contestato il vescovo perché le sue parole, secondo loro, «darebbero a intendere che attualmente gli omosessuali non hanno un posto nella Chiesa. Questo è palesemente sbagliato perché (…) la Chiesa è aperta a tutte le persone, a prescindere dall’orientamento sessuale. Anche gli omosessuali, e non ci sarebbe bisogno di dirlo, sono i benvenuti».
MATRIMONIO E SESSUALITÀ. Ma parlando di riconoscere le unioni omosessuali, continuano gli studenti, «monsignor Bonny varca la frontiera della decenza e della morale. (…) Il matrimonio, sacramento istituito da Gesù, è aperto all’uomo e alla donna, che si uniscono liberamente. La sessualità esperita all’interno del matrimonio ha come obiettivo la riproduzione umana e la crescita della famiglia e la Chiesa non la ammette al di fuori del matrimonio tanto per le coppie gay quanto per quelle eterosessuali». E se la Chiesa non accetta i matrimoni tra omosessuali «è perché la sessualità non può essere asservita al suo scopo».
OMOFOBIA. Questa presa di posizione degli studenti cattolici ha suscitato la reazione dei Giovani socialisti di Anversa, che hanno criticato la «visione angosciante dell’omosessualità all’interno della Chiesa» e denunciato l’associazione studentesca cattolica per «omofobia».

di Leone Grotti, per Il Timone
+anche qui se ne parla

IL SACERDOTE


LA CARITÀ COMPASSIONEVOLE VERSO TUTTI
Il sacerdote è debitore a Dio e al prossimo: a Dio deve la preghiera, al prossimo deve una tenera e compassionevole carità.
Nostro Signore che nell’Evangelo ci ha dato un si grande numero di divini insegnamenti di tenerezza verso i peccatori e ci ha insegnato le parabole si commoventi del figlio prodigo, della pecorella sperduta, la storia della donna adultera, è egli stesso il modello della tenera carità che deve avere il pastore delle anime.
«Che il pastore, scrive San Gregorio, sia avvicinato da tutti i suoi fedeli per la sua compassione: che con le viscere della sua misericordia attiri a sé e prenda su di sé per caricarle, le infermità di tutti. Che il pastore si mostri in modo tale che i fedeli non abbiano alcuna ripugnanza a rivelargli quanto hanno di più segreto, e quando i piccoli sono agitati dai flutti delle tentazioni facciano ricorso a lui, come al seno d’una madre, «quas; ad matris sinum!».
CAPITOLO VII
L’UNIONE A DIO NELLA PREGHIERA
Quando la carità compassionevole, la tenerezza paterna e anche materna deve avvicinare il pastore ai suoi fedeli, altrettanto lo zelo della preghiera deve mantenerlo unito a Dio.
Il pastore è l’uomo di Dio: non può nulla se non con l’aiuto della grazia: deve ricevere da Dio le istruzioni di Dio: da Dio deve sollecitare le grazie necessarie e a sé e al suo gregge. Come farà se prima di tutto egli non sarà uomo di preghiera?
Dice San Paolo: Noi siamo gli ambasciatori di Gesù Cristo: «Pro Christo legatione fungimur» (2 Cor. 5,20). Ora, ogni ambasciatore deve ricevere le istruzioni di colui che lo manda per farne gl’interessi: perciò come il sacerdote potrà adoperarsi per gl’interessi di Dio presso le anime se da Dio non ebbe una parola? E come avrà egli una parola da Dio se non con la preghiera?
E qui ritorna l’affermazione di San Pietro che abbiamo più volte ricordata: «Noi invece ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola» (At. 6,4). Dove si vede che l’Apostolo pone prima di ogni cosa la preghiera nella quale riceverà le luci di Dio che poi trasmetterà ai fedeli con la predicazione. «Preghiera e ministero della parola». La parola che non è stata «pregata» sarà sempre un vano rumore; impotente e infeconda: invece di essere la parola di Dio sarà la parola dell’uomo. Perciò, prima di tutto e sopra tutto: bisogna pregare.
CAPITOLO VIII
L’UMILTÀ
Il sacerdote ha doppiamente bisogno della grazia di Dio: ne ha bisogno per se stesso, ne ha bisogno per il suo gregge. Siccome poi Iddio, seguendo la più che saggia legge della sua misericordia e della sua giustizia, resiste ai superbi e dà la sua grazia agli umili, ne consegue che il sacerdote ha una duplice necessità, una necessità più viva, di quanto ne hanno i fedeli, di essere veramente umile. Ha bisogno di conoscere le vie di Dio e i suoi segreti; ha bisogno di conciliarsi la grazia di Dio e di conciliarla alle anime delle quali è pastore. Come potrà egli essere mediatore associato a Dio se non è umile? Forse Iddio si rivelerà all’uomo che vuol penetrare nei suoi segreti per rapirgli la sua gloria e attribuirla a sé stesso? Farà Iddio canale della sua grazia l’uomo che col suo orgoglio si fa nemico della grazia? Come potrà trattare con Dio della riconciliazione delle anime colpevoli chi pone sé stesso in rivolta con Dio col suo orgoglio?
Senza umiltà non c’è ministero possibile: Dio certamente ci vuole elargire la sua grazia, ma non vuole che lo rapiniamo della sua gloria: e dal momento che un sacerdote cerca la gloria per sé, cessa di essere il mediatore della grazia: «Dio resiste ai superbi; agli umili invece dà la sua grazia» (Giac. 4,6).
CAPITOLO IX
DELLO ZELO DELLA GIUSTIZIA
Lo zelo della giustizia è perfetta abnegazione agli interessi di Dio e negli interessi di Dio sono necessariamente compresi gl’interessi delle anime: perché Dio vuole la salvezza delle anime; è lo stesso interesse di Dio, dal momento che lì sta la sua maggior gloria.
Gl’interessi di Dio sovente sono compromessi dagli uomini: in questo caso il pastore, che sta tra Dio e gli uomini, si troverà spesse volte in lotta con gli uomini per difendere gl’interessi di Dio. Lotta che non è senza difficoltà: poiché se il pastore deve sé stesso a Dio di cui è l’uomo, deve anche sé stesso alle anime delle quali è pastore, e pastore responsabile. Se egli vede gl’interessi di Dio, per così dire con un occhio solo, si affaticherà in un modo imperfetto e comprometterà le anime: e, per altro, se mira a non compromettere le anime, potrà tuttavia mancare gl’interessi di Dio.
La difficoltà è grande, sovente estrema: vi è un pericolo d’ambo i lati. Da un lato il pastore dovrà temere di venir meno nei riguardi di Dio e dall’altro di mancare verso le anime.
In un tale modo di essere le cose, lo zelo non è un consigliere sufficiente: può, se è solo, far cadere negli eccessi e può compromettere lo stesso bene che cerca. Con lo zelo ci vuole anche la scienza; con la scienza, l’umiltà, la purezza delle vedute e dell’intenzione; cose tutte che il pastore non troverà mai se non è prima di tutto uomo di preghiera: «Orationi… instantes erimus».
AVE MARIA!

IL GIORNO E L'ORA PER QUESTA GENERAZIONE ARRIVA GIA' CON L'AVVISO


IL GIORNO E L'ORA PER QUESTA GENERAZIONE
ARRIVA GIA' CON L'AVVISO
20 - 10 - 2016

Serva tua sono mio Signore, schiava della Tua santa Parola che mi fa libera e mi conduce a servirti, a seguirti e a fare la Tua Santa Volontà.

Sono qui per essere messaggera della Tua Parola che è vita. Amen.

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Il Mio Pensiero Divino Io rivelo nelle anime che Mi amano e Mi servono con sincerità, affinché per Me e in Me, siate Luce per illuminare questa densa oscurità che sta sulla maggioranza delle anime e dei Miei servi consacrati, ministri e amministratori dei sacri Misteri Divini, che son rimasti occulti per i distratti, i superbi e gli orgogliosi di questo mondo, tra cui i grandi teologi e filosofi di questi tempi, però (è) rivelato, il Mistero Divino, a voi, anime mie umili di cuore, docili e semplici, che avete disprezzato la saggezza del mondo, ch'è ingannevole, per ricevere, in voi, servi docili, la Vera sapienza, quella che viene dall'Alto.

L'incontro con Me, ossia il GRANDE AVVISO, tanto sperato da così poche anime e molto atteso solo da un certo numero, che hanno lavato le loro vesti col sincero pentimento delle vostre colpe e peccati passati; voi siete pronti per l'incontro di un Dio tutto misericordioso e giusto Giudice, con ciascuno di voi, Mie creature; incontro che sarà di grande gioia e sollievo per le anime che Mi attendono e hanno obbedito alla Mia Legge, e ugualmente giorno e incontro così temibile, terribile e pieno di dolore per la maggioranza degli uomini di questa generazione di dura cervice e dal cuore di pietra, generazione perversa e malvagia per essersi allontanata da Me, suo Dio e Signore, giorno terribile per voi, anime incredule, superbe e orgogliose, ipocrite come i farisei di quei tempi.

In verità vi dico che questa generazione non giungerà a contare tre volte con le vostre mani il numero dei giorni in cui devo venire con ciascuno di voi, a portarvi Luce e conoscenza delle vostre anime, col fine che facciate vera penitenza e decidiate se siete grano o siete zizzania, se state con Me o contro di Me, perché non potete servire a due padroni; perché o siete con Me, e allora cercate solo di imitare Me e fate le opere di Mio Padre del Cielo, oppure state contro di Me, e avete allora nelle vostre anime Satana come padre, e imitate le sue opere, opere tenebrose, opere malvagie e menzognere del principe di questo mondo.

In verità vi dico che non avrete contato il numero degli anni in cui il Figlio dell'Uomo terminò la Sua missione sulla terra, e che è uguale al numero di anni in giorni per voi, quando l'uomo malvagio cercherà di nascondersi e occultarsi alla Mia vista. Quel giornoarriva già, e saranno molti gli uomini che vorranno occultarsi, e molti desidererebbero morire davanti al Figlio di Dio, ma non riusciranno.

Pianto e dolore sarà quel giorno per la maggior parte di questa generazione malvagia. Nessuno potrà nascondersi alla Mia vista, e molti desidereranno la morte; però, sta scritto che rimarrà ferito l'uomo malvagio, come chi è ferito dalla puntura di uno scorpione, vorrà la morte e non morirà l'uomo; e scritto sta che quella puntura la riceveranno quelli che non vennero segnati sulla loro fronte con il sigillo di Dio; in questo giudizio non guariranno da questa ferita, se non dopo cinque mesi, e sarà quella l'ora per un prodigio nel cielo, il grande segno che apparirà nel cielo, la Donna vestita di Sole, il Grande Miracolo profetato.

Siate, allora, ben preparati come il cielo vi ha chiesto, con le vostre lampade piene di olio, che è la Luce nello spirito, e ugualmente preparati nelle vostre case, con le vostre famiglie, con la vostra coscienza nitida e purificata per l'incontro con il Giusto Giudice.

Questa illuminazione d'ogni anima porta purificazione per ciascun'anima, e porterà anche purificazione per questa terra, che l'uomo ha contaminato con i suoi numerosi peccati. Tutto cambierà, e il mondo, la natura, le acque dei mari e i fiumi, lo stesso universo cambierà, tutto entrerà in un mutamento e una purificazione.

Preparatevi avendo con voi quanto vi è necessario per alcuni giorni, giacché tutto rimarrà come danneggiato [afectado] e sarà un tempo di raccoglimento, di permanenza nelle vostre case, di aiuto reciproco gli uni gli altri, specialmente con i più bisognosi interiormente, perché molte anime rimarranno tanto turbate nello spirito, e avranno bisogno di aiuto spirituale e di evangelizzazione da parte di anime più preparate.

Lo Spirito Santo vi guiderà, singolarmente, nella suddetta preparazione per quel giorno e per gli avvenimenti futuri già segnalati dal cielo, e molto vicini.

Ogni anima avrà il suo posto, secondo la missione che le fu affidata, e i Miei angeli riuniranno in gruppi le famiglie e le persone che devono stare riunite secondo il piano Divino.

Ci saranno nei prossimi giorni due avvenimenti mondiali: uno segreto (occulto), e darà grande potere all'avversario, per il satanismo, il culto a satana con sacrifici umani, e una grande partecipazione della gerarchia massonica e satanica dentro del medesimo vaticano; questo fatto poi starà unito alla bestemmia e all'eresia del falso papa e falso profeta con Lutero. Questo prepara già l'arrivo dell'anticristo. Così saranno pronte per dominare il mondo la prima Bestia e la seconda Bestia.

Questi atti creeranno  un'ondata di malvagità nel mondo, attraverso di uomini dal cuore corrotto, che hanno consegnato già le loro anime al potere delle tenebre. Tre settimane di intensa preghiera vi chiedo a voi, anime Mie Fedeli, per contrastare tutta quella malvagità. Anime vittime e riparatrici del Mio Sacratissimo Cuore e dell'Immacolato Cuore di Maria.

Distinti segnali vi saranno dati dagli avvenimenti, e saprete voi nel vostro cuore per l'unione mistica d'anime,  voi   Mia  amata   alma escogida e Benedetto XVI, che lo Spirito Santo vi rivelerà l'arrivo dei suoi ultimi giorni per il Mio Vicario, concretando il patto e l'alleanza d'amore che, nei giorni passati, ho fatto Io nelle vostre anime, in una unione mistica. Come il Mio Vicario, Benedetto XVI, è stato tradito e lo hanno rifiutato (rinnegato) i suoi medesimi, così in quest'ora è successo anche per la vostra anima, vi hanno rinnegato ed è come la negazione di Pietro davanti al Figlio dell'Uomo; e pur avendoMi negato per tre volte Io gli diedi le chiavi  del Regno, perché la Mia Parola è Fedele e con la Mia Bocca Io ho detto: SIMONE IO TI DICO CHE TU SEI PIETRO E SOPRA DI TE IO EDIFICO LA MIA CHIESA. Questa fu Parola del Figlio dell'Uomo, e la Mia Parola è sempre Fedele e riceve pieno compimento per mezzo della Volontà di Colui che Mi ha mandato e sta' nei cieli.

Tutto quanto vi ho detto si compirà, perché la Mia Parola è autentica e vera, infatti tutto ciò che è in Me, non è Volontà Mia ma del Padre Mio, e Io son venuto solo per compiere la Volontà di Mio Padre.

Fate conoscere tutto quanto vi dico, giacché il tempo sta in un batter d'occhio e tutto si compirà.

Vi Benedico per il vostro amore e impegno.

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      Mio Dio, quanta bontà con noi, indegni peccatori, assistici costantemente per perseverare giacché le prove son sempre più grandi.


       In Te confidiamo e sotto la Luce e la guida dello Spirito Santo, L'ospite delle anime nostre per non abbandonare il buon cammino. Esser Luce in questa densa oscurità, poter seguire le tue orme, facendo giorno dopo giorno la Volontà del Padre Celestiale. Amen.


        VIENI SIGNORE GESU', 
    VIENI SIGNORE GESU', 
VIENI PRESTO CHE TI ASPETTIAMO!!!