venerdì 13 marzo 2015

13. Intelligentemente commossi diventiamo autentici missionari, educatori alla preghiera secondo il cuore della Chiesa


Il rito autentico, l'educazione, la conversione.


  Non c'è nessun fatto puramente esterno a noi che possa garantire il rinnovamento della Chiesa o la rinascita della vita cristiana.

  Quando parliamo della crisi della fede nei tempi moderni, quando desideriamo il rifiorire della vita cristiana del nostro popolo, dobbiamo avere ben presente che non è possibile affidarci a nessun automatismo garantito da qualcosa che accade solo fuori di noi: la rinascita partirà sempre dal nostro nascere di nuovo alla grazia di Dio. Sì, è dalla conversione personale che dobbiamo sperare il rifiorire della Chiesa tra noi.

  È proprio partendo da un errore di prospettiva che si è pensato di diffondere il cristianesimo a suon di riforme. È stato, crediamo, l'errore degli anni conciliari. Cerchiamo di spiegarci.

  C'era bisogno di un rinnovamento della vita cristiana negli anni ’50 e ’60? Certamente sì. C'era bisogno di una maggiore verità nella vita sacerdotale, nei conventi, nelle associazioni laicali, nelle scuole cattoliche, nelle famiglie? Non facciamo fatica ad ammetterlo: un certo formalismo stava mettendo in pericolo la vita di fede... c'era bisogno di una freschezza data dall'autenticità.

  Ma il grave errore è stato quello di illudersi di trovare l'autenticità e la freschezza della vita cristiana in tutta una serie di riforme, che hanno radicalmente cambiato, se non stravolto, il volto della Chiesa. E non ne è venuto fuori un rinnovamento, una primavera, ma un lungo autunno che ha portato fino all'inverno della fede, inverno che ha ucciso la vita di grazia nei nostri paesi, nelle nostre terre di antica cristianità.

  Ci si è messi a cambiare tutto, a modernizzare la messa e con essa tutti gli altri aspetti della vita cattolica, pensando di fermare così la fuga dalle chiese, con il risultato, ed è sotto gli occhi di tutti, che le chiese hanno terminato di svuotarsi; chi è poi rimasto a frequentarle, non è certamente più autenticamente cattolico degli uomini di un tempo.

  Ne è esempio lampante proprio la riforma della Messa: l'hanno cambiata per renderla meno difficile alla gente, per renderla meno pesante. Ne è nato un rinnovamento? No, ma un impoverimento, uno svuotamento ambiguo di contenuto: è come se lo “ scheletrito” nuovo rito della messa non educasse più, lasciando spazio a tutte le nostre piccole e grandi eresie.

  La strada da percorrere era un'altra, quella di un appassionato lavoro quotidiano per educare le anime a vivere della messa, comprendendone l'inestimabile valore e l'incommensurabile bellezza. Occorrevano preti intelligentemente appassionati, comunità ferventi, capaci di preghiera, studio e sacrificio; occorrevano anime commosse. Ci si è invece affidati alla via ingannevole di una riforma esterna che facilitasse i riti per i preti e per i fedeli... illudendosi che accomodando le cose esterne le anime si convertissero. E tutto è crollato in uno spaventoso impoverimento: per inseguire i fedeli senza fervore, si è banalizzata la messa riducendola quasi a un rito degno di una religione puramente naturale.

  E invece la Chiesa aveva bisogno della santità, e la santità nasce dalla conversione personale.

  Il rito non va cambiato, deve cambiare invece il nostro cuore. Il rito deve essere la roccia sicura su cui posare tutta la nostra vita. Per questo siamo tornati alla Tradizione, per questo custodiamo la “Messa di sempre”. Il rito deve custodire la retta fede, la vera preghiera cattolica, deve metterci nella posizione giusta difronte a Dio: solo così la grazia potrà operare la nostra conversione.

  Sono i santi, commossi per l'opera di Dio, che rinnovano la Chiesa e la vita cristiana, e non i giochi umani dei cambiamenti continui.

Chi vuole i cambiamenti continui è semplicemente un uomo annoiato; e con gli uomini annoiati in cerca di novità esteriori, fossero anche religiose, non si fa una Chiesa santa.

  Il vero movimento liturgico, quello di Gueranger e di San Pio X per intenderci, voleva favorire proprio un'autenticità di preghiera nei sacerdoti e nei fedeli. Voleva che le anime immergendosi nella santa liturgia, pregando veramente con la Chiesa, rinascessero ad una vita cristiana più autentica e intelligente. Invece nel movimento liturgico si operò il tradimento, consumato da chi pensava che facilitare equivalesse ad aiutare a pregare: così non fu, ed è sotto gli occhi di tutti il disastro... i cristiani sanno ormai raramente pregare.

  Nulla di esterno può sostituirsi alla nostra conversione, al sincero fervore personale, all'autentico amore per Cristo. Ma la nostra conversione, operata dalla grazia, scaturirà dalla preghiera della Chiesa che la Tradizione ci ha consegnato, che è la preghiera di Cristo stesso.

  Così è necessario anche per noi che:

  1. si torni alla corretta liturgia secondo la tradizione, perché il tesoro della rivelazione pregata non vada perduto;

  2. che sacerdoti e fedeli intelligentemente commossi diventino autentici missionari, educatori alla preghiera secondo il cuore della Chiesa. Se non ci fosse anche per noi questo secondo punto, cadremmo nello stesso tragico errore dei riformatori conciliari: credere che basti tornare a qualcosa di esteriore (fosse anche la messa antica) perché la vita rinasca.



  Che la Madonna ci aiuti ad essere fedeli al nostro compito.
"Radicati nella fede", Maggio 2014

giovedì 12 marzo 2015

Nonostante fenomeni come questo, si continua come se tutto fosse normale...




DALLA  SOVRAESPOSIZIONE  MEDIATICA 
ALLO SFRUTTAMENTO  DELLA  RELIGIONE

MESSA  ALL'ASTA  UN'OSTIA  CONSACRATA  DA  GIOVANNI  PAOLO  II
UN  APPELLO  AI  CARDINALI  RIUNITI  IN  CONCLAVE





Il 15 aprile, la diocesi di Sioux City, Iowa, USA, ha pubblicato un comunicato nel quale si afferma che la questione dell’Ostia consacrata offerta all’asta è stata risolta: l’offerente ha ritirato l’offerta all’incanto.  
La mattina del 15 aprile mons. Roger J. Augustine, amministratore della diocesi, si è incontrato con l’offerente: questi ha assicurato che non v’è stata alcuna vendita, ha espresso il suo dispiacere per l’accaduto e ha chiesto scusa a tutti coloro che si sono sentiti offesi per la sua iniziativa. L’Ostia è stata consegnata a mons. Augustine che ne ha disposto secondo quanto stabilito dalla legge della Chiesa.

L’accaduto
Il 9 aprile scorso, il giorno dopo lo svolgimento dei funerali del Papa, sulla rete EBay (sito internet di vendite all’asta presente in tutto il mondo) degli Stati Uniti è stata offerta all’incanto un’Ostia consacrata. 
L’offerente ha dichiarato che si sarebbe trattato di un’Ostia che egli aveva conservata nel corso di una S. Messa in Vaticano celebrata dal Papa e a cui aveva assistito e partecipato nel 1988, nonostante non sia un cattolico. Al momento della Comunione, costui si sarebbe recato per due volte a prendere l’Ostia, al solo scopo di conservarla: ovviamente ha ricevuto l’Ostia sulla mano, com’è d’uso nella Chiesa del postconcilio.
Insieme all’Ostia costui ha offerto all’incanto anche quattro francobolli e un apribottiglia che secondo lui sarebbe stato benedetto dal Papa perché lui stesso teneva in mano durante la Messa.
L’Associated Press ha confermato che l’Ostia, partita da una base d’asta di 100 dollari, sarebbe stata venduta il lunedì 11 aprile per 2000 dollari, e sarebbe stata comprata da un cattolico che intendeva preservarla da ogni ulteriore profanazione e dal rischio che cadesse in mano a dei satanisti.
La diocesi di Sioux City, Iowa, interessata alla vicenda, ha reagito con forza di fronte a questa novità blasfema, e il suo portavoce, mons. Jim Wharton, si è subito attivato per cercare di neutralizzare la cosa. Tra l’altro egli ha dichiarato che "L'asta è un atto di mancanza di sensibilità per tutto quanto è successo in questi giorni", riferendosi ovviamente all’afflusso di pellegrini a Roma per dare l’ultimo saluto al Papa.
I responsabili del sito EBay hanno dichiarato che secondo loro non v’è nulla di male nel mettere all’asta un oggetto da collezione come un’Ostia consacrata.


Commento



Innanzi tutto dobbiamo precisare che rimangono molti interrogativi circa la reale veridicità della consacrazione di quest’Ostia: se non altro perché in questo senso può far testo solo la parola dell’offerente. Nessuno può escludere che costui si sia inventato tutto solo sulla base della previsione che l’offerta di un’Ostia consacrata da Giovanni Paolo II avrebbe potuto raggiungere una bella quotazione sul mercato americano.  



In merito al rientro di questa operazione blasfema, come confermato dalla diocesi di Sioux City, Iowa, si potrebbero avanzare altrettante riserve, ma non abbiamo motivo per mettere in dubbio le affermazioni delle autorità diocesane locali.

Ciò che resta comunque è l’assurdità della storia e, per certi aspetti, la scontatezza della stessa. 
Intendiamo dire che non è la prima volta che un’Ostia consacrata viene usata per gli scopi più diversi: dalla mania personale, come sembrerebbe in questo caso, alla mania di gruppo, e di gruppi dediti al culto di Satana.


Ma la cosa che salta più all’occhio è che, nonostante fenomeni come questo, si continui a distribuire la Comunione sulla mano.
Non solo non v’è mai stata e non v’è ancora alcuna seria giustificazione per un uso tanto irriverente e blasfemo, ma non si comprende che senso possa avere continuare a distribuire il Corpo di Nostro Signore in maniera del tutto indiscriminata, anche a migliaia di persone insieme, nei posti più diversi, ove non ci si preoccupa neanche della qualificazione dei presenti: non solo se sono o meno in peccato mortale, ma nemmeno se sono o no dei cattolici.


La Religione viene vissuta e praticata dei fedeli sulla base della loro esperienza ordinaria in seno alla Chiesa, e se tale esperienza è principalmente centrata sulla superficialità, sulla leggerezza, sulla incontrollata spontaneità, a nulla varranno i bei discorsi e la Fede ne risentirà per il numero e per la qualità. 
Questi ultimi quarant’anni la dicono lunga in questo senso. 
 

I signori Cardinali che sono riuniti in conclave non farebbero certo male a tenere presente tutto questo, non solo in relazione alla Comunione sulla mano, ma in relazione al complessivo impoverimento della pratica della fede a cui hanno condotto in questi anni una liturgia spesso equivoca e una pastorale prevalentemente parolaia.







Invitiamo tutti gli amici a voler dare la maggiore diffusione possibile alla presente.
16 aprile 2005

L'orazione è un sacrificio spirituale


Ostia spirituale

    <<L'orazione è un sacrificio spirituale, che ha cancellato gli antichi sacrifici. «Che m'importa», dice, «dei vostri sacrifici senza numero? Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco. Chi richiede da voi queste cose?» (cfr. Is 1, 11).

    Quello che richiede il Signore, l'insegna il vangelo: «Verrà l'ora», dice, «in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità. Dio infatti è Spirito» (Gv 4, 23) e perciò tali adoratori egli cerca.
       Noi siamo i veri adoratori e i veri sacerdoti che, pregando in spirito, in spirito offriamo il sacrificio della preghiera, ostia a Dio appropriata e gradita, ostia che egli richiese e si provvide.

    Questa vittima, dedicata con tutto il cuore, nutrita dalla fede, custodita dalla verità, integra per innocenza, monda per castità, coronata dalla carità, dobbiamo accompagnare all'altare di Dio con il decoro delle opere buone tra salmi e inni, ed essa ci impetrerà tutto da Dio.
    Che cosa infatti negherà Dio alla preghiera che procede dallo spirito e dalla verità, egli che così l'ha voluta? Quante prove della sua efficacia leggiamo, sentiamo e crediamo!

    L'antica preghiera liberava dal fuoco, dalle fiere e dalla fame, eppure non aveva ricevuto la forma da Cristo.
    Quanto è più ampio il campo d'azione dell'orazione cristiana! La preghiera cristiana non chiamerà magari l'angelo della rugiada in mezzo al fuoco, non chiuderà le fauci ai leoni, non porterà il pranzo del contadino all'affamato, non darà il dono di immunizzarsi dal dolore, ma certo dà la virtù della sopportazione ferma e paziente a chi soffre, potenzia le capacità dell'anima con la fede nella ricompensa, mostra il valore grande del dolore accettato nel nome di Dio.

    Si sente raccontare che in antico la preghiera infliggeva colpi, sbaragliava eserciti nemici, impediva il beneficio della pioggia ai nemici. Ora invece si sa che la preghiera allontana ogni ira della giustizia divina, è sollecita dei nemici, supplica per i persecutori. Ha potuto strappare le acque al cielo, e impetrare anche il fuoco. Solo la preghiera vince Dio. Ma Cristo non volle che fosse causa di male e le conferì ogni potere di bene.

    Perciò il suo unico compito è richiamare le anime dei defunti dallo stesso cammino della morte, sostenere i deboli, curare i malati, liberare gli indemoniati, aprire le porte del carcere, sciogliere le catene degli innocenti. Essa lava i peccati, respinge le tentazioni, spegne le persecuzioni, conforta i pusillanimi, incoraggia i generosi, guida i pellegrini, calma le tempeste, arresta i malfattori, sostenta i poveri, ammorbidisce il cuore dei ricchi, rialza i caduti, sostiene i deboli, sorregge i forti.

    Pregano anche gli angeli, prega ogni creatura. Gli animali domestici e feroci pregano e piegano le ginocchia e, uscendo dalle stalle o dalle tane, guardano il cielo non a fauci chiuse, ma facendo vibrare l'aria di grida nel modo che a loro è proprio. Anche gli uccelli quando si destano, si levano verso il cielo, e al posto delle mani aprono le ali in forma di croce e cinguettano qualcosa che può sembrare una preghiera.
    Ma c'è un fatto che dimostra più di ogni altro il dovere dell'orazione. Ecco, questo: che il Signore stesso ha pregato.
    A lui sia onore e potenza nei secoli dei secoli. Amen.>>

Dal trattato «L'orazione» di Tertulliano, sacerdote (Cap. 28-29; CCL 1, 273-274)


RESPONSORIO         Cfr. Gv 4, 23-24
R. I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; * così il Signore vuol essere adorato.
V. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità,
R. così il Padre vuol essere adorato.

ORAZIONE

    Dio grande e misericordioso, quanto più si avvicina la festa della nostra redenzione, tanto più cresca in noi il fervore per celebrare santamente la Pasqua del tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna. 


Benediciamo il Signore.
R. Rendiamo grazie a Dio.



Quam bonum, et quam jucundum, Maria,
Dilìgere nomen tuum!
Quanto è buono e quanto è soave, o Maria,
Amare il tuo nome!

L'importanza della Preghiera

S. Alfonso Maria de' Liguori:

Avvertimenti necessari...per salvarsi

(S. Alfonso Maria de Liguori, “OPERE ASCETICHE” Vol. II, pp. 197 - 200, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1962)

La teologia di S. Alfonso, la sua ascetica e la sua morale, nascono da una fede incorrotta e da un'anima apostolica.

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Iddio vuole salvi tutti: Omnes homines vult salvos fieri. 1 Tim. 2. 4. E vuol dare a tutti l'aiuto necessario per salvarsi; ma non lo concede se non a coloro che lo dimandano, come scrive S. Agostino: Non dat nisi petentibus. In Psalm. 100 1. Ond'è sentenza comune de' Teologi e Santi Padri, che la Preghiera agli Adulti è necessaria di necessità di mezzo, viene a dire, che chi non prega, e trascura di dimandare a Dio gli aiuti opportuni per vincere le tentazioni, e conservare la grazia ricevuta, non può salvarsi.

Il Signore all'incontro non può lasciare di conceder le grazie a chi le dimanda, perché l'ha promesso. Clama ad me, et exaudiam te. Jer. 33. 3. Ricorri a me, ed Io non mancherò di esaudirti.Quodcunque volueritis, petetis, et fiet vobis. Jo. 15. 7. Dimandate da Me quel che volete, e tutto otterrete. Petite, et dabitur vobis. Matth. 7. 7. Dimandate e vi sarà dato. Queste promesse non però non s'intendono fatte per beni temporali, perché questi Iddio non li dà, se non quando sono per giovare all'Anima; ma per le grazie spirituali le ha promesse assolutamente ad ognuno, che ce le dimanda; ed avendocele promesse, è obbligato a darcele: Promittendo debitorem Se fecit, dice S. Agostino. De Verb. Dom. Serm. 2 2

Bisogna poi avvertire, che Dio ha promesso di esaudir la Preghiera, ma a riguardo nostro è precetto grave il pregare. Petite, et dabitur vobis. Matth. 7. 7. Oportet semper orare. Luc. 18. 1. Queste parole petiteoportet, come insegna S. Tommaso (3. p. q. 39. a. 5.) importano precetto grave, che obbliga per tutta la vita, e specialmente quando l'Uomo si vede in pericolo di morte, o di cadere in peccato; perché allora, se non ricorre a Dio, certamente resterà vinto. E chi trovasi già caduto in disgrazia di Dio, esso commette nuovo peccato, se non ricorre a Dio per aiuto ad uscire dal suo miserabile stato. Ma Dio potrà esaudirlo, vedendolo - 198 - fatto suo nemico? Si, ben l'esaudisce, quando il peccatore umiliato lo prega di cuore a perdonarlo; poiché sta scritto nel Vangelo: Omnis enim qui petit, accipit. Luc. 11. 10. Dicesi omnis, ognuno sia giusto, sia peccatore, quando prega, Dio ha promesso di esaudirlo. In altro luogo dice Dio: Invoca me, et eruam te. Psalm. 49. 15. Chiamami, ed Io ti libererò dall'Inferno, ove stai condannato.

No, che non vi sarà scusa nel giorno del Giudizio, per chi muore in peccato. Né gli gioverà dire, ch'egli non avea forza di resistere alla tentazione, che lo molestava; perché Gesù Cristo gli risponderà: se tu non l'avevi questa forza, perché non l'hai domandata, ch'Io ben te l'avrei data? E se già eri caduto in peccato, perché non sei ricorso a Me, ch'Io te ne avrei liberato?

Pertanto, Lettor mio, se vuoi salvarti, e mantenerti in grazia di Dio, bisogna, che spesso lo preghi a tenerti le mani sopra. Dichiarò il Concilio di Trento (Sess. 6. cap. 13. can. 22.) che a perseverare l'Uomo in grazia di Dio, non basta l'aiuto generale che Egli dona a Tutti, ma vi bisogna un aiuto speciale, il quale non si ottiene se non colla Preghiera. Perciò dicono tutti i Dottori, che ciascuno è tenuto sotto colpa grave a raccomandarsi spesso a Dio con domandargli la santa perseveranza, almeno una volta il mese. E chi si trova in mezzo a più occasioni pericolose, è obbligato a domandare più spesso la grazia della perseveranza.

Molto giova poi per ottenere questa grazia il mantenere una divozione particolare alla Madre di Dio, che si chiama la Madre della Perseveranza. Chi non si raccomanda alla Beata Vergine, difficilmente avrà la perseveranza; mentre dice S. Bernardo 3, che tutte le grazie divine, e specialmente questa della perseveranza, ch'è la maggiore di tutte, vengono a noi per mezzo di Maria.

Oh volesse Dio, ed i Predicatori fossero più attenti ad insinuare ai loro Uditori questo gran mezzo della Preghiera! Alcuni in tutto il lor Quaresimale appena la nomineranno una o due volte, e quasi di passaggio; quando dovrebbero parlarne di proposito più volte, e quasi in ogni Predica; gran conto dovran renderne a Dio, se trascurano di farlo E così anche molti Confessori attendono solo al proposito de' Penitenti di non offender più Dio; e poco si prendono fastidio d'insinuar loro la preghiera, per quando saran tentati di nuovo a cadere; ma bisogna persuadersi, che quando la tentazione è forte, se il Penitente non domanda aiuto a Dio per resistere, poco gli serviranno tutti i propositi fatti, la sola preghiera può salvarlo. È certo che chi prega, si salva, chi non prega, si danna.

E perciò, Lettor mio, replico, se vuoi salvarti, prega continuamente il Signore, che ti dia luce e forza di non cadere in peccato. In ciò bisogna essere importuno con Dio, in domandargli questa grazia.Haec importunitas (dice S. Girolamo) apud Dominum opportuna est 4. Ogni mattina non lasciar di pregarlo a liberarti da' peccati di quel giorno. E quando si affaccia alla mente qualche mal pensiero, o qualche cattiva occasione, subito, senza metterti a discorrere colla tentazione, subito ricorri a Gesù Cristo, e alla Santa Vergine, dicendo: Gesù mio aiutami, Maria SS. soccorrimi. Basta allora nominare Gesù e Maria, per svanir la tentazione; ma se la tentazione persiste, seguita ad invocare Gesù e Maria per aiuto, che non resterai mai vinto.


1 [5-6.] S. AGOST., In Ps. 102, n. 10: «non dat nisi petenti»; PL 37, 1324.  
2 [20-21.] S. AGOST., Sermo 110 (al. 31 De verbis Dom. ), c. IV, n. 4; PL 38, 640-641.
3 [26.] S. BERNARDO, Sermo de aquaeductu, n. 7; PL 183, 441. 
4 [7-8.] Ps.-s. s. GIROL., Epist. 39 (al. Hom. super  Matth., ma Luc. 11), n. 4; PL 30, 277.

AVE MARIA PURISSIMA!

Cuore Ammirabile


Vùlnera cor meum charitate tua,
Fac me dignum gratia et munéribus tuis.

Ferisci il mio cuore con la tua carità,
Fammi degno della tua grazia e dei tuoi favori
.

23 - Il Cuore di Maria e la bontà e provvidenza di Dio

Bontà di Maria.

L'amabilissima bontà di Dio comunica le sue divine inclinazioni al S. Cuore di Maria.

«Perché l'uomo, nella sua fragilità, teme di avvicinarsi a Maria? Nulla d'austero è in Lei, nulla che sgomenti. Ella è tutta dolcezza. Sfogliate diligentemente il Vangelo, e se voi trovate in Lei un minimo indizio di severità, d'indignazione, temete pure di presentarvi a Lei. 
Ma se, al contrario, trovate in questa Vergine (e lo troverete) un Cuore ripieno d'amore, di pietà, di dolcezza, di bontà, ringraziate Colui che, per la sua grande benignità, vi ha dato una tale Mediatrice» (San Bernardo). 

Ella non respinge nessuno di quanti ricorrono a Lei con umiltà e confidenza. E «Inventa Maria, invenitur omne bonum», dice il sapiente beato Raimondo Jourdain. 
Chiunque ha trovato Maria, ha trovato un tesoro inesauribile 
d'ogni sorta di beni. 
Ella ama quelli che l'amano e serve quanti la servono.

«O felice Maria, dice S. Bernardo, chi ti ama, onora Dio; chi Ti serve contenta Dio, chi invoca con cuore puro il tuo santo Nome, ottiene infallibilmente tutto ciò che domanda»:
«Quis unquam invocavit eam, et non est exauditus ab Ea?»; dice Papa Innocenzo III: chi mai, avendo invocato Maria, non è stato esaudito? 
«Sileat misericordiam tuam, Virgo beata, si quis est qui invocatam te in necessitatibus suis, sibi meminerit defuisse» (S. Bernardo). Chi potrà dire, o Santa Vergine, che alcuno abbia ricorso a Voi nelle sue necessità e non sia stato esaudito?

La SS. Vergine ha un Cuore tanto buono e benigno, non solo verso i buoni, ma verso i peccatori: 
conserva i primi nello stato di grazia, perciò la Chiesa la chiama Madre di grazia;
riconduce i secondi alla divina misericordia, e perciò la Chiesa la chiama Madre di misericordia.

Ella, tutta benignità, non fa del bene solo a chi implora il suo soccorso, ma altresì a chi non l'invoca nemmeno. 
«Quid mirum si advocata ades, quae etiam non vocata praesto est»; qual meraviglia se Ella soccorre quelli che la supplicano, poiché aiuta pure quelli che non la pregano? (S. Bernardo).

Ella ama persino chi la odia e fa del bene a chi le fa del male. Non ha sacrificato suo Figlio anche per quelli che lo hanno crocefisso? La bontà e la benignità del Cuore di Maria fanno sentire i loro effetti su tutti.

La carità dei Santi è universale; tuttavia essi possono esercitarla in singolare misura nei luoghi o per le persone di cui sono particolarmente patroni. Ma siccome Maria è Madre di tutti i cristiani, Regina di tutti gli uomini, Patrona e Avvocata di tutti i figli di Adamo, così la sua bontà e le sue cure si estendono ovunque a favore di tutti: «Omnibus omnia facta est, dice S. Bernardo, ut de plenitudine ejus accipiant universi».

Maria e la Provvidenza. -

La Divina Provvidenza governa tutte le cose create, dalla
più grande alla più piccola; 
così la Madre di Dio, potentissima e buonissima, essendo Regina e governante dell'universo, spande le cure affettuose del suo Cuore regale su tutte le creature, per indirizzarle al fine per cui Dio le ha create, cioè alla sua gloria. 

*Ha cura speciale dei cristiani e soprattutto dei veri figli che si studiano di onorarla, servirla, imitarla.
*Vigila su di essi, li conserva e protegge come la pupilla degli occhi suoi; 
*li conduce per mano in tutte le loro vie, toglie gli ostacoli; 
*provvede loro gli aiuti necessari, li porta tra le braccia nei passi pericolosi; 
*infine li assiste maternamente nel passaggio da questa all'altra vita; 
*li difende dagli assalti del demonio; riceve nelle sue mani la loro anima; 
*li alberga nel suo Cuore; 
*li porta con gioia nel suo regno; 
*li presenta con indicibile bontà al suo Figliolo benedetto.

AMDG et BVM