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mercoledì 25 luglio 2018

Apostasia

Scultura ... in chiesa rimossa dopo le proteste dei fedeli

Succede in Versilia: un'opera scultorea raffigurante un bacio fra due uomini è stata rimossa dalla chiesa di Serravezza dopo le proteste dei fedeli

Sono state le proteste dei fedeli, scandalizzati per il bacio fra uomini in chiesa a fare rimuovere dalla Pieve di San Martino ad Azzano, in provincia di Lucca, la statua contemporanea di un bacio omosessuale opera dello scultore Emanuele Giannelli.
L'antica chiesa romanica che sorge nel territorio del Comune di Serravezza ospita da dieci giorni diverse opere scultoree che portano la firma di numerosi artisti, sia italiani che stranieri. Una iniziativa non inconsueta in Versilia, dove vari centri medi e piccoli sono soliti ospitare manifestazioni artistiche di ogni genere (si pensi, ad esempio, a Pietrasanta).
Eppure fra le varie opere collocate in chiesa ce ne era anche una, di nome "Polaroid", che raffigura un bacio fra due persone dello stesso sesso. Sistemata, come mostrano le foto postate su Facebook dallo stesso autore, su uno degli altari. Un'espressione artistica libera ma che forse non a tutti piace ammirare all'interno di una chiesa. Così, dopo le proteste di alcuni fedeli e di visitatori che se ne sono sentiti offesi, è arrivata la decisione di trasferirla in giardino.
Una scelta avallata dal parroco don Hermes Luppi, che però tiene a chiarire che lui personalmente non aveva nulla in contrario alla presenza in chiesa di quell'opera d'arte: "Per me quella scultura poteva rimanere dov'era, il Vangelo ci indica una strada di accoglienza e di tolleranza. Del resto con me non si era lamentato proprio nessuno".
Più cauto il presidente della rassegna artistica "Cibart", che ha luogo proprio nel Comune di Serravezza: "Forse abbiamo preso una decisione azzardata nel mettere quell'opera dentro la chiesa - conclude il presidente di Cibart - e proprio per evitare di alimentare un caso abbiamo poi deciso di metterla fuori".
AVE MARIA PURISSIMA



lunedì 23 luglio 2018

Significato del termine "apostasia"



Il termine apostasìa denota sostanzialmente, 
nell'ambito giudaico-cristiano, la defezione dalla fede.
Una defezione apostata può essere intellettuale (sulla base dell'adesione a filosofie differenti), oppure morale e spirituale, come Giuda che nel Nuovo Testamento tradisce il Gesù per lucro.
Le persecuzioni dei primi cristiani, nell'Impero Romano, forzarono molti di loro a rinnegare il discepolato cristiano, essi venivano indicati con il nome di lapsi. Essi manifestavano la loro apostasia, sotto costrizione, offrendo incenso ad una divinità pagana, oppure bestemmiando il nome di Cristo
L'imperatore romano Giuliano (detto, appunto, "l'apostata" dai suoi avversari cristiani) rinuncia al cristianesimo in favore del paganesimo poco dopo la sua salita sul trono.

Descrizione

Nel greco classico il sostantivo è usato per indicare una defezione politica, e il verbo è evidentemente usato in questo senso negli Atti degli Apostoli 5:37, a proposito di Giuda il galileo che si “trasse dietro” (apèstese, forma di afìstemi) dai seguaci. La Septuaginta greca usa il termine in Genesi 14:4, riferito a una ribellione dello stesso genere. Ma nelle Sacre Scritture greche cristiane viene usato principalmente per defezione religiosa: allontanamento da una giusta causa, dall'adorazione e dal servizio a Dio, e quindi abbandono di quanto prima professato e totale diserzione dai princìpi religiosi o dalla fede. I capi religiosi di Gerusalemme accusarono Paolo di Tarso di tale apostasia contro la Legge mosaica.
Nel Nuovo Testamento, il termine "apostasia" [ἡ αποστασία] significa letteralmente "stare lontano da", un ritiro, una defezione, un tirarsi indietro, un venir meno da un impegno, da una fede, abbandonare il gruppo, l'organizzazione alla quale si appartiene. Questo termine è usato due volte nell'originale greco del Nuovo Testamento per esprimere l'abbandono di una fede, anche se non è spesso tradotto con il termine italiano "apostasia".
Paolo è accusato falsamente di incoraggiare i Giudei ad abbandonare la loro fede: "Or sono stati informati a tuo riguardo che tu insegni a tutti i Giudei che vivono fra i gentili di distaccarsi da Mosè, dicendo di non circoncidere i figli e di non seguire più le usanze giudaiche" (Atti 21:21).
L'apostolo Paolo predice che, prima del futuro ritorno di Cristo, vi sarà un grande abbandono della fede cristiana: "Nessuno v'inganni in alcuna maniera, perché quel giorno non verrà se prima non sia venuta l'apostasia e prima che sia manifestato l'uomo del peccato, il figlio della perdizione" (2 Tessalonicesi 2:3). Ciò era già stato predetto da Cristo nel Vangelo secondo Matteo: "Allora molti si scandalizzeranno, si tradiranno e si odieranno l'un l'altro. E sorgeranno molti falsi profeti, e ne sedurranno molti. E perché l'iniquità sarà moltiplicata, l'amore di molti si raffredderà" (Matteo 24:10-12). Questa apostasia degli ultimi tempi implicherà cadere nell'inganno di dottrine false, insensibilità morale e allontanamento dai criteri etici posti da Dio nei testi sacri.
Un termine collegato è usato per un divorzio e spesso tradotto con "ripudio": "È stato pure detto: «Chiunque ripudia la propria moglie, le dia l'atto del divorzio» ... Essi gli dissero: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle un atto di divorzio e mandarla via?»" (Matteo 5:31; 19:7); "Essi dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di divorzio e di ripudiare la moglie»" (Marco 10:4).
L'apostolo Giuda Taddeo ammonisce fortemente, nella sua epistola, sulle conseguenze di tale abbandono della fede, simile a quello che aveva interessato parte degli angeli di Dio: "...angeli che non conservarono il loro primiero stato ma che lasciarono la loro propria dimora" (Giuda 6), esortando i credenti alla fermezza, come pure fa Pietro"Voi dunque, carissimi, conoscendo già queste cose, state in guardia per non venir meno nella vostra fermezza, portati via dall'errore degli empi" (2 Pietro 3:17).

Cause dell'apostasia

Cause dell'apostasia sono indicate come:-
  • Paura della persecuzione"Allora vi sottoporranno a supplizi e vi uccideranno; e sarete odiati da tutte le genti a causa del mio nome. Allora molti si scandalizzeranno, si tradiranno e si odieranno l'un l'altro" (Matteo 24:9,10).
  • Prestare ascolto ad insegnamenti alieni ed ingannevoli"E sorgeranno molti falsi profeti, e ne sedurranno molti" (Matteo 24:11).
  • Tentazioni e prove a cui non si resiste"Quelli sulla roccia sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la parola con gioia; costoro però non hanno radice, credono per un certo tempo, ma al momento della prova, si tirano indietro" (Luca 8:13).
  • Seguire lo spirito di questo mondo"...e distoglieranno le orecchie dalla verità per rivolgersi alle favole" (2 Timoteo 4:4).
  • Conoscenza difettosa di Cristo"Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri perché, se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma ciò è accaduto perché fosse palesato che non tutti sono dei nostri" (1 Giovanni 2:19).
  • Cadute morali"Quelli infatti che sono stati una volta illuminati, hanno gustato il dono celeste, sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo e hanno gustato la buona parola di Dio e le potenze del mondo a venire, se cadono, è impossibile riportarli un'altra volta al ravvedimento, poiché per conto loro crocifiggono nuovamente il Figlio di Dio e lo espongono a infamia" (Ebrei 6:4-6).
  • Abbandono del culto pubblico e della spiritualità"...non abbandonando il radunarsi assieme di noi come alcuni hanno l'abitudine di fare, ma esortandoci a vicenda, tanto più che vedete approssimarsi il giorno. Infatti, se noi pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non rimane più alcun sacrificio per i peccati, ma soltanto una spaventosa attesa di giudizio e un ardore di fuoco che divorerà gli avversari. Chiunque trasgredisce la legge di Mosè muore senza misericordia sulla parola di due o tre testimoni. Quale peggiore castigo pensate voi merita colui che ha calpestato il Figlio di Dio e ha considerato profano il sangue del patto col quale è stato santificato, e ha oltraggiato lo Spirito della grazia? Noi infatti conosciamo colui che ha detto: «A me appartiene la vendetta, io darò la retribuzione», dice il Signore. E altrove: «Il Signore giudicherà il suo popolo». È cosa spaventevole cadere nelle mani del Dio vivente" (Ebrei 10:25-31).
  • Incredulità "State attenti, fratelli, che talora non vi sia in alcuno di voi un malvagio cuore incredulo, che si allontani dal Dio vivente"(Ebrei 3:12).

Esempi biblici

Esempi biblici di apostasia sono:
  • Saul"Io mi pento di aver costituito Saul re, perché si è allontanato da me e non ha eseguito i miei ordini». Samuele ne fu rattristato e gridò all'Eterno tutta la notte" (1 Samuele 15:11).
  • Amatsiah"Dopo essere tornato dalla strage degli Edomiti, Amatsiah, si fece portare gli dèi dei figli di Seir, li stabilì come suoi dèi, si prostrò davanti a loro e offerse loro incenso ... Dopo che Amatsiah si era allontanato dall'Eterno, fu ordita contro di lui una congiura a Gerusalemme; egli fuggì a Lakish, ma lo fecero inseguire fino a Lakish e là lo uccisero" (2 Cronache 25:14,27).
  • Molti discepoli" Da quel momento molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui" (Giovanni 6:66).
  • Imeneo e Alessandro"avendo fede e buona coscienza, poiché alcuni, avendola rigettata, hanno fatto naufragio nella fede. Tra questi vi sono Imeneo e Alessandro, che io ho dato in mano di Satana, perché imparino a non bestemmiare" (1 Timoteo 1:19,20).
  • Dema"...perché Dema mi ha lasciato, avendo amato il mondo presente, e se n'è andato a Tessalonica" (2 Timoteo 4:10).
  • Altre illustrazioni"uomini perversi sono usciti di mezzo a te e hanno sedotto gli abitanti della loro città dicendo: "Andiamo a servire altri dèi", che voi non avete mai conosciuto" Deuteronomio 13:13;   "Stenderò la mia mano contro Giuda e contro tutti gli abitanti di Gerusalemme, e sterminerò da questo luogo i resti di Baal, il nome dei sacerdoti idolatri assieme ai sacerdoti, quelli che si prostrano sui terrazzi davanti all'esercito del cielo, quelli che si prostrano giurando all'Eterno, ma giurando anche a Malkam, quelli che si allontanano dall'Eterno e quelli che non cercano l'Eterno e non lo consultano" Sofonia 1:4-6;   "Voi, che cercate di essere giustificati mediante la legge, vi siete separati da Cristo; siete scaduti dalla grazia";Galati 5:4;  "Quelli infatti che sono fuggiti dalle contaminazioni del mondo per mezzo della conoscenza del Signore e Salvatore Gesù Cristo, se sono da queste di nuovo avviluppati e vinti, la loro ultima condizione è peggiore della prima. Poiché sarebbe stato meglio per loro non aver conosciuto la via della giustizia, anziché, dopo averla conosciuta, voltar le spalle al santo comandamento che era stato loro dato" 2 Pietro 2:20,21.


AVE MARIA PURISSIMA!

mercoledì 4 aprile 2018

Apostasìa - Passione della Santa Chiesa




Il testo comincia con le sigle JMJ, e la data: “Tuy, 1/4/1944”. E continua così:

     Adesso vado a rivelare il terzo frammento del segreto; questa parte è l’apostasia nella Chiesa.
       Nostra Signora ci mostrò una visione di un individuo che io descrivo come ‘il “Santo Padre’, davanti a una moltitudine che stava lodandolo.
Però c’era una differenza con un vero Santo Padre, lo sguardo del demonio, questo aveva gli occhi del male.
Poi, alcuni momenti più tardi, vedemmo lo stesso Papa entrare in una Chiesa, però questa Chiesa era la Chiesa dell’inferno, non c’è modo di descrivere la bruttezza di questo luogo, sembrava come una fortezza fatta di cemento grigio, con gli angoli rotti e le finestre come occhi, aveva un picco sul tetto dell’edificio.
      Subito alzammo lo sguardo verso Nostra Signora che ci disse avete visto l’apostasia nella Chiesa, questa lettera può essere aperta dal Santo Padre, però deve essere annunciata dopo Pio XII e prima del 1960.
      Nel regno di Giovanni Paolo II la pietra angolare della tomba di Pietro deve essere rimossa e trasportata a Fatima.
      Poiché il dogma della fede non è conservato a Roma, la sua autorità sarà rimossa e consegnata a Fatima.
      La cattedrale di Roma deve essere distrutta e una nuova costruita a Fatima.
Se 69 settimane dopo che questo ordine sia annunciato Roma continua la sua abominazione, la città sarà distrutta.
Nostra Signora ci disse che questo è scritto, Daniele 9,24-25 e Matteo 21, 42-44”.
 ---------------   
Così terminava il messaggio. La parte relativa a Matteo è la seguente:
42 “Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:‘La pietra che i costruttori hanno rifiutata
è diventata pietra angolare; ciò è stato fatto dal Signore, ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri’?
43 Perciò vi dico che il regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato a gente che ne faccia i frutti.
44 Chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; ed essa stritolerà colui sul quale cadrà”.
     Mentre invece la parte relativa a Daniele è questa: 
“24 Settanta settimane sono fissate per il tuo popolo e per la tua santa città per mettere fine all’empietà, mettere i sigilli ai peccati, espiare l’iniquità, portare una giustizia eterna, suggellare visione e profezia e ungere il Santo dei santi”.

giovedì 8 marzo 2018

TENETE SALDA LA FEDE

Opera scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi



08.03.11


La Mamma parla agli eletti



Figli cari e tanto amati, questo, presente, è il tempo dei sospiri, perché la terra deve essere purificata e preparata al tempo nuovo che Gesù ha nel Suo Progetto. Figli amati, le vostre fatiche, i vostri sospiri non sono vani ed inutili; siate lieti e pieni di speranza, mentre vi avviate a raggiungere la meta felice e sospirata. 
Figli cari, vi vedo tutti col Mio Sguardo amoroso e vi sostengo nella lotta contro le forze del male. Non pensate di essere soli, perché sono vicina a ciascuno di voi. Il tempo duro e faticoso passerà presto; piccoli cari, siate aperti alla più viva speranza, perché quello della gioia è ormai vicino. In quel giorno felice, nel quale avverrà il passaggio, chi ricorderà più il dolore? Chi la pena? Sarà gioia, sempre gioia, solo gioia

Amati Miei figli, tenete salda la fede, come la perla più preziosa, non lasciatela portare via dal vento impetuoso della tempesta. Pensate a quell’uomo del quale parla il Vangelo: avendo trovato una perla molto preziosa, egli vendette ogni cosa che aveva per comprarla. 

Figli cari e tanto amati, capite bene che la fede è la perla più preziosa che avete. Soffre tanto il Mio Cuore, quando vede alcuni figli che si lasciano portare via tale prezioso gioiello, senza farci caso: se lo fanno rubare, per indifferenza e superficialità. 

Tenete ben stretta la fede dei vostri avi e non scambiate l’oro più prezioso con un metallo di nessuno valore. 

Figli amati, voglio parlare dell’apostasìa che mai, come in questo tempo, si è diffusa nei paesi che avevano fede salda. Figli amati, vi metto in guardia dall’azione astuta e sottile del nemico dai mille volti. Ricordate bene che egli per rubarvi la fede usa il volto più rassicurante e la strategia più astuta: sa che quando l’uomo è stato privato della sua fede è nudo e vulnerabile. 

Figli amati, sono accanto a ciascuno di voi per sostenervi, aiutarvi, consigliarvi. Leggete e studiate bene i Miei Messaggi, figli cari. Non vi sfugga neppure una virgola, capite bene e viveteli con gioia, sapendo che sono Luce per raggiungere felicemente il traguardo. 

Figli cari, volete fare secondo la Mia Parola? Volete viverla con gioia ogni giorno per essere Miei veramente e giungere a Gesù Che voi amate ardentemente nel vostro cuore?

Mi dice la Mia piccola: “Madre cara, le Tue Parole sono la nostra Gioia vera, un Soave Balsamo per la nostra vita. Tu, Dolce Tesoro, ci apri il cuore alla speranza più vera, sappiamo che la Tua Mano ci vuole condurre a Gesù per avere l’eterna felicità. Guidaci tutti, Dolce Madre, conducici nel cammino che porta al traguardo, ormai vicino; nessuno di noi si perda per strada.

Figli amati, figli cari, se voi Mi dite il vostro sì deciso, posso condurvi tutti felicemente a Gesù. Tutto posso fare per voi, se volete, tutto, se cooperate! Per avere dovete dirMi il vostro sì, pieno e deciso. Dio vi ha concesso il Dono della libertà, il Dono che vi conferisce una grande dignità e dei meriti. Fate buon uso di tale sublime Dono: raggiungete la vostra salvezza e cooperate anche a quella degli altri. Sono con voi sempre, quando Mi cercate e Mi accogliete.
Insieme uniamo i cuori per adorare, adorare, adorare! Vi amo tutti.

                                                                                              Maria Santissima
AMDG et DVM

martedì 21 novembre 2017

GESU' dà certezza e coraggio per affrontare il futuro (Benedetto XVI)

DE  - EN  - ES  - FR  - HR  - IT  - PT ]


BENEDETTO XVI
UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro
Mercoledì, 12 novembre 2008 
   
San Paolo (12)
Escatologia: l'attesa della parusia.

Cari fratelli e sorelle,

il tema della risurrezione, sul quale ci siamo soffermati la scorsa settimana, apre una nuova prospettiva, quella dell'attesa del ritorno del Signore, e perciò ci porta a riflettere sul rapporto tra il tempo presente, tempo della Chiesa e del Regno di Cristo, e il futuro (éschaton) che ci attende, quando Cristo consegnerà il Regno al Padre (cfr 1 Cor 15,24).
Ogni discorso cristiano sulle cose ultime, chiamato escatologia, parte sempre dall’evento della risurrezione: in questo avvenimento le cose ultime sono già incominciate e, in un certo senso, già presenti.

Probabilmente nell’anno 52 san Paolo ha scritto la prima delle sue lettere, la prima Lettera ai Tessalonicesi, dove parla di questo ritorno di Gesù, chiamato parusia, avvento, nuova e definitiva e manifesta presenza (cfr 4,13-18). Ai Tessalonicesi, che hanno i loro dubbi e i loro problemi, l'Apostolo scrive così:

“Se infatti crediamo che Gesù è morto ed è risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti” (4,14). E continua: “Prima risorgeranno i morti in Cristo, quindi noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto, e così saremo sempre con il Signore” (4,16-17).
Paolo descrive la parusia di Cristo con accenti quanto mai vivi e con immagini simboliche, che trasmettono però un messaggio semplice e profondo: alla fine saremo sempre con il Signore. E’ questo, al di là delle immagini, il messaggio essenziale: il nostro futuro è “essere con il Signore”; in quanto credenti, nella nostra vita noi siamo già con il Signore; il nostro futuro, la vita eterna, è già cominciata.

Nella seconda Lettera ai Tessalonicesi  Paolo cambia la prospettiva; parla di eventi negativi, che dovranno precedere quello finale e conclusivo. Non bisogna lasciarsi ingannare – dice – come se il giorno del Signore fosse davvero imminente, secondo un calcolo cronologico: “Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui, vi preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente. Nessuno vi inganni in alcun modo!” (2,1-3).
Il prosieguo di questo testo annuncia che prima dell’arrivo del Signore vi sarà l'apostasia e dovrà essere rivelato un non meglio identificato ‘uomo iniquo’, il ‘figlio della perdizione’ (2,3), che la tradizione chiamerà poi l’Anticristo.

Ma l’intenzione di questa Lettera di san Paolo è innanzitutto pratica; egli scrive: “Quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuol lavorare, neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni tra di voi vivono una vita disordina, senza fare nulla e sempre in agitazione. A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità” (3, 10-12).

In altre parole, l’attesa della parusia di Gesù non dispensa dall’impegno in questo mondo, ma al contrario crea responsabilità davanti al Giudice divino circa il nostro agire in questo mondo. Proprio così cresce la nostra responsabilità di lavorare in e per questo mondo. Vedremo la stessa cosa domenica prossima nel Vangelo dei talenti, dove il Signore ci dice che ha affidato talenti a tutti e il Giudice chiederà conto di essi dicendo: Avete portato frutto? Quindi l’attesa del ritorno implica responsabilità per questo mondo.

La stessa cosa e lo stesso nesso tra parusia – ritorno del Giudice/Salvatore – e impegno nostro nella nostra vita appare in un altro contesto e con nuovi aspetti nella Lettera ai Filippesi. Paolo è in carcere e aspetta la sentenza che può essere di condanna a morte. In questa situazione pensa al suo futuro essere con il Signore, ma pensa anche alla comunità di Filippi che ha bisogno del proprio padre, di Paolo, e scrive: “Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. Sono stretto infatti tra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo. Persuaso di questo, so che rimarrò e continuerò a rimanere in mezzo a voi tutti, per il progresso e la gioia della vostra fede, affinchè il vostro vanto nei miei riguardi cresca sempre più in Cristo Gesù, con il mio ritorno tra voi” (1, 21-26).
Paolo non ha paura della morte, al contrario: essa indica infatti il completo essere con Cristo. Ma Paolo partecipa anche dei sentimenti di Cristo, il quale non ha vissuto per se, ma per noi. Vivere per gli altri diventa il programma della sua vita e perciò dimostra la sua perfetta disponibilità alla volontà di Dio, a quel che Dio deciderà. È disponibile soprattutto, anche in futuro, a vivere su questa terra per gli altri, a vivere per Cristo, a vivere per la sua viva presenza e così per il rinnovamento del mondo.
Vediamo che questo suo essere con Cristo crea una grande libertà interiore: libertà davanti alla minaccia della morte, ma libertà anche davanti a tutti gli impegni e le sofferenze della vita. È semplicemente disponibile per Dio e realmente libero.
        
E passiamo adesso, dopo avere esaminato i diversi aspetti dell'attesa della parusia del Cristo, a domandarci: quali sono gli atteggiamenti fondamentali del cristiano riguardo alla cose ultime: la morte, la fine del mondo? 

Il primo atteggiamento è la certezza che Gesù è risorto, è col Padre, e proprio così è con noi, per sempre. E nessuno è più forte di Cristo, perché Egli è col Padre, è con noi. Siamo perciò sicuri, liberati dalla paura. Questo era un effetto essenziale della predicazione cristiana.
La paura degli spiriti, delle divinità era diffusa in tutto il mondo antico. E anche oggi i missionari, insieme con tanti elementi buoni delle religioni naturali, trovano la paura degli spiriti, dei poteri nefasti che ci minacciano. Cristo vive, ha vinto la morte e ha vinto tutti questi poteri. In questa certezza, in questa libertà, in questa gioia viviamo. Questo è il primo aspetto del nostro vivere riguardo al futuro.

In secondo luogo, la certezza che Cristo è con me. E come in Cristo il mondo futuro è già cominciato, questo dà anche certezza della speranza. Il futuro non è un buio nel quale nessuno si orienta. Non è così. Senza Cristo, anche oggi per il mondo il futuro è buio, c'è tanta paura del futuro. Il cristiano sa che la luce di Cristo è più forte  e perciò vive in una speranza non vaga, in una speranza che dà certezza e dà coraggio per affrontare il futuro.
        
Infine, il terzo atteggiamento. Il Giudice che ritorna —  è giudice e salvatore insieme —  ci ha lasciato l’impegno di vivere in questo mondo secondo il suo modo di vivere. Ci ha consegnato i suoi talenti. Perciò il nostro terzo atteggiamento è: responsabilità per il mondo, per i fratelli davanti a Cristo, e nello stesso tempo anche certezza della sua misericordia. Ambedue le cose sono importanti.

-Non viviamo come se il bene e il male fossero uguali, perché Dio può essere solo misericordioso. -

Questo sarebbe un inganno. In realtà, viviamo in una grande responsabilità. Abbiamo i talenti, siamo incaricati di lavorare perché questo mondo si apra a Cristo, sia rinnovato. Ma pur lavorando e sapendo nella nostra responsabilità che Dio è giudice vero, siamo anche sicuri che questo giudice è buono, conosciamo il suo volto, il volto del Cristo risorto, del Cristo crocifisso per noi. Perciò possiamo essere sicuri della sua bontà e andare avanti con grande coraggio.
        
Un ulteriore dato dell’insegnamento paolino riguardo all'escatologia è quello dell’universalità della chiamata alla fede, che riunisce Giudei e Gentili, cioè i pagani, come segno e anticipazione della realtà futura, per cui possiamo dire che noi sediamo già nei cieli con Gesù Cristo, ma per mostrare nei secoli futuri la ricchezza della grazia (cfr Ef 2,6s):

il dopo diventa un prima per rendere evidente lo stato di incipiente realizzazione in cui viviamo. Ciò rende tollerabili le sofferenze del momento presente, che non sono comunque paragonabili alla gloria futura (cfr Rm 8,18). Si cammina nella fede e non in visione, e se anche sarebbe preferibile andare in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore, quel che conta in definitiva, dimorando nel corpo o esulando da esso, è che si sia graditi a Lui (cfr 2 Cor 5,7-9).

Infine, un ultimo punto che forse appare un po' difficile per noi. San Paolo alla conclusione della sua prima Lettera ai Corinzi ripete e mette in bocca anche ai Corinzi una preghiera nata nelle prime comunità cristiane dell'area palestinese:
Maranà, thà! che letteralmente significa “Signore nostro, vieni!” (16,22). Era la preghiera della prima cristianità, e anche l'ultimo libro del Nuovo Testamento, l'Apocalisse, si chiude con questa preghiera: “Signore, vieni!”. Possiamo pregare anche noi così?
Mi sembra che per noi oggi, nella nostra vita, nel nostro mondo, sia difficile pregare sinceramente perché perisca questo mondo, perché venga la nuova Gerusalemme, perché venga il giudizio ultimo e il giudice, Cristo.
Penso che se sinceramente non osiamo pregare così per molti motivi, tuttavia in un modo giusto e corretto anche noi possiamo dire, con la prima cristianità: “Vieni, Signore Gesù!”. 

Certo, non vogliamo che adesso venga la fine del mondo. Ma, d'altra parte, vogliamo anche che finisca questo mondo ingiusto. Vogliamo anche noi che il mondo sia fondamentalmente cambiato, che incominci la civiltà dell'amore, che arrivi un mondo di giustizia, di pace, senza violenza, senza fame. Tutto questo vogliamo: e come potrebbe succedere senza la presenza di Cristo? Senza la presenza di Cristo non arriverà mai un mondo realmente giusto e rinnovato.
E anche se in un altro modo, totalmente e in profondità, possiamo e dobbiamo dire anche noi, con grande urgenza e nelle circostanze del nostro tempo: Vieni, Signore! Vieni nel tuo modo, nei modi che tu conosci. Vieni dove c'è ingiustizia e violenza. Vieni nei campi di profughi, nel Darfur, nel Nord Kivu, in tante parti del mondo. Vieni dove domina la droga. Vieni anche tra quei ricchi che ti hanno dimenticato, che vivono solo per se stessi. Vieni dove tu sei sconosciuto. Vieni  nel modo tuo e rinnova il mondo di oggi. Vieni anche nei nostri cuori, vieni e rinnova il nostro vivere, vieni nel nostro cuore perché noi stessi possiamo divenire luce di Dio, presenza tua. In questo senso preghiamo con san Paolo: Maranà, thà! “Vieni, Signore Gesù!”, e preghiamo perché Cristo sia realmente presente oggi nel nostro mondo e lo rinnovi.



Saluti:
Chers frères et soeurs,
Je suis heureux d’accueillir les pèlerins de langue française. À tous je souhaite de prendre une conscience renouvelée que la foi chrétienne est aussi pour nous aujourd’hui une espérance qui transforme et soutient notre vie. Avec ma Bénédiction apostolique.
Dear Brothers and Sisters,
I offer a warm welcome to all the English-speaking visitors present at today’s Audience, particularly priests from the Missionary Society of Saint Paul the Apostle, members of the Corpus Christi Movement for Priests, participants in the International Catholic Conference of Scouting, and pilgrims from the Philippines, England, Nigeria, and the United States of America. Upon you and your families I cordially invoke God’s blessings of joy and peace.
Liebe Brüder und Schwestern!
Einen frohen Gruß richte ich an die deutschsprachigen Pilger und Besucher. Besonders begrüße ich das Domkapitel und die Dechantenkonferenz der Diözese Augsburg in Begleitung von Bischof Dr. Walter Mixa und Weihbischof Grünwald sowie die Mädchenrealschule St. Ursula aus Donauwörth. Christus, dessen Kommen wir erwarten, stärke in uns die Hoffnung auf das ewige Leben, die all unserem irdischen Tun und Streben eine neue, entscheidende Perspektive verleiht. Der Herr behüte und segne euch und eure Lieben!
Queridos hermanos y hermanas:
Saludo cordialmente a los fieles de lengua española. En particular, a los peregrinos y grupos venidos de Chile, España, Guatemala, México, Paraguay y de otros países latinoamericanos. Que la enseñanza y el ejemplo de san Pablo ayude a todos a orientar nuestra vida hacia el encuentro definitivo con el Salvador. Con ocasión de su inauguración, saludo también al Canal de la Iglesia Católica en Colombia “Cristovisión”, deseando que esta iniciativa contribuya a difundir los valores del evangelio en ese amado País. Que Dios os bendiga.
Saúdo cordialmente os peregrinos de língua portuguesa, a todos desejando felicidades, em Jesus Cristo: em particular, desejo saudar muito cordialmente aos grupos vindos de Portugal  e do Brasil. Que a vinda a Roma vos fortaleça na fé e avive no vosso ânimo a coragem para testemunhar a grandeza do Redentor dos homens, vencedor do mal e ressuscitado para ser a nossa esperança e a nossa paz. Que o Senhor vos abençoe!
Saluto in lingua polacca:
Pozdrawiam serdecznie uczestniczących w audiencji Polaków. Święty Paweł mówiąc o dniu paruzji zachęca nas do wytrwania w wierze i troski o życie duchowe. Wiara budzi nadzieję, przemienia i podtrzymuje życie wierzących. Niech całe nasze życie – w duchu tej nadziei – będzie drogą na radosne spotkanie z Bogiem. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.
Traduzione italiana:
Saluto cordialmente tutti i Polacchi che partecipano a quest’Udienza. San Paolo, parlando della parusia, ci incoraggia a perseverare nella fede e ad irrobustire la nostra vita spirituale. La fede risveglia la speranza, trasforma e infonde la vita dei credenti. Che tutta la nostra vita – nello spirito di questa speranza – sia la via al festoso incontro con Dio. Sia lodato Gesù Cristo.
Saluto in lingua ungherese:
Nagy szeretettel köszöntöm a magyar híveket! Isten hozott Benneteket, különösképpen az illésházi csoport tagjait. Életetek építsétek Krisztus sziklájára és így bátran hirdessétek az ő Igéjét korunk embereinek. Apostoli áldásomat adom Rátok és családjaitokra. Dicsértessék a Jézus Krisztus!
Traduzione italiana:
Saluto con affetto i pellegrini di lingua ungherese, specialmente i fedeli della Parrocchia di Illésháza. Vi incoraggio a fondare la vostra vita sulla salda roccia di Cristo, per essere coraggiosi annunciatori della sua Parola agli uomini del nostro tempo. Con la particolare Benedizione Apostolica a voi e alle vostre famiglie! Sia lodato Gesù Cristo!
Saluto in lingua slovacca:
Zo srdca vítam slovenských pútnikov, osobitne študentov Gymnázia svätého Michala Archanjela z Piešťan. Milí mladí, minulú nedeľu sme slávili Výročie posviacky rímskej Lateránskej baziliky. Nech návšteva tejto katedrály biskupa Ríma posilní vašu lásku k nástupcovi svätého Petra. Ochotne žehnám vás i vašich drahých. Pochválený buď Ježiš Kristus!
Traduzione italiana:
Do un cordiale benvenuto ai pellegrini slovacchi, particolarmente agli studenti del Ginnasio San Michele Arcangelo di Piešťany. Cari giovani, domenica scorsa abbiamo celebrato la Dedicazione della Basilica romana Lateranense. La visita a questa Cattedrale del Vescovo di Roma rafforzi il vostro amore per il successore di San Pietro. Volentieri benedico voi ed i vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo!
* * *
Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto il Capitolo Generale delle Suore Figlie di Maria Ausliatrice. Care sorelle mi unisco con gioia alla vostra gratitudine a Dio per i doni ricevuti in questi mesi, durante i quali avete riflettuto insieme sul presente e il futuro del vostro Istituto. Invoco una rinnovata effusione di grazia divina sulla nuova Superiora Generale e il suo Consiglio, come pure sull’intera Congregazione perché possiate proseguire con entusiasmo la vostra missione apostolica. San Giovanni Bosco, Santa Maria Mazzarello e tutti i Santi e Beati della grande Famiglia salesiana vi ottengano il dono di una sempre più feconda e lieta adesione ai consigli evangelici. Saluto i partecipanti al raduno dei Maestri del Commercio e li ringrazio per la loro gradita visita. Saluto i fedeli di Carpineto Romano, qui convenuti con il loro Vescovo Mons. Lorenzo Loppa, e li affido alla materna intercessione della Vergine Immacolata, loro celeste patrona. Saluto con affetto il pellegrinaggio dell’Arcidiocesi di Milano, guidato dal loro Pastore, il Cardinale Dionigi Tettamanzi. Cari amici, siete venuti a Roma per consegnarmi i primi due esemplari del nuovo Lezionario Ambrosiano: è questo un modo concreto per esprimere i profondi vincoli di comunione che legano la vostra Arcidiocesi al Successore di Pietro. Vi ringrazio per questo gesto così carico di significato ecclesiale e vi esorto ad accogliere il nuovo Lezionario come un grande dono per l’intera Comunità ambrosiana. Sia per voi strumento prezioso per un rinnovato impegno missionario nell’annunciare il Vangelo in ogni ambito della società.
Saluto, infine, i giovani, i malati e gli sposi novelli. L'esempio di san Martino, di cui ieri abbiamo celebrato la festa, sia per voi, carigiovani, spinta ad una sempre generosa fedeltà evangelica; sia per voi, cari malati, incoraggiamento a confidare nel Signore che mai abbandona i suoi figli nel momento della prova; sia per voi, cari sposi novelli, stimolo a rispettare e servire con coraggio la vita umana, che è dono di Dio.

© Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana

AMDG et BVM

venerdì 4 agosto 2017

Aridatece don Camillo!

Aridatece Don Camillo
Sullo stupore che suscita lo stupore dei preti moderni

La Gerarchia cattolica riconosce solo oggi e con non poche incongruenze il diverso atteggiamento dei media nei confronti del proprio insegnamento. Ultimo caso, il dibattito sui Di.Co.
In un articolo apparso il 16 Febbraio su Avvenire, Pio Cerocchi si stupisce che i politici applaudano alcuni documenti e ne deplorino altri, e porta ad esempio gli apprezzamenti riscossi in tema di multiculturalismo e multireligiosità, a fronte delle aspre critiche per l’opposizione della Chiesa al decreto legge che equiparerebbe le unioni di fatto ai matrimoni. 
Ciò che stupisce dovrebbe essere non tanto la reazione di chi è lontano dalle posizioni cattoliche, quanto lo sconcerto del quotidiano della CEI. 
Se i Vescovi italiani, e con loro tanta parte della Curia romana, non avessero abdicato alla logica in favore di una squallida piacioneria piazzaiola, 
comprenderebbero subito che multiculturalismo e multireligiosità non hanno nulla di cattolico, e che proprio per questo trovano accoglienza presso la parte avversa; 
comprenderebbero parimenti che le rare volte in cui Santa Romana Chiesa si pronuncia, avendo come riferimento il Magistero immutabile e non le mode del momento, le proteste dei suoi nemici non tardano a farsi sentire: dal divorzio all’aborto, dall’eutanasia al matrimonio. 
In pratica, quando la Chiesa fa il proprio mestiere e la smette di fare l’ambasciatrice sorridente della solidarietà, viene attaccata, aggredita e calunniata, seguendo Cristo sull’irto sentiero di un moderno Calvario, in cima al quale c’è sempre e comunque una Croce ad aspettarla. 
Il semplice fedele, come pecorella obbediente ancorché disorientata, segue i Sacri Pastori nell’arrampicata sugli specchi che cerca di legittimare posizioni sacrosante come l’intrinseca perversità dell’aborto, del divorzio, dell’adulterio, del concubinato e di altre abominazioni, assieme ad improponibili pastoni conciliari intrisi di ecumenismo spicciolo e buonismo d’accatto. 
I fedeli più consapevoli ed istruiti nella dottrina hanno già compreso da anni se non da decenni che il sinedrio romano si barcamena sull’onda di una modernità a torto lodata, nel tentativo di aggiornarsi e rendersi bene accetta al mondo. 
A tutti è comunque evidente che le contraddizioni dell’odierno magistero _ la minuscola non è casuale _ stanno dimostrando l’errore di fondo che il Concilio ha voluto imporre d’autorità: un errore fatale, davanti al quale non valgono distinguo o mitigazioni, e che impone un’inversione di rotta decisa e chiara. 
 

Si rinunci alla libertà di religione e si affermino i diritti di Cristo Re. 
Si rinunci all’ecumenismo e si predichi al mondo, apertamente e coraggiosamente, la Verità salvifica di cui la Chiesa è e rimane unica depositaria. 
Si rinunci alla politica dell’invito e si torni a quella delle scomuniche. 
E se si vogliono condannare i Di.Co. [
"DIritti e doveri delle persone stabilmente COnviventi"] e l’omosessualità, non ci si dimentichi che sono ancora da condannare non pochi errori diffusi: divorzio, concubinato, matrimoni civili, pornografia, oscenità, moda scandalosa, bestemmie, usura, apostasia generalizzata. 
E si rivendichi alla Chiesa romana quel potere divino, conferitole da Cristo, in virtù del quale le società umane sono tutte indistintamente sottoposte alla maestà di Dio ed alla Sua legge. 

E prima di rivolgersi ad extra, non sarebbe male fare un’operazione ad intra e ripulire Atenei Pontifici, Seminari, Conventi, Curie e Sacri Palazzi da quella congerie di immondi personaggi che fanno scempio della dottrina e della morale cattolica, e che abusano delle loro cattedre o della loro funzione per demolire la Chiesa, assecondare i propri vizi o ricercare l’approvazione del secolo. 

Verrà la persecuzione, ovviamente. 
Ma senza salire al Calvario questa massa di Prelati senza spina dorsale non potrà mai ambire ad esser parte del Corpo mistico di Cristo; se non saprà affrontare anch’essa la Croce, non meriterà di seguire Cristo nella gloria. 

Coerenza, ci vuole. E fede. 
Resta da vedere se i preti di oggi, pavidi al punto da travestirsi in borghese e dissimularsi indossando golfini grigio topo, hanno ancora l’una e l’altra. 

Aridatece don Camillo!
(PS)
 




marzo 2007 

mercoledì 2 novembre 2016

PERCHE' fino a questo punto?

Vescovi: Galantino e la CEI alla marcia dei radicali
 Mons. Galantino manda la CEI alla marcia dei radicali: offesa non solo per i cattolici, ma per tutti gli italiani.
Galantino vada a casa subito, senza "se" e senza "ma".

Perché la CEI alla marcia dei radicali?

di Costanza Miriano

Non è rabbia, non è delusione. È un dolore lancinante, quello che provo, nel leggere che la CEI dà la sua convinta adesione alla marcia per l’Amnistia, la Giustizia, la Libertà intitolata a Marco Pannella e Papa Francesco organizzata per il 6 novembre a Roma dal Partito Radicale Transnazionale Nonviolento e Transpartito in occasione del Giubileo dei carcerati.
È un dolore perché amo di un amore filiale la Chiesa, sposa di Cristo, la amo come la mia vera famiglia, le sono riconoscente e le devo tutto, cioè il battesimo, i sacramenti che solo attraverso le sue mani ricevo, il catechismo, cioè la verità su me stessa.
Ma che sta succedendo? I nostri pastori? I nostri padri nella fede? Quelli che hanno il dovere di confermarci? Quelli che hanno il compito altissimo di annunciare Gesù Cristo crocifisso e risorto agli uomini?
Perché marciano con il partito che più di tutti ha contribuito con le sue battaglie di morte a cambiare la mentalità profonda dell’uomo contemporaneo, sempre più lontano da Dio?
Il compito della Chiesa è prima di tutto annunciare, con amore, all’uomo la verità su se stesso, non difendere i diritti umani: se non partono da Dio i diritti umani sono opinabili, relativi.
Perché un carcerato, che sia colpevole o innocente, va difeso (e io dico che va difeso!) e un bambino, sicuramente innocente, nella pancia della mamma, no?
Lo sanno, i radicali, che il Giubileo annuncia la remissione delle colpe per la salvezza eterna, e non il miglioramento della qualità della vita nelle carceri? Che c’entrano con il Giubileo persone, rispettabilissime, che non credono però nella vita eterna?
È ovvio che la CEI e  i cristiani tutti siano a favore della dignità dei carcerati. Io direi che ogni uomo che sia degno di questo nome lo è. Chi è a favore di detenzioni disumane? Chi desidera che i carcerati, già dolorosamente provati della loro libertà, stiano male (se non altro perché poi escono più arrabbiati e pericolosi di prima)? Chi è per la violenza? Chi è per la guerra? Chi è per la fame? Questi sono valori umani minimi, impossibile non condividerli.
Ma perché marciare con i radicali, quelli che si vantano di aver maciullato con le loro mani (e le pompe di bicicletta) migliaia di feti, di bambini nelle pance delle donne?
Ricordiamo che con il loro partito transnazionale, grazie a finanziamenti mondiali, i radicali hanno contribuito a rendere possibile il fatto che oggi abbiamo una candidata alla presidenza dell’impero che si è detta favorevole all’aborto al nono mese con schiacciamento della testa del bambino mentre esce dall’utero, tecnicamente un omicidio in piena regola.
Perché la Chiesa continua a non essere originale?
Non ha senso che per cercare di attirare i cuori dei ragazzi – che desiderano l’Assoluto – facciamo i concerti per i ggiovani (con due g) invitando artisti, spesso di mezza tacca, nella speranza che per sentire le loro canzoni i ragazzi si bevano anche qualche predica. Io agli eventi organizzati dalla sposa di Cristo voglio sentir parlare dello Sposo, se voglio ascoltare il cantante x – spesso non credente – vado al suo concerto.
Perché scimmiottiamo il mondo?
La risposta secondo me è semplice: non ci crediamo più neanche noi, che essere cristiani è tutta un’altra cosa. E’ entrare nella vita del battesimo, o almeno desiderarlo ardentemente, e quindi tutto il resto impallidisce al confronto, e lo spettacolino magari è pure bello, ma è un’altra cosa.
Se qualcuno dovesse ritirar fuori la vecchia roba dei muri e dei ponti: non sto dicendo che se una PERSONA che ha idee radicali dovesse avere bisogno di qualcosa non si debba essere pronti persino a dare la vita per lei.
Sto dicendo che le IDEE radicali sono irrevocabilmente, strutturalmente, irrimediabilmente, profondamente e totalmente contro Dio, che è il Dio della vita, che è il Dio che ci chiede di ascoltare la sua voce di Padre che ama e che sa qual è il meglio per noi, mentre l’uomo disegnato dai radicali è un uomo che sa solo lui cosa è bene per sé, che decide della vita sua e di quella dei più deboli, i feti, i malati che è meglio far morire di fame e di sete.
Noi dobbiamo amare le persone radicali, ma dobbiamo odiare le loro idee.
Le dobbiamo odiare proprio per amor loro.
Perché queste idee, che mettono l’uomo al centro del suo mondo, impediscono di mettere al centro del cuore Cristo, e quindi impediscono la felicità. (E le persone radicali che ho conosciuto erano infelici).
Proprio perché amiamo le persone radicali dobbiamo sperare che siano in grado di “comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza,  l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza”.
Ero indecisa se scrivere queste parole, ma oggi alla messa, oltre alla lettera agli Efesini appena citata, che era la prima lettura, ci si è messo pure il Vangelo, e mi ha convinta. È quello in cui Gesù dice di essere venuto a portare divisione sulla terra.Fuoco. Il battesimo! Se in una famiglia ci sono cinque persone “saranno divisi tre contro due e due contro tre” dice Gesù.
Alza muri anche Gesù? Ovviamente no.
Sta parlando della divisione che c’è tra chi cerca di vivere secondo il battesimo e chi no. Non è divisione nel senso di rancore, cattiveria, odio, ovviamente. E’ che si entra in un’altra dinamica di vita e quindi si può vivere vicini, condividere tante cose, compreso l’impegno per i carcerati, per l’ambiente, contro la fame, contro la guerra, ma non si condivide l’intimo respiro che sta dentro ogni cosa.
Scrive don Giussani in “Il cammino al vero è un’esperienza” – che provvidenzialmente, parlando di tutt’altro, un amico mi ha spedito stamane – “Un cristianesimo filtrato dalla nostra saggezza, ridotto a noi, porta all’equivoco e non alla testimonianza, genera compromesso con gli avversari e non vittoria della nostra fede. Non si può annacquare il vino di Dio con l’acqua dei suoi avversari. Non si afferma il cristianesimo sottacendo gli aspetti della sua verità. Amare gli altri non è dimenticare ciò che ci distingue da loro per cercare punti d’accordo. Non ameremo gli altri se innanzitutto noi non portiamo loro la Realtà per cui non siamo come gli altri, la Realtà cioè che viene da Cristo”
E, se non sono presuntuosa nel chiosare Giussani, gli avversari non sono mai le persone, ma le bugie di cui loro sono ostaggio. Volere il loro vero bene significa annunciare la verità, quella che la Chiesa col suo deposito ci garantisce non essere una proiezione delle nostre fantasie.
È vero, il Papa parla di “piccoli passi” per non essere violenti nei confronti di chi non ha il dono della Fede, e probabilmente la decisione di dare la convinta adesione alla marcia radicale viene dal desiderio di obbedire al Papa.
Mi chiedo solo se sia stato correttamente interpretato. Un conto è non essere violenti – che so, fare una contro manifestazione in opposizione a quella radicale – un conto è aderire convintamente a quella marcia.
Per me la più grande violenza che si possa fare a qualcuno è di lasciarlo nel suo buio, nella sua bugia, nel suo errore.
È non fargli la carità.
La carità del pane (delle ciabatte i pennarelli i bagnoschiuma le penne i calzini che Padre Maurizio raccoglie da noi tutte le settimane per i detenuti, per esempio), ma anche, insieme, la carità della verità.
Dice il Papa che dobbiamo far interrogare l’altro con la nostra bontà, e solo se e quando ce lo chiederà, potremo rispondere in nome di Chi compiamo certi gesti.
È vero, non dobbiamo mettere la Verità davanti a noi, come uno stendardo, un gonfalone che ci ingombra e ci impedisce di guardare l’altro negli occhi.
Ma non possiamo neanche seguire il gonfalone degli altri, se, e sottolineo se, davvero crediamo che quello stendardo porta alla morte.
Sensibilizziamo dunque l’opinione pubblica sul tema delle carceri, e tanti amici cristiani si danno da fare concretamente per loro, ma non dimentichiamo che ci stiamo a fare su questa terra.
Non a combattere per un mondo migliore, ma a cercare Dio. E se non lo annuncia più la Chiesa, chi lo farà?
Se il sale perde sapore, con che saleremo?
Lo dico quindi, con rispetto filiale, con il dolore di una figlia grande che vede i genitori sbagliare: pastori, siate uomini, e tornate a fare i padri.
Se non dovete fare i vescovi pilota, e non lo avete fatto anche quando era il vostro popolo, il popolo della vita, le famiglie, i padri e le madri, i bambini, a chiedervelo supplicante, non fatelo neanche quando a chiedervelo è il popolo della morte.
https://costanzamiriano.com/2016/10/20/perche-la-cei-alla-marcia-dei-radicali/