venerdì 31 gennaio 2020

"Ero massone"


MIRACOLI DELLA GRAZIA.


«Dopo quindici anni di guanti e grembiuli posso testimoniare che per un “fratello” l’uomo da abbattere è sempre il Papa»

Maurice CailletCari amici di Tempi, recentemente sono incappato su Youtube in un’intervista a Maurice Caillet, ex massone convertito. Una storia bellissima che mi ha fatto tornare in mente di averla già letta sul vostro settimanale. Cercando nell’archivio, però, non sono riuscito a trovarla. Potreste aiutarmi a recuperarla? Grazie.
Paco Minelli
Gentile lettore, lei ha ragione. L’intervista apparsa su un numero del settimanale nel giugno 2010 non era mai stata riportata on line. Eccola di seguito
Maurice CailletLa formazione razionalista, le battaglie per il controllo demografico, poi l’iniziazione. Così un medico francese in cerca di Lumi si ritrovò immerso in una notte fatta di trame segrete, corruzione e occultismo. Dove tutto è tollerato, tranne la Chiesa. Confessioni di un ex VenerabileDi Pietro Piccinini
Maurice Caillet è stato massone. Anzi, massonissimo. Per la precisione, è stato Maestro Venerabile di una delle più antiche e importanti logge del Grande Oriente di Francia. Di più: iniziato alla libera muratoria nel 1970 nel Tempio di Rennes, nei suoi quindici anni di fedele appartenenza il dottor Caillet, medico specializzato in chirurgia ginecologica e urologia, ateo razionalista quasi fin dentro il dna, è stato una specie di enfant prodige della massoneria, guadagnandosi il privilegio di accedere agli Alti Gradi del Rito Scozzese Antico Accettato (dei quali molti “fratelli” ignorano perfino l’esistenza), fino a raggiungere il diciottesimo, quello di Cavaliere Rosacroce. Da membro storico dell’Organizzazione per la Pianificazione Familiare, praticava la contraccezione artificiale e la sterilizzazione prima ancora che fossero legalizzate, e dal 1975, dopo aver visto andare in porto il piano massonico per l’introduzione in Francia di una legge sull’aborto, divenne il primo medico a esercitare le interruzioni di gravidanza in Bretagna. Nel frattempo, nel 1973, era anche diventato rappresentante locale del Partito socialista di François Mitterrand, perciò quando, nel 1981, quest’ultimo fu eletto presidente della Repubblica e nominò dodici ministri massoni, Caillet ebbe modo di valutare da vicino il conseguente boom di domande di iniziazione, molte delle quali provenivano naturalmente da politici in cerca di utili amicizie. Lo stesso Caillet, che pure era entrato nella massoneria immaginandola come «un luogo dove scambiarsi le idee all’insegna della laicità», in seguito non disdegnò di scambiarsi appoggi di carriera e favori giudiziari coi fratelli.
Tutto questo, completo di nomi e cognomi, Maurice Caillet lo ha scritto in un libro, Ero massone (Piemme), che da un paio di mesi è uscito anche in Italia. Peccato che pochi se ne siano accorti. Peccato perché tra quelle pagine ci sono cose che forse neanche Dan Brown avrebbe il cuore di attribuire alla più fanatica delle sue sette inventate. A parte l’armamentario classico di compassi e grembiuli, ci sono – raccontati nel dettaglio – formule e riti occulti con tende nere, teschi e bare. C’è (prima dell’iniziazione) l’ispezione dei Maestri in incognito a casa Caillet. Ci sono resoconti di riunioni segrete, mitologia, ideologia, corruzione e trame di potere. Ma soprattutto ci sono l’isolamento, il mobbing spietato e le minacce di morte di cui Caillet fu fatto oggetto a partire dal momento in cui, nel 1984, decise di comunicare ai “fratelli” la sua conversione al cattolicesimo. Sembra il romanzo di un incredibile complottone della massoneria intergalattica. Invece è la storia vera di Maurice Caillet. Che oggi vive in Spagna, sotto protezione.
Dottor Caillet, lei chiese di entrare nella massoneria da convinto ateo razionalista. E in genere è così che ci si immagina i massoni. Quella che lei racconta, però, è più che altro una strana forma di religione misterica ultrafideista. Che logica ha questo tuffo dai Lumi all’occulto?C’è qualche cosa di incomprensibile anche per me nell’essere passato dal razionalismo e dallo scientismo all’accettazione di rituali di tipo animista fondati su una mitologia discutibile e a una vera e propria negazione della ragione. Il mio stesso raziocinio ne è rimasto chiaramente annebbiato. Anche altre persone più qualificate di me hanno ceduto alla seduzione delle “sirene” massoniche: curiosità, ricerca di saperi nascosti ai comuni mortali, ambizione di entrare nell’élite. Questa irrazionalità contrasta effettivamente con le filosofie cosiddette dei Lumi, che facevano l’apologia della ragione, spesso con disprezzo per la fede.
Molti princìpi della massoneria non sono altro che una specie di cristianesimo senza Cristo. La sua stessa conversione iniziò quando, durante una Messa a Lourdes, lei scoprì che quel «chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto» non era un motto massonico bensì la «parola del Signore Gesù».Il mio ultimo libro, Ero massone, mostra bene, spero, che i princìpi massonici “Libertà, Uguaglianza, Fraternità” sono effettivamente scimmiottature degli insegnamenti di Gesù, perché deviati o proprio traditi nella pratica. Ma in quindici anni di massoneria io non mi sono mai preoccupato dell’origine di quei princìpi e non ne vedevo le contraddizioni, in particolare l’assenza di uguaglianza tra gli iniziati e i profani e perfino tra i massoni stessi, suddivisi in 33 gradi ben distinti.
Nella storia della sua conversione c’è anche «lo sguardo» del suo padre spirituale Yves Boucher. Possibile che in un monaco ci sia più “umanesimo” che in un libero muratore?Senza alcun dubbio l’incontro con quel monaco benedettino ha rafforzato la mia conversione: prima in modo intuitivo, poi in modo più cosciente nel corso degli anni, ho avvertito la presenza dello Spirito Santo che animava quell’uomo autentico e distaccato dai beni di questo mondo, presenza che io non avevo mai percepito tra i miei “fratelli” massoni, guidati da ogni sorta di brama e di sofisma. Il suo buonsenso mi ha convinto che la fede non esclude la ragione, ma la eleva. Mi ha anche insegnato a lasciarmi trasformare dalla Grazia che dona la vera gioia.
Dopo la folgorazione a Lourdes le capitarono alcuni fatti inquietanti che lei attribuisce all’«azione del Maligno». Cosa c’entra il diavolo con la massoneria?Per me è evidente che il Maligno ci tiene a mantenerci sotto la sua dipendenza attraverso l’influenza di false filosofie, il fascino di saperi sedicenti occulti e quella cultura di morte alla quale io ho contribuito con la pratica delle interruzioni di gravidanza. Questo ci svia da Gesù che è la verità e la vita.
Nel suo libro lei cita diversi cattolici affiliati alla massoneria che vivono questa “doppia appartenenza” come se non ci fosse alcun problema. Secondo lei nella Chiesa la massoneria è sottovalutata?In Francia c’è sempre stata una tradizione di gallicanesimo, vale a dire di indipendenza nei confronti dell’autorità del magistero. È per questo che la prima condanna dell’appartenenza alla massoneria di Clemente XII (1738), poi le seguenti, non furono trascritte né applicate dai diversi regimi francesi, regno, impero o repubblica. Molti tra i massoni giustificano la loro doppia appartenenza col pretesto che il nuovo diritto canonico, uscito dal Vaticano II, non condanna esplicitamente l’adesione alla massoneria e fingono di ignorare la dichiarazione della Congregazione per la dottrina della fede del 26 novembre 1983, firmata da monsignor Ratzinger e approvata da Giovanni Paolo II, dunque senza alcun equivoco possibile. Per di più, alcuni cattolici un po’ ingenui si lasciano sedurre dai princìpi di tolleranza e di umanesimo esibiti dalla massoneria, per la quale in realtà l’antidogmatismo è un vero dogma.
E gli altri la sottovalutano? Sa che nel Partito democratico italiano è iniziato uno psicodramma quando è emerso che alcuni suoi esponenti sono massoni?Non conosco la situazione in Italia, ma nei paesi anglofoni, così come in Francia, è normale per un uomo politico appartenere alla massoneria.
C’è chi entra in una qualche loggia «per progredire su una qualche via iniziatica o spirituale» e chi invece lo fa «per ampliare la rubrica dei contatti illustri». Dove si incrociano le due strade?Quando ero Venerabile (o presidente) di loggia, avevo suddiviso i miei “fratelli” in tre categorie: un terzo di idealisti che sperano di migliorare l’uomo e la società (senza l’aiuto di Dio: si chiama pelagianesimo), un terzo di arrivisti che contano sulle loro nuove relazioni per migliorare la loro posizione sociale, un terzo di assistiti che hanno bisogno di una famiglia in cui sentirsi al sicuro, alla maniera dei clientes delle famiglie influenti ai tempi della società romana antica. Ma certamente non c’è una separazione ermetica fra queste tre categorie.
Ma la smania di potere può portare un massone a sostenere battaglie contrarie alle proprie convinzioni? Ha visto esempi di questo?Assolutamente sì, e il migliore esempio che posso fare è quello dei parlamentari francesi di destra, membri della massoneria, che hanno votato nel 1974 a favore della legge Veil sulla liberalizzazione dell’aborto, mentre le loro convinzioni personali li spingevano a non farlo. Ma due Gran Maestri erano stati scelti come consiglieri del governo e avevano chiesto ai “fratelli” di sostenere quel progetto. La stessa Madame Veil rimase stupita di avere così pochi oppositori.
Lei scrive che l’edonismo massonico «ha portato a preparare e promuovere in Francia», oltre all’aborto, tutte le leggi che favoriscono la cosiddetta secolarizzazione, dal libertinaggio sessuale alla manipolazione degli embrioni. Quindi esiste veramente il famigerato complotto che decide l’agenda della politica e dell’opinione pubblica? E come funziona?Per prima cosa la massoneria recluta sempre negli ambienti influenti e in particolare negli ambienti della politica e del giornalismo, dell’educazione pubblica e delle professioni liberali. Non si può veramente parlare di complotto, ma nel corso delle riunioni che si svolgono ogni quindici giorni si produce una “unificazione” delle idee, un consenso, che porta i “fratelli” a usare della loro influenza là dove si trovano, e in genere con grande discrezione.
Aborto, legalizzazione delle droghe, eutanasia, divorzio… Come mai il culto massonico della natura e dell’umanità finisce sempre per ritorcersi contro l’uomo?Effettivamente tutto l’umanesimo che esclude Dio si ritorce contro l’uomo: è così che il comunismo, le cui intenzioni originali erano lodevoli, è sfociato in uno dei più grandi genocidi della storia.
Lei parla esplicitamente del «maschilismo della massoneria». Ma se la massoneria è maschilista, dovrebbe essere maschilista, per esempio, anche la legge sull’aborto. E come la mettiamo con la storia della “liberazione della donna”?Non c’è tutta la contraddizione che si potrebbe credere tra il maschilismo delle obbedienze massoniche maschili e la cosiddetta liberazione della donna. Il punto che accomuna le due cose è la volontà di sbarazzarsi di tutti gli ostacoli alla possibilità per l’uomo di approfittare delle grazie femminili senza alcun vincolo. Le obbedienze femminili, minoritarie, hanno inseguito la libertà sfrenata senza valutare le conseguenze per la loro femminilità e la loro reale indipendenza.
Dice che non si può usare la parola “complotto”. Ma l’«universalismo massonico» di cui scrive nel libro, che addirittura «aspira al governo del mondo, progetto sostenuto in forma sotterranea da parecchie organizzazioni internazionali pilotate da massoni: Trilaterale, Bilderberg, B’nai B’rith» un po’ ci assomiglia. Cosa succede in quelle segrete stanze?Benché sia chirurgo, i miei mezzi finanziari non mi hanno permesso di entrare negli arcani della massoneria internazionale politica e finanziaria, riservata ai grandi di questo mondo. Ma io so quel che si diceva all’interno delle logge su questo argomento. A proposito, Monsieur Zapatero, che credo sia massone, ha ricevuto pochi giorni fa i suoi amici del Bilderberg nei pressi di Barcellona.
Qualcuno vede spuntare grembiuli anche dietro le varie “campagne” contro il Papa e la Chiesa. Perché la massoneria dovrebbe odiare Benedetto XVI?Per aver partecipato alla massoneria per quindici anni, posso testimoniare che per i massoni, i quali affermano continuamente la loro grande tolleranza, l’uomo da abbattere è il Papa, che si tratti di Pio XII, di Giovanni Paolo II o di Benedetto XVI. Mentre la famosa tolleranza è effettiva nei confronti delle Chiese protestanti e ortodosse (Chiese divise), come nei conforonti del giudaismo e dell’islam, l’ostilità contro la Chiesa cattolica riguarda il fatto che essa è centralizzata attorno al Santo Padre, il quale vigila sulla sana dottrina e sostiene in particolare la conciliabilità tra la fede e la ragione.
Sulla rivista cattolica L’homme nouveau lei ha invocato «una legge per la separazione dello Stato dalla massoneria». Era solo una battuta?Certo, era ironico quel che ho scritto, e cioè che bisognava ottenere la separazione dello Stato francese dalla massoneria, così come la massoneria aveva ottenuto all’inizio del XX secolo la separazione della Chiesa e dello Stato. Io però lo penso sinceramente, pur non prevedendone la realizzazione prima di qualche decennio. Ma i tempi di Dio non sono i nostri… e io prego per la conversione dei massoni.

https://www.tempi.it/ero-massone-storia-di-maurice-caillet-l-ex-venerabile-convertito-al-cattolicesimo-grazie-a-lourdes/
AMDG et DVM

Gregorian chant - Te Deum + Salve Mater Misericordiae



Noi ti lodiamo, Dio *
ti proclamiamo  Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.
 
A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo *
il Signore Dio dell'universo.
 
I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;
 
le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico figlio, *
e lo Spirito Santo Paraclito.
 
O Cristo, re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell'uomo.
 
Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.
 
Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell'assemblea dei santi.
 
Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
lodiamo il tuo nome per sempre.
 
Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.
 
Pietà di noi, Signore, *
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza, *
non saremo confusi in eterno.

TE  DEUM 
Te Deum laudámus: * te Dóminum confitémur.
Te ætérnum Patrem, * omnis terra venerátur.

Tibi omnes ángeli, *

tibi cæli et univérsæ potestátes:
tibi chérubim et séraphim *

incessábili voce proclamant:

 

Sanctus, * Sanctus, * Sanctus *

Dóminus Deus Sábaoth.

Pleni sunt cæli et terra * maiestátis glóriæ tuae.

Te gloriósus * Apostolórum chorus,

te prophetárum * laudábilis númerus,

te mártyrum candidátus * laudat exércitus.

Te per orbem terrárum *
sancta confitétur Ecclésia,
Patrem * imménsæ maiestátis;

venerándum tuum verum * et únicum Fílium;

Sanctum quoque * Paráclitum Spíritum.

 

Tu rex glóriæ, * Christe.

Tu Patris * sempitérnus es Filius.

Tu, ad liberándum susceptúrus hóminem, *

non horruísti Virginis úterum.

Tu, devícto mortis acúleo, *

aperuísti credéntibus regna cælórum.
Tu ad déxteram Dei sedes, * in glória Patris.
Iudex créderis * esse ventúrus.
Te ergo, quæsumus, tuis fámulis súbveni, *

quos pretióso sánguine redemísti.
ætérna fac cum sanctis tuis * in glória numerári.
 
Salvum fac pópulum tuum, Dómine, *
et bénedic hereditáti tuæ.
Et rege eos, * et extólle illos usque in ætérnum.
Per síngulos dies * benedícimus te;
et laudámus nomen tuum in sæculum, *

et in sæculum sæculi.

Dignáre, Dómine, die isto *

sine peccáto nos custodíre.
Miserére nostri, Dómine, * miserére nostri.
Fiat misericórdia tua, Dómine, super nos, *
quemádmodum sperávimus in te.
In te, Dómine, sperávi: *

non confúndar in ætérnum.





Salve Mater Misericordiae

Il segno del Tau

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QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 248


31 gennaio 1944

   Ezechiele cap. X e XI1.    
   
   Dice Gesù
   «Il segno del Tau: croce capitozzata come è giusto sia quella che segna i sudditi, i quali non possono portare baldacchino al loro trono, col nome di re. Figli di Dio ma non "primogeniti del Padre". Solo il Primogenito siede sul suo trono di re. Solo il Cristo, il cui trono terreno fu la Croce, porta in alto alla stessa, sull’asse che s’innalza oltre il capo, la sua gloriosa insegna: "Gesù Cristo, Re dei Giudei"2. I cristiani portano il segno di Cristo umilmente monco nella cima come si conviene a figli di stirpe regale ma non primogeniti del Padre.

   In che consiste il segno del Tau? Dove è apposto? Oh! lasciate la materialità delle forme quando vi immergete nella conoscenza del mio regno che è tutto dello spirito!

   Non sarà un segno materiale quello che vi renderà immuni dal verdetto compiuto dagli angeli. 
Esso sarà scritto, con caratteri invisibili ad occhio umano ma ben visibili ai miei angelici ministri, sui vostri spiriti, e saranno le vostre opere, ossia voi stessi, che avrete durante la vita inciso quel segno che vi fa degni d’esser salvati alla Vita. Età, posizione sociale, tutto sarà un nulla all’occhio dei miei angeli. Unico valore quel segno. Esso uguaglierà i re ai mendicanti, le donne agli uomini, i sacerdoti ai guerrieri. Ognuno lo porterà uguale, se nella rispettiva forma di vita avrà ugualmente servito Dio e ubbidito alla Legge, e uguale sarà il premio: vedere e godere Iddio eternamente, per tutti coloro che si presentano a Me con quel fulgido segno nel loro spirito.

   Il solo esser tanto convinti della necessità, del dovere di dare a Dio ogni gloria e ogni ubbidienza, vi incide nell’anima quel segno santo che vi fa 
miei e che vi comunica una somiglianza soave con Me Salvatore, per cui voi, come io, vi affliggete dei peccati degli uomini e per l’offesa che recano al Signore e per la morte spirituale che portano ai fratelli. La carità si accende, e dove è carità è salvezza.

   Ezechiele dice d’aver udito il Signore ordinare all’uomo vestito di lino di prendere i carboni accesi che stavano fra i cherubini e di gettarli sulla città a punire i colpevoli, cominciando da quelli del santuario, perché l’occhio del Signore era stanco di vedere le opere dell’uomo, il quale crede di poter fare il male impunemente perché Dio glie lo lascia fare e si illude che Dio non veda altro che l’ipocrito aspetto esteriore.

   No. Con la potenza sua infinita Dio vi legge nel fondo dei cuori, o voi, ministri del santuario, o voi, potenti della terra, o voi, coniugi che peccate, o voi, figli che contravvenite al quarto comandamento, o voi, professionisti che mentite, o voi, venditori che rubate, o voi tutti che disubbidite ai miei dieci comandamenti
3. Inutile ogni velame. Come i vostri raggi X, di cui andate tanto fieri, molto più ancora, l’occhio di Dio vi fruga, vi penetra, vi trapassa, vi legge, vi sviscera per quello che realmente siete. Ricordatevelo.
   Non è un’azione simbolica quella del fuoco preso fra i cherubini per punire.

   In che mancate, mancando? Alla carità. Già ve l’ho spiegato parlando del Purgatorio e dell’inferno
4, di questi due veri che voi credete fole. Carità, verso Dio, i primi tre comandamenti. Carità verso il prossimo, gli altri sette.

   Oh! molte volte mi sentirete ritornare su questo argomento. Meglio se non ve ne fosse tanto bisogno! Vorrebbe dire che migliorate. Ma non migliorate. Precipitate, anzi, con velocità  di meteorite, verso l’anticarità.

   Le vostre azioni, anzi le vostre "maleazioni" verso la Carità pullulano sempre più numerose come fungaia nata sulla corruzione di un terreno. Io osservo questo germinare sempre più vasto e forte, questo prosperare di maleazioni sulle maleazioni già esistenti, come se da strato di putredine sorgesse altro strato sempre più venefico, e così via. È l’atmosfera di peccato e delitto, è il terreno di peccato e delitto, è lo strato di peccato e delitto in cui vivete, su cui vi posate, da cui sorgete, quello che alimenta della sua corruzione il nuovo più corrotto e sanguinario strato, terreno, atmosfera. È un moto perpetuo, è un caos rotante di male, simile a quello di certi microbi patogeni, i quali continuano a riprodursi senza soste e con sempre maggiore virulenza in un sangue inquinato.

   Ora 
è giusto che siate puniti delle colpe contro la Carità col fuoco della Carità che avete respinta. Era Amore. Ora è Punizione. Non si spregia il dono di Dio. Voi l’avete spregiato. Il dono si muta in castigo. Dio vi ritira la Carità e vi lascia nella vostra anticarità. Dio vi getta, come saette, la Carità che avete sprezzata e vi punisce. Per chiamarvi ancora, se non in molti, ancora quelli che sono suscettibili a resipiscenza e a meditazione.

   I
 cherubini, ossia il simbolo della Carità soprannaturale, custodiscono5 fra loro le braci della Carità. L’azione, che sembra unicamente simbolica, cela una verità reale.

   Quando sarete evocati al grande Giudizio, 
coloro che vissero nella Carità non appariranno arsi dal fuoco punitivo. Già ardenti di loro, per il santo amore che li colmò, essi non avranno conosciuto il morso delle accese punizioni divine, ma solo il bacio divino che li farà più belli. Mentre coloro che furono carne, unicamente carne, porteranno sulla carne le cicatrici delle folgori divine, poiché la carne, essa sola, può esser segnata da tale cicatrice, non lo spirito che è fuoco vivente nel Fuoco del Signore.

   A questo Giudizio, ai lati del Giudice che io sono, saranno i miei quattro Evangelisti. Consumarono se stessi per portare la legge della Carità nei cuori, e oltre la morte continuarono la loro opera coi loro Vangeli, dai quali il mondo ha vita poiché conoscere il Cristo è avere in sé la Vita. Giusto dunque che Giovanni, Luca, Matteo e Marco siano meco quando 
sarete giudicati per avere o non avere vissuto il Vangelo6. Io non sono un Dio geloso e avaro. Vi chiamo a condividere la mia gloria. Non dovrei dunque, a questi miei servi fedeli che vi divulgarono la mia Parola e la sottoscrissero col loro sangue e colle loro pene, dare la compartecipazione alla gloria del Giudizio?

   Non nella vita, ma per la vita che avrete vissuta vi giudicherò "ai confini" di essa, ossia là dove la vita cesserà per mutarsi in eternità. Vi giudicherò tutti, dal primo all’ultimo, definitivamente, per quello che avrete fatto o non fatto di bene e, tu l’hai visto7, nel risorgere sarete tutti uguali, povere ossa slegate, povero fumo che si ricondensa in carne, e delle quali cose siete tanto superbi ora, quasi che quelle ossa e quella carne fossero tal cosa da essere superiori a Dio.

   Nulla siete come materia. Nulla. 
Solo il mio spirito infuso in voi vi fa qualcosa, e solo conservando in voi il mio spirito, divenuto in voi anima, meritate di esser rivestiti di quella luce imperitura che sarà veste alla vostra carne, fatta incorruttibile per l’eternità.

   Vi giudicherò, e già fra voi, in voi, vi giudicherete, anche prima del mio apparire, perché allora 
vi vedrete. Morta la Terra della quale siete tanto avidi, e con essa tutti i sapori della Terra, uscirete dall’ebrietà di cui vi saziate e vedrete.

   Oh! tremendo "vedere" per chi visse unicamente della Terra e delle sue menzogne! Oh! gaudioso "vedere" per chi oltre le voci della Terra "
volle" ascoltare le voci del Cielo e rimase ad esse fedele.

   Morti i primi, vivi i secondi, saranno oscurità o luce, a seconda della loro forma di vita, la quale è o con la Legge o contro la Legge per avere sostituito ad essa la legge umana o demoniaca, e andranno nell’abbraccio tremendo dell’Oscurità eterna o a quello beatifico della Luce trina, che arde in attesa di fondervi a Sé, o miei santi, o miei amatori, per tutta l’Eternità.»

[Saltiamo circa l5 pagine del quaderno autografo, che portano l’episodio della Presentazione di Gesù al Tempio (1° febbraio) e il successivo dettato d’insegnamento (2 febbraio), appartenenti al ciclo della Preparazione della grande opera sul Vangelo.]

   1 Meglio: Ezechiele da 9, 1 a 11, 21
   2 Matteo 27, 37; Marco 15, 26; Luca 23, 38; Giovanni 19, 19-22.
   3 Esodo 20, 1- 17; Deuteronomio 5, 1-22.
   4 Nel dettato del 15 gennaio, pag. 47.
   5 custodiscono è nostra correzione da costudiscono 
   6 Matteo 25, 31-46.
   7 Nella visione del 29 gennaio, pag. 79.

Paolo Liguori: sindrome cinese, il virus nasce in un laboratorio militar...







AMDG et DVM

giovedì 30 gennaio 2020

I DONI DI GESU' AI SUOI PREDILETTI


I SACERDOTI
Parole con cui il Signore mette in guardia la sua sposa, affinché ella possa discernere la vera saggezza da quella falsa

I miei amici sono come degli scolari che hanno una coscienza e un'intelligenza, la saggezza che non hanno appreso dagli uomini ma da me, poiché io stesso l'insegno interiormente, dolcezze e gioie divine con cui dominano il diavolo. 

Ma ora gli uomini imparano alla rovescia e desiderano solo essere dotti per andarne orgogliosi ed essere ritenuti dei buoni chierici, acquisire ricchezze per progredire sulla strada degli onori e degli alti uffici. Per questo motivo quando entrano ed escono di scuola, mi allontano da loro, perché essi imparano per insuperbirsi di ciò che hanno appreso, mentre io ho insegnato loro l'umiltà. 

Vanno a scuola per la cupidigia di possedere, mentre io non ho avuto nulla, nemmeno un cuscino su cui appoggiare il capo. Vi si recano per ottenere cariche e dignità, invidiando chi passa loro davanti, mentre io venivo giudicato da Pilato ed ero lo zimbello di Erode. 

Dunque mi allontano da loro, perché non apprendono la mia dottrina. 
   Ciononostante, essendo buono e mite, do quello che mi viene chiesto, perché chi mi domanda del pane l'avrà e chi mi domanda un letto lo riceverà. 

Chi apprende la mia mirabile saggezza, ossia come servirmi bene, viene servito dagli angeli buoni che lo nutrono di una consolazione indicibile e di un lavoro delizioso. 

Ma gli angeli cattivi assistono i saggi del mondo, suggeriscono e suscitano in loro desideri inutili, secondo la propria volontà, ispirando loro pensieri tormentosi. In verità se si rivolgessero a me e si convertissero, potrei dare loro il pane senza fatica. Il mondo ne fornisce loro ma essi non ne sono mai sazi, poiché tramutano la dolcezza in amarezza». 
Libro I, 33
I sacerdoti custodi del corpo di Gesù
Il Figlio di Dio disse: 
«Sono simile al signore che, dopo aver combattuto con fedeltà nel paese in cui si è recato in pellegrinaggio, torna con gioia nella terra natale. 

Questo signore ha un tesoro molto prezioso, la cui vista dà gioia agli occhi lacrimosi, consola gli infelici, rinvigorisce gli infermi e resuscita i morti. 
Ma, affinché questo tesoro venga custodito con onestà e determinazione, viene edificata una casa con magnificenza e gloria, abbastanza alta e dotata di sette livelli attraverso i quali si accede al tesoro stesso. 

Ora, Dio ha mostrato questo tesoro ai suoi servitori e lo ha affidato loro affinché ne abbiano cura e lo custodiscano con purezza, in modo che vengano apprezzate la carità del signore verso i suoi servitori e la fedeltà dei suoi servitori nei confronti del signore. 

Ma dopo qualche tempo il tesoro inizia ad essere disprezzato, la casa viene frequentata di rado, le cure dei custodi diminuiscono e l'amore di Dio viene trascurato... 

Io sono quel signore che è venuto al mondo per umiltà come un pellegrino, sebbene fossi potente in terra e in cielo secondo la divinità; perché in verità sulla terra ho dovuto sostenere una lotta tale che tutti i nervi delle mie mani e dei miei piedi si sono rotti per la salvezza delle anime. 

Salendo in cielo, da cui non mi sono mai allontanato, ho lasciato al mondo un memoriale altamente degno, ossia il mio corpo santissimo; infatti così come l'antica legge si gloriava dell'arca, della manna, delle tavole del Testamento e di altre cerimonie, allo stesso modo l'uomo nuovo si rallegra di una legge nuova, ossia il mio corpo crocifisso, che era insito nella legge stessa. 

Affinché al mio corpo fossero tributati gloria e onore, ho istituito la casa della Santa Chiesa, dove esso sarebbe stato custodito e conservato. 

I sacerdoti sono dei custodi particolari, in un certo senso più eminenti degli angeli, poiché toccano con la bocca e le mani colui che gli angeli hanno paura di sfiorare, dato il rispetto che provano nei suoi confronti. 

Ho reso ai sacerdoti sette tipi di onore, corrispondenti a sette caratteristiche: 

i preti devono portare il segno del sacerdozio e distinguersi come miei amici per la purezza dello spirito e del corpo, perché la purezza è il primo livello per avvicinarsi a Dio, al quale non si addice nulla di corrotto; 

ai ministri della legge, che avevano il permesso di contrarre il matrimonio, non era concesso fare dei sacrifici, ma ciò non deve stupire: essi avevano solo la scorza e non il nocciolo. 
Ora, poiché questa figura è stata eliminata con l'avvento della verità, è necessario che si consacrino tutti alla purezza; il nocciolo, infatti, è più dolce della scorza... 

I chierici sono istituiti perché siano degli uomini angelici dotati di ogni sorta di umiltà; è vero infatti che con l'umiltà del corpo e dello spirito si entra in cielo e si vince la superbia del diavolo; 

a questo livello i sacerdoti vengono nominati per cacciare il diavolo, perché l'uomo umile è elevato al cielo da cui la superbia ha fatto sprofondare il demonio. 

I preti vengono ordinati per essere discepoli di Dio attraverso la continua lettura dei testi sacri; per questo motivo la sacra Scrittura viene data ai sacerdoti come la spada al soldato; essi, infatti, devono sapere come placare la collera di Dio con la preghiera e la meditazione, affinché il popolo non muoia. 

I sacerdoti sono designati custodi del tempio di Dio e studiosi delle anime; per questo motivo il vescovo consegna loro le chiavi: essi devono prendersi cura della salvezza delle anime dei loro fratelli, promuoverne il progresso con la parola e l'esempio e incitare gli infermi alla perfezione assoluta. 

A loro viene affidata la cura dell'altare, perché, servendo sull'altare, vivano dell'altare stesso e non si occupino affatto delle cose mondane, se non per ciò che attiene alla loro carica ecclesiastica. 

Vengono ordinati per essere uomini apostolici, che predicano la verità evangelica e conformano i loro costumi a ciò che predicano. 

Sono istituiti in modo da mediare fra Dio e l'uomo attraverso il sacrificio del mio corpo. 
Per questo motivo i sacerdoti sono in un certo modo superiori alla dignità degli angeli. 

Ora, mi lamento perché queste caratteristiche sono gravemente disattese, in quanto la superbia viene preferita all'umiltà, l'impudicizia alla continenza; non ci si attiene più ai libri di Dio, ma a quelli del mondo; gli altari vengono trascurati e la saggezza divina è reputata follia. 

Non ci si preoccupa affatto della salvezza delle anime e, come se non bastasse, si gettano via le mie vesti e si di-sprezzano le mie armi. 

E’ vero, sul monte Sinai ho mostrato a Mosè gli abiti che dovevano indossare i sacerdoti; questo non perché nella celeste abitazione di Dio ci fosse qualcosa di materiale, ma perché non si possono comprendere le cose spirituali senza quelle materiali. 
Quindi mostro ciò che è spirituale attraverso il mondo fisico: occorre sapere che a quanti detengono la verità viene richiesta la purezza e non una pura apparenza. 

A che scopo, dunque, avrei mostrato a Mosè un tale splendore di vesti materiali, se non perché attraverso esse si comprendessero lo splendore e la bellezza dell'anima?... 

Dall'oblazione dei ministri di Dio conseguono tre beni

la mia pazienza che è lodata da tutte le schiere celesti, perché sono la medesima Persona tra le mani di un prete buono e di uno cattivo; 

non traggo senso dalla persona, infatti questo sacramento non dipende dai meriti o demeriti di chi lo somministra, bensì dalle mie parole; 

tale oblazione è utile per tutti, indipendentemente dal prete che l'offre, inoltre giova anche a chi l'offre, sebbene cattivo; 
--quando ho pronunciato le parole Io sono, tutti i miei nemici sono caduti all'indietro; similmente, all'udire le parole: Questo è il mio corpo, i diavoli fuggono via e cessano di tentare le anime che fanno queste sante oblazioni, né oserebbero tornare ad assediarle con rinnovata audacia se in esse non si insinuasse una propensione a peccare--. 
Per questo la mia misericordia perdona tutti e li tollera, ma la mia giustizia grida vendetta: perciò io grido e quanti siano quelli che mi rispondono, lo vedi da te.              
Ciononostante invierò ancora la mia Parola: chi l'ascolterà, trascorrerà e terminerà i suoi giorni con una gioia così grande che non è possibile dire, né pensare la dolcezza della mia Parola senza farle torto...» 
Libro IV, 58

Il sacerdote deve avere un libro e l'olio

«Il sacerdote deve avere anche un libro e dell'olio

un libro per istruire gli imperfetti; infatti così come nel libro è contenuta la dottrina del corpo e dello spirito, allo stesso modo il ministro di Dio deve avere la saggezza... La scienza spirituale serve a istruire gli ignoranti, a correggere le persone dissolute e a spronare quelle progredite. 

Nell'olio sono la dolcezza della preghiera e i buoni esempi, poiché così come l'olio è più grasso del pane, allo stesso modo l'orazione d'amore e carità e gli esempi di una vita buona, sono più efficaci di qualsiasi altra cosa per attirare gli uomini a Dio e per placare Dio stesso. 

In verità ti dico, figlia mia, che il nome del prete è grande, poiché egli è un angelo e un mediatore; ma più grande ancora è il suo ufficio, in quanto egli tocca Dio, che è incommensurabile e tiene nelle sue mani le cose sante»
Libro IV, 59

Il Signore ha rimesso il suo corpo nelle mani del sacerdote

«Io sono» dice la Saggezza eterna, «come un uomo che, dovendo abbandonare il mondo, lascia ai suoi amici più cari ciò che ha di meglio; 

io ho fatto lo stesso con i sacerdoti che ho scelto al di sopra degli angeli e degli uomini: 
-ho offerto loro il mio corpo preziosissimo quando ho lasciato il mondo e 
-ho affidato loro molti doni: 
la mia fede
due chiavi, quella dell'inferno e quella del cielo; 
la possibilità di tramutare il nemico in un angelo
di poter consacrare il mio corpo, cosa che non possono fare gli angeli 
e infine di toccare con le mani il mio corpo preziosissimo e purissimo

Ora, essi 
--si comportano con me come gli ebrei, i quali negavano che avevo resuscitato Lazzaro e compiuto altre meraviglie. Mi accusavano sostenendo che volevo diventare re, che avevo vietato di dare i tributi a Cesare e che avrei ricostruito il Tempio in tre giorni; 

--similmente i ministri di Dio non divulgano i miei prodigi né insegnano la mia dottrina, ma diffondono in ogni dove l'amore del mondo e ovunque predicano la loro volontà, poiché stimano meno di nulla tutto quello che ho fatto per loro. 

In secondo luogo, hanno perduto la chiave con cui dovevano aprire il cielo ai miserabili; amano e prediligono la chiave che apre l'inferno e la tengono avvolta in un panno pulito

In terzo luogo, fanno 
di un giusto un ingiusto
di un semplice un diavolo
di un sano un malato

perché oggi chi si avvicina loro con tre malattie, se ne allontana con una quarta in più
se qualcuno si reca da loro con quattro malattie, se ne parte con cinque, perché il peccatore, vedendo l'esempio cattivo e depravato dei sacerdoti, imbocca una nuova strada, si rafforza nel peccato ed inizia a gloriarsi del peccato stesso di cui aveva vergogna...

In quarto luogo
quelli che mi dovevano santificare con la bocca, mi vendono per cupidigia
sono peggio di Giuda, perché Giuda in un certo senso ha riconosciuto il proprio peccato ed ha fatto penitenza, sebbene inutilmente. 

Essi si definiscono e si reputano giusti
  Giuda, invece, ha riportato il frutto del suo peccato ai sommi sacerdoti e agli anziani, e questi hanno messo la sua confessione al servizio del loro ingegno e del loro uso. 
   Giuda mi ha venduto prima che riscattassi il mondo, ma costoro mi vendono dopo e non hanno compassione del mio sangue che grida vendetta con maggior ragione che non il sangue di Abele. 
  Giuda mi ha venduto per trenta denari, ma costoro mi vendono con ogni sorta di maldicenza, perché non si avvicinano mai a me se non per ricevere qualche vantaggio. 

In quinto luogo, 
si comportano come gli ebrei. 
Ora, cosa hanno fatto questi ultimi? Mi hanno posto sul legno della croce, ma costoro mi mettono su un torchio e mi stringono con forza. 

Ti chiederai: 
-'Come può accadere ciò, se la mia divinità è inattaccabile dalla sofferenza e Dio non è predisposto al dolore?' 
-È vero, ma la volontà ostinata con cui i sacerdoti perseverano nel peccato è tale che ciò mi risulta ancora più duro e doloroso, proprio come se venissi posto su un torchio.    

Ora, questi preti hanno due peccati: la lussuria e la cupidigia e mi mettono e lasciano tra questi due vizi; tanto che, dopo aver fatto penitenza e aver celebrato la messa, sono nuovamente animati dalla volontà di peccare e di nuovo mi fanno sentire come se venissi stretto in una pressa...» 
Libro IV, 132

Il modo in cui il Signore onora i sacerdoti

Ascoltate dunque, eserciti ed angeli miei! 

Ho scelto dei sacerdoti 
al di sopra degli angeli e degli altri uomini 
e ho dato loro il potere di consacrare il mio corpo 
e di toccarlo. 
Se avessi voluto, 
avrei potuto affidare una funzione del genere agli angeli, 
ma amo a tal punto i sacerdoti 
che li ho innalzati a un simile onore e li ho ordinati 
affinché presenziassero davanti a me, 
disposti in sette livelli. 

Dovevano essere pazienti come pecore, 
costanti come muri dalle fondamenta stabili, 
pieni di vita e generosi come soldati, 
saggi come serpenti, 
pudichi come vergini, 
puri come angeli, 
animati da un amore ardente come quello di una sposa che si avvicina al talamo nuziale. 

Ora
si sono allontanati da me con cattiveria, 
sono selvaggi come lupi che rapiscono le pecore, 
imbattibili quanto a fame e avidità. 
Non onorano nessuno e non hanno vergogna di chicchessia. 

In secondo luogo
-sono incostanti come le pietre di una muraglia in rovina, perché diffidano delle fondamenta, ossia del loro Dio, come se egli non potesse soddisfare le loro esigenze o non volesse nutrirli e sostentarli. 

In terzo luogo
-sono sprofondati e sono stati avvolti dalle tenebre, come dei ladroni che camminano nella cecità dei propri vizi. 
-Non hanno affatto il coraggio dei soldati, necessario per combattere per l'onore e la gloria di Dio, né hanno la generosità che occorre per compiere azioni eroiche. 

In quarto luogo, diventano pigri come asini che tengono la testa bassa: similmente sono stolti e insensati poiché pensano sempre alle cose mondane, senza rivolgere la mente al cielo e alle cose future. 

In quinto luogo, sono impudenti come cortigiane: mi camminano davanti con insolenza nei loro abiti impertinenti e tutte le loro membra esprimono la loro lussuria. 

In sesto luogo, sono sudici come la pece: tutti quelli che si avvicinano loro ne sono offuscati e imbrattati. 

In settimo luogo, sono abominevoli… 
Solo certi preti si accostano a me con dissimulazione, come se fossero dei traditori, Tuttavia io, che sono Dio e Signore di tutte le creature in cielo come in terra, vado loro incontro; dopo che il sacerdote ha pronunciato le parole Questo è il mio corpo sull’altare, davanti a lui io sono vero Dio e vero uomo. 
Mi affretto verso i miei ministri come uno sposo innamorato, per provare e gustare assieme a loro i sacri piaceri della mia divinità; ma, ahimè, non trovo posto nel loro cuore
*
Ascoltate ancora, amici miei, quanta dignità conferisco ai sacerdoti al di sopra degli angeli e degli uomini: 

ho dato loro il potere di fare cinque cose

1. legare e sciogliere in terra e in cielo; 

2. trasformare i miei nemici in amici di Dio, e i demoni peccatori in angeli virtuosi; 

3. predicare la mia parola; 

4. consacrare e santificare il mio corpo, cosa che nessun angelo può fare; 

5. toccare il mio corpo, cosa che nessuno di voi oserebbe fare». 
Libro IV, 133
COR MARIAE IMMACULATUM
INTERCEDE PRO NOBIS!