martedì 26 gennaio 2021

Hans Urs von Balthasar

 


Hans Urs von Balthasar

Hans Urs von Balthasar


Biografia  Il principio della bellezza di Dio

Hans Urs von Balthasar nasce il 12 agosto del 1905 a Lucerna, in Svizzera, da una famiglia molto cattolica. Dopo aver compiuto i primi studi dai gesuiti e dai benedettini, a partire dal 1923 Hans studia filosofia e germanistica: dapprima a Zurigo, poi a Berlino e Vienna; nel 1928 si laurea a Zurigo presentando una tesi dedicata alla storia del problema escatologico nell'ambito della letteratura tedesca moderna. Nel frattempo, già nel 1927, durante gli studi, si era ritirato a Basilea per un periodo di ricerca spirituale: periodo che si conclude nel 1929, quando il ventiquattrenne Hans entra - precisamente il 31 ottobre - nella compagnia di Gesù di Feldkirch come novizio.

In seguito al noviziato, si trasferisce a Pullach, per poi studiare teologia, dal 1932 al 1936, a Lione. Sempre nel 1936 a Monaco di Baviera viene ordinato presbitero, mentre nei tre anni successivi è impegnato in qualità di redattore per la rivista pubblicata dall'ordine Stimmen Der Zeit. A partire dal 1940, dopo aver detto no all'Università Gregoriana di Roma, si occupa invece della pastorale accademica e giovanile. Si trova, in questo periodo, a Basilea, dove nel frattempo viene spesso chiamato a fare da conferenziere, e dove intraprende uno stretto rapporto di amicizia con Karl Barth, teologo protestante con cui condivide l'amore per Mozart.

Insieme con Adrienne Von Speyr (di cui è direttore spirituale e confessore) fonda l'8 dicembre del 1944 l'Istituto Secolare della Comunità di Giovanni, mentre più tardi si dedica all'attività di scrittore ed editore, a Basilea e Zurigo, per la casa editrice Johannesverlag Einsiedeln. Iniziano a presentarsi, però, alcuni problemi: mentre il padre muore, la madre si ammala gravemente, e stessa sorte tocca a Erich Przywara, suo mentore. E così, mentre Adrienne mette in pratica una visione teologica non riconosciuta dalla Chiesa di quel periodo, Hans nel 1950 è costretto ad abbandonare l'ordine dei gesuiti, per la paradossale ragione che non gli viene offerta la possibilità di seguire l'attività di quell'istituto che lui stesso ha fondato. Privo di mezzi e di lavoro, non può più insegnare nelle Università e negli Istituti cattolici per espresso divieto della Congregazione per l'Educazione Cattolica, mentre riesce a tirare avanti grazie alle sue conferenze.

Con il passare del tempo, mentre la sua teologia incontra un numero sempre maggiore di adepti, viene riabilitato anche dalla Chiesa ufficiale, che gli tributa addirittura il riconoscimento Paolo VI per la teologia (pur non invitandolo al Concilio Vaticano II). Hans Urs von Balthasar muore il 26 giugno del 1988, esattamente due giorni prima di essere ufficialmente creato cardinale (per volontà di Papa Giovanni Paolo II, che aveva riconosciuto pubblicamente i suoi meriti). Attualmente, è sepolto a Lucerna, nella Hofkirche della città.

Ritenuto uno dei precursori del pensiero del Concilio Vaticano II, von Balthasar ha prodotto una importante ed estesa opera teologica, che nel corso dei decenni, a partire dagli studi di letteratura e germanistica, è arrivata a una sintesi fondamentale nella vita della Chiesa, a dispetto delle polemiche suscitate da alcune ipotesi teologiche specifiche. Non si esagera nel dire che la sua opera teologica può essere ritenuta una delle più influenti dello scorso secolo, avendo trovato in seguito numerosi interpreti anche negli studi teologici di oggi. Influenzato inevitabilmente dal contatto con teologi, filosofi e gesuiti quali Henri de Lubac, Jean Danielou e il già citato Przywara, von Balthasar ha contribuito, grazie alle sue pubblicazioni (tra le altre, si segnalano "Apocalisse dell'anima tedesca", "Il cuore del mondo", "Le centurie gnostiche di Massimo il Confessore", "Il cristiano e l'angoscia" e "Suor Elisabetta della Trinità") e alle sue conferenze a rinnovare l'interesse nei confronti della patristica, rendendola disponibile nuovamente per la fede cristiana e per la teologia.

In "Abbattere i bastioni", il teologo svizzero afferma con risoluzione l'esigenza che la Chiesa si distacchi dal suo arroccamento e elimini le mura che la separano dalla cultura del mondo moderno. Presente, in von Balthasar, è al tempo stesso il pensiero che l'identità cristiana rischi di perdere elementi fondamentali: non è un caso che dopo la svolta conciliare pubblichi numerosi scritti in cui ne attacca i punti cardinali con un certo rigore (dalle aperture ecumeniche al rinnovamento della liturgia, passando per una centralità rinnovata della Bibbia). Questo può essere ritenuto il secondo periodo del suo pensiero, che si contraddistingue anche per la polemica nei confronti delle posizioni antropocentriche di Karl Rahmer. Per lo svizzero, il Crocifisso rappresenta il luogo rivelativo per eccellenza, il segno drammatico che indica al credente la possibilità di martirio, mentre l'unica strada che può essere percorsa in direzione della divinità è quella che inizia da Dio stesso.

Il capolavoro di von Balthasar viene unanimemente riconosciuto in "Gloria", dove egli guarda al principio della bellezza, esponendo in Visione della forma le categorie della sua sintesi teologica rinnovata: secondo lui, è nella bellezza che la Rivelazione divina avviene, nella grandiosità che illumina la fede. La gratuità costituisce il comun denominatore di amore e bellezza, gratuità che rappresenta anche il segno tipico dell'azione divina verso l'uomo. Altrettanto importante è la "Teodrammatica", dove in cinque tomi viene esaltata la drammaticità che emerge dalla rivelazione dell'impegno divino verso il mondo: viene, inoltre, approfondita la relazione tra libertà umana, evidentemente limitata, e libertà divina, infinita. La vicenda storica, per von Balthasar, è contraddistinta dalla morte e dal male, e per questo la venuta di Cristo rappresenta il decisivo spartiacque che fa pensare che si possa superare definitivamente il male nell'amore infinito che lo assume.

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