28 aprile 1946
Introito: Salmo 81 (80), 2; 1 Pietro 2, 2.
Orazione: Dàcci, te ne preghiamo o Dio onnipotente, di conservare, con la tua grazia, nella vita e nelle opere il frutto delle feste pasquali da noi celebrate.
Epistola: 1 Giovanni 5, 4-10.
Versetti alleluiatici: Matteo 28, 7; Giovanni 20, 26.
Vangelo: Giovanni 20, 19-31.
Offertorio: Matteo 28, 2.5-6.
Segreta: Accetta, te ne preghiamo Signore, i doni della Chiesa esultante e, dopo averle data la causa di tanta gioia, concedile il frutto dell'eterna letizia.
Comunione: Giovanni 20, 27.
Dopocomunione: Ti preghiamo, o Signore Dio nostro, a far sì che questi sacrosanti misteri, che ci hai dati a sostegno della nostra rigenerazione, ci siano di rimedio e nel presente e nel futuro.
Dice Azaria:
«Uniamo la candida frase del grande Apostolo Pietro al gaudioso pensiero della innocente1 che oggi si rigenera al S. Battesimo e, cessando di essere solo un nato d'uomo che trae vita dal latte che gli viene porto per nutrire il suo corpicciuolo, passa ad un nutrimento più perfetto: quello dello spirito, e sugge dalla inesausta mammella dei meriti del Cristo la sua prima poppata rigenerante in lui la Vita dell'anima con la Grazia infusa dal Sacramento.
La sua prima poppata! Quanto le basta nella sua innocenza a nutrirla di Dio e a farla di Dio. In seguito, con l'uso della ragione che le impetreremo dai Cieli precoce, onde essere presto capace di avere e gustare in sé vive le tre teologali virtù2 e di raggiungere l'età perfetta in Cristo, con meravigliosa sollecitudine, sempre più appetirà al latte spirituale e crescerà per esso in salute.
Ma i "pueri" non sono soltanto quelli da poco nati da un seno di donna. Ma sono pueri anche quelli che da poco sono nati alla vita della Grazia; onde nella tua famiglia, lontana ma cara - cara per ciò che ti è costata di preghiere e sacrifici - più di uno è "puero spirituale" al quale va porta la divina mammella perché cresca sollecito in Cristo nel tempo che gli resta a vivere nel mondo.
Perciò questo inizio della S. Messa della Domenica in Albis può essere loro dedicato, onde rigustino un sorso di Sapienza soprannaturale che è sempre dono di infinito valore, dando Vita che non conosce morte.
Bramate, o voi3 che la bontà del Signore ha portato presso il getto dal quale sgorga la sua Parola, e vi ci ha portati per la Sua infinita Misericordia e per un fine previdente e provvidenziale, perché foste Suoi e ci fossero voci esenti da ogni prevenzione e da ogni precedente formazione che potessero parlare, perché ci fossero cuori che mostrassero ciò che può Dio nei cuori, perché ci fossero prove indubbie sulla veridicità del "portavoce", a proclamare con le parole e con i fatti che Maria è "voce" sincera, è "voce" di grazia, bramate, o voi che questo dono avete avuto, di sempre più nutrirvi alla mammella che versa negli affamati che ad Essa si attaccano i meriti santificanti del Cristo, i fiumi corroboranti della Grazia, le luci della Sapienza. Sempre più Cattolici per essere sempre più giusti.
Voi potete e dovete dire, esperti di voci di tenebre e di voci di luce, che i frutti di queste due voci opposte sono ben diversi, e diversi gli stati d'anima che esse voci creano. Voi potete concludere che unicamente la voce di luce, perché veniente dalla Luce, vi fece figli della Luce e amici di Gesù Ss. che vi mostra amore dandovi miracoli di protezione. Voi lo potete dire. Satana non serve Dio, redimendo a Dio chi era su sentiero d'errore. Solo Dio e i suoi servi servono Dio, portando nella Luce e sulla Via che finisce al Cielo le anime che erano nelle caligini e fuori strada.
Dio qui da Maria vi ha voluti perché, come molti miracolati del Vangelo, voi poteste dire ai negatori, agli incerti, o ai denigratori del miracolo, che [cosa] è la vostra parente: un "nulla" che Dio usa perché delle miserie si compiace a sbalordire e mortificare i superbi, perché voi poteste dire: "Chi Egli sia non so. So che ero un infelice ed Egli mi ha guarito nell'anima e nel corpo". E soprattutto poteste dire la frase luminosa del cieco nato a quelli che gli rinfacciavano di aver avuto la vista da un reprobo: "Se sia peccatore non so, ma so questo solo: che ero cieco e ora ci vedo... Da che mondo è mondo non si è mai sentito che uno abbia aperto gli occhi ad un cieco nato. Se questo che mi ha guarito non fosse Dio, non avrebbe potuto farlo".
Sì, così potete rispondere a chi insinua dubbi sul portavoce: "Ciò che ella sia non sappiamo. Sappiamo solo che ella ci ha guarito lo spirito. Da che mondo è mondo non si è mai sentito che il demonio aprisse gli occhi di chi era in peccato alla Luce Divina. Se questa che ci ha guariti non fosse strumento di Dio, le sue pagine non ci avrebbero potuto convertire".
Ed ora, tenendo stretti nel mio abbraccio d'amore l'anima che ho in custodia, la piccola cristiana, i suoi parenti, e tutte le anime che bramano a crescere spiritualmente, procedo ad ammaestrare nello spirito delle parole liturgiche. E fate bene attenzione, o care voci, che per le vostre missioni avete gran bisogno di essere supernutriti di sapienza.
Come accogliere il latte spirituale perché sia giovevole allo spirito? L'apostolo lo dice: "Come bambini di fresco nati". Ossia: senza malizia di sorta. Non malizia di compromessi fra l'Alto e il Basso, fra lo spirito e la carne, fra il lecito e l'illecito; non malizia di pensiero, di atti, di appetiti, di speranze.
Dovete essere puri da calcoli d'ogni specie. Desiderare per unico cibo questo, non precedentemente ingombrando lo spirito di altri alimenti pesanti e nocivi; e se il vostro spirito già ne è ingombro, sgombrarlo, respingendo i cibi stuzzicanti, pesanti, acidi, delle sensualità d'ogni specie e dell'egoismo dalle mille facce. Desiderare questo cibo perché lo credete vitale, operante nell'interno. Perciò non andare ad esso,che viene distribuito per lo più nelle case di orazione, attraverso alle funzioni, alle prediche, ai Sacramenti ed altro, solo per essere visti e per dire: "Praticando così, alla morte sarò beato".
Oh! non è nel frequentare i luoghi di orazione che l'uomo si santifica. È con tutta la vita. Voi dite impropriamente: "praticare" ciò che è soltanto "frequentare". Frequenta chi va sovente in un luogo. Pratica chi mette in effetto ciò che da quel luogo gli viene insegnato o impartito. Ma quanti scribi e farisei gli angeli dell'altare vedono fra quelli che una o più volte al giorno vengono nei luoghi di orazione! Quanti!
Occorre praticare gli insegnamenti, fare agire i frutti di questi e dei Sacramenti, non per calcolo di avere una lode in Terra e un buon posto in Cielo, ma per il superspirituale desiderio di onorare così il Signore e di non godere imperfettamente dell'alimento che Egli porge al vostro spirito. Allora veramente, nella sincerità, umiltà e carità di intenti, il latte spirituale, che è sincero, può agire in voi e farvi crescere nella Salute.
Qualcuno scuoterà il capo dicendo: "Chi è assiduo alle pratiche di pietà non può peccare".
Oh! le fornicazioni della falsa pietà sono più numerose di quanto non si creda! Molte anime, simili a molti coniugi libidinosi, hanno due vite, e una cessa al limitare della chiesa. Usciti da essa vanno agli adulteri amori con la carne, l'egoismo, le concupiscenze. Nutriti del Mite, sono crudeli ai fratelli; mondati dal Sangue caritativo sparso per tutti, sono anticaritativi coi loro egoismi feroci; istruiti della Parola, fanno atti contrari all'insegnamento di Essa. E non possono costoro dirsi adulteri? Non possono essere chiamati mentitori? Al minimo: svagate farfalle o oziosi e rumorosi mosconi, che perdono il tempo in curiosità infruttuose, in vagabondaggi di sensualità spirituale; mentre il vero amatore del latte spirituale a questo cibo sta unito, e non cerca cosa che da esso lo divaghi, ma cerca questo e produce poi i dolci succhi di questo, come ape operosa.
E voi, veri pueri del Signore Ss., "cantate con gioia a Dio vostro protettore, alzate grida di giubilo al Dio di Giacobbe", al Dio vostro che di Sé vi nutre. Alleluia! E Lui pregate perché "con la Sua grazia vi conceda di conservare nella vita e nelle opere i frutti delle feste pasquali". Ché, se non li conservaste, inutile sarebbe che aveste succhiato il latte spirituale, che non si muterebbe in succo nutritivo ma in elemento nocivo, come ogni dono di Dio non saputo far fruttare. Pregate il Signore perché niun'uomo al mondo può sentirsi tanto forte nello spirito da dire: "Io posso fare da me". Se così dicesse ben debole sarebbe. Perché il tarlo della maledetta superbia sarebbe in lui ad infracidargli il midollo dell'anima, e la pianta, rósa nel profondo, anziché rimanere eretta verso il Cielo, pronta ad esser trapiantata lassù, crollerebbe, perendo nel fango della sensualità. Fino all'ultimo respiro l'uomo ha bisogno di Dio e dei Santi per perseverare nelle vie della Luce e Giustizia.
Ed ora leggiamo le parole del Serafino apostolico, del Fratello nostro Giovanni, fratello per la purezza illibata e l'amore perfetto, compagno nel ministero presso la Croce di Cristo, angelo di carne e anima nella teoria degli spiriti veglianti il sublime Martire e la sublime Martirizzata, compagno nell'assistenza alla Regina degli Angeli e degli uomini, "voce" del palpito del Cuore divino, possessore della Carità, e della Carità apostolo, Giovanni benedetto, luce fra le luci dei Cieli.
"Tutto ciò che è nato da Dio trionfa del mondo".
Sì. Una risposta ai sillogismi, alle dubitanze, ai troppi "perché" di quelli che, anche nelle cose dello spirito, vogliono trattare come per le cose della materia - e Sapienza e scienza, la prima soprannaturale, l'altra umana, vogliono sviscerare con lo stesso sistema di ragionamento limitato, perché spogliato della luce che permette di comprendere e accettare la prima, ossia la Sapienza che solo la Fede fa comprensibile - è data dalla durata di ciò che viene da Dio. Le opere umane non durano agli urti degli avvenimenti, non resistono all'erosione del tempo. Ma ciò che viene da Dio non perisce. Tutta la Storia divina ne è prova. Sia l'antecedente alla venuta del Verbo, come quella che da quel momento fino ad ora si è fatta, come quella che verrà fino a che la fine del mondo porrà la parola "fine" alla lunga descrizione storica dei rapporti di Dio con l'Umanità.
Dal primo capitolo di questa multimillenaria storia non si perde mai, non si annulla mai la verità che l'uomo viene da Dio e che Dio gli procura Salute e gli destina il Cielo. E quando il tempo non sarà più, e alla lunga Storia sarà posta l'ultima parola, i risorti vedranno che, poiché era cosa nata da Dio, la stirpe dei santi trionfò sul mondo e del mondo, e del tempo, e delle insidie umane o sataniche, avendo perpetua vita nel Regno eterno creato nel principio per i figli di Dio, conservato ai figli anche dopo la colpa, restituito con l'Olocausto di Cristo, aperto con la sua Morte, donato ai giusti per gioia del Padre di dare ciò che aveva creato per essi.
Ma quale è la vittoria che trionfa del mondo? "È la nostra fede", assicura Giovanni. Infatti senza fede in Dio, nel suo Premio, nella sapienza dei suoi Comandi, come può l'uomo superare gli angeli nel merito delle lotte da subire per meritare il Premio promesso? Non soccomberebbe come il soldato che si sa separato dai compagni, senz'arma, senza speranza, e che si abbandona ai nemici, vinto dalla disperazione prima che da essi?
Ma il credente sa! Il credente sa! Egli vede, dietro al baluardo duro, crudele, insidioso che lo circonda, e segrega, e osteggia, e tenta da ogni parte, e che lo vuole fare persuaso che tutto ha termine quaggiù, che l'Al di là non è, che Dio non è, che non è premio o castigo, e che è saggio godere l'ora presente, egli vede, come già fosse nell'Al di là, perché la fede dà vista soprannaturale, vede che Dio è, che la Vita dura, che il premio è. E giunge a detto premio per la fede che lo fa sperare, e amare, e lottare, e vincere su Satana, il mondo e la carne.
E se ancor difficile poteva essere credere prima della venuta di Gesù Salvatore, nei tempi del rigore e del corruccio nei quali l'uomo non aveva che parole a base della sua fede, dopo la venuta del Salvatore la fede ebbe ogni mezzo per crescere e trionfare. Fede nel perdono di Dio, nella possibilità di salvezza, nella verità della Legge, nel Regno dei Cieli. Gesù ha testimoniato per tutto, e su tutto, e con tutto. Con la sua Ss. Incarnazione. Con la sua Divina Parola. Con la sua Ss. Morte. Con la sua gloriosa Risurrezione.
La fede, nei cuori non venduti alle Tenebre, ingigantì per queste testimonianze, sentendo che un Dio, che si umilia in una Carne per salvare l'uomo, non vi è dubbio che perdoni ed abbia un premio e un Regno da dare ai salvati. Ingigantì la certezza di una seconda vita immortale, perché altrimenti non sarebbe stata necessaria l'Incarnazione se tutto avesse dovuto finire con l'esistenza. La fede nel Cristo Figlio vero di Dio vero ingigantì con la prova della sua vera Umanità, data dal poter versare sangue e morire, e con la prova della sua vera Divinità per le testimonianze della voce del Padre, dei miracoli, e della Risurrezione.
Perciò chi ebbe cuore desideroso di credere, ebbe resa più facile la Fede per Gesù Cristo, creduto vero Uomo e vero Dio, prova d'amore, di perdono e di potenza.
E chi questo crede vince il mondo, perché la sua fede è appoggiata su una base che non crolla.
"Questo è quel Gesù che è venuto con l'acqua e col Sangue", dice l'Apostolo.
Quale acqua? Quale Sangue? Soltanto l'acqua materiale del Battesimo che, per i Suoi meriti, ebbe mutata natura, divenendo da rito purificatore rito rigeneratore? No, non soltanto con l'acqua materiale. Ma con la testimonianza del Padre e dello Spirito venuti ad indicarlo nella sua divina Natura all'inizio del suo ministero nel momento dell'acqua battesimale, ad illuminare la sua figura, a celebrare la sua umiltà, a comandare di venerarlo come Colui nel quale l'Eterno prendeva le sue compiacenze. Non soltanto con l'acqua materiale. Ma con l'acqua uscita dal petto squarciato a dire, ai negatori di allora e di ora e di sempre, che Egli era vera Carne e che era veramente morto dopo aver dato tuttoil suo Preziosissimo Sangue per gli uomini.
Oh! quando si benedice il Fonte battesimale si versano nello stesso le sostanze che la liturgia prescrive. Ma non pensate che in ogni fonte battesimale, a far valido lo strumento, onde rigeneri alla Grazia, all'acqua naturale si è infusa, per prodigio divino, un stilla meritevole di quell'acqua Ss. uscita dal petto squarciato dell'Agnello crocifisso? Questa è l'acqua che rigenera l'uomo, annullando la colpa d'origine! Quella che è tratta dall'Agnello immolato per la Redenzione degli uomini, colpito anche oltre la morte perché non sussistesse dubbio, svuotato da ogni resto vitale, fin dell'acqua dopo il Sangue, perché la grandezza della Colpa esigeva la totalità del Sacrificio.
Lo Spirito ha testimoniato che Cristo è verità. Il Sangue ha testimoniato che Cristo è Uomo. L'acqua ha testimoniato che la Redenzione era compiuta totalmente, così come sul Giordano e sull'acqua aveva Dio testimoniato che la Manifestazione aveva inizio.
Tre in Cielo a testimoniare della Divinità: il Padre che lo proclama suo Figlio, il Verbo che si manifesta, lo Spirito che lo incorona dei suoi fulgori.
Tre sono sulla Terra a testimoniare della sua Umanità: lo spirito reso dopo tremenda agonia, il Sangue versato nella dolorosa Passione, l'acqua, unica superstite nello Svenato, gocciata in una supergenerosa totalità di redenzione dal costato senza più palpito. Redentore anche dopo la Morte!
E come non si può negare la testimonianza resa dagli uomini, così non si può negare la testimonianza resa da Dio, ma anzi, per prima e più valevole, si deve accettare quella di Dio, che Dio ha sempre resa al suo Figlio, dal momento della sua Incarnazione per opera di Spirito Santo a quello della sua Ascensione in Corpo ed Anima dopo il compimento della sua missione sulla Terra. Perciò, chi accetta queste testimonianze, della Terra e del Cielo, crede che Gesù Cristo è il Redentore, Salvatore, Giudice, è il Figlio di Dio, e perciò ha in sé la testimonianza di Dio. Ma quelli che dicono di credere in Dio, e respingono la fede nella Ss. Divinità e Umanità del Cristo, non hanno in sé la Fede e perciò sono separati da Dio, offensori a Dio, morti a Dio.
Per essi è nullo il precederli del Risorto nel Regno dei Cieli. Per essi è nullo il continuo mostrarsi di Cristo nelle opere dei Servi di Dio e della Chiesa da Lui fondata. Inutili sono le parole di augurio divino. Non è pace in chi non crede. Inutile anche il mostrarsi di Dio. Lo respingono come un delirio. Perduta la fede, o anche semplicemente sgretolata dai razionalismi di una scienza arida, non è più possibile ammettere che Dio è Onnipotente e perciò anche i miracoli, quale che sia la loro forma e natura, sono negati. Oh! a quanti potrebbe Gesù Ss. dire le parole dette a Tommaso: "Vieni qui, constata, e non essere incredulo, ma fedele!".
Il mondo rigurgita di Tommasi! Ebbene il mio Signore mi fa dire, a quelli che per superbia - questa è la mala pianta che estingue la fede - non possono ammettere altro che ciò che capiscono, dimenticando che Dio è Infinito in tutto e loro in tutto sono limitati: "Beati coloro che sanno credere anche senza comprendere il perché di una cosa". Beati per la loro semplicità, per la loro umiltà. Beati per il loro abbandono.
Beati sempre, anche se, per caso, potessero essere ingannati. Perché veramente il tranello peserebbe su chi l'ha ordito, e non su chi nel tranello è caduto. E del resto, riprendendo le prime parole dell'Epistola, ciò che viene da Dio si testifica per la sua durata. I fenomeni falsi presto cadono. O perché cessano o perché degenerano in atti e parole d'errore. Perciò, se la cosa dura, e dura con dignitosa serietà e santa virtù, da Dio viene, ed è preferibile accettarla e dire: "Gloria a Te, o Signore, per questo tuo manifestarti", anziché dire: "Io non posso credere che Dio possa questo".
Due peccati alla Carità. E per il Signore Iddio, che offendete mettendogli delle limitazioni; e per i suoi strumenti, che incolpate ingiustamente. Se non capite: tacete. In Cielo capirete. Ma non giudicate per non essere giudicati. Lasciate a Dio il compito di far brillare la Verità e la Misericordia.
Maria, anima mia, non offendere il Signore accogliendo per un attimo il dubbio degli uomini e di Satana. Prega per chi non sa vedere e sentire Dio, ma sii ferma nella tua verità. Respingi il Nemico, che usa il dubbio quando non può usare altra tentazione per allontanare le anime da Dio, con le parole sempre vittoriose: "Indietro, o Satana, nel Nome Santo di Dio e per i meriti Ss. di Gesù Cristo Signor Nostro".
Ti lascio, Maria. Vado a dare il tuo bacio all'innocente che nasce alla Grazia. Il Signore sia con te e gli angeli miei fratelli ti facciano compagnia».
1 …della innocente… Alla fine del "dettato" la scrittrice aggiunge tra parentesi: L'innocente della quale parla in questa S. Messa Azaria è la figliolina di Paola Belfanti: Marcella, oggi battezzata. Paola Belfanti, sposata Cavagnera, era la figlia di Giuseppe Belfanti, cugino della mamma della scrittrice, che di loro parla nell'Autobiografia e nei tre volumi dei Quaderni.
2 le tre teologali virtù: fede, speranza e carità
3 …o voi… Tra le righe autografe la scrittrice inserisce: (i miei cugini Belfanti). E sulla copia dattiloscritta, alle parole "perché foste Suoi", annota: Allude ai miei parenti.
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