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mercoledì 13 novembre 2013

Sono i principi morali a connotare le società, non quelli economici.

Enrico Letta e Mario Monti(di Danilo Quinto) Monti e Letta. Letta e Monti. I due, come un sol uomo, hanno dimostrato in che condizioni è possibile ridurre un paese, fino a qualche settimana fa ottava potenza economica del mondo, ora estromessa. Ciascuno di noi può commettere errori, ma la differenza tra coloro che sono in buona fede e coloro che marciano nella direzione opposta, è quella di ammetterli o meno. Chi ha sponsorizzato, prima il “governo tecnico” e poi il “governo delle larghe intese” ‒ ci riferiamo a precisi e autorevoli ambienti cattolici ‒ dovrebbe fare pubblica ammenda del disastro che ha concorso a determinare.


Il raddoppio negli ultimi due anni del numero degli italiani che soffrono la fame, le 50mila famiglie costrette ad abbandonare la casa perché non hanno i soldi per pagare il mutuo, l’aumento del 25% dei disoccupati, le 200 imprese che mediamente al giorno sono costrette a fallire, la crescita del debito pubblico di 200 miliardi, la riduzione del Pil del 3,0%, le 400mila partite IVA che sono scomparse, rappresentano disastri strutturali difficilmente rimediabili.

Tutto è stato fatto, in questi due anni, per rispondere ad un potere estraneo alla sovranità del nostro Paese e non si è stati in grado di promuovere una sola riforma seria. Si è vissuti alla giornata, senza un’idea, un progetto che potesse risollevare la situazione. Non quella economica, perché questa è solo una conseguenza inevitabile della voragine morale e civile della nostra comunità nazionale. Si è agito solo per ossequiare il potere dei gruppi para-massonici che comandano l’economia e la finanza dell’Europa e del mondo, disinteressandosi della persona umana e della famiglia, alla quale non si è fornito alcun aiuto o sostegno.

Più il paese si lacerava nella povertà, più si arricchiva una parte sempre più piccola della popolazione: l’esatto contrario della giustizia sociale. Con l’unico strumento a disposizione di questa cultura, l’aumento delle tasse, che sono le più alte in Europa e ormai sono giunte ad un livello di insopportabilità eccezionale. Mentre si aumentavano le tasse, si è aiutato con un prestito di 4 miliardi di euro, ancora da restituire, il Monte dei Paschi. Si è straparlato di riduzione della spesa pubblica e non si è neanche riusciti a eliminare il finanziamento pubblico dei partiti, che hanno patrimoni immensi, come dimostra il caso di Alleanza Nazionale, il cui simbolo vale – si dice ‒ 260 milioni di euro o della Margherita, attorno ai cui tesori si è giocata una partita oscura e per certi versi ancora da chiarire.

Mentre 350mila lavoratori in cassa integrazione rimangono senza sussidio e si stima che più di 4 milioni di persone non saranno in grado di celebrare il Natale e gli italiani sono alle prese nel tentativo di comprendere le 22 scadenze fiscali dei prossimi 60 giorni, per sanare il debito pubblico si propone di vendere le spiagge ai privati! Quello che sta avvenendo era stato già stato profetizzato nell’enciclica Caritas in Veritate di Benedetto XVI.

Se la politica non distingue quello che è umano da quello che umano non è ‒ com’è accaduto con il governo Monti (che emana una direttiva perché nelle scuole medie si insegni la teoria del gender) e come accade con il governo Letta (che non dice una parola sulla legge sull’omofobia, che lede in modo gravissimo la libertà religiosa e che si appresta a sostenere la direttiva europea che suggerisce agli Stati di insegnare ai bambini da 0 a 4 anni il piacere della masturbazione) ‒ non è possibile vedere i bisogni reali in cui vive l’uomo. Sono i principi morali a connotare le società, non quelli economici. Se i primi vengono meno, le società muoiono, si auto-distruggono. È quello che sta avvenendo in Italia ‒ e in Europa ‒ a causa di una secolarizzazione di due secoli, che ha inciso profondamente nell’anima umana. (Danilo Quinto)

giovedì 7 novembre 2013

«Povero fanciullo! ... Torna qui, Giovanni, al fianco del tuo Maestro e ascolta la lezione.




....................
Oh! ieri notte poco ho dormito per fame e freddo, e questa notte mai ho dormito... 
e non ho saputo resistere più questa mattina... e sono venuto perché ho avuto 
paura di morire d’inedia... ed è questo quello che più mi fa male: di non avere 
saputo vegliare per pregare e vegliare su Te, ma di averlo saputo fare per i 
morsi della fame... Sono un servo sciocco e vile. Castigami, Gesù!».

«Povero fanciullo! Vorrei che tutto il mondo avesse a gridare queste tue
colpe! Ma ascolta, alzati e ascoltami, ed il tuo cuore tornerà in pace. Hai 
disubbidito anche a Simone di Giona?».

«No, Maestro. Non lo avrei mai fatto, perché Tu hai detto che dovevamo 
stare a lui soggetti come a fratello maggiore. Ma egli, quando io gli ho 
detto: “Il mio cuore non sta tranquillo a vederlo andar solo”, ha risposto:
“Hai ragione. Ma io non posso andare perché ho l’ubbidienza di guidare 
voi tutti. Vai tu, e Dio sia teco”. Gli altri hanno alzato la voce e Giuda 
più degli altri. Hanno ricordato l’ubbidienza e hanno anche rimproverato 
Simone Pietro».

«Hanno? Sii sincero, Giovanni».
«È vero, Maestro. È stato Giuda che ha rimproverato Simone e trattato 
male me. Gli altri hanno soltanto detto:
“Il Maestro ha ordinato di stare insieme”. E a me, non al capo nostro, 
lo dicevano. Ma Simone ha risposto: “Dio vede il fine dell’atto e perdonerà. 
E il Maestro perdonerà, perché questo è amore”, e mi ha benedetto e 
baciato e mandato dietro di Te, come quel giorno che Tu andasti con 
Cusa oltre il lago». (Vedi Vol 7 Cap 464)

«E allora Io di questa colpa non ho da assolverti...».
«Perché è troppo grave?».

«No. Perché non esiste. Torna qui, Giovanni, al fianco del tuo Maestro e 
ascolta la lezione. Bisogna saper applicare gli ordini con giustizia e 
discernimento, sapendo comprendere lo spirito dell’ordine, non soltanto le
lettere che compongono l’ordine. Io ho detto: “Non dividetevi”. Ti sei 
diviso e perciò avresti peccato. Ma prima Io avevo detto: “State uniti 
di corpo e di spirito, soggetti a Pietro”. Con quelle parole Io ho eletto lui mio
legittimo rappresentante fra voi, con facoltà piena di giudicare e di comandare 
su voi. Perciò, quanto Pietro ha fatto o farà in mia assenza, sarà ben fatto. 
Perché, avendolo Io investito del potere di guidarvi, lo Spirito del
Signore, che è in Me, sarà anche con lui e lo guiderà nel dare quegli ordini 
che le circostanze impongono e che la Sapienza suggerirà all’Apostolo capo 
per il bene di tutti. Se Pietro ti avesse detto: “Non andare” e se tu fossi
ugualmente venuto, neppure il movente buono del tuo atto - il volermi seguire 
per amore che vuol difendere ed essere con Me nei pericoli - sarebbe stato 
sufficiente ad annullare la tua colpa. Ci sarebbe proprio voluto il mio
perdono. Ma Pietro, il tuo Capo, ti ha detto: “Va”. L’ubbidienza a lui ti 
giustifica completamente. Ne sei persuaso?».
«Sì, Maestro».


«Devo assolverti dalla colpa di presunzione? Dimmi, senza riflettere se 
Io vedo il tuo cuore. Hai tu presunto con superbia di volermi imitare per 
poter dire: “Colla mia volontà ho abolito le necessità della carne, perché io 
posso ciò che voglio”? Pensaci bene...».

Giovanni riflette. Poi dice: «No, Signore. Esaminandomi bene no, non l’ho 
fatto per questo. Speravo poterlo fare perché ho capito che la penitenza è 
sofferenza della carne, ma è luce dello spirito. Ho capito che è un mezzo 
di fortificare la nostra debolezza e ottenere tanto da Dio. Tu lo fai per questo. 
Io per questo lo volevo fare. E credo di non errare dicendo che, se lo fai Tu 
forte, Tu potente, Tu santo, io, noi, lo dovremmo fare sempre, se sempre
fosse possibile farlo, per essere meno deboli e materiali. Ma non l’ho potuto 
fare. Ho sempre fame io, e sonno tanto...», e il pianto riprende a gocciare 
lento,  umile, vera confessione della limitatezza delle capacità umane.

«Ebbene, anche questa piccola miseria della carne credi tu che sia stata inutile? 
Oh! come te la ricorderai in futuro, quando sarai tentato ad essere severo ed 
esigente coi tuoi discepoli e fedeli! Essa ti riaffiorerà alla mente dicendoti: 
“Ricordati che tu pure hai ceduto alla stanchezza, alla fame. Non volere gli 
altri più forti di te. Sii padre dei tuoi fedeli come il tuo Maestro fu un padre 
per te quella mattina”. Tu avresti potuto benissimo vegliare e non sentire poi 
questa gran fame. Ma il Signore ha permesso che tu soggiacessi a questi bisogni 
della carne per farti umile, sempre più umile e sempre più compassionevole ai 
tuoi simili. 
Molti non sanno distinguere fra tentazione e colpa consumata. La prima è una 
prova che dà merito e non leva grazia, la seconda è caduta che leva merito e 
grazia. Altri non sanno distinguere fra eventi naturali e colpe, e si fanno scrupolo 
di aver peccato mentre, ed è il tuo caso, non hanno che ubbidito a leggi naturali 
buone. Distinguo, dicendo “buone”, le leggi naturali dagli istinti sfrenati. Perché 
non tutto ciò che ora si dice “legge di natura” è tale ed è buona. Buone erano
tutte le leggi connesse alla natura umana, che Dio aveva date ai progenitori: 
il bisogno del cibo, del riposo, della bevanda. Poi, col peccato, sono subentrati 
e si sono mescolati alle leggi naturali, inquinando con la smoderatezza
ciò che era buono, gli istinti animali, le sregolatezze, le sensualità d’ogni specie. 
E Satana ha tenuto vivo il fuoco, il fomite dei vizi col suo tentare. 
Ora lo vedi che, se non è peccato cedere al bisogno di riposo e di cibo, è
invece peccato la gozzoviglia, l’ebrietà, l’ozio prolungato. Anche il bisogno 
di coniugarsi e procreare non è peccato, anzi Dio ha dato l’ordine di farlo 
per popolare la Terra di uomini. Ma non è più buono l’atto del
congiungimento per sola soddisfazione del senso. Sei persuaso anche 
di questo?».

«Sì, Maestro. Ma allora dimmi una cosa. Coloro che non vogliono 
procreare, peccano ad un ordine di Dio? Tu dicesti una volta che lo stato 
di vergine è buono».

«È il più perfetto. Come è il più perfetto quello di chi, non pago di fare 
buon uso delle ricchezze, se ne spoglia del tutto. Sono le perfezioni 
alle quali può giungere una creatura. E gran premio avranno. Tre sono 
le cose più perfette: la povertà volontaria, la castità perpetua, l’ubbidienza 
assoluta in tutto ciò che non è peccato. 
Queste tre cose rendono l’uomo simile agli angeli. E una è 
perfettissima:  dare la propria vita per amore di Dio e dei fratelli.
Questa cosa rende la creatura simile a Me, perché la porta all’assoluto 
amore. E chi ama perfettamente è simile a Dio, è assorbito e fuso con Dio. 
Sta’ dunque in pace, mio diletto. Non c’è colpa in te. Io te lo dico. Perché
dunque aumenti il tuo pianto?».

«Perché una colpa c’è sempre. Quella di aver saputo venire da Te per 
bisogno e aver saputo vegliare per fame, e non per amore. Non me lo 
perdonerò mai. Non mi accadrà più. Non dormirò più mentre Tu soffri. 
Non ti dimenticherò dormendo mentre Tu piangi».

«Non impegnare il futuro, Giovanni. La tua volontà è pronta, ma ancora 
potrebbe essere sopraffatta dalla carne.
E ne avresti profondo e inutile avvilimento se poi ti sovvenissi di questa 
promessa fatta a te stesso, non mantenuta poi per fralezza di carne. Guarda. 
Io ti dico ciò che devi dire per essere in pace, qualunque cosa ti avvenga. 
Di’ con Me: “Io, con l’aiuto di Dio, propongo, per quanto mi sarà possibile, 
di non più cedere alle pesantezze della carne”. E sta’ fermo in questo volere. 
Se poi un giorno, pur non volendolo, la carne stanca e afflitta vincerà la 
tua volontà, ebbene, allora come ora dirai: “Riconosco di essere un povero 
uomo come tutti i miei fratelli, e ciò mi serva per tener mozzo il mio orgoglio”. 
Oh! Giovanni, Giovanni! Non è il tuo sonno innocente quel che può darmi 
dolore! Tieni. Queste ti riconforteranno del tutto. Le dividiamo insieme,
benedicendo chi me le ha offerte», e prende le mele ormai cotte e bollenti, 
e ne dà tre a Giovanni e tre le tiene per Sé.

«Chi te le ha date, Signore? Chi è venuto da Te? Chi sapeva che qui eri? 
Io non ho sentito voci né passi. Eppure, dopo la prima notte, ho sempre 
vegliato...».
«Sono uscito alla prima luce. Vi erano fasci di legna davanti l’entrata e 
sopra pane, formaggi e mele. Non ho visto nessuno. Ma solo alcuni 
possono aver avuto desiderio di ripetere un pellegrinaggio e un gesto 
d’amore...», dice lentamente Gesù.

«È vero! I pastori! Lo avevano detto: “Andremo nella terra di Davide... 
Sono giorni di ricordi...”. Ma perché non si sono fermati?».
«Perché! Hanno adorato e...».
«E hanno compatito. Adorato Te e compatito me... Sono migliori 
di noi quegli uomini».
«Sì. Hanno serbato buona, sempre più buona la loro volontà. Per loro 
non fu danno il dono che Dio ha loro dato...». Gesù non sorride più. 
Pensa e si fa triste.
Poi si scuote. Guarda Giovanni, che lo guarda, e dice: «Ebbene? 
Vogliamo andare? Non sei più sfinito?».
«No, Maestro. Non sarò molto resistente, credo, perché ho le 
membra indolenzite. Ma credo che posso camminare».
«E allora andiamo. Va’ a prendere la tua sacca, mentre Io raccolgo 
gli avanzi nella mia, e andiamo. Prenderemo la via che va verso il 
Giordano per evitare Gerusalemme».
E al ritorno di Giovanni si rimettono in cammino, rifacendo la via fatta 
nel venire e allontanandosi per la campagna che si riscalda al mite sole 
decembrino.  
(M.Valt. 539: La perfezione spiegata a Giovanni di Zebedeo 
che si è accusato di colpe inesistenti.)

MANE NOBISCUM, DOMINE

sabato 8 giugno 2013

Terribile vizio

Cor Mariae Immaculatum
intercede pro nobis

Nella Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù il Celebrante nell'omelia ha detto che  Gesù oggi viene ancora vilipeso, flagellato e ferito nel suo corpo mistico. 
Quel che fa soffrire il suo Cuore divino è l'atteggiamento permissivo tenuto da tanti Sacerdoti e da alcuni Vescovi, che giustificano anche i più gravi atti di impurità.  
...Ma come si fa ad accogliere all'altare tanti poveri figli, consumati da questo terribile vizio, ed incoraggiarli pubblicamente a proseguire sulla strada del peccato impuro contro natura?

Gli atti impuri contro natura sono peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio.
Questi peccati attirano su di noi e sulle nostre nazioni le fiamme della Giustizia di Dio.

E' giunto il tempo di proclamare a tutti, con chiarezza e con coraggio, che il sesto comandamento dato da Dio a Mosè: <<non commettere atti impuri>>, ha ancora tutto il suo valore e deve essere osservato anche da questa generazione corrotta e pervertita.

OGNI PASTORE che , in qualsiasi maniera, giustificasse questi peccati, attira sulla sua persona e sulla sua vita il fuoco ardente della divina giustizia.
La coppa della iniquità è ormai colma, stracolma e trabocca da ogni parte.

E' urgente pertanto moltiplicare ardenti preghiere riparatrici, e offrire al Cuore Immacolato di Maria e al SS. Cuore di Gesù le nostre vite, profumate dalla virtù della purezza.
... Il mondo presto tornerà ad essere un nuovo giardino di luce, di purezza e di santità. 
S. Giacinta prega per noi

giovedì 6 giugno 2013

Il Ministro dell’Interno, Manuel Vals, venerdì scorso ha dichiarato: «a partire dal momento in cui una legge viene votata dal Parlamento ed ha ricevuto l’avallo della Corte Costituzionale, tutti devono accettare questa scelta.» La replica, sonora come uno schiaffo, noi la lasciamo a San Tommaso d’Aquino: «Quindi una legge umana positiva in tanto ha natura di legge, in quanto deriva dalla legge naturale. Ché se in qualche cosa è contraria alla legge naturale, non è più legge ma corruzione della legge.» (Somma teologica I, II, q 95, a 2 co.).





Oggi a Montpellier


si apre il vaso di Pandora
 

di Alain Escada

Articolo pubblicato su CIVITAS




Parigi, maggio 2013.
I cattolici manifestano contro il “matrimonio” omosessuale.

Su questo fronte, in Francia è attiva l'Associazione CIVITAS, del cui Presidente, Alain Escada, pubblichiamo il presente articolo.
CIVITAS conta sull'appoggio delle congregazioni cattoliche tradizionali, in particolare della Fraternità San Pio X, di cui si vede in foto il Superiore del Distretto Don Régis de Cacqueray





29 maggio 2013

È oggi che si svolgerà a Montpellier il primo “matrimonio” omosessuale, dopo la promulgazione dell’infame legge Taubira.

Checché ne pensi la cricca al potere, questa celebrazione militante e ultra-mediatizzata, costituisce uno scandalo e una sordida parodia di ciò che è sempre stato il matrimonio fin dalla notte dei tempi.


Sulla base di un preteso diritto al “matrimonio per tutti”, si è aperto il vaso di Pandora e all’orizzonte si annunciano ben altre disastrose rivendicazioni.
Prigioniero della sua logica contro natura, il legislatore, come potrebbe rifiutare a lungo il matrimonio poligamico o incestuoso tra persone maggiorenni e consenzienti?
Quanto alla procreazione medicalmente assistita e alla gestazione surrogata, malgrado tutti dinieghi del governo, sono tutte materie già sul tavolo dei negoziati, rimane da definire solo il calendario per cercare di autorizzare questa mercificazione dell’essere umano: moderna rinascita della schiavitù.



Il Ministro dell’Interno, Manuel Vals, venerdì scorso ha dichiarato:

«a partire dal momento in cui una legge viene votata dal Parlamento ed ha ricevuto l’avallo della Corte Costituzionale, tutti devono accettare questa scelta.»

La replica, sonora come uno schiaffo, noi la lasciamo a San Tommaso d’Aquino:

«Quindi una legge umana positiva in tanto ha natura di legge, in quanto deriva dalla legge naturale. Ché se in qualche cosa è contraria alla legge naturale, non è più legge ma corruzione della legge(Somma teologica I, II, q 95, a 2 co.).

La Chiesa insegna anche «Se si verifica che l’autorità stabilisca una legge o assuma delle misure contrarie alla legge naturale e, di conseguenza, alla volontà divina, queste disposizioni non possono obbligare le coscienze […] In più, in simili casi, l’autorità cessa di essere tale e degenera in oppressione


CIVITAS continuerà ad operare senza posa per ottenere l’abrogazione della legge Taubira, come anche a contribuire a mantenere una decisa resistenza contro il piano sovversivo portato avanti da un governo rivoluzionario sottomesso alle forze occulte.

Alain Escada, 
Presidente di CIVITAS

DEUS, 
IN ADIUTORIUM MEUM INTENDE!
AUXILIO, VIRGEN MARIA!

mercoledì 3 agosto 2011

Tentazione o colpa consumata?






(Per fame e per sonno s'era addormentato. Pur volendo vegliare e far penitenza per fortificarsi e ottenere tanto da Dio, non ci riuscì e piangeva. Ma Gesù lo conforta aiutandolo a riflettere e capire che anche quella piccola miseria della carne non era inutile, ma sarebbe servita a tenerlo nell'umiltà e a usare sempre compassione con i suoi simili) 

[...] Molti non sanno distinguere fra tentazione e colpa consumata.
La prima è una prova che dà merito e non leva grazia, la seconda è caduta che leva merito e grazia.


Altri non sanno distinguere fra eventi naturali e colpe, e si fanno scrupolo di aver peccato mentre, [...], non hanno che ubbidito a leggi naturali buone. Distinguo, dicendo "buone", le leggi naturali dagli istinti sfrenati.


 Perché non tutto ciò che ora si dice "legge di natura" è tale ed è buona. Buone erano tutte le leggi connesse alla natura umana, che Dio aveva date ai progenitori: il bisogno del cibo, del riposo, della bevanda. 


Poi, col peccato, sono subentrati e si sono mescolati alle leggi naturali, inquinando con la smoderatezza ciò che era buono, gli istinti animali, le sregolatezze, le sensualità d'ogni specie. E Satana ha tenuto vivo il fuoco, il fomite dei vizi col suo tentare. 


Ora tu vedi che, se non è peccato cedere al bisogno di riposo e di cibo, è invece peccato la gozzoviglia, l'ebrietà, l'ozio prolungato. Anche il bisogno di coniugarsi e procreare non è peccato, anzi Dio ha dato l'ordine di farlo per popolare la Terra di uomini. Ma non è più buono l'atto del congiungimento per sola soddisfazione del senso. Sei persuaso anche di questo?





"Sì, Maestro. Ma allora dimmi una cosa. Coloro che non vogliono procreare, peccano ad un ordine di Dio? Tu dicesti una volta che lo stato di vergine è buono".


"E' il più perfetto. Come è il più perfetto quello di chi, non pago di far buon uso delle ricchezze, se ne spoglia del tutto. Sono le perfezioni alle quali può giungere una creatura. E gran premio avranno. 


Tre sono le cose più perfette: la povertà volontaria, la castità perpetua, l'ubbidienza assoluta in tutto ciò che non è peccato. Queste tre cose rendono l'uomo simile agli angeli. 


E una è perfettissima: dare la propria vita per amore di Dio e dei fratelli. Questa cosa rende la creatura simile a Me, perché la porta all'assoluto amore. E chi ama perfettamente è simile a Dio, è assorbito e fuso con Dio.

Sta' dunque in pace, mio diletto. Non c'è colpa in te. Io te lo dico.  [...]
Guarda. Io ti dico ciò che devi dire per essere in pace, qualunque cosa ti avvenga. Di' con Me: <<Io con l'aiuto di Dio, propongo, per quanto mi sarà possibile, di non più cedere alle pesantezze della carne>>. E sta' fermo in questo volere.

Se poi un giorno, pur non volendolo, la carne stanca e afflitta vincerà la tua volontà, ebbene, allora come ora dirai: <<Riconosco di essere un povero uomo come tutti i miei fratelli, e ciò mi serva per tener mozzo il mio orgoglio>>. 


Oh! Giovanni, Giovanni! Non è il tuo sonno innocente quel che può darmi dolore!" [....]. 
M.Val 539.


AMDG et BVM