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mercoledì 2 novembre 2016

PERCHE' fino a questo punto?

Vescovi: Galantino e la CEI alla marcia dei radicali
 Mons. Galantino manda la CEI alla marcia dei radicali: offesa non solo per i cattolici, ma per tutti gli italiani.
Galantino vada a casa subito, senza "se" e senza "ma".

Perché la CEI alla marcia dei radicali?

di Costanza Miriano

Non è rabbia, non è delusione. È un dolore lancinante, quello che provo, nel leggere che la CEI dà la sua convinta adesione alla marcia per l’Amnistia, la Giustizia, la Libertà intitolata a Marco Pannella e Papa Francesco organizzata per il 6 novembre a Roma dal Partito Radicale Transnazionale Nonviolento e Transpartito in occasione del Giubileo dei carcerati.
È un dolore perché amo di un amore filiale la Chiesa, sposa di Cristo, la amo come la mia vera famiglia, le sono riconoscente e le devo tutto, cioè il battesimo, i sacramenti che solo attraverso le sue mani ricevo, il catechismo, cioè la verità su me stessa.
Ma che sta succedendo? I nostri pastori? I nostri padri nella fede? Quelli che hanno il dovere di confermarci? Quelli che hanno il compito altissimo di annunciare Gesù Cristo crocifisso e risorto agli uomini?
Perché marciano con il partito che più di tutti ha contribuito con le sue battaglie di morte a cambiare la mentalità profonda dell’uomo contemporaneo, sempre più lontano da Dio?
Il compito della Chiesa è prima di tutto annunciare, con amore, all’uomo la verità su se stesso, non difendere i diritti umani: se non partono da Dio i diritti umani sono opinabili, relativi.
Perché un carcerato, che sia colpevole o innocente, va difeso (e io dico che va difeso!) e un bambino, sicuramente innocente, nella pancia della mamma, no?
Lo sanno, i radicali, che il Giubileo annuncia la remissione delle colpe per la salvezza eterna, e non il miglioramento della qualità della vita nelle carceri? Che c’entrano con il Giubileo persone, rispettabilissime, che non credono però nella vita eterna?
È ovvio che la CEI e  i cristiani tutti siano a favore della dignità dei carcerati. Io direi che ogni uomo che sia degno di questo nome lo è. Chi è a favore di detenzioni disumane? Chi desidera che i carcerati, già dolorosamente provati della loro libertà, stiano male (se non altro perché poi escono più arrabbiati e pericolosi di prima)? Chi è per la violenza? Chi è per la guerra? Chi è per la fame? Questi sono valori umani minimi, impossibile non condividerli.
Ma perché marciare con i radicali, quelli che si vantano di aver maciullato con le loro mani (e le pompe di bicicletta) migliaia di feti, di bambini nelle pance delle donne?
Ricordiamo che con il loro partito transnazionale, grazie a finanziamenti mondiali, i radicali hanno contribuito a rendere possibile il fatto che oggi abbiamo una candidata alla presidenza dell’impero che si è detta favorevole all’aborto al nono mese con schiacciamento della testa del bambino mentre esce dall’utero, tecnicamente un omicidio in piena regola.
Perché la Chiesa continua a non essere originale?
Non ha senso che per cercare di attirare i cuori dei ragazzi – che desiderano l’Assoluto – facciamo i concerti per i ggiovani (con due g) invitando artisti, spesso di mezza tacca, nella speranza che per sentire le loro canzoni i ragazzi si bevano anche qualche predica. Io agli eventi organizzati dalla sposa di Cristo voglio sentir parlare dello Sposo, se voglio ascoltare il cantante x – spesso non credente – vado al suo concerto.
Perché scimmiottiamo il mondo?
La risposta secondo me è semplice: non ci crediamo più neanche noi, che essere cristiani è tutta un’altra cosa. E’ entrare nella vita del battesimo, o almeno desiderarlo ardentemente, e quindi tutto il resto impallidisce al confronto, e lo spettacolino magari è pure bello, ma è un’altra cosa.
Se qualcuno dovesse ritirar fuori la vecchia roba dei muri e dei ponti: non sto dicendo che se una PERSONA che ha idee radicali dovesse avere bisogno di qualcosa non si debba essere pronti persino a dare la vita per lei.
Sto dicendo che le IDEE radicali sono irrevocabilmente, strutturalmente, irrimediabilmente, profondamente e totalmente contro Dio, che è il Dio della vita, che è il Dio che ci chiede di ascoltare la sua voce di Padre che ama e che sa qual è il meglio per noi, mentre l’uomo disegnato dai radicali è un uomo che sa solo lui cosa è bene per sé, che decide della vita sua e di quella dei più deboli, i feti, i malati che è meglio far morire di fame e di sete.
Noi dobbiamo amare le persone radicali, ma dobbiamo odiare le loro idee.
Le dobbiamo odiare proprio per amor loro.
Perché queste idee, che mettono l’uomo al centro del suo mondo, impediscono di mettere al centro del cuore Cristo, e quindi impediscono la felicità. (E le persone radicali che ho conosciuto erano infelici).
Proprio perché amiamo le persone radicali dobbiamo sperare che siano in grado di “comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza,  l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza”.
Ero indecisa se scrivere queste parole, ma oggi alla messa, oltre alla lettera agli Efesini appena citata, che era la prima lettura, ci si è messo pure il Vangelo, e mi ha convinta. È quello in cui Gesù dice di essere venuto a portare divisione sulla terra.Fuoco. Il battesimo! Se in una famiglia ci sono cinque persone “saranno divisi tre contro due e due contro tre” dice Gesù.
Alza muri anche Gesù? Ovviamente no.
Sta parlando della divisione che c’è tra chi cerca di vivere secondo il battesimo e chi no. Non è divisione nel senso di rancore, cattiveria, odio, ovviamente. E’ che si entra in un’altra dinamica di vita e quindi si può vivere vicini, condividere tante cose, compreso l’impegno per i carcerati, per l’ambiente, contro la fame, contro la guerra, ma non si condivide l’intimo respiro che sta dentro ogni cosa.
Scrive don Giussani in “Il cammino al vero è un’esperienza” – che provvidenzialmente, parlando di tutt’altro, un amico mi ha spedito stamane – “Un cristianesimo filtrato dalla nostra saggezza, ridotto a noi, porta all’equivoco e non alla testimonianza, genera compromesso con gli avversari e non vittoria della nostra fede. Non si può annacquare il vino di Dio con l’acqua dei suoi avversari. Non si afferma il cristianesimo sottacendo gli aspetti della sua verità. Amare gli altri non è dimenticare ciò che ci distingue da loro per cercare punti d’accordo. Non ameremo gli altri se innanzitutto noi non portiamo loro la Realtà per cui non siamo come gli altri, la Realtà cioè che viene da Cristo”
E, se non sono presuntuosa nel chiosare Giussani, gli avversari non sono mai le persone, ma le bugie di cui loro sono ostaggio. Volere il loro vero bene significa annunciare la verità, quella che la Chiesa col suo deposito ci garantisce non essere una proiezione delle nostre fantasie.
È vero, il Papa parla di “piccoli passi” per non essere violenti nei confronti di chi non ha il dono della Fede, e probabilmente la decisione di dare la convinta adesione alla marcia radicale viene dal desiderio di obbedire al Papa.
Mi chiedo solo se sia stato correttamente interpretato. Un conto è non essere violenti – che so, fare una contro manifestazione in opposizione a quella radicale – un conto è aderire convintamente a quella marcia.
Per me la più grande violenza che si possa fare a qualcuno è di lasciarlo nel suo buio, nella sua bugia, nel suo errore.
È non fargli la carità.
La carità del pane (delle ciabatte i pennarelli i bagnoschiuma le penne i calzini che Padre Maurizio raccoglie da noi tutte le settimane per i detenuti, per esempio), ma anche, insieme, la carità della verità.
Dice il Papa che dobbiamo far interrogare l’altro con la nostra bontà, e solo se e quando ce lo chiederà, potremo rispondere in nome di Chi compiamo certi gesti.
È vero, non dobbiamo mettere la Verità davanti a noi, come uno stendardo, un gonfalone che ci ingombra e ci impedisce di guardare l’altro negli occhi.
Ma non possiamo neanche seguire il gonfalone degli altri, se, e sottolineo se, davvero crediamo che quello stendardo porta alla morte.
Sensibilizziamo dunque l’opinione pubblica sul tema delle carceri, e tanti amici cristiani si danno da fare concretamente per loro, ma non dimentichiamo che ci stiamo a fare su questa terra.
Non a combattere per un mondo migliore, ma a cercare Dio. E se non lo annuncia più la Chiesa, chi lo farà?
Se il sale perde sapore, con che saleremo?
Lo dico quindi, con rispetto filiale, con il dolore di una figlia grande che vede i genitori sbagliare: pastori, siate uomini, e tornate a fare i padri.
Se non dovete fare i vescovi pilota, e non lo avete fatto anche quando era il vostro popolo, il popolo della vita, le famiglie, i padri e le madri, i bambini, a chiedervelo supplicante, non fatelo neanche quando a chiedervelo è il popolo della morte.
https://costanzamiriano.com/2016/10/20/perche-la-cei-alla-marcia-dei-radicali/

domenica 25 settembre 2016

Costanza Miriano: " permettete alle lavoratrici di essere madre "

https://www.youtube.com/watch?v=UKjhMe0nVBw
https://www.youtube.com/watch?v=bfAQ5x9eGEc

Volendo sfuggire a un'epidemia di infelicità

Costanza Miriano: Il matrimonio veramente cattolico è la decisione migliore



sabato 26 luglio 2014

L'obiettivo è essere agnelli, cioè assomigliare all'Agnello, anche perché, parliamoci chiaro, se non ci fosse Lui, l'Agnello, che ci ama pazzamente, obbedire non avrebbe nessun senso.

OBBEDIRE E' MEGLIO: IL MIO NUOVO LIBRO
In pochi giorni è diventato il libro più venduto su Amazon
di Costanza Miriano

Ore 19 e 02. Calcolando che la strada è rallentata dai lavori, basta uno in doppia fila che faccia scendere la nonna finta invalida e posso contare ancora in un'ora e diciotto minuti prima che gli ospiti arrivino. Devo solo: preparare la cena, tutta tranne la carne – quella l'ho già bruciata (ho dovuto mettere la muta alla Barbie surfista nel momento decisivo, e secondo me lei era un po' ingrassata) – apparecchiare (ho solo sei forchette uguali, ma pare che la tavola spaiata faccia molto degagee), correggere due dettati e riascoltare storia, fornire a quattro figli quattro travestimenti da ragazzi a modo, possibilmente della taglia giusta o con una ragionevole approssimazione, più alcune rapide formalità tipo demolire il fortino costruito sul divano con le insegne delle femmine ("io mi lamento per principio" e "vietato ai maschi"), nascondere con poche abili mosse orsi dentro a ripostigli e furetti sotto i letti.

Sposi prima di tutto del Signore


DA:
CHI COLMA IL CUORE DELLA DONNA?
Ecco la relazione, che avevo preparato per il convegno per i 25 anni della ''Mulieris Dignitatem''..
di Costanza Miriano



...Ogni attesa disattesa – perché l'amore non è quell'unione simbiotica spontanea, gratuita, facile, che prende il nome di amore, almeno nella cultura occidentale dal romanticismo in poi – ogni attesa disattesa, dicevo, dunque non è che lo scartavetramento della vita sul nostro ego, su quella parte di noi che è ferita dal peccato originale e che quindi non funziona, non ci permette di entrare in un rapporto vero e personale con Dio. 

Ogni uomo e ogni donna sono chiamati a essere sposi prima di tutto del Signore, sia che siano consacrati, e allora è direttamente lui lo sposo, sia che siano invece sposati, e quindi l'altro diventa la via privilegiata per amare e ricevere amore da Dio, che rimane sempre però il nostro sposo. 

Quello che guarisce i rapporti è ricordare che se il fine oggettivo del matrimonio è quello di generare figli, quello soggettivo è generare se stessi, quindi, poiché esattamente come per le persone consacrate, è il rapporto con Dio che ci definisce, lo sposo è la via per realizzare questa unione con Dio. 

Amando lo sposo, la sposa, si ama Dio, e questo ci permette innanzitutto di uscire dalla logica "del ragioniere" che sembra prevalere in tante coppie. E poi, ad un livello molto più profondo, l'uomo maschio e femmina è a immagine di Dio, quindi necessariamente il rapporto con l'altro ci dice qualcosa di decisivo su noi stessi.

L'altro dunque, così diverso, che così spesso ci fa arrabbiare, venire i nervi, ci delude, ci ferisce, non è sbagliato, ma è semplicemente il "segnaposto del totalmente Altro", come lo definisce il cardinal Scola, e ci costringe a una domanda sul senso, ci costringe alla conversione. Ci porta a una forma di amore 

Loro sanno che ogni giorno è grazia

LA FEDE? NON BASTA RECITARE IL CREDO
Siamo nati per la vita eterna: ecco perché si può accettare serenamente la croce (che, in fondo, è provvisoria)
di Costanza Miriano



Io credo, per carità, non c'è che dire. Anzi, il Credo è una delle mie preghiere preferite, in chiesa mi spolmono a proclamarlo, e presto diventerò una di quelle vecchiette che rimangono indietro di vari secondi, e vanno per conto loro sempre a voce un po' troppo alta. Ma la mia fede fieramente declamata reggerebbe a qualsiasi colpo? 

Conosco una famiglia che sa cosa sia davvero credere. Hanno un bambino che soffre di leucemia da quando aveva tre anni. Un primo trapianto, andato bene, una ricaduta. Un secondo trapianto, con un'altra tecnica, andato miracolosamente bene. Poi di nuovo una ricaduta, un ricovero in un ospedale lontano, la difficoltà di gestire i due fratellini che nel frattempo i coraggiosi genitori hanno avuto, rimanendo aperti alla vita. Adesso il terzo intervento (e speriamo il miracolo definitivo: lo stiamo chiedendo a Giovanni Paolo II).
Non ho mai sentito un'imprecazione che sia una da parte di questi genitori, mai un "perché a me", mai un "ma perché Dio permette questo?", mai un "allora le preghiere non servono a nulla". Io che vado nel panico per ogni doloretto allo stinco dei miei figli (era la botta data in scivolata all'albero di limoni), per ogni mal di gola (probabilmente il bagno in piscina e l'aria condizionata in macchina): "saranno i linfonodi ingrossati? Quanti giorni di vita gli resteranno?"

La croce – che comunque è sempre provvisoria – insegna all'uomo la sua realtà, cioè che siamo piccoli, impotenti, deboli, non in grado di controllare praticamente nulla della nostra vita. Questa è la verità. Forse ora mentre scrivo è già partito l'embolo che mi porterà alla morte (nel caso che l'articolo esca postumo, sappiate che amo molto i mughetti, confido di riceverne da qualcuno un ramoscello, da morta, visto che mio marito non li distingue dagli altri fiori) mentre io mi illudo di controllare tutto della mia vita e di quella dei miei cari. A volte mi viene il dubbio che io consideri Dio un bel complemento a una vita che però fondamentalmente gestisco di testa mia.

I genitori di quel bambino invece sono dipendenti da Dio come un malato dalla bombola di ossigeno. È quella è la nostra verità. Loro sanno che ogni giorno è grazia, che i nostri capelli sono contati da un Padre che ci ama, sanno che siamo nati per la vita eterna. Per questo non impazziscono, per questo sorridono. Perché credono.

“Ecco, Io sto con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo”
(Mt., XXVIII, 20).

sabato 16 novembre 2013

“Spòsati e sii sottomessa”

La Spagna non vuole “Sposati e sii sottomessa”.

 Miriano: «È la dittatura dell’ideologia di genere. Siccome è 

falsa, va imposta con la forza»

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Novembre 13, 2013 Redazione
Tre partiti iberici chiedono che la traduzione del libro venga ritirata dalle vendite. Qualora accadesse sarebbe il primo libro censurato in Spagna dalla fine della dittatura di Franco
CostanzaMirianoVia Costanza Miriano dagli scaffali delle librerie spagnole. È quello che chiedono da alcuni giorni tre partiti del parlamento iberico, ossia il Partido Popular, il Partido Socialista Obrero Español e Izquierda Unida: ciò che contestano alla giornalista e scrittrice italiana è il contenuto del suo libro, “Sposati e sii sottomessa”, considerato una vera e propria «apologia della violenza contro le donne», detto con le parole usate da Maite Molina, femminista del partito IU. Il suo gruppo ha dato il via anche ad una raccolta firme per portare la richiesta di blocco delle vendite alla Fiscalía, ossia la Procura spagnola.


«SI FA PROSELITISMO SULLA DISCRIMINAZIONE». Sotto accusa in particolare c’è una frase del libro della Miriano: «L’uomo deve incarnare la guida, la regola, l’autorevolezza. La donna deve uscire dalla logica dell’emancipazione e abbracciare con gioia il ruolo dell’accoglienza e del servizio». Anche la deputata del Psoe Angeles Alvarez ha annunciato che presenterà un’iniziativa parlamentare  all’Instituto de la mujer e alla Direzione generale per la parità, chiedendo che libri con questo tono e messaggio vengano bloccati: «Non possiamo permettere che organizzazioni come la Chiesa, che ricevono denaro dallo Stato, si dedichino a fare proselitismo sulla disuguaglianza, la discriminazione e il sessismo». Alle sue parole si è accodato anche il segretario generale del Pp, José Luis Sanz, che ha girato la richiesta di “ritiro” del volume dalle librerie all’arcivescovo di Granada, da cui dipende la casa editrice Nuevo Inicio, che ha appunto tradotto e distribuito il volume della giornalista italiana.


«È LA DITTATURA DELL’IDEOLOGIA DI GENERE». Per parte sua, Costanza Miriano si difende, e affida al Foglio di oggi il suo punto di vista sulla questione. Il problema, scrive, «è la dittatura dell’ideologia di genere, che siccome è falsa va imposta con la forza. A ben vedere, gratta gratta, siamo sempre lì: l’uomo contemporaneo, sa lui cosa è bene o male, e rifiuta che un Padre glielo insegni. Per questo tutto ciò che rimanda all’ascolto di un’altra voce che non sia quella che viene da dentro – questo è la fede – va cacciato, con qualsiasi mezzo». Qualora venisse davvero ritirato dalle vendite, “Sposati e sii sottomessa” sarebbe il primo libro censurato in Spagna dalla fine della dittatura di Franco. «Mi dispiacerebbe perché parla a donne indurite e uomini egoisti, si potrebbe provare a dargli un’occhiata. La maggior parte della gente si è fatta un sacco di risate (in molte librerie sta nel settore umorismo). Oppure si può sempre non comprarlo».


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