CAPITOLO XXII, pg 153
COME SI DEBBONO CONFIDARE A DIO LE PROPRIE PENE - GLORIA DEI SANTI E DELLE VERGINI
Un'altra volta, mentre quella divota vergine pensava che la sua malattia la rendeva inutile e che le sue pene restavano senza frutto, il Signore le disse:
“Deponi nel mio Cuore tutte le tue pene, ed io darò loro la perfezione più assoluta che la sofferenza possa possedere. In quella guisa che la mia Divinità attirò a sé i patimenti della mia Umanità e li fece suoi, così io trasferirò le tue pene nella mia Divinità, le unirò alla mia Passione, e ti renderò partecipe di quella gloria da Dio Padre conferita alla mia santa Umanità in compenso di tutte le sue sofferenze. Consegna dunque all'Amore ogni tua pena, dicendo: “O Amore, a te commetto tutte queste mie pene con quella intenzione con cui me le hai apportate dal Cuore di Dio, e ti prego che tu le riporti nel divin Cuore perfezionate da una somma riconoscenza.
“Quando desidererai lodarmi e che la malattia te lo impedirà, pregherai perché io esalti e benedica Dio Padre per le tue pene, come feci su la Croce, in mezzo ai miei propri patimenti. Ringrazierai con la gratitudine con cui lo ringraziai di aver decretato la mia Passione per la salvezza del mondo; amerai con l'amore col quale tutto soffrii volentieri e con animo libero e pronto.
“La mia Passione ebbe frutti infiniti in cielo e su la terra; così le tue pene e le tue tribolazioni, se me le offrirai e le unirai alla mia Passione, saranno grandemente fruttuose per te e per tutti; a segno che agli eletti procureranno maggior gloria, ai giusti nuovi meriti, ai peccatori il perdono, ed alle anime del purgatorio l'alleggerimento delle loro pene. Che cosa, infatti, può mai esservi, che il mio divin Cuore non possa commutare in meglio, poiché ogni bene in cielo e in terra proviene dalla bontà del mio Cuore?”
Il Signore le mostrò tutti gli ordini dei Santi con la loro gloria e le loro inestimabili dignità, dicendo: “Ecco quanto la bontà del mio Cuore ha operato nei Profeti, negli Apostoli e in tutti i Santi. Quanto degnamente ho compiuto le loro opere, e con quanta bontà le ho premiate oltre il loro merito!”
Mentre in tal modo con grande letizia considerava la gloria dei Santi, la Serva di Cristo vide con ammirazione il Coro delle Vergini, e rapita dalla loro bellezza e dalla loro beatitudine più che da quella degli altri Santi, disse al Signore: “Ah! mio Signore, poiché per un amore gratuito date tanti onori alle Vergini, di temi, vi prego, qual è la maggiore delizia che trova te in esse?”
Il Signore rispose: “Ah! tu vuoi comprendere le cose più grandi, e non sei neppure capace di comprendere in questa vita le più piccole! Tuttavia te ne dirò qualche cosa: Dio mio Padre ama ciascuna vergine in tal modo che ne aspetta la venuta con gaudio maggiore che mai Re aspetti la fidanzata del suo unico Figlio, dalla quale spera qualche legittimo erede.
“Appena risuona nel cielo questa nuova: Ecco una Vergine! tutte le dignità del cielo si muovono coli giubilo; e appena ella entra in cielo, i suoi passi negli atri celesti risuonano con dolcissima armonia per tutto il cielo. Perciò tutti i Santi con indicibile trasporto ed allegrezza le vanno incontro cantando in sua lode: Quam pulchre graditur! Quanto sono belli i tuoi passi, o nobile principessa! (Cant. VII, 1). Io pure mi affretto ad andarle incontro, invitandola con queste parole: Vieni, amica mia! Vieni mia sposa! Vieni a ricevere la corona. (Cant. IV, 3). E la mia voce allora talmente si estende che risuona nel cielo intero, e penetra gli Angeli ed i Santi i quali diventano come organi che rispondono agli accenti della medesima.
“Arrivata alla mia presenza, la vergine guarda sé stessa nei miei occhi come in uno specchio. Noi ci contempliamo così l'un l'altro in un dolce rapimento. Poi, in un amoroso abbraccio, io imprimo me stesso in lei, la riempio e la penetrò di tutt'intera la mia Divinità. Qualunque sia il suo stato, io sembro essere tutt'intero in tutte le sue membra, e reciprocamente l'attiro in me, cosicché la si vede dappertutto gloriosa in me stesso. Di più, io stesso divento la sua corona, degno ornamento della sposa legittima ch'io voglio esaltare.
“Lo Spirito Santo pure la penetra della sovrabbondanza della sua dolcezza e della sua bontà, di cui ella resta impregnata a guisa di mollica di pane immersa nel vino puro, e così diviene amabile a segno che rapisce tutti gli abitanti del cielo”.
***
Un giorno che Metilde rendeva grazie a Dio per i grandi benefici che ne aveva ricevuti, il Signore le disse: “Rendi grazie anzitutto per tutto ciò che ho dato a mia Madre ed agli Angeli”.
Metilde obbedì subito rendendo grazie perché Dio, fin dall'eternità, aveva eletto Maria, santificandola nella sua origine medesima; poi ancora perché nell'infanzia e
nella giovinezza l'aveva talmente custodita che non conobbe mai peccato e per ispirazione dello Spirito Santo l'aveva condotta ad emettere per la prima il voto di perfetta castità. Dopo che ella ebbe fatta questa lode, il Signore riprese: “Di tutto quanto è creato in cielo e su la terra, non amo nulla come la purezza verginale”.
Metilde disse: “O Signore, se è così, ditemi quali sono le Vergini così pure da meritare le vostre preferenze”.
Il Signore disse: “Quelle che non furono mai macchiate né dalla volontà né dal desiderio di perdere la loro verginità”. Allora, disse Metilde, che faranno quelle che sono colpevoli di negligenza?”
“Si purifichino, rispose il Signore, con la penitenza e la confessione; così entreranno con gaudio nella compagnia delle vergini perfettamente pure. Ma non potranno risentire quelle delizie più intime che traboccano dai torrenti della mia Divinità”.
***
La Regina delle Vergini le comparve una volta rivestita di un mantellò d'oro, in cui erano ricamate delle colombe rosse, due a due, rivolte l'una verso l'altra, le quali tenevano nel becco un verdeggiante giglio. Metilde intese che quel mantello d'oro significava l'ardentissimo amore di cui la Vergine Maria fu sempre accesa per il Signore, mentre le colombe rosse raffiguravano molto bene la sua pazienza invariabile in tutte le avversità, come quella d'una dolce colomba. Il giglio rappresentava il nobile e magnifico frutto delle sue virtù e delle sue opere. Per stringere il suo mantello, la Vergine portava un cingolo d'oro da cui pendevano anelli, essi pure d'oro, attaccati l'uno all'altro con catenelle, e ornati di rubini. Questi anelli significavano la caparra dello sposalizio di tutte le Vergini che sono unite a Dio col voto di castità. Essi erano in quel modo sospesi al cingolo della Madre del Signore, perché la benigna Vergine, per amore conserva con cura materna i pegni che appartengono a quelle sue divo te serventi che sono le vergini: a ciascuna nel giorno della loro morte ella rimette le arre immacolate che le furono affidate in presenza del Signore. Il colore dei rubini significava che il Re della gloria, Gesù Cristo Sposo delle Vergini, adorna del suo proprio sangue le arre delle vergini sacre
da IL LIBRO DELLA GRAZIA SPECIALE - RIVELAZIONI A SANTA METILDE
AMDG ET DVM
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