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venerdì 4 agosto 2017

Aridatece don Camillo!

Aridatece Don Camillo
Sullo stupore che suscita lo stupore dei preti moderni

La Gerarchia cattolica riconosce solo oggi e con non poche incongruenze il diverso atteggiamento dei media nei confronti del proprio insegnamento. Ultimo caso, il dibattito sui Di.Co.
In un articolo apparso il 16 Febbraio su Avvenire, Pio Cerocchi si stupisce che i politici applaudano alcuni documenti e ne deplorino altri, e porta ad esempio gli apprezzamenti riscossi in tema di multiculturalismo e multireligiosità, a fronte delle aspre critiche per l’opposizione della Chiesa al decreto legge che equiparerebbe le unioni di fatto ai matrimoni. 
Ciò che stupisce dovrebbe essere non tanto la reazione di chi è lontano dalle posizioni cattoliche, quanto lo sconcerto del quotidiano della CEI. 
Se i Vescovi italiani, e con loro tanta parte della Curia romana, non avessero abdicato alla logica in favore di una squallida piacioneria piazzaiola, 
comprenderebbero subito che multiculturalismo e multireligiosità non hanno nulla di cattolico, e che proprio per questo trovano accoglienza presso la parte avversa; 
comprenderebbero parimenti che le rare volte in cui Santa Romana Chiesa si pronuncia, avendo come riferimento il Magistero immutabile e non le mode del momento, le proteste dei suoi nemici non tardano a farsi sentire: dal divorzio all’aborto, dall’eutanasia al matrimonio. 
In pratica, quando la Chiesa fa il proprio mestiere e la smette di fare l’ambasciatrice sorridente della solidarietà, viene attaccata, aggredita e calunniata, seguendo Cristo sull’irto sentiero di un moderno Calvario, in cima al quale c’è sempre e comunque una Croce ad aspettarla. 
Il semplice fedele, come pecorella obbediente ancorché disorientata, segue i Sacri Pastori nell’arrampicata sugli specchi che cerca di legittimare posizioni sacrosante come l’intrinseca perversità dell’aborto, del divorzio, dell’adulterio, del concubinato e di altre abominazioni, assieme ad improponibili pastoni conciliari intrisi di ecumenismo spicciolo e buonismo d’accatto. 
I fedeli più consapevoli ed istruiti nella dottrina hanno già compreso da anni se non da decenni che il sinedrio romano si barcamena sull’onda di una modernità a torto lodata, nel tentativo di aggiornarsi e rendersi bene accetta al mondo. 
A tutti è comunque evidente che le contraddizioni dell’odierno magistero _ la minuscola non è casuale _ stanno dimostrando l’errore di fondo che il Concilio ha voluto imporre d’autorità: un errore fatale, davanti al quale non valgono distinguo o mitigazioni, e che impone un’inversione di rotta decisa e chiara. 
 

Si rinunci alla libertà di religione e si affermino i diritti di Cristo Re. 
Si rinunci all’ecumenismo e si predichi al mondo, apertamente e coraggiosamente, la Verità salvifica di cui la Chiesa è e rimane unica depositaria. 
Si rinunci alla politica dell’invito e si torni a quella delle scomuniche. 
E se si vogliono condannare i Di.Co. [
"DIritti e doveri delle persone stabilmente COnviventi"] e l’omosessualità, non ci si dimentichi che sono ancora da condannare non pochi errori diffusi: divorzio, concubinato, matrimoni civili, pornografia, oscenità, moda scandalosa, bestemmie, usura, apostasia generalizzata. 
E si rivendichi alla Chiesa romana quel potere divino, conferitole da Cristo, in virtù del quale le società umane sono tutte indistintamente sottoposte alla maestà di Dio ed alla Sua legge. 

E prima di rivolgersi ad extra, non sarebbe male fare un’operazione ad intra e ripulire Atenei Pontifici, Seminari, Conventi, Curie e Sacri Palazzi da quella congerie di immondi personaggi che fanno scempio della dottrina e della morale cattolica, e che abusano delle loro cattedre o della loro funzione per demolire la Chiesa, assecondare i propri vizi o ricercare l’approvazione del secolo. 

Verrà la persecuzione, ovviamente. 
Ma senza salire al Calvario questa massa di Prelati senza spina dorsale non potrà mai ambire ad esser parte del Corpo mistico di Cristo; se non saprà affrontare anch’essa la Croce, non meriterà di seguire Cristo nella gloria. 

Coerenza, ci vuole. E fede. 
Resta da vedere se i preti di oggi, pavidi al punto da travestirsi in borghese e dissimularsi indossando golfini grigio topo, hanno ancora l’una e l’altra. 

Aridatece don Camillo!
(PS)
 




marzo 2007